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Thomas Doll GFXGOAL

Thomas Doll, dalla DDR alla Serie A: i successi in Germania Est e l'Italia con Lazio e Bari

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I lunghi capelli, biondi e ricci, gli occhi celesti, il sorriso da divo e il fisico normolineo (un metro e 78 centimetri per 73 chilogrammi) facevano da contorno ad un centrocampista che aveva nella tecnica e nel dinamismo i suoi punti di forza.

In grado di agire da mezzala e da trequartista, e dotato di un bel tiro dalla distanza, Thomas Doll è stato uno degli ultimi talenti espressi dal calcio della Germania Est. Cresciuto e affermatosi nella DDR con l'Hansa Rostock e la Dinamo Berlino, alla caduta del Muro, dopo un anno positivo in Bundesliga con l'Amburgo, nel 1991 è il primo tedesco dell'Est a sbarcare in Serie A. Lo prende la Lazio, dopo il grave infortunio occorso a Paul Gascoigne, nella transizione che porterà dall'era Calleri all'era Cragnotti.

Sotto la guida di Dino Zoff, Doll si inserisce bene in una squadra, quella biancoceleste, in ascesa dopo anni difficili. Con Karl-Heinz Riedle e Ruben Sosa va a comporre un terzetto di stranieri di tutto rispetto e si toglie le sue soddisfazioni nella capitale. Tornato in Germania, milita anche nell'Eintracht Francoforte prima di un biennio al Bari fra B e A e alla chiusura della sua carriera ancora all'Amburgo, nel 2001.

In Nazionale veste dapprima la divisa della DDR ed è in seguito uno dei pochi tedeschi dell'Est a giocare anche nella Germania unificata, con cui si piazza 2° ad Euro '92. La seconda vita da allenatore lo vedrà invece alternare buone stagioni ad annate fallimentari.

AL DI LÀ DEL MURO: FRA ROSTOCK E BERLINO EST

Thomas Doll nasce il 9 aprile 1966 a Malchin, nel länder del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, in quella che all'epoca era la parte Nord-orientale della Germania Orientale.

Nella Germania socialista mamma Christa lavora come segretaria, mentre papà Klaus è un piccolo politico a livello locale e lavora come economo per l'amministrazione. Nella ex DDR c'erano due strade per condurre un'esistenza di alto profilo: essere assunto come poliziotto oppure eccellere nello sport.

E questa seconda strada è quella che percorre Thomas, che fin da giovanissimo gioca a calcio: a 6 anni entra nel Settore giovanile del Lokomotiv Malchin, in cui si forma ed emerge come grande talento. Nel 1979, a 13 anni, si trasferisce nelle Giovanili dell'Hansa Rostock, dove completa la sua formazione.

Nel 1983, all'età di 17 anni, debutta nella DDR-Oberliga, il massimo campionato calcistico della Germania Est. Un avvenimento extracalcistico però rischia di stroncare sul nascere l'ascesa della promessa del calcio della Germania Orientale.

"A Natale arrivò un pacchetto, dentro c’era un po' di cioccolata, dei chewing-gum - racconterà Doll a 'Il Foglio sportivo' - . Per questo pacchetto papà perse il lavoro. Io volevo solo giocare a calcio, fare la mia vita. Mamma aveva dei parenti dell’Ovest, una volta vennero anche a trovarci e ricordo lo stress, la paura, paura che potessero dire qualcosa, paura di quello che potevano vedere e raccontare. Come in un film".

La carriera di Doll è a rischio, nella DDR dell'epoca non sono ammessi rapporti con l'Occidente. Ma papà Klaus scrive una lettera all'Hansa Rostock, assumendosi tutte le responsabilità dell'accaduto. E Thomas può continuare a giocare a calcio. Anche se la Federazione lo esclude dalla Nazionale Under 18.

In tre stagioni Doll colleziona 47 presenze e 4 goal con l'Hansa Rostock, e nel 1986 arriva la svolta. Erich Mielke, il capo della Stasi, che controlla la Dinamo Berlino, e sta cercando di costruire una squadra molto forte per contrastare l'ascesa della Dinamo Dresda e competere anche a livello europeo, lo vuole a Berlino Est per formare una coppia di interni di centrocampo di gran classe con Andreas Thom.

Thomas accetta (anche perché era difficile dire di no) e nei suoi 4 anni con i Die Weinrotenconquista quelli che resteranno gli unici titoli della sua carriera da calciatore. Vince così 2 Scudetti della Germania Est, nel 1986/87 e nel 1987/88, mentre nel 1987/88 e nel 1988/89 si aggiudica per due volte consecutive la Coppa della DDR. Nel 1989 aggiunge anche la Supercoppa della Germania Orientale.

La sua è una vita da privilegiato: abita in un appartamento di 64 metri quadri in un quartiere lontanissimo dal Muro, guadagnava cinque volte più degli altri, e milita nella Dinamo, squadra simbolo del calcio socialista tedesco, finanziata proprio dalla Stasi, la polizia segreta della Germania Est. Per questo è invidiato da molti altri colleghi che non godono di simili favori e attira su di sé sospetti.

Non capiscono che Doll, ragazzo intelligente ed emotivo, vive comunque da vicino le vicende che condurranno, il 9 novembre 1989, al crollo del muro di Berlino.

"La prima volta lo vidi fu a 19 anni - racconterà a 'Il Foglio sportivo' -. Per quelli della mia generazione c’era sempre stato, era strano ma normale. Giocavamo a pallone per strada e mia mamma mi doveva chiamare sempre tre volte prima che io rientrassi. Del Muro non ho mai avuto paura, sono sempre stato un po' ribelle”.
"Ricordo quelli che andavano per strada a dimostrare, per me erano tutti eroi - rivela -. Non sapevi mai cosa poteva accadere, c’erano la polizia e le armi, era bello vedere la gente che si alzava, che andava per le strade, che voleva un’altra vita. Negli ultimi mesi la gente andava in chiesa, le chiese erano piene. E poi una volta, con altri compagni di squadra ci trovammo dentro a una manifestazione. Io mi tirai il cappellino in testa, guardavo: era bello vedere le facce della gente".
"Noi calciatori viaggiavamo tanto, è vero, eravamo dei privilegiati. Ma io mi preoccupavo per i miei genitori. Un amico, con cui avevo giocato da ragazzo, lo fermarono, lo fecero smettere di giocare. Gli dissero che aveva un problema al cuore. Diventato grande andò a farsi tutti gli esami: era sano come un pesce, in salute. Anni dopo venne fuori che qualcuno della sua famiglia aveva contatti con l’Ovest...".

Proprio il crollo del Muro di Berlino, che condurrà alla fine del regime socialista nella Germania Orientale, e alla riunificazione delle due Germanie, segnerà la svolta della carriera di Doll, che non perderà l'occasione di trasferirsi a giocare dapprima nella Germania Federale, quindi in Serie A, in quello che allora era il campionato più bello e difficile al Mondo.

GIOVANE TALENTO NELLA DDR

L'ascesa di Doll nel calcio lo vede protagonista precoce anche con la maglia della DDR. Il 26 marzo 1986, a soli 19 anni, il centrocampista, che ancora milita nell'Hansa Rostock, fa il suo esordio in amichevole contro la Grecia (sconfitta per 2-0).

Presto scala posizioni e si ritaglia una maglia da titolare in squadra proprio accanto a quel Thom che è anche suo compagno e amico nella Dinamo. Dal 1986 al 1988 colleziona anche 14 presenze e 2 goal, fra cui uno segnato all'Italia a Roma il 18 novembre 1987 (1-1) nelle Qualificazioni a Seul 1988, con la DDR Olimpica, eliminata dalla fase finale.

La Germania Est manca l'obiettivo della qualificazione ad Euro '88, ma sembra una seria candidata per i Mondiali di Italia '90.

Gli Ossis stendono persino l'Unione Sovietica per 2-0 (goal di Thom e Sammer) e per qualificarsi ai Mondiali è sufficiente un punto contro l'Austria nell'ultima giornata delle qualificazioni. Ma la gara si disputa a Vienna il 15 novembre, appena 6 giorni dopo lo storico evento del crollo del Muro.

Tutti i migliori calciatori della DDR, chi più chi meno, sono avvicinati da agenti e rappresentanti di club dell'Ovest. Il risultato è catastrofico per la Nazionale di un Paese destinato all'unificazione con la Germania Federale, che riesce a perdere 3-0 e a veder svanire all'ultimo l'accesso ai Mondiali.

Dopo quella partita, la DDR, guidata in panchina da Eduard Geyer, disputa altre 7 amichevoli, prima di scomparire, che si trasformano in vetrina per tutti i calciatori che partecipano. Particolari sono le ultime due. La penultima, che viene organizzata dalla CBF, la Federcalcio brasiliana, si gioca al Maracaña e vede proprio Doll fra i protagonisti. Il centrocampista, che già aveva deciso la precedente sfida contro la Scozia (0-1 per gli Ossis) segna di testa il provvisorio 1-1, disputando un secondo tempo di livello che porterà molti di quei giocatori a strappare un contratto nel mondo occidentale.

Finirà 3-3 con una bella rimonta della Germania Est, pur priva di Thom, già approdato in Bundesliga, e di Sammer e Döschner, che si giocano l'Oberliga con la loro Dinamo Dresda impegnata nel testa a testa con il Karl-Marx-Stadt. Ci sono invece Ulf Kirsten, anch'egli della Dinamo Dresda, che ha voluto comunque esser presente, e Uwe Rösler.

La partita di Rio è anche l'ultima di Doll con la DDR. Il centrocampista chiude con 29 presenze e 7 goal il primo importante capitolo della sua storia in Nazionale. Il secondo lo vivrà con la Germania unificata.

AMBURGO E LAZIO

Nell'estate del 1990 Doll è ingaggiato dall'Amburgo, club importante della Germania Federale. Preferisce gli Anseatici al Borussia Dortmund e a Celtic e Glasgow Rangers, che pure fanno un tentativo per convincerlo. Impegnato con la sua nuova squadra salta l'ultima (inutile) partita della Germania Est, disputata il 12 settembre 1990 a Bruxelles con il Belgio (declassata da gara di qualificazione ad Euro '92 ad amichevole).

La stagione 1990/91 consacra l'ex Dinamo Berlino nell'Olimpo del calcio tedesco: colleziona 37 presenze e 7 goal fra Bundesliga e Coppa della Germania Federale, con gli Anseatici che si piazzano al 5° posto finale e si qualificano in Coppa UEFA.

Ma Doll è ambizioso e vuole crescere ancora: così nell'estate del 1991 quando la Lazio lo cerca dopo il grave infortunio occorso a Paul Gascoigne in finale di FA Cup, il ragazzo di Malchin diventa il primo ex DDR a giocare in Serie A. Per il suo cartellino l'Aquila versa 13 miliardi di Lire all'Amburgo.

"Appena ho ricevuto la proposta della Lazio ho accettato immediatamente - dichiarerà a 'Il Corriere dello Sport' -. In Italia si giocava il campionato più bello del mondo e c’erano i giocatori migliori. In più i tedeschi erano tantissimi: Matthäus, Brehme e Klinsmann all’Inter, Völler e Hässler alla Roma, Kohler, Reuter e successivamente Möller alla Juventus. Anche Bierhoff che all’inizio ebbe qualche difficoltà, ma poi esplose. Alla Lazio c’era già Karl Heinze Riedle, un attaccante straordinario".
"Probabilmente - aggiungerà - se Gazza non si fosse fatto male la Lazio non mi avrebbe mai preso. Venne da me il D.s. Carlo Regalia quando Gazza rimediò quel bruttissimo infortunio".

Doll è il terzo straniero dei biancocelesti dopo Ruben Sosa e Karl-Heinz Riedle, e ci mette poco ad adattarsi al calcio italiano, risultando un elemento determinante per l'Aquila, che proprio in quella stagione vive il passaggio di proprietà da Gianmarco Calleri a Sergio Cragnotti e punta a ritagliarsi negli anni un posto al sole nel panorama del calcio italiano.

Doll, che viene utilizzato da Dino Zoff come centrocampista offensivo a sostegno delle punte, vive un'annata magica e totalizza 7 goal in 31 presenze di campionato più 4 presenze e una rete in Coppa Italia. Niente male per chi viene da un solo anno di Bundesliga e ha vissuto il resto della carriera nella DDR.

"Mi sono trovato immediatamente a mio agio - assicurerà -. Venivo da ventiquattro anni di Germania dell’Est e non ero abituato al calore e alla passione che ho trovato in Italia. I tifosi che ti fermavano per gli autografi, per le fotografie. Sono rimasto colpito da tutto questo calore e dalla mentalità italiana. E in campo le cose sono andate subito bene".
"La squadra era in crescita. Il gruppo iniziale era composto da giocatori di grande esperienza come Pin, Sclosa, Cristiano Bergodi, dal capitano Angelo Gregucci. Grandissimi ragazzi dentro e fuori dal gruppo - ricorderà -. Poi sono arrivati calciatori di qualità come Boksic, Winter, Beppe Signori, Cravero, Marchegiani e Fuser. Eravamo un bel gruppo, formato da ottimi calciatori".
THOMAS DOLLGetty Images

Doll debutta in Serie A il 1° settembre 1991 nella sfida casalinga contro il Parma, pareggiata 1-1. Si rivela subito decisivo, fornendo a Stroppa l'assist per il goal biancoceleste. Nella 2ª giornata, col Torino (vittoria per 0-1 della Lazio), entra nell'azione del goal di Sosa, poi alla 4ª giornata, al Del Duca, contro l'Ascoli, si sblocca.

"Ricordo che feci un assist e alla fine segnai un goal dribblando tre giocatori prima di insaccare- dirà - . Quella trasferta non la posso dimenticare. Segnare e fare dribbling ai difensori italiani non era semplice. C’erano dei terzini tosti, atleticamente molto forti. Capitava anche di prendere delle belle botte. Per un fantasista non era mica facile".
"Personalmente - aggiungerà - non mi sono mai considerato un vero e proprio numero 10. Quel numero è bello da indossare, da mostrare con orgoglio, ma io mi sono sempre considerato più un numero 8. Non ero solo un assistman, cercavo di essere in ogni zona del campo. Correvo tantissimo, mi piaceva fare la fase offensiva, ma anche la fase difensiva". 

Il suo modo di giocare conquista i tifosi biancocelesti, e gli ultras della Nord lo ribattezzano 'Fantomas'. Nonostante la bella stagione, il 1991/92 vede la squadra della capitale chiudere con un modesto 10° posto lontano dall'Europa.

Quel fisico normolineo è al contempo il suo pregio e il suo limite. Tartassato spesso dai difensori, il secondo anno, il 1992/93, si rivela per lui più travagliato, anche perché ci si mettono di mezzo gli infortuni e torna a pieno regime a disposizione Paul Gascoigne. Doll, con quattro stranieri in rosa (arriva anche l'olandese Winter) aggiunge 2 goal in 20 presenze, più 2 apparizioni in Coppa Italia.

La squadra, con il bomber Beppe Signori, migliora la propria classifica e si piazza al 5° posto, che le consente di qualificarsi alla Coppa UEFA l'anno seguente. Spesso al tedesco tocca anche l'onta della tribuna:

"Non piaceva a nessuno andarci - assicurerà -. Ma sapevamo che eravamo in tanti e toccava a Zoff scegliere. Quindi ogni decisione si accettava. È toccato restare fuori a me, a Gascoigne, a Winter e a Riedle. Kalle era il centravanti della nazionale tedesca, eppure accettava anche la tribuna. Tra di noi c’era competizione, ma grande rispetto e la nostra amicizia fuori dal campo ha aiutato".
Thomas Doll Lazio 1992Getty

La fama e i ricchi guadagni di Doll attirano su di lui invidie di altri calciatori tedesco orientali che non hanno avuto la fortuna di Thomas. Qualcuno, Jorge Kretzschmar, che milita nell'Hannover, si spinge oltre e rivolge a 'Fantomas' l'infamante accusa di essere stato, assieme agli ex compagni di squadra Thom e Rohde, un informatore della Stasi all'epoca della Dinamo Berlino. In poche parole una spia che avvisava la polizia segreta quando qualcuno pensava di andare dall'altra parte del Muro.

Accuse gravi che il centrocampista della Lazio rispedisce al mittente:

"Non è vero nulla - replica seccato Doll a 'La Repubblica' -. Per colpa del regime di Honecker mio padre ha perso il lavoro e io sono stato escluso dalla nazionale Under 18. Non so chi stia conducendo questa campagna contro di me e contro i miei amici Thom e Rohde. Sono pulito, non ho mai avuto contatti con nessuno, sono a posto con la mia coscienza. Ho sempre giocato al calcio, quello che ho me lo sono conquistato con il lavoro. Adesso questo Kretzschmar vuole infangare il mio nome solo perché guadagno molti più soldi di quelli che lui prende nella serie B tedesca".

Nella prima parte della terza stagione a Roma, Doll disputa 13 gare di Serie A più una in Coppa UEFA, ma ormai la sua avventura nella capitale è agli sgoccioli. Nel gennaio del 1994 va in prestito per qualche mese all'Eintracht Francoforte, quindi rientra alla base giusto per svolgere la preparazione precampionato con il nuovo tecnico Zdenek Zeman, fare le ultime 2 presenze in Coppa Italia (con 2 goal) nel doppio confronto del primo turno con il Modena e salutare tutti.

Con 12 goal e una quindicina di assist in 72 presenze complessive (64 presenze e 9 reti in campionato, 8 presenze e 3 reti in Coppa Italia e 1 presenza in Coppa Uefa), resta per sempre nel cuore dei tifosi laziali, e ancora oggi ricorda con nostalgia quegli anni.

"Su Gascoigne potrei scrivere un libro - assicura -. L’ho visto con i miei occhi portare al campo di allenamento i giovani della Primavera senza macchina. Paul era uno che faceva scherzi, ma era anche uno che faceva gruppo. Ricordo quella volta che eravamo in ritiro a Seefeld in Austria. Un fotografo si avvicina e Gazza gli chiede di non fotografarci. Glielo dice una volta, poi una seconda, infine una terza, ma lui niente: si avvicina e scatta".
"Bene, quella macchinetta, che valeva un sacco di soldi, è finita nel fiume. A me ogni tanto spariva qualche calzino e sapevo perfettamente chi era stato. Senza dimenticare quella volta che mi legò i lacci degli scarpini e ci misi tantissimo a slacciarli. Entrai in campo che l’allenamento era quasi finito...".

Ricordi 'dolci' anche con Sosa e Riedle, che spesso usufruivano dei suoi passaggi.

"Ruben aveva una botta col sinistro pazzesca. Segnava in ogni modo - dirà -. Negli allenamenti l’ho visto calciare a piedi nudi ed era in grado di centrare l’incrocio dei pali con delle botte incredibili. Aveva un mancino impressionante. Kalle invece era l’uomo dei colpi di testa. A me bastava alzare la palla in area di rigore, poi ci pensava lui. Ma non era solo bravo di testa. Aveva anche un’ottima tecnica individuale".
Thomas Doll Germany 1991Bongarts

IL 2° POSTO A EURO '92 CON LA GERMANIA UNITA

Le brillanti prestazioni in Italia con la Lazio consentono a Doll di essere uno dei pochi calciatori provenienti dalla DDR a indossare anche la divisa della Germania unita assieme a Mathias Sammer, Andreas Thom, Heiko Schölz, Dirk Schüster, Ulf Kirsten, Dariusz Wösz e Olaf Marschall.

Le accuse infamanti nei suoi confronti cadono nel nulla e vengono ritenute non attendibili, così Thomas esordisce con la Nazionale della Germania unificata il 27 marzo 1991 nell'amichevole simbolica contro l'Unione sovietica, vinta 2-1 dai tedeschi. Partecipa alle qualificazioni e disputa da titolare Euro '92, inclusa la sfortunata finale che vede i campioni del Mondo in carica soccombere contro la rivelazione Danimarca per 2-0.

Deve dunque accontentarsi del 2° posto e resta in squadra fino alla Primavera del 1993 disputando l'ultimo match a Glasgow contro la Scozia il 24 marzo (0-1). Chiude con 18 partite e un goal, che portano a 47 presenze e 8 goal il suo bilancio complessivo in Nazionale.

IL RITORNO IN GERMANIA

La seconda parte della carriera di Doll, condizionata pesantemente dai problemi fisici, sarà meno ricca di soddisfazioni per il centrocampista. Nel novembre 1994 lascia l'Italia per far ritorno in Germania, trasferendosi a titolo definitivo all'Eintracht Francoforte per 3 miliardi e mezzo di vecchie Lire.

In due stagioni con la maglia rossonera colleziona appena 22 presenze e 2 goal, e dopo il 9° posto in campionato il primo anno, nel 1995/96 la squadra retrocede addirittura in Zweite Bundesliga.

IL BIENNIO AL BARI FRA SERIE B E SERIE A

Carlo Regalia, diventato nel frattempo D.s. del Bari, si ricorda di lui e riesce a portarlo in Puglia nell'estate del 1996. Eugenio Fascetti lo rimette a posto dal punto di vista fisico e gli affida il centrocampo dei biancorossi, appena retrocessi in Serie B e con l'obiettivo dichiarato di riconquistare il massimo campionato, e la fascia da capitano.

Nonostante qualche infortunio, l'ex laziale si rivela l'uomo in più del centrocampo dei Galletti. Il suo 1996/97 lo vede disputare 31 partite e segnare 4 goal, con il Bari che si piazza al 4° posto in Serie B e ottiene l'immediata risalita in Serie A.

Doll, che ormai non ha più i capelli lunghi dell'età giovanile né lo spunto in accelerazione che era una delle sue caratteristiche portanti, resta in squadra anche nel 1997/98, totalizzando 14 gare in Serie A fra infortuni e l'accusa di aver assunto una sostanza dopante, il benzobromarone, dalla quale sarà infine scagionato.

Gioca accanto a ottimi calciatori come Phil Masinga e Klas Ingesson, e a giovani emergenti quali Nicola Ventola e Gianluca Zambrotta. Nei due anni in Puglia mette insieme in totale 47 presenze e 4 goal, prima di far ritorno nuovamente nella sua Germania.

"Quella di Bari fu una bella esperienza - assicurerà in un'intervista a 'Tuttomercatoweb.com' -, anche se pure lì ebbi parecchi guai fisici. C'era Fascetti, grandissimo allenatore, Regalia che era stato il mio D.s. anche alla Lazio e il presidente Matarrese. Nella prima stagione ero capitano, salimmo in Serie A e nonostante gli infortuni ho sempre dato il massimo".
Thomas Doll HamburgoGoal

IL RITIRO E LA CARRIERA DA ALLENATORE

Doll spende gli ultimi tre anni della sua onorata carriera all'Amburgo, dove milita dal 1999 al 2001, dove disputa 32 partite, tutte da subentrante, senza mai giocare da titolare. Nel 2001, all'età di 35 anni, decide infine di dire basta e di ritirarsi dal calcio giocato, chiudendo l'esperienza con gli Anseatici con 7 goal e 15 assist in 83 gare.

Decide quindi di intraprendere la carriera da allenatore, e gli inizi con l'Amburgo sono promettenti. Parte con la seconda squadra, per poi fare bene con la Prima, con cui nel 2005/06 conquista la qualificazione alla Champions League.

Il tecnico di Malchin sembra destinato ad una brillante carriera in panchina, ma l'anno seguente la squadra è eliminata malamente dal massimo torneo continentale e scivola all'ultimo posto in campionato. A febbraio del 2007 Doll è così sollevato dal suo incarico.

Poco male perché un mese dopo, il 13 marzo, accetta la chiamata del Borussia Dortmund per sostituire Hans-Jürgen Röber. Sulla panchina giallonera rimane un anno e mezzo, nel quale perde una finale di Coppa di Germania ai supplementari contro il Bayern ed è protagonista di un leggendario sfogo in conferenza stampa nell’aprile 2008.

Il 19 maggio 2008 rassegna le dimissioni dopo che la squadra chiude la stagione al 13° posto, suo peggior piazzamento degli ultimi 20 anni. Al suo posto nell'estate 2008 arriverà un certo Jürgen Klopp. Da quel momento in poi la sua avventura in panchina sarà quella di un tecnico giramondo con risultati altalenanti.

Thomas Doll FerencvárosSas Gábor

Guida in Turchia il Gençlerbirliği (esonero dopo 4 k.o. in 8 gare), l'Al-Hilal in Arabia Saudita, venendo esonerato il 5 gennaio 2012 dopo un umiliante 1-7 ad opera della Juventus in amichevole, e il Ferencvaros in Ungheria.

L'esperienza con le Aquile verdi è decisamente più positiva, e lo vede conquistare 3 Coppe d'Ungheria (2014/15, 2015/16 e 2016/17), uno Scudetto magiaro (2015/16) e una Supercoppa d'Ungheria nel 2015.

Dopo una breve esperienza ad Hannover, l'ultima avventura lo vede guidare i ciprioti dell'APOEL Nicosia nel 2019. Con questi ultimi vince la Supercoppa di Cipro e disputa l'Europa League dopo esser stato eliminato nei playoff di Champions dall'Ajax.

È evidente che il meglio di sé l'ex ragazzo di Malchin lo abbia dato con le scarpette ai piedi. Lo sanno bene i tifosi di Lazio e Bari, cui 'Fantomas' è rimasto sempre legato.

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