Tra i tanti personaggi storici che animeranno Euro 2020, uno in particolare ha scritto pagine indelebili della nostra Serie A: Andriy Shevchenko, ieri bomber implacabile del Milan e oggi commissario tecnico di un'Ucraina che si propone come possibile sorpresa della competizione.
Ai microfoni di Goal, Sheva ricorda in particolare l'edizione del 2012, quella che l'Ucraina ha organizzato assieme alla Polonia e che ha rappresentato l'ultima sua grande manifestazione da calciatore.
"C'era tanto entusiasmo tra le persone, ma anche all'interno della squadra. È stato un grande evento per l'Ucraina e la Polonia. Tutti erano molto eccitati. Non vedevamo l'ora di organizzare questo evento.
Ricordo la prima partita che abbiamo giocato contro la Svezia in Ucraina. Giocare in uno stadio pieno, davanti a tanti tifosi che ci hanno sostenuto, è stato eccezionale. È stato molto emozionante. Oltre a questo, ho segnato due goal che ci hanno dato la vittoria. Non avrei mai potuto immaginare di meglio nella vita. Soprattutto allora che avevo 35 anni".
Per Shevchenko, come detto, è stato un torneo speciale.
"Sì, perché è stato il mio ultimo grande torneo. E davanti ai nostri sostenitori. Ho avuto molti problemi fisici durante gli ultimi anni della mia carriera ed era importante per me brillare in questa competizione. Ho fatto di tutto negli ultimi quattro mesi per rimettere il mio corpo in carreggiata per questa competizione e anche per essere preparato mentalmente. E l'ho fatto. Ho giocato un buon torneo, come nei miei anni migliori".
Centravanti letale, Pallone d'Oro, con l'Ucraina Shevchenko ha giocato una grande manifestazione solo nel 2006 e nel 2012.
"Sai, ci sono state molte volte in cui siamo stati molto vicini a parteciparvi con l'Ucraina. Abbiamo fallito spesso negli spareggi. Ma questo è il calcio e devi accettarlo. Il calcio non è solo vittorie e gioie. Ci abbiamo provato tante volte, e alla fine siamo stati premiati partecipando ai Mondiali del 2006 dove siamo arrivati ai quarti di finale. È stato un grande risultato. Certo, sarebbe stato meglio giocare più tornei come questo, ma non ci sono rimpianti. Non ne ho mai avuto uno rispetto a quello che ho fatto nella mia carriera".
Getty ImagesIl ritorno alla Dynamo Kiev, dopo la seconda esperienza al Milan, è stato motivato proprio dalla voglia di giocare Euro 2012.
"Sì, per me era importante concludere la mia carriera nel mio club. E mi sono allenato duramente per essere competitivo, giocando in Champions e in Europa League in particolare. Eravamo una buona squadra, giocavamo un buon calcio. Abbiamo fatto molta strada in Europa League, dove siamo stati eliminati in semifinale contro il Braga. È stato un ritorno positivo nel mio Paese
La gioia che si prova in Nazionale è una sensazione diversa. Non si può fare un paragone. Personalmente, ho provato piacere in Nazionale e nel club. E ho sempre cercato di fare del mio meglio, indipendentemente dalla maglia che indossavo. Se possiamo distinguere una caratteristica quando giochi in nazionale, è il grado di orgoglio. Secondo me, questo è ciò che è diverso".
C'era un sentimento di vendetta quella sera contro la Svezia nei confronti di coloro che dicevano che Shevchenko era finito a 35 anni?
"No, ho giocato per la squadra, i tifosi e il paese e non per mettere a tacere le critiche. Queste affermazioni non mi hanno infastidito. Ho giocato per me e per la mia patria, al resto non ho prestato attenzione".
