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Tal Banin, il primo israeliano della Serie A: tre anni al Brescia senza brillare

"Sono cresciuto con il mito dell’Italia. Ho visto gli azzurri vincere il Mondiale ’82 che ero solo un ragazzino e da lì ho sempre tifato Italia. Ricordo il goal di Tardelli in finale e, se ci ripenso, ho ancora i brividi in corpo. Da allora, in ogni competizione, ho sempre tifato per lui. Poi in quel gruppo c’erano Alessandro Altobelli e Paolo Rossi, che ho poi conosciuto e con i quali ho avuto ottimi rapporti nel corso degli anni. Non sono solo campioni, ma persone speciali" - Tal Banin in un'intervista a 'Bresciaoggi'.

È stato il primo israeliano a calcare i campi della Serie A nella stagione 1997/98, ha giocato accanto al giovane Andrea Pirlo ma nei suoi tre anni con il Brescia, uno nel massimo campionato e due in Serie B, non è riuscito a brillare, se non a sprazzi. I tifosi della squadra lombarda lo ricordano comunque con affetto per aver contribuito alla promozione nel 1999/00.

Eppure da giovane Tal Banin era considerato una promessa del calcio del suo Paese. Cresciuto, come lui stesso ammetterà, con il mito dell'Italia del 1982, assurgerà agli onori delle cronache già a fine anni Ottanta, raggiungendo presto la Nazionale e venendo nominato 'Calciatore israeliano dell'anno' nel 1991.

Titoli e trofei, però, finiranno presto. Il proseguo della sua carriera, anche a causa di alcuni infortuni che ne mineranno l'integrità fisica, non sarà di quel livello. Dopo l'esperienza italiana con le Rondinelle, tornato in patria, coglierà gli ultimi successi prima del declino e del ritiro all'età di 35 anni, dopo il quale ha intrapreso una nuova carriera da allenatore.

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GLI ESORDI COME GRANDE PROMESSA ISRAELIANA

Nato ad Haifa il 7 marzo 1971, Tal Banin è cresciuto calcisticamente nel Settore giovanile dell'Hapoel Haifa, uno dei club della sua città. Nel 1987 passa in prima squadra e l'impatto con il calcio dei grandi è subito positivo: in due stagioni segna infatti 7 reti in 44 presenze. Non male per chi di ruolo fa il mediano o la mezzala.

La svolta della sua carriera è tuttavia il trasferimento al Maccabi Haifa nel 1989. È infatti nei tre anni disputati con l'altro club cittadino che Banin sale alla ribalta nazionale per le sue prestazioni, realizzando 17 goal in 94 partite. Grazie al suo rendimento elevato conquista la maglia della Nazionale nel 1990 e la manterrà a lungo, per ben 13 anni, diventandone con il tempo il capitano.

Il suo anno migliore è il 1991, nel quale ottiene il riconoscimento di 'Calciatore israeliano dell'anno' assieme a Nir Levine. Nel 1992/93 fa ritorno all'Hapoel Haifa, confermandosi con 27 presenze e 8 goal, prima di tentare l'avventura in un campionato estero.

L'ESPERIENZA AL CANNES E IL RITORNO

Considerato fra le promesse più interessanti del calcio israeliano, Banin è acquistato dal Cannes per la stagione 1993/94. Con i biancorossi è protagonista di un campionato esaltante, anche se più a livello di squadra che personale: i biancorossi chiudono la Division 1 al 6° posto, conquistando la qualificazione in Coppa UEFA, ma Banin non trova molto spazio: 23 presenze e 2 goal, per poi far ritorno nuovamente all'Hapoel Haifa.

Con gli Squali israeliani torna ad eccellere, come testimoniano i 19 goal firmati in 74 gare disputate in campionato in 3 anni. Nel 1996/97 debutta anche nelle Coppe europee, giocando 2 gare e segnando una rete in Intertoto.

TRE ANNI MODESTI AL BRESCIA

La grande occasione nella carriera di Banin si concretizza nell'estate del 1997. Il Brescia di Gino Corioni, neopromosso in Serie A, sceglie infatti di puntare anche sul centrocampista israeliano, prelevato per una cifra attorno al miliardo e 200 milioni di vecchie Lire.

"Eravamo in ritiro in Austria - ricordere a 'Bresciaoggi' -, e un procuratore mi chiamò una notte per chiedere di poter uscire: c’era una squadra di Serie A che si era interessata a me. Finito il ritiro, anziché tornare in Israele comprai un biglietto per Milano".
"Ad aspettarmi c’era Alessandro Quaggiotto: siamo andati sul lago di Garda con questo agente per parlare con il presidente Corioni: in 10 minuti avevamo trovato l’accordo. Mi dissero di non dire nulla a nessuno e così feci. Ma appena atterrato in Israele la notizia era già di dominio pubblico".

Otto anni dopo la triste vicenda dell’attaccante Ronny Rosenthal, che l’Udinese alla fine preferì non tesserare dopo alcune manifestazioni di odio antisemita dei supporter friulani, Banin diventa così il primo israeliano della Serie A.

Fa il suo esordio in Serie A nella 1ª giornata del campionato 1997/98, che vede le Rondinelle opposte all'Inter a San Siro il 31 agosto 1997. Con il numero 26 sulle spalle, è impiegato dal tecnico Beppe Materazzi come mediano fra Emanuele Filippini e Luciano De Paola nel 3-5-2 dei lombardi.

I nerazzurri, che schierano davanti Ganz e Ronaldo 'Il Fenomeno', anche lui esordiente nel torneo, si impongono in rimonta 2-1 con due prodezze di Alvaro Recoba, subentrato nel corso della ripresa, e danno subito al debuttante l'idea della difficoltà del campionato italiano in quegli anni. Al Brescia non basta la rete iniziale di Hubner. Banin resta in campo 83 minuti per poi lasciar spazio a Cristiano Doni all'83'.

Presto trova spazio nell'undici titolare del Brescia un ragazzo molto giovane, che sarà impiegato via via con sempre maggior frequenza alle spalle delle punte: il suo nome è Andrea Pirlo.

"Ero arrivato in ritiro solo da un paio di giorni e con noi c’era un giovane ragazzo di nome Andrea - ricorderà Banin -. Mi bastò vederlo in allenamento per capire che avevamo di fronte un grande campione. Mia moglie era in attesa del nostro primo figlio e non conoscevo la storia di questo ragazzo. Ma sapevo che un giorno avrei raccontato a mio figlio che avevo avuto l’onore di giocare con lui".

Indimenticabile per l'israeliano Banin è la gara casalinga contro l'Empoli, che si disputa al Rigamonti il 7 dicembre 1997 dopo l'avvicendamento in panchina, con Paolo Ferrario al posto di Materazzi.

Pirlo sblocca il risultato su calcio di punizione a giro dalla sinistra che inganna Roccati, Adani raddoppia di testa, prima che Florianjic accorci le distanze in mischia. Il risultato resta in bilico ed è l'ex Hapoel Haifa a mettere il punto sulla gara con un gran destro dal limite dell'area che si insacca all'incrocio dei pali al 69'.

Il 3-1 regala alle Rondinelle 3 punti preziosi, anche se alla fine i lombardi non si salveranno e torneranno subito in Serie B, classificandosi al 15° posto finale su 18 squadre. In panchina anche Ferrario verrà esonerato e al suo posto per le ultime tre giornate la squadra sarà allenata dal duo Salvi-Bacconi. Pur vincendo gli ultimi due match con Napoli e Parma, però, il Brescia non riesce a mantenere la categoria.

La stagione del centrocampista israeliano sarà piuttosto modesta, e quello con i toscani resterà l'unico goal da lui realizzato in Serie A in 26 presenze, cui si aggiungono 2 apparizioni in Coppa Italia. Gli allenatori lo utilizzano in varie posizioni: oltre che come mediano, gioca anche da mezzala e talvolta da centrocampista sinistro.

"Aver avuto la possibilità di giocare in Serie A in quegli anni è stato un sogno - racconterà a 'Bresciaoggi' -. Ogni squadra che affrontavi era ricca di campioni. Ma ricordo con piacere la partita con l’Empoli. Segnai il mio primo goal in Italia e regalai la mia maglia a fine partita a un ragazzo israeliano molto malato che era venuto allo stadio a vedere la partita. Oggi sta meglio, è diventato avvocato e siamo molto amici".

L'israeliano resta in squadra anche in Serie B, e la stagione 1998/99 non sarà di quelle memorabili da ricordare. Con Silvio Baldini in panchina disputa infatti 29 gare senza lasciare il segno, condizionato anche dai problemi fisici ad un ginocchio che non gli consentono di esprimersi al 100%.

Decisamente più ricca di soddisfazioni l'annata 1999/00. Le Rondinelle, guidate da Nedo Sonetti, ottengono un terzo posto finale in Serie B dietro a Vicenza e Napoli e tornano in Serie A, aprendo un ciclo che le vedrà protagoniste nel massimo campionato per 4 anni consecutivi e sarà ricordato anche per la partecipazione alla Coppa Intertoto.

Banin dà il suo contributo alla risalita con altre 26 gare senza goal e in alcune occasioni è utilizzato anche in posizione più avanzata alle spalle delle punte. Il momento più difficile lo vive quando a è squalificato per presunto utilizzo di sostanze dopanti.

"Successe a febbraio - ricorderà -. la mia posizione venne poi archiviata, ero innocente. Giocai diverse partite anche come trequartista prima dell’arrivo a gennaio di Stroppa". 

Il jolly di centrocampo segna il suo secondo goal 'italiano' in Coppa Italia nel successo per 2-1 nel girone ai danni della Reggiana, disputando 4 gare nella competizione. In tre stagioni aveva totalizzato in tutto 87 presenze e 2 goal col Brescia. Non avrà però la possibilità di riassaporare la Serie A, e nell'estate del 2000 farà ritorno in patria.

"Capii presto cosa serviva per conquistare il Rigamonti - dirà al 'Corriere di Brescia' -: correre e sudare la maglia. Non avevo piedi sopraffini, ma queste qualità non mi sono mai mancate. Scendemmo di categoria, poi nel mio ultimo anno italiano tornammo in A".
"Non aver continuato con il Brescia - ammetterà ai microfoni di 'Operazione Nostalgia' - è un rimpianto che mi porto sempre dietro, perché la Serie A allora era il massimo e il presidente Corioni credeva in me. Purtroppo fu una decisione dettata da ragioni personali".

PILASTRO DELLA NAZIONALE ISRAELIANA

Dopo aver militato anche nella Rappresentativa Under 16 e in quella Under 21, Tal Banin esordisce con la Nazionale maggiore di Isreale già il 16 maggio 1990 a Ramat Gan, città della periferia orientale di Tel Aviv, nell'amichevole contro l'Unione Sovietica.

E il suo sarà un esordio memorabile: segna infatti il definitivo 3-2 per Israele, dopo che i sovietici avevano rimontato due volte i padroni di casa con le reti di Lytovchenko e Mikhailichenko. Si ripete nella seconda partita contro l'Argentina di Maradona, ma in questo caso il suo goal non basterà ad evitare la sconfitta (1-2).

Presto Banin diventa un pilastro della squadra di Israele, con cui gioca per 13 anni diventandone il capitano. In tutto totalizza 78 presenze e 12 goal, fra cui 3 reti in 17 gare nelle qualificazioni Mondiali, e 2 goal in 21 partite nelle qualificazioni agli Europei.

Lascia la Nazionale nel 2003, all'età di 32 anni, dopo aver disputato a Palermo per ragioni di sicurezza le ultime due gare delle qualificazioni ad Euro 2004 contro Francia e Cipro (sconfitta 1-2 e vittoria per 2-0). Il suo unico rammarico è non aver mai potuto disputare con Israele un grande torneo internazionale.

IL DECLINO

Lasciato il Brescia nel 2000, Banin riparte dal Maccabi Tel Aviv, in patria, che per prenderlo paga al Brescia un miliardo e 800 milioni di Lire. Con la squadra gialloblù ottiene le ultime vittorie della sua carriera calcistica: un terzo Scudetto israeliano nel 2002/03 e due Coppe di Israele nel 2000/01 e nel 2001/02. In questi anni disputa anche la Coppa UEFA per due volte di seguito.

Paga però a caro prezzo la mancata qualificazione alla Champions League nell'estate 2003: viene infatti ritenuto responsabile assieme ad un suo compagno dell'eliminazione ad opera degli sloveni dello Zilina (sconfitta per 1-0 in trasferta e pareggio per 1-1 in Israele) e licenziato in tronco.

Dopo 98 presenze, 14 goal e 15 assist con il Maccabi Tel Aviv, l'ex bresciano gioca ancora con il Bnei Yehuda (21 presenze), il Beitar Gerusalemme (12 presenze e un goal) e il Maccabi Netanya (27 presenze e una rete), squadra con la quale si ritira nel 2006 all'età di 35 anni.

Ricorderà sempre con affetto il suo triennio al Brescia.

"Al Brescia ho vissuto tre anni stupendi - assicurerà -. Dispiace solo per il mio ginocchio: ho sempre giocato con continuità ,ma avevo problemi con la cartilagine".
"Quello che è rimasto sono le sensazioni meravigliose che ho vissuto e la possibilità di aver condiviso lo spogliatoio con grandi giocatori e persone straordinarie con le quali sono tuttora in contatto - aggiunge -. Penso ad Adani, ai gemelli Filippini, che avevo ribatezzato 'i gemelli Springsteen' e mi chiamavano 'terùn', dicendo che ero un finto calabrese. Poi c'erano Hubner, Pirlo, Filippo Galli, Kozminski, Pavarini e anche Raducioiu. Non potrei dimenticare Mero: ero molto amico di Vittorio. Porto nel mio cuore Brescia, la città e ogni persona che ho conosciuto". 

Dopo il ritiro l'ex centrocampista ha intrapreso la carriera da allenatore, che finora ha speso interamente in patria. Dopo aver fatto da vice al Maccabi Petah Tikva nel 2007/08, ha iniziato allenando la Nazionale israeliana Under 17 fino al 2010. Dal 2011 al 2012 ha quindi guidato l’Hapoel Haifa, e successivamente Maccabi Netanya e Maccabi Ahi Nazareth.

Nel 2014/15 è tornato sulla panchina dell'Hapoel Haifa, conducendo gli Squali per due anni, prima di approdare al Bnei Sakhnin e nuovamente con il Maccabi Ahi Nazareth, squadra con cui nel 2019/20 ha fatto la sua ultima esperienza da tecnico. Il grande sogno è guidare un giorno il Brescia:

"Seguo sempre la squadra, vedo le partite e faccio il tifo - assicura Banin -. Allenare il Brescia? Magari, sarebbe stupendo tornare".
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