L'Olanda a cavallo della fine del secondo millennio e l'inizio del terzo ha vissuto momenti di grande gloria, ma senza mai arrivare a un titolo. Con grandi protagonisti: Seedorf, Davids, Kluivert, Bergkamp, Cocu, van der Sar. E anche Boudewijn Zenden. 54 presenze, 7 goal, un tris di semifinali perse e innumerevoli corse sulla fascia sinistra.
L'ex esterno mancino che ha giocato col PSV, Barcellona, Chelsea, Liverpool, Marsiglia, oltre che con gli Oranje, ha ricordato a Goal una delle più grandi delusioni della sua carriera: Euro 2000, giocato in casa (a metà col Belgio) e la sconfitta a un passo dalla finale con la Francia.
"Giocare in casa ti dà qualcosa in più. C’erano tantissime aspettative. Due anni prima si giocava la Coppa del Mondo in Francia, forse avevamo una squadra in grado di vincere. Abbiamo perso in semifinale contro il Brasile, ai rigori. A Euro 2000 era questione di mantenerci sull’onda. Non dico che ci fosse la pressione di vincere, ma eravamo convinti di poter essere tra le pretendenti con quella rosa.
C’erano giocatori per cui quell’Europeo poteva essere l’ultima grande competizione, ma non ci stavamo davvero pensando. Non è mai stato ‘ora o mai più’. Sicuramente avevamo grande fiducia. Ci sono competizioni che affronti con la paura di non superare nemmeno la fase a gironi. Ma non era questo il caso".
Zenden a quell'Europeo è stato un vero e proporio jolly per l'allora CT Rijkaard, anche se alla fine ha trovato regolarmente posto sulla sua fascia sinistra, mettendo in panchina anche una superstar come Marc Overmars.
"Mi sentivo bene, in grado di fare ottime cose. Ricordo che all’inizio avevamo problemi difensivi, così ho iniziato a giocare terzino sinistro. Ecco perché avevo la maglia numero 5. Poi ho fatto l’ala destra, all’opposto. Avrei fatto ogni cosa per la squadra. Contro la Danimarca alla seconda partita non stavamo benissimo. Ho pensavo che sarei stato in panchina, invece ho fatto l’ala sinistra, il mio ruolo naturale. Ho segnato, fatto un assist, abbiamo vinto 3-0. Ho finito il torneo giocando nella mia posizione.
Ho ripagato la fiducia dello staff tecnico. Al tempo il problema era che Marc Overmars non voleva giocare a destra. Ho dato disponibilità a sacrificarmi in altre posizioni. E poi quando ho ritrovato la mia posizione ho rimesso le ali. E così tutta la squadra".
Getty ImagesDopo l'1-0 su rigore contro la Repubblica Ceca e qualche incertezza, l'Olanda ha ritrovato fluidità battendo anche i campioni del mondo della Francia nell'ultima gara del girone. E dominando il proprio quarto di finale.
"All’inizio con la Repubblica Ceca non abbiamo trovato il nostro ritmo. Poi quando son tornato a giocare da ala abbiamo ritrovato il nostro calcio. Abbiamo battuto la Francia che aveva cambiato 4-5 giocatori essendo già qualificata. Il 6-1 contro la Yugoslavia nei quarti è stato un risultato che non si vede spesso. Ha mostrato tutto il nostro potenziale".
Poi la storica semifinale con l'Italia, persa ai rigori con Toldo diventato eroe azzuro. Già nei 90' sia Frank de Boer che Kluivert non erano riusciti a segnare dagli undici metri.
"Abbiamo avuto molte più occasioni rispetto all’Italia. Ci ha penalizzato il fatto di aver sbagliato due rigori durante i 120 minuti. Ero pienamente in partita dopo il rosso dato a Zambrotta. Hanno giocato in 10 per tanto tempo, eravamo messi meglio. Ma quando sbagli due rigori, il vantaggio va tutto agli avversari. E al loro portiere. Ne abbiamo sbagliati altri tre. Cinque in totale. Raramente succede. Avremmo meritato di passare. Tanti giocatori francesi nel corso degli anni mi han detto di sentirsi fortunati a non averci affrontati nelle finali del 1998 e del 2000".
Per l'Olanda una delusione forte, una ferita di fatto ancora aperta. Anche se gli Oranje hanno perso anche in semifinale al Mondiale del 1998 e nell'Europeo del 2004, la sconfitta a Euro 2000 non è ancora stata digerita.
"Eravamo pronti per la finale ed è stato molto duro. Avevamo un bello slancio emotivo, eravamo pienamente coinvolti. A un certo punto è finito tutto. Abbiamo dovuto realizzare che tutto era finito.
È doloroso e non se ne va. Ci penso spesso, pensiamo sia stato un vero peccato non essere arrivati in fondo. Anche nel 2004 abbiamo perso in semifinale con il Portogallo, ma non eravamo così forti e pronti. Nel 1998 e nel 2000 è stato molto più frustrante. E nel 2000 avevo dato il meglio".
Getty ImagesDopo quell'Europeo si è chiusa l'avventura anche di FrankRijkaard come CT.
"Il suo obiettivo era vincere l’Europeo e dopo la semifinale ha deciso di non continuare. Era la sua mentalità. Voleva dare il massimo, dopo il fallimento si è preso la responsabilità".
Qualche anno più tardi, l'addio di Zenden alla nazionale, spinto anche da van Basten e dalla decisione del nuovo CT di non convocarlo più nel suo quadriennio.
"Ho lasciato nel 2004, ma non necessariamente per colpa mia. Non ho molto da rimpiangere. È arrivato Marco van Basten come allenatore, veniva dall’Ajax B. Ha fatto le sue scelte. Non mi ha mai più chiamato. A 28 anni sentivo di essere al top, ho giocato la finale di Champions League nel 2007. C’eravamo io e Seedorf. Nessuno dei due veniva più convocato in nazionale. Ma l’allenatore ha fatto le sue scelte. Van Basten è rimasto 4 anni, troppo per me. A 32 anni non avevo più chance.
Ho 54 presenze, ho fatto una bella carriera. Poteva andare meglio, ma anche peggio".
