Partiamo dal dato storico: la Juventus non aveva mai perso le prime due partite di Champions League. I bianconeri in passato hanno balbettato e tremato, ma mai erano usciti inondati di fischi – tra le mura amiche – a settembre. Questo è l’aspetto più sconcertante per la Vecchia Signora che, pronti via, si ritrova tra le mani una stagione già compromessa. Sorride il Benfica, piangono Bonucci e compagni. E non solo metaforicamente.
Solamente pensare di andare avanti in Europa, ora, rappresenta meramente un atto di fede. La Juve non ha niente. Non ha organizzazione, non ha idee e nemmeno senso di appartenenza. Non sposa neanche lontanamente il concetto di squadra e, difatti, l’avvio non mente: pareggite in campionato, buio pesto in Champions.
È notte fonda per Massimiliano Allegri che, inevitabilmente, finisce sul banco degli imputati. La sensazione, e forse qualcosina in più, è che il tecnico sia in balia degli eventi. Contro il Benfica, insomma, allo Stadium è stato trasmesso un film già visto e rivisto: avvio promettente con annesso crollo a tutto tondo. Un atteggiamento inspiegabile e che, ormai, non fa più notizia.
Non si capisce, davvero, cosa sia diventata la Juve. Un ibrido plasmato sul mercato seguendo le indicazioni dell’allenatore che, però, al momento non ha saputo trovare la benché minima quadra. Sì, è vero, per un organico così lacunoso fare a meno di Pogba e Chiesa è complicato, ma andare oltre dovrebbe rappresentare la base del discorso. La Sampdoria si può battere anche senza i lungodegenti. E la scusa non regge.
Il Benfica a Torino è andato in difficoltà solamente nelle battute embrionali dell’incontro, tanto da finire sotto. Il prosieguo, invece, è da associare al dominio puro. Basti pensare che i bianconeri non subivano 19 tiri in una gara casalinga di Champions dal 2013 contro il Bayern Monaco. Un altro numero sconcertante, l’ennesimo, che certifica la partenza horror della Juve. Chiamata, ora, a effettuare delle riflessioni approfondite.
Allegri rischia? Non risulta uno scenario simile. Ma le vie del calcio, si sa, sono infinite. Di certo, se Max non si sente parte del problema bensì della soluzione, è chiamato a trovarla. E anche rapidamente considerando come – storicamente – la Juve non aspetti nessuno. Magari cambiando il tiro sulla comunicazione, un po’ troppo contraddittoria, vedi l’appuntamento decisivo con il Benfica. Sì, no, forse.
Era una gara decisiva, eccome, e ha portato la Juve a mettere un piede fuori dalla Champions. Superfluo aggiungere altro.


