Lewandowski GenoaGetty/Goal

Le visite mediche, poi il dietrofront: quando il Genoa disse no a Lewandowski

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La storia del calcio è fatta di tante cose: gioie, emozioni, rabbia, delusioni, ma anche straordinarie intuizioni che in alcuni casi si possono anche trasformare in incredibili rimpianti. Chiedere per conferma al Genoa, una società che nella sua storia recente ha spesso dimostrato di avere un fiuto speciale per gli affari, ma che non ha chiuso quello più importante in assoluto quando ormai c’erano già state le strette di mano di rito e mancava una cosa fondamentale: la firma.

Siamo nel 2010 e in Polonia c’è un attaccante di belle speranze che ha già fatto il suo esordio in Nazionale maggiore e che sta mostrando una particolare confidenza con il goal con la maglia del Lech Poznan. I numeri parlano chiaro: quel diamante grezzo di appena 21 anni, in stagione ha segnato 18 reti in 28 partite di campionato (un passo in avanti rispetto alle 14 dell’annata precedente), alle quali vanno aggiunte altre 2 in 4 apparizioni in Europa League. Il fisico è esile, ma le caratteristiche e le movenze sono quelle del bomber vero e il prezzo è di quelli abbordabili, 4,5 milioni di euro, quindi provare ad anticipare la nutrita concorrenza è un atto quasi dovuto.

Quel ragazzo classe 1988 si chiama Robert Lewandowski e vede nel Genoa il suo passaporto per il grande calcio. A notarlo sono stati Fabrizio Preziosi, il figlio del patron Enrico, e Stefano Capozucca, i quali - oltre ad avere avuto una felice intuizione - riescono a portare avanti la trattativa che poi materialmente condurrà l’attaccante polacco all’ombra della Lanterna .

Il Genoa è alla ricerca di un attaccante di peso da affiancare a Rodrigo Palacio e l’accordo si trova in tempi brevi. Una delegazione del club rossoblù incontra a marzo a Poznan i dirigenti del Lech e l’agente del giocatore, il passo successivo sono le visite mediche che vengono brillantemente superate a Genova poche settimane dopo.

Lewandowski fa anche in tempo a conoscere alcuni dei suoi prossimi compagni di squadra e ad assistere dal vivo ad un Derby contro la Sampdoria poi, quando ormai sembrava tutto fatto, il brusco stop.

Robert Lewandowski Bayern Munich 2019-20Getty Images

La notizia dell’approdo dell’attaccante polacco al Genoa viene anticipata da diversi organi di stampa italiani, tanto che il club rossoblù si trova costretto a smentire (per molti fu solo una cosa di facciata).

"In relazione a indiscrezioni di stampa pubblicate in data odierna da taluni organi d’informazione, il Genoa Cfc smentisce categoricamente di aver raggiunto un accordo relativo alla futura acquisizione delle prestazioni sportive dell’attaccante polacco Robert Lewandowski. La Società ribadisce al contempo che notizie aventi a oggetto la prossima campagna acquisti verranno comunicate, nei tempi e nei modi consentiti dalle normative in vigore, esclusivamente mediante il proprio sito ufficiale".

Il fatto che la trattativa fosse di fatto già stata conclusa, è stata poi successivamente confermata dall’agente del giocatore, Cezary Kucharski, ma anche da colui che allora sedeva sulla panchina del Genoa: Gian Piero Gasperini.

“E’ stato un peccato non averlo allenato. Gli avevo già stretto la mano”.

Sul perché di quel clamoroso dietrofront ancora oggi ci sono diverse versioni. Alcuni parlano di un problema legato a commissioni troppo alte, altri di un tentativo del Lech di alzare il prezzo, altri ancora asseriscono semplicemente che galeotto fu proprio quel Derby al quale Lewandowski assistette dagli spalti del Ferraris, perché nell’occasione il presidente Preziosi non rimase favorevolmente colpito dal fisico del giocatore.

Alla fine il Genoa preferì chiudere per un altro attaccante certamente molto forte fisicamente e che già conosceva alla perfezione la Serie A, ovvero Luca Toni, ma la storia poi ha parlato di una scelta sbagliata.

Lewandowski nell’estate del 2010 passò al Borussia Dortmund a fronte di un esborso di appena 4 milioni di euro, per poi consacrarsi, nel giro di poche stagioni, come uno dei centravanti più forti del pianeta. Oggi è al Barcellona dopo aver scritto la storia nel Bayern Monaco. Nella sua bacheca ha messo 10 Meisterschale, 4 Coppe di Germania, 5 Supercoppe di Germania, una Champions League, una Supercoppa Europea ed un Mondiale per Club, diventando tra l'altro il giocatore straniero ad aver segnato più reti in assoluto nella storia della Bundesliga,  oltre che il recordman in fatto di reti in una sola stagione del campionato tedesco (ben 41 togliendo il primato al leggendario Gerd Muller).

Le cose sarebbero potute andare in maniera molto diversa se solo il Genoa avesse avuto la forza di credere maggiormente nell'istinto di alcuni suoi dirigenti.

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