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Bonucci Lazio JuventusGetty Images

Attendismo e ripartenza: questa Juve si esalta così

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La Juventus 2021-2022 è questa qui: qualche bella partita, batoste inaspettate, vittorie non banali. Il successo ottenuto all'Olimpico contro la Lazio, infatti, sottolinea come la Vecchia Signora sia capace di tutto, anche di espugnare un campo così complicato realizzando due reti e senza subirne.

Non è un caso che spesso e volentieri la porta inviolata per i bianconeri diventi sinonimo di tre punti. Riassunto: se non prendo goal, la porto a casa; se devo rimontare, invece, nascono e si accentuano i dolori. Un quadro che sottolinea, quindi, come l'attuale rosa zebrata sia più portata a difendere il fortino anziché ad assaltarlo.

Questione di caratteristiche. Madama può fare leva su una batteria di contropiedisti non indifferente. Gente che sa dare del tu al pallone, sì, ma che al tempo stesso riesce a esprimersi al meglio in velocità. Nomi e cognomi: Juan Cuadrado, Federico Chiesa, Alvaro Morata e Dejan Kulusevski.

A Roma, proponendo una prova applicata a tutto tondo, la Juve è riuscita a ottenere l'intera posta senza inventarsi niente. Da una parte il giochista Maurizio Sarri, dall'altra il risultatista Max Allegri. Due visioni differenti del mondo, della vita, del calcio. Entrambi vincenti, ma con sfumature – diametralmente – opposte.

Ha vinto il tecnico livornese, e non lo ha fatto con il suo neologismo preferito, bensì studiando il piano gara adatto in relazione alle caratteristiche degli avversari: linee strette, compattezza e spietatezza. Poi, come accade spesso e volentieri, sono gli episodi a fare la differenza. Vedi i due rigori magistralmente trasformati da Leonardo Bonucci.

Più indizi iniziano a fare una prova: Chelsea, Torino, Roma e Lazio evidenziano come l’Allegri 2.0 prediliga fare della compattezza il suo credo calcistico. In parole povere, difesa posizionale chirurgica e cinismo al potere. Fare la partita – dominando e dettando i tempi – invece è un'altra cosa e abbraccia concetti (assai) lontani dalle abilità dell'organico corrente che, in primo luogo a centrocampo, palesa da tempo evidenti lacune strutturali.

Se evoluzione sarà, inevitabilmente, dovrà passare dal gioco. Ma ad Allegri ora preme prima di tutto trovare il tanto agognato equilibrio, mettendo nel mirino la finestra di mercato che potrebbe tornare particolarmente utile. Base del discorso: senza budget è impensabile sognare, ma con creatività e ingegno si possono scovare le giuste occasioni. Ogni riferimento alla linea metodista è puramente voluto.

Gradualmente, e nel tempo, Allegri per forza di cose dovrà provare ad alzare l'asticella per pensare concretamente di tornare a fare la voce grossa sia in Italia sia fuori dai confini nostrani (anche se ciò già accadendo, perlomeno ai gironi). Ma la stagione in corso, al di là del blasone e delle inevitabili pressioni, assomiglia tanto a un work in progress chiamato a fornire segnali inequivocabili sui quali lavorare e plasmare. 

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