Nel giorno in cui Giampiero Ventura dice basta con il calcio, quanto meno in qualità di allenatore, l’Italia di Roberto Mancini si complica la vita in vista dei Mondiali di Qatar 2022.
Ansia, preoccupazione, incertezza. Tre ingredienti emersi specialmente nel lato A del match proposto dall’Italia contro la Svizzera (1-1) e che hanno messo a nudo un problema divenuto atavico: l’assenza di un attaccante che – con la casacca azzurra – sappia trovare un principio di continuità.
Puro e nudo “ciapa no”. Tra Ciro Immobile – indisponibile contro gli elvetici – lontano parente del giocatore che settimanalmente ammiriamo con la Lazio, passando per Andrea Belotti alle prese con l’ennesima insufficienza rimediata in Nazionale. Insomma, siamo alle solite ma ora il discorso inizia a diventare piuttosto problematico. Anche perché, per poter (eventualmente) sognare in grande anche in Qatar, occorre quadrare il cerchio là davanti. Stop.
Getty/GoalE sebbene Mancini continui a predicare calma e serenità, il registro va cambiato. In tempi recenti si ipotizzava che Moise Kean e Giacomo Raspadori potessero scalare rapidamente le gerarchie. Ma il primo, out per infortunio, non è titolare tra le fila della Juve e non sembra ancora vantare il peso specifico per primeggiare in azzurro, mentre il calciatore del Sassuolo – complice l’arrivo Alessio Dionisi sulla panchina neroverde - è diventato più un uomo tra le linee anziché una punta moderna. Morale della favola? Incertezze al potere.
E se Gianluca Scamacca contro la Svizzera è rimasto tutto il tempo in panchina, la sensazione è che in questo periodo storico per Mancini la soluzione più efficace sia rappresentata da un tridente tecnico, scattante e che non dia punti di riferimento. Opzione già sperimentata con Federico Bernardeschi, tornata di moda all’Olimpico con l’ingresso di Domenico Berardi. Tamponare oggi, okay, ma senza perdere di vista la programmazione.
Il futuro potrebbe essere rappresentato da Lorenzo Lucca, bomber del Pisa e dell’Under 21, entrato concretamente nel mirino di Mancini e del suo staff. Tuttavia, allo stato attuale delle cose, regnano pragmatismo e prudenza. Vietato bruciare i potenziali campioni del domani, che per forza di cose non possono raffigurare i salvatori della patria nell'attualità.
Detto ciò, passano i mesi ma all’orizzonte non si intravedono evoluzioni immediate. Alla ricerca della miglior espressione targata Immobile, con qualche speranza qua e là riposta in Belotti. Troppo poco per i campioni d’Europa in carica, chiamati a trovare un simbolo prolifico. Arriverà?
