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Thomas Helveg MilanGetty Images

Thomas Helveg e il rapporto difficile con Berlusconi: quando lo definì 'Il leone sordo'

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Esterno destro sempre a metà fra il terzino e l'ala, dava il meglio di sé quando aveva campo davanti a sé e poteva sprigionare la potenza della sua progressione per poi pennellare cross per gli attaccanti. Con queste sue caratteristiche, Thomas Helveg, oggi 51enne, era perfetto per il 3-4-3 di Alberto Zaccheroni, che già all'Udinese ne fece uno dei giocatori cardine della squadra che stupì tutti piazzandosi al 3° posto nel campionato di Serie A 1997/98.

Non è stato un caso, dunque, che il tecnico romagnolo abbia voluto con sé il biondo danese anche una volta approdato sulla panchina del Milan. Lui e Bierhoff sono infatti gli innesti principali chiesti alla società per far salire il livello della formazione rossonera. Pagato 8 miliardi e mezzo di Lire, e accolto con un po' di scetticismo, Helveg si guadagna il rispetto di tutti i compagni e dell'ambiente con la sua generosità e il suo dinamismo.

In rossonero il triennio con Zaccheroni vede il danese fra i grandi protagonisti: 31 presenze e un goal in Coppa Italia nel 1998/99, stagione del debutto, chiusa con la vittoria del 16° Scudetto, poi 32 presenze il secondo anno, che lo vede esordire anche in Champions League, 42 presenze e una rete, proprio in Europa, contro il Deportivo, che vale la vittoria esterna per 1-0 del Diavolo a La Coruña, nel terzo, che segna anche la separazione dal suo maestro.

I rapporti fra Zac e il Cavaliere si incrinano fin dall'inizio della stagione, quando il patron, parlando del suo allenatore, dice che "potrebbe non essere il sarto adatto a tessere la tela di qualità che si ritrova". Diventano poi particolarmente tesi quando a dicembre gennaio la squadra ha un calo tangibile di rendimento.

Il presidente vuole di più dalla squadra e comincia a storcere il naso di fronte al modo di giocare di alcuni componenti della rosa. Fra questi c'è anche Helveg, che probabilmente paga anche il fatto di essere un pupillo del tecnico. Dopo un derby contro l'Inter pareggiato 2-2 il 7 gennaio, il danese è oggetto di una critica feroce e ingenerosa, nei suoi confronti, del patron. Per Berlusconi il suo modo di giocare lo rende la nota stonata di un'orchestra a suo dire perfetta per il modo in cui lui intende il calcio.

"Helveg? Mi ha ricordato la favola del leone sordo… - dichiara da Berlino l'allora Presidente del Consiglio, commentando la prestazione del giocatore - Sapete, quella favola che racconta che, nella giungla, un uomo comincia a suonare il violino attirando l’attenzione di un leone, poi ne arrivano altri ed altri ancora, fino a che cento leoni non si radunano ascoltando l’esibizione del musicista, estasiati. Giunti quasi al termine dell’improvvisato concerto, arriva l’ultimo leone, che s’avvicina all’uomo e lo sbrana ponendo fine alla musica. Uno dei leoni in prima fila se ne va, scocciato, affermando che il concerto sia finito a causa dell’arrivo del leone sordo".

Thomas Helveg - AC MilanGetty Images

L'appellattivo di 'Leone sordo' resterà appiccicato al povero Helveg, incredulo di fronte a quelle parole.

"Non era una cosa che mi aspettavo da un presidente. - ammetterà nel 2021 ai microfoni di 'Tuttosport' - Io non ero certo un campione, lo sapevo, perchè colpire me?". 

"Non giocai male, ma quando lessi quel paragone rimasi di sasso. - dirà nel maggio del 2020 a 'gianlucadimarzio.com' - Ho avuto giorni neri. Poi il Cavaliere mi chiamò dicendomi che non aveva mai parlato in quel modo…". 

Il Milan fa fatica e nel marzo 2001 arriva l'esonero dell'allenatore, con Mauro Tassotti che passa al timone della squadra. Il rapporto fra Berlusconi ed Helveg resta piuttosto freddo.

"Lo salutavo quando veniva a trovarci a Milanello, - spiega il danese - nulla di più".

Il Milan chiude 6° con la qualificazione in Coppa UEFA, e lo storico 6-0 in Coppa Italia contro l'Inter, l'11 maggio 2001, costituisce per Helveg una piccola rivincita verso chi non lo apprezzava troppo.

"A fine partita nello spogliatoio eravamo al settimo cielo, - racconterà l'esterno rossonero - una goduria incredibile". 

Nel 2001/02 la panchina è affidata inizialmente a Fatih Terim e in estate 'La locomotiva danese' viene ceduta ai cugini dell'Inter in uno scambio di calciomercato che dovrebbe portare in rossonero il difensore francese Cyril Domoraud. Un'operazione fatta anche per ragioni di bilancio. Alla fine, però, Helveg resta al Milan in prestito per altre due stagioni. Senza Zaccheroni, tuttavia, le cose per lui non sono più le stesse.

"Con Zaccheroni potevamo ripeterci in campionato e invece l'anno dopo lo Scudetto siamo arrivati terzi ed è cambiato tutto. Io non dico che con lui avremmo vinto altri campionati ma quando cambi un allenatore ci vuole tempo. Penso che avrei potuto vincere di più col Milan, e mi dispiace non esserci riuscito".

Thomas helvegThomas helveg

Fin dall'arrivo dell'Imperatore il giocatore danese perde il posto da titolare a vantaggio del rumeno Cosmin Contra e diventa un rincalzo. Colleziona in tutto 24 presenze nella quarta stagione in rossonero, e 17 nella quinta e ultima. La maggior parte subentrando in corsa dalla panchina. L'esterno destro è impiegato col contagocce, e deve accontentarsi di spezzoni di partite.

Il 2002/03, sotto la guida di Carlo Ancelotti, subentrato al suo predecessore turco l'anno prima a stagione in corso, è ricco di soddisfazioni per il club milanese, che all'Old Trafford di Manchester il 28 maggio 2003 vince la sua 6ª Champions League e 3 giorni dopo conquista la Coppa Italia. Helveg vive dalla tribuna il successo sulla Juventus ai rigori, mentre è titolare nelle due finali contro la Roma (1-4 a Roma e 2-2 a Milano).

"Avrei voluto giocare la finale di Champions vinta a Manchester, o almeno essere in panchina, - ammette ai microfoni di 'gianlucadimarzio.com' - ma portarono Roque Junior perché aveva recuperato da un infortunio. Io finii in tribuna. Un’occasione del genere, per me, non sarebbe più capitata. Lo sapevo".

La vittoria della Coppa Italia sarà l'ultimo saluto di Helveg al Milan e ai tifosi rossoneri.Nell'estate del 2003, infatti, dopo 147 presenze e 2 goal, passa all'Inter di Hector Cuper.Il 17 settembre 'La locomotiva danese' si prende la sua rivincita, giocando ad alti livelli nello storico trionfo di Highbury in Champions League contro l'Arsenal di Wenger, travolto 0-3. L'esterno destro, autore di una gran partita, si toglie di dosso l'appellativo di 'Leone sordo' e diventa uno dei 'Leoni di Highbury'. 

Dimostrando al presidente Berlusconi che, nonostante alcuni limiti tecnici e tattici, non meritava di ricevere una simile bastonata.

"La vittoria dello Scudetto con il Milan per me è stata la più bella di sempre. - dice a 'Tuttosport' - Quando è successo nel mio primo anno nel Milan mi sono proprio sentito felice. È come se si fosse avverato un sogno. Mi sarebbe piaciuto finire la carriera in rossonero. È la squadra dove ho giocato più tempo in Italia, dove ho vinto. Ma so di aver dato tutto per questa maglia".

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