Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
Acerbi GFXGOAL

Acerbi e la vittoria più bella: la dura lotta contro il tumore ai testicoli e la guarigione

Pubblicità
Archivio StorieGOAL

L'esperienza al Milan, la sua squadra dei sogni, che non ha rispettato le attese, il ritorno al Chievo via Genoa, in prestito per 6 mesi da gennaio a giugno 2013, quindi la cessione in compartecipazione al Sassuolo per un nuovo inizio. È l'estate del 2013, Francesco Acerbi è pronto a iniziare la sua avventura calcistica in Emilia, ma quando fa le visite mediche c'è qualcosa che non torna. Si approfondisce il problema, e la diagnosi gli cambia per sempre la vita: "Tumore al testicolo sinistro".

"Al calciatore sono stati riscontrati valori ematochimici indicativi di una possibile patologia dell’apparato uro-genitale - si legge nel comunicato del club neroverde - a seguito di un’indagine ecografica è emersa la presenza di una neoformazione a tale livello che ha comportato l’immediato intervento chirurgico al San Raffaele di Milano". 

Il difensore centrale neroverde è così operato d'urgenza all'Ospedale San Raffaele di Milano per l'asportazione del testicolo.

"Ho provato paura, tensione. - racconta in un'intervista del novembre 2016 al Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) - non sapevo a cosa andavo incontro. Ero spaventato anche dalla prospettiva di non poter più giocare a calcio".

"Poi i medici mi hanno tranquillizzato, - prosegue Acerbi -mi hanno spiegato che con un intervento chirurgico e tre settimane di riposo potevano contrastare la malattia con efficacia e farmi tornare in campo. Mi hanno dato fiducia, mi sentivo più ottimista".

Ma visto che i tempi di recupero sono brevi, Francesco non riflette più di tanto sul suo male.

"A tre settimane dall'operazione ero di nuovo in campo. - ricorda in un'intervista del febbraio 2020 con 'L'Ultimo Uomo' - Non me ne sono nemmeno accorto e dunque non era cambiato niente. Continuavo a comportarmi da non professionista fuori dal campo".

Il 15 settembre 2013 Acerbi fa già il suo esordio con il Sassuolo nella gara persa al Bentegodi per 2-0 contro il Verona. Ma 'la bestia' è un osso duro, non gli dà tregua e si ripresenta una seconda volta.

Acerbi risulta positivo alla gonadotropina corionica nel test antidoping successivo alla gara giocata in trasferta contro il Cagliari il 1º dicembre 2013. Il CONI lo sospende cautelativamente dopo aver verificato che non vi sono esenzioni terapiche, ma presto ci si rende conto che si tratta di una recidiva al testicolo destro.

"Ho fatto 3 mesi di chemioterapia, entrando in un mondo parallelo e più vicino di quanto immaginassi. - ha raccontato in un'intervista a 'La Repubblica' del 2019 -Un mondo che non abbandoni più: straordinario, pieno di dolore e di coraggio. Ero preoccupato per i miei familiari, non per me stesso. Facevo una vita normale: corsa, cyclette e divertimento la sera. Ho pensato: così si sconfigge il male. Ero sicuro di guarire".

"Mia mamma, la migliore delle madri, mi coccolava eccessivamente, mi faceva andare in bestia. Avevo bisogno di qualcuno che mi invitasse a vedere la tv, a fare la spesa. Insomma, che non mi facesse sentire malato. Mio fratello è stato fondamentale".

"Fino ad allora in sostanza continuavo a fare la vita di sempre. Le serate, le bevute... Reagivo così alla malattia, stavo fuori fino alle 7 del mattino. E continuavo a chiedermi perché non mi stesse cambiando. Non volevo dargliela vinta, questo sì. Battevo i pugni sul tavolo, mi mettevo a gridare in casa da solo 'esci dal mio corpo, vai via' ". 

Durante la chemioterapia Acerbi deve stare lontano dai campi per il resto della stagione 2013/14. Si batte con tenacia contro la malattia e alla fine l'ha vinta lui.

"La forza è nata soprattutto dall’amore per la mia famiglia, - dichiara - ma anche dall’affetto che il mondo del calcio mi ha dimostrato. Devo ringraziare il Sassuolo e i miei compagni di squadra che mi sono sempre stati vicini. Mi sono arrivati tanti messaggi anche da parte di persone che non conoscevo. Mi ha fatto molto piacere".

"Poi una volta… Ero sul terrazzo di casa mia e ho ricevuto una telefonata da un numero che non conoscevo, chiamavano dall’estero… - racconta - Rispondo, era George Weah, il grande centravanti del Milan, il mio idolo di sempre. Aveva saputo della malattia e voleva parlarmi e incoraggiarmi. È stata un’emozione fortissima".

Quando si ripresenta con i suoi compagni nell'estate 2014 per riprendere la sua carriera da dove si era interrotta è un uomo e un atleta nuovo. E anche in campo è più forte di prima. Rispetto al passato va in campo concentrato e sereno, il suo rendimento è altissimo. Il 25 ottobre 2014 segna il suo primo goal in Serie A con il Sassuolo.

Francesco Acerbi Sassuolo Serie A 04152018Getty Images

Nell'estate 2015 gli emiliani riscattano la sua compartecipazione dal Genoa e tre anni più tardi, l'11 luglio 2018, Acerbi fa il grande salto passando alla Lazio per circa 10 milioni di euro. Con Simone Inzaghi allenatore, diventa un pilastro della difesa biancoceleste, e con la squadra capitolina vince la Coppa Italia nel 2018/19 e la Supercoppa italiana 2019, in cui l'Aquila si impone per 3-1 a Riad contro la Juventus di Allegri.

Il 26 gennaio 2020 arriva per lui anche la soddisfazione del goal nel derby con la Roma, con la sua rete che varrà l'1-1 finale. Pur non riuscendo a battere il record di Zanetti (162 partite giocate di fila), inoltre, con le maglie di Sassuolo e Lazio arriva a 149 gare consecutivamente in campo (la striscia si interrompe per un'espulsione rimediata al San Paolo contro il Napoli).

"Può sembrare un paradosso terribile,- afferma il difensore - ma il cancro mi ha salvato: ero al Milan, mi sono venuti a mancare gli stimoli, non sapevo più giocare. E bevevo, bevevo di tutto. Poi ho avuto di nuovo qualcosa contro cui lottare, un limite da oltrepassare. E sono ritornato bambino".

"Sono diventato un osservatore del paesaggio che sta attorno a me. - spiega Acerbi - Ho eliminato il superfluo: calcio, casa e il venerdì con lo psicanalista che mi segue dai tempi di Sassuolo mi bastano per tenere a bada l'ansia. Ma ho anche rimosso dalla mia vita le persone negative e le illusioni".

"Ho smesso di sognare, preferisco fissarmi dei traguardi semplici. Volevo la Nazionale, per esempio, e me la sono ripresa".

Dopo alcune amichevoli giocate nel 2012 con Prandelli e durante la gestione Conte, è Roberto Mancini a dargli fiducia quando diventa il Ct. dell'Italia, a partire dal 2018. Recentemente ha debuttato anche in competizioni ufficiali, giocando contro la Finlandia nelle Qualificazioni ad Euro 2020, e nella sfida contro la Bosnia Erzegovina, il 15 novembre 2019, ha realizzato il suo primo goal azzurro.

Acerbi Bosnia ItalyGetty

Tutto quello che c'era prima di ammalarsi, una vita caotica e di eccessi, è ormai il passato per Francesco.

"All'inizio della mia carriera - sostiene - non avevo la testa da professionista... Spesso arrivavo al campo alticcio, senza aver recuperato dai superalcolici della sera prima. Mi andava bene perché fisicamente sono sempre stato forte. Mi bastava dormire qualche ora e poi in campo rendevo comunque. Le serate non sono sbagliate a prescindere, il problema è che allora io esageravo".

"Al Milan ho perso un'occasione importante per la mia carriera, ma l'ho superato. - ricorda nel libro autobiografico in cui racconta proprio la lotta con il tumore, 'Tutto bene' - Braida mi aveva detto che sapevano del mio stile di vita e per questo mi avevano trovato casa a Gallarate e non a Milano. Ma io uscivo lo stesso... Anche il numero 13 non l’avevo scelto io. Era stato Galliani a dirmi che l'avrei dovuto prendere (il numero di Nesta, ndr). A me faceva piacere, ma non davo la giusta importanza a niente. Nemmeno ad essere al Milan, nemmeno al numero di maglia...".

Il punto più basso l'aveva toccato nei mesi in prestito al Chievo dopo il flop in rossonero.

"Volevo smettere di giocare.Il calcio non mi interessava più, non trovavo più stimoli. Lo dicevo al telefono a mia madre... Lo dicevo anche a Paloschi, eravamo legati: 'Palo, voglio smettere, non ce la faccio più'. 'Dai Ace, che cazzo dici? Tieni duro', mi rispondeva lui".

Ora tutto questo fa parte di un passato lontano, e nella metamorfosi di Acerbi anchela fede ha avuto una grande importanza.

"Prego due volte al giorno.- rivela -Al mattino e alla sera. Però non è che sia diventato santo. Di casini ne combino ancora. Ma rispetto a prima ora so chi sono. Distinguo il bene dal male. So di chi posso fidarmi. E ho allontanato le persone che considero negative".

Oggi il difensore dell'Inter è anche un valido testimonial nella lotta contro il cancro. 

"Il cancro ai testicoli è il tumore più comune tra i giovani maschi, anche in chi pratica sport, ma se diagnosticato in tempo può essere battuto. E si torna a una vita normale".

Il 'Leone' che ha sconfitto il cancro, ha un messaggio forte per chi, come lui, si ritrova nella vita a lottare contro un tumore.

"Non arrendetevi mai, anche quando le cose vanno male.- dice - Bisogna provare ad avere fiducia, a crederci, perché aiuta a stare meglio e spesso fa andare meglio le cose".

"So che in alcuni casi la malattia non può essere sconfitta anche se una persona ci mette tutta la forza di volontà possibile. Però non ci si deve abbattere. Se rimani positivo, magari la malattia può prendersi il tuo corpo, ma non la tua anima".

Pubblicità
0