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Stefan Reuter, campione del Mondo con la Germania ma flop in Italia con la Juventus

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Terzino destro fluidificante, elegante e dai grandi mezzi fisici, all'occorrenza in grado di disimpegnarsi anche da libero e da mediano, in Germania è considerato uno dei 'grandi' del calcio tedesco: Stefan Reuter, del resto, ha vinto tutto fra Bayern Monaco e Borussia Dortmund, squadre delle quali è oggi un'icona,e fa parte di quella generazione d'oro di calciatori tedeschi che con la Nazionale ha conquistato prima i Mondiali di Italia '90 poi gli Europei del 1996 in Inghilterra. 

L'unica esperienza fuori dai confini della propria patria, tuttavia, che lo ha visto indossare la maglia della Juventus nella stagione 1991/92, è ricordata come un clamoroso flop: quello a Torino fu per il calciatore classe 1966 un anno da dimenticare, fra infortuni ed equivoci tattici.

REUTER, UN ATLETA PRESTATO AL CALCIO

Nato il 16 ottobre 1966 nella cittadina tedesca di Dinkelsbühl, in Franconia, nell'allora Repubblica Federale Tedesca o Germania Ovest, è il secondogenito di Fritz ed Ella Reuter. Ha un fratello maggiore e una sorella più piccola e a scuola va abbastanza bene, tanto da arrivare a conseguire il diploma di maturità.

Ma dove Stefan eccelle è nello sport, del resto è un figlio d'arte, visto che i suoi genitori erano stati entrambi sportivi: il papà mezzofondista di buon livello sui 1000, 1500 e 3000 metri piani, la madre una giocatrice di pallamano. 

All'età di 6 anni i suoi genitori iscrivono Stefan nel TSV 1860 Dinkelsbül, una polisportiva della sua città, nella quale all'età di 8 anni inizia a praticare due discipline sportive: il calcio e l'atletica leggera. In quest'ultima il giovane Stefan si rivela come velocista di belle speranze: corre con ottimi risultati i 50 e i 75 metri, ma l'exploit lo compie nel mezzofondo, vincendo il titolo regionale sugli 800 metri.

La dicotomia calcio-atletica leggera si protrae fino al 1980:Stefan deve prendere una decisione su cosa vuole fare da grande e opta peril calcio. Prosegue a praticarlo nelle formazioni giovanili del TSV 1860 Dinkelsbül, per poi passare nel 1982 al Norimberga nella 'B-Jugend', categoria del calcio tedesco paragonabile agli Allievi.

Insegue dunque il sogno di diventare calciatore professionista, ma non abbandona del tutto il suo vecchio amore: per una volta alla settimana, infatti, continua a farsi seguire da un tecnico dell'atletica leggera, con il quale svolge un lavoro di potenziamento delle articolazioni dei piedi. Un lavoro extra campo, che si somma agli allenamenti quotidiani, sarebbe estenuante per tanti, ma non per lui, che ci guadagna qualità fisiche eccezionali e una progressione inarrestabile.

Dopo due anni nelle Giovanili del Norimberga, nel 1984 arriva per Stefan l'occasione che da tempo stava aspettando, quella del debutto in Prima squadra. I rossoneri militano in Seconda Divisione ma nella stagione 1984/85 nutrono ambizioni di promozione in Bundesliga. L'avvio di campionato però non è esaltante, e dopo la sconfitta casalinga con il Saarbrücken, il 29 settembre, i senatori decidono di ammutinarsi contro l'allenatore Heinz Höher.

Quest'ultimo, dalla sfida successiva fuoricasa contro i Kickers Offenbach decide allora di affidarsi ai giovani del vivaio: fra questi c'è anche Reuter, che fa così il suo esordio in Bundesliga il 6 ottobre 1984 e, impiegato da libero, contribuisce alla vittoria in trasferta per 3-2 del Norimberga. Da quel momento in poi la squadra inizia a macinare risultati positivi, che, al netto di qualche sconfitta, la porterà alla vittoria della Zweite Liga e alla promozione nel massimo campionato tedesco.

Reuter è considerato il simbolo di quell'impresa, tanto che qualcuno si lancia in considerazioni azzardate:

"Reuter è per il Norimberga ciò che Beckenbauer è stato per il Bayern Monaco".

Ma non c'era nulla di più sbagliato: il classe 1966 resterà infatti in rossonero per poche stagioni e si affermerà ad alti livelli nel ruolo di terzino destro. 

DAL NORIMBERGA AL BAYERN MONACO

Ottenuta la promozione in Bundesliga alla sua prima stagione da professionista, Reuter resta al Norimberga altre tre stagioni, nelle quali continua ad essere utilizzato prevalentemente da libero. Destro naturale, è pulito ma deciso nei contrasti, nonché molto corretto sotto il profilo disciplinare, tanto da essere raramente sanzionato dagli arbitri. Nel 1987/88, la sua ultima stagione in rossonero, è anche grazie alle sue prestazioni di alto livello che la squadra conquista un 5° posto finale e si qualifica per la Coppa UEFA.

A Norimberga Reuter trova anche l'amore della sua vita. Nel tempo libero gioca a tennis ed è nei campi in terra rossa del Centro sportivo del club conosce Birgit Schäfer, con cui nasce un legame sentimentale.

Per Stefan, dopo 4 anni in cui aveva totalizzato 133 presenze e 14 goal con la squadra che lo aveva lanciato, nel 1988 arriva però il momento di cambiare aria e di approdare in una big: ad attenderlo, dopo l'addio del suo maestro Höher, c'è infatti il Bayern Monaco, che per lui e il suo compagno di squadra Roland Grahammer, che gioca stopper e terzino destro marcatore, sborsa 5 milioni e 800 mila marchi (circa 4 miliardi e mezzo di Lire, di cui 3 miliardi e 200 milioni per Reuter), cifra fra le più alte all'epoca fra quelle pagate in Bundesliga per due difensori.

L'accordo fra il Norimberga e il Bayern viene chiuso già nel mese di marzo, anche se il trasferimento si concretizza poi nell'estate 1988. La carriera calcistica di Reuter prende dunque la strada che ogni calciatore tedesco sogna. Nelle tre stagioni al Bayern, infatti per Stefan arrivano le prime grandi vittorie in ambito nazionale:2 Scudetti tedeschi (1988/89 e 1989/90) e la Supercoppa di Germania del 1990. 

Inizialmente però, Stefan non è particolarmente entusiasta di far parte di una grande squadra.

"Se Heinz Höher, il tecnico a cui devo di più come calciatore, fosse rimasto l’allenatore del Norimberga, non me ne sarei mai andato", dichiara nei suoi primi mesi in Baviera.

Il suo nome diventa noto anche a livello internazionale, dove Reuter colleziona tre semifinali: nel 1989 in Coppa UEFA (è eliminato dal Napoli di Maradona) e nel 1990 e nel 1991 in Coppa dei Campioni (dove è eliminato rispettivamente dal Milan e dalla Stella Rossa). Quando approda ai bavaresi, nei test atletici sbalordisce letteralmente i medici del Bayern: corre i 100 metri in 10''7 e, soprattutto, una capacità polmonare capacità di poco inferiore ai 7 litri di volume, come quella di due campionissimi del ciclismo, Eddy Merckx e Stephen Roche.

Non solo: grazie ai duri allenamenti cui si è sottoposto da giovane, praticamente non sente lo sforzo fisico. Nel 1990, la sua ultima stagione con il Bayern, quando è al massimo della fatica, sprigiona una potenza pari a 220 watt mantenendo 120 pulsazioni cardiache al minuto (quando una persona comune che raggiunge i 125 watt di potenza ha già 150 pulsazioni al minuto).

Nel 1989 Stefan, dopo un periodo di convivenza, corona a Monaco di Baviera la sua storia d'amore con Birgit con il matrimonio. Da sua moglie avrà tre figli: 2 femmine, Jessica e Jennifer, e un maschio, Stefan Junior, classe 2000 che sogna di diventare un calciatore professionista come il padre.

In Baviera per Reuter non mancano tuttavia i problemi, su tutti la confusione tattica che gli creano i continui cambi di ruolo cui lo sottopone il tecnico Jupp Heynckes:prima mediano, sull’asse centrale del campo, poi fluidificante sulla fascia destra, quindi ancora mediano e infine libero, quando in Nazionale Beckenbauer lo considera ormai un terzino destro di spinta.

IL FLOP ALLA JUVENTUS CON TRAPATTONI

Dagli equivoci tattici col Bayern derivano poi gran parte degli abbagli tattici che prenderà nei suoi confronti la Juventus. Il club bianconero si interessa al tedesco già nella primavera del 1990 attraverso l'allora presidente Luca Cordero di Montezemolo, che di fatto getta le basi del passaggio del giocatore a club torinese nell'anno successivo, convinto che il suo progetto rivoluzionario con Gigi Maifredi al timone della squadra risulti vincente. 

La stagione 1990/91 si rivela però un grosso fallimento per la Vecchia Signora, che non riesce nemmeno a qualificarsi per le coppe europee. Nell'estate 1991, nonostante 'la restaurazione' di cui è oggetto la Juventus, con il ritorno di Giampiero Boniperti nei panni di Amministratore delegato e di Giovanni Trapattoni in panchina, l'acquisto di Stefan è confermato. Il tecnico di Cusano Milanino punta su di lui e sul suo compagno di squadra, il coriaceo Jürgen Kohler, per rilanciare una squadra che aveva avuto nella vulnerabilità difensiva uno dei punti deboli della stagione precedente.

La somma sborsata dal club torinese per Reuter è di 4 miliardi e 600 milioni. La sua avventura italiana non parte tuttavia nel migliore dei modi. Al tedesco è infatti saltato il menisco e deve andare sotto i ferri. L'operazione riesce perfettamente, e dopo 20 giorni di degenza, il nuovo acquisto può iniziare ad allenarsi con la nuova squadra.

"È stato facile tornare in campo dopo appena 19 giorni, - dirà - l’operazione, effettuata dal professore Pizzetti, è andata benissimo e la rieducazione altrettanto. Del resto, il centro Sisport di Orbassano è attrezzatissimo e dispone dei macchinari più moderni. Volevo operarmi in Germania, ma mi sono fidato dei consigli del dottor Bergamo, il medico della Juventus. Mi ha garantito che in Italia avrei trovato il meglio e ha avuto ragione".

L'attesa per vederlo all'opera è grande per i tifosi. Ma Trapattoni si interroga in che ruolo impiegarlo: fra i ruoli ricoperti al Bayern opta per quello di mediano, nonostante ormai da tempo in Nazionale Stefan giocasse da fluidificante destro. Il Trap pensa che la sua velocità possa essere utile alla squadra, ma, sorprendentemente il tedesco in Serie A in mezzo al campo fa fatica. A livello fisico è sempre fra i migliori, ma pecca nella visione di gioco e nel fraseggio stretto.

"Ho cominciato la carriera da libero, nel Norimberga, - dice il tedesco - per essere poi trasformato in mediano nel Bayern. Ma, nella squadra bavarese, ho agito spesso da laterale destro, posizione nella quale posso esprimermi meglio. In Germania, c’erano meno obblighi e per questo mi sganciavo di più, all’attacco. Qui in Italia, esistono precisi doveri di marcatura e contenimento".

Per questo nonostante l'impegno non manchi, Reuter non riesce mai a dare il meglio di sé, contrariamente a Kohler, che si conferma un ottimo centrale marcatore. L'esordio assoluto è del 28 agosto 1991 in Coppa Italia contro l'Udinese (0-0 allo Stadio Friuli), mentre il debutto nel campionato italiano avviene il 1° settembre nel successo interno per 1-0 contro la Fiorentina. 

La Juventus è protagonista comunque di una stagione positiva e di rilancio, e si piazza al 2° posto alle spalle del Milan di Capello, che si laurea campione d'Italia. Reuter chiude invece con 28 presenze in Serie A e 8 presenze in Coppa Italia senza riuscire a incidere.

L'occasione buona è la finale di Coppa, che vede Madama opposta al Parma di Scala. Ma sono proprio i ducali, sulla carta sfavoriti, a imporsi nel doppio confronto, che vede il tedesco sempre titolare come esterno di fascia destra. All'andata i bianconeri vincono di misura a Torino grazie a un goal su rigore di Roberto Baggio, ma al Tardini sono travolti 2-0 dai gialloblù e vedono sfumare la possibilità di chiudere l'anno con un trofeo.

Quello di Reuter è un flop piuttosto clamoroso, vista la caratura del calciatore, e Stefan non avrà altre occasioni di dimostrare il proprio valore in Italia, perché nell'estate del 1992 i bianconeri decidono di cedere il classe 1966 al Borussia Dortmund, che per riportarlo in Germania versa oltre 4 miliardi di Lire.

"Torno nel mio Paese, - dichiara un amareggiato Reuter ai giornalisti italiani - lì si vive bene, si gioca un grande campionato e con il Borussia farò la Coppa UEFA".

"Sono contento, - aggiunge, lanciato una frecciata alla Juventus - lì almeno lotterò per lo Scudetto".

Germany 1996Getty

CAMPIONISSIMO CON LA GERMANIA

Fin da giovane, Reuter ha legato il suo successo anche alla Nazionale tedesca. Già dai tempi delle Giovanili del Norimberga il classe 1966 fa parte della Rappresentativa tedesca Under 16 che nel maggio del 1984 a Ulm conquista gli Europei di categoria, venendo utilizzato da mediano.

Gioca quindi con l'Under 17 e l'Under 18, passando poi alla Germania Under 21. Qui avviene il cambio di ruolo: Reuter, fra il settembre 1985 e l'ottobre del 1987, colleziona 11 presenze e viene costantementeimpiegato da laterale destro, ruolo in cui può esprimere tutta la sua potenza fisica. Solo 2 volte è invece impiegato da centrale difensivo, in un'occasione da libero (gara in cui segna il suo primo goal con una selezione nazionale) e in un'altra nell'inedito ruolo di stopper.

Il 18 aprile 1987, a Colonia, in amichevole contro l'Italia di Azeglio Vicini, Reuter fa quindi il suo esordio nella rappresentativa maggiore della Germania Ovest (0-0). Beckenbauer lo inserisce nel secondo tempo al 63' al posto di Wolfgang Rolff.

'Kaiser Franz', cui da giovane veniva accostato, non lo vede però come libero o mediano e lo utilizza anche lui essenzialmente da terzino destro.

"È troppo giovane", replica il Ct. tedesco a chi gli chiede come mai non schieri Reuter in quelli che fuorono i suoi ruoli.

Il 12 dicembre del 1987 realizza il suo primo goal in Nazionale a Brasilia, nell'amichevole contro il Brasile. Considerata la giovane età (21 anni), è escluso dai convocati per Euro '88, e torna in rosa nelle qualificazioni a Italia '90.

Ai Mondiali italiani, i suoi primi, Reuter fa regolarmente parte della rosa della Germania Federale. Disputa tutte le partite del girone e l'ottavo di finale di Milano contro l'Olanda, poi salta i quarti con la Cecoslovacchia e in semifinale e finale gli viene inizialmente preferito Berthold, ma il giocatore del Bayern subentra poi nella ripresa, collezionando in tutto 6 presenze e laureandosi campione del Mondo.

Dopo 23 partite e un goal con la Germania Ovest, Reuter continua a far parte anche della Nazionale della Germania unita guidata dal nuovo Ct. Berti Vogts. Con quest'ultima va a segno in amichevole il 27 marzo 1991 a Francoforte sul Meno contro l'URSS (2-1 per i tedeschi) e partecipa prima ad Euro '92, che i tedeschi, sconfitti in finale dalla Danimarca chiudono al 2° posto, poi salta l'infelice spedizione di USA '94, e torna per vincere Euro '96 (2-1 in finale al Golden goal contro la Repubblica Ceca), iscrivendo il suo nome al ristretto computo di calciatori in grado, nella loro carriera, di conquistare Europei e Mondiali.

Nel 1998 disputa in Francia i suoi ultimi Mondiali: Reuter gioca soltanto la sfida del girone contro gli Stati Uniti, vinta dalla DFB 2-0, assistendo poi dalla panchina alle altre partite, inclusa la sconfitta ai quarti di finale con la Croazia. Proprio il match con gli States costituisce l'ultima apparizione di Reuter con la Germania, che chiude complessivamente con 69 presenze e 2 reti.

Beckenbauer sosteneva che fosse fra i migliori 10 terzini destri di sempre della Bundesliga e di lui Vogts diceva:

"Con le sue qualità dinamiche, sulla fascia destra Reuter è un elemento determinante".

Stefan Reuter Borussia Dortmund 20071997Getty Images

IL BORUSSIA DORTMUND E 'LA VENDETTA' EUROPEA

Tornato in Germania dopo l'infelice parentesi italiana con la Juventus, Reuter lega la seconda parte della sua carriera da calciatore al Borussia Dortmund. Riportato nel ruolo naturale di esterno destro (terzino o centrocampista di fascia), con la maglia giallonera Stefan rinasce e in 12 anni diventa una bandiera e una leggenda del club, scrivendo la storia. 

Vince praticamente tutto: altri tre Scudetti tedeschi (1994/95, 1995/96 e 2001/02), portando a 5 il numero complessivo in carriera, due ulteriori Supercoppe tedesche (1995 e 1996, 3 quelle totali), la Champions League 1996/97 e la Coppa Intercontinentale del 1997.

Il 28 maggio 1997, a Monaco di Baviera, i gialloneri strapazzano 3-1 la Juventus di Marcello Lippi nella finale di Champions, e per Reuter, amareggiato per il trattamento ricevuto a Torino, è la vendetta da servire sul piatto freddo. Il 2 dicembre dello stesso anno, grazie a un secco 2-0 ai danni dei brasiliani del Cruzeiro, Reuter si laurea anche campione del Mondo per club. 

Negli ultimi anni si alterna nei tre ruoli ricoperti in carriera. Dopo aver indossato in alcune occasioni anche la fascia da capitano, il 15 maggio 2004 Reuter disputa la sua ultima partita in Bundesliga. Il tecnico Mathias Sammer (altro tedesco che in Italia non era riuscito a convincere) lo schiera titolare come mediano nel successo interno per 3-1 sul Borussia Mönchengladbach.

Al 61' lo richiama in panchina, per tributare la standing ovation del suo pubblico al campione tedesco. Stefan ha 37 anni e decide di ritirarsi, dopo una carriera ricca di successi con l'unica amarezza del flop juventino.

Stefan Reuter FC Augsburg 10312015Getty

LA CARRIERA DA DIRIGENTE

Appesi gli scarpini al chiodo, Reuter preferisce da subito la carriera dirigenziale a quella da tecnico. Inizialmente resta nel Borussia Dortmund, svolgendo il ruolo di assistente della dirigenza nel settore marketing.

Successivamente fa scalpore, più che altro per i trascorsi al Bayern Monaco, il suo passaggio nel 2006 al Monaco 1860 come Direttore sportivo.

"Una volta leone, per sempre leone", dichiara all'atto del suo insediamento. Ma lo slogan è visto dai tifosi come un goffo tentativo di ingraziarseli. L'esperienza dura tre anni, fra alti e bassi, come la fallimentare scelta di Schachner come allenatore del club.

Nel 2009, con la squadra per l'ennesima volta in lotta per non retrocedere e protagonista di una serie consecutiva di sconfitte, viene esonerato. Non ricevendo altre proposte, entra a far parte dell'agenzia 'Mm Sports', che ha fra i suoi clienti la Desso Systems, società che vende nuove tipologie di campi da gioco, in erba naturale mista a fibre sintetiche.

Per oltre tre anni Stefan gira così la Germania per vendere superfici per i campi di gioco e si vede talvolta tornare in campo con le vecchie glorie dei club con cui ha giocato o con la Germania. 

Nel 2012 arriva però la proposta dell'Augsburg, e Reuter diventa il nuovo Direttore sportivo del club, ruolo che ricopre ancora oggi. Per il resto pur restando socio della 'Mm Sports', rinuncia a ricoprire ruoli operativi.

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