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Samir Handanovic UdineseGetty Images

Treviso, Lazio, Rimini e Udinese: quando Handanovic non era ancora un muro

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Se il cugino Jasmin non avesse mai fatto il portiere, probabilmente a quest'ora non staremmo a parlare delle prodezze di Samir Handanovic tra i pali: l'estremo difensore, fresco di ritiro dopo l'addio all'Inter, ha sempre raccontato come la carriera del cugino gli sia servita d'esempio per diventare un calciatore ad alti livelli, al netto delle difficoltà iniziali che sembravano allontanarlo dall'élite del ruolo.

Prima di guadagnarsi l'appellativo di 'muro' per i suoi interventi al limite (celebre la sua uscita a 'kamikaze', pericolosa quanto spettacolare), lo sloveno ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per conquistarsi la giusta considerazione e prendersi la rivincita nei confronti di coloro che non credevano in lui, ritenendolo solo un giovane non all'altezza e destinato a palcoscenici minori rispetto alla Serie A.

Quando nel 2004 una società da sempre attenta a valorizzare i giovani come l'Udinese decide di dargli una chance in Italia, la prima impressione è quella del classico fuoco di paglia: rafforzata in pieno dall'esordio in Coppa Italia contro il Lecce in cui viene subito espulso, 'regalando' comunque al compagno di squadra Di Michele la gioia di parare un rigore al posto suo, peraltro una delle specialità di Handanovic che nella massima serie ha finora neutralizzato 24 penalty, gli stessi dell'altro recordman Pagliuca.

In Friuli, in una squadra ambiziosa e qualificatasi in Champions League, un giovane di 20 anni non può avere lo spazio che merita per emergere; l'estate 2005 è quella del trasferimento in prestito al Treviso neopromosso che gli affida le chiavi della porta già alla prima giornata di campionato: il teatro è quello di San Siro, l'avversaria è l'Inter che sarebbe poi entrata a pieno titolo nel cuore di Handanovic.

L'impatto con la 'Scala del calcio' è però pessimo: tre reti subite, tutte dall'incontenibile Adriano che ridimensiona Samir. Le abilità ci sono ma non emergono, al contrario dei cartellini rossi che giungono a quota due: il 18 settembre 2005 all'Olimpico contro la Lazio viene espulso, episodio che gli costa la titolarità tra i pali a vantaggio dell'esperto Zancopè.

Handanovic Lazio Treviso 2005 2006Getty Images

Nonostante l'ennesima delusione, è proprio la Lazio che a gennaio 2006 lo preleva in prestito con diritto di riscatto: lo spartito però non cambia ed è la panchina a rappresentare la costante dell'annata di Handanovic, impiegato soltanto all'ultima giornata nell'incontro vinto per 1-0 col Parma. Troppo poco per esercitare il riscatto che, come rivelato dall'ex portiere biancoceleste Marco Ballotta, era davvero irrisorio.

"Era giovane, ma si vedeva che era un portiere vero. La Lazio aveva l'occasione per poterlo acquistare a un prezzo veramente basso, ma se l'è fatto scappare. Era un'occasione da non perdere, perché a quei tempi in porta avevamo qualche problema. Quanto costava Handanovic all'epoca? Un milione...".

Un solo milione non pagato all'Udinese che se lo ritrova in rosa per poi cederlo, stavolta in prestito secco, al Rimini: il giovane Samir accetta di confrontarsi con la dura realtà della Serie B, forse l'ideale per una maturazione che a 22 anni non può essersi completata. Una scelta di vita che si rivela vincente: in Romagna disputa una stagione importante, e in un campionato dominato da Juventus, Napoli e Genoa riesce a trascinare i biancorossi fino al quinto posto finale.

38 goal subiti in 41 partite disputate, 15 clean sheet: numeri da predestinato, così come la prestazione offerta contro la Juventus alla prima giornata. Bianconeri fermati sull'1-1 dalla rete di Ricchiuti e dalle parate di Handanovic, due dei fattori della migliore stagione di sempre dei romagnoli che, magari, senza la presenza delle tre big avrebbero coronato il sogno di giocare in A.

Al Rimini Handanovic resta un solo anno, quanto basta per avere un ottimo ricordo di quella esperienza che ne ha svelato le grandi doti tecniche.

"A Rimini c'era un presidente molto ambizioso (Bellavista, ndr), ma c'erano anche Juventus e Napoli... A Natale eravamo primi, avevamo una squadra forte con Baccin, Valiani, Matri, Moscardelli e Jeda: davvero un bel gruppo".

L'Udinese, a quel punto, non può fare altro che richiamarlo e promuoverlo a titolare, dando inizio ad una bella avventura culminata con la chiamata dell'Inter: dove è stato ribattezzato 'muro', nomignolo che stona con quegli esordi che avrebbero potuto segnare in maniera negativa il suo cammino verso l'eccellenza.

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