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Aguero Manchester City gfxGoal

Sergio Aguero, dieci anni per fare grande il Manchester City prima dell’addio

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C’è stato un periodo durante il quale pensare al Manchester City portava subito nella nostra testa una proiezione che vedeva Sergio Aguero in campo. El Kun è stato per dieci anni l’emblema di quella società che è partita dalla parte destra della classifica di Premier League e ha saputo raggiungere, grazie all’impegno di Pep Guardiola e ai miliardi degli sceicchi, la finale di Champions League. L’avrebbe meritata, Aguero, quella coppa dalle grandi orecchie, per l’impegno e per quello che ha significato il suo decennio con i Citizens: il calcio, però, è più schiavo di quanto crediamo dei corsi e ricorsi storici e dinanzi a un Chelsea che cambia allenatore in corso di stagione non si può vincere una finale di Champions League.

Primatista di goal con il Manchester City, Sergio Aguero arriva in Premier League il 28 luglio 2011, quasi dieci anni fa esatti. Il suo cartellino costa 45 milioni di euro, cifra che permette all’Atletico Madrid di recuperare in pieno i 25 milioni investiti per acquistare El Kun dall’Indipendiente e portarlo a diventare un Colchonero. Con un ingaggio da 10 milioni e mezzo a stagione, Aguero inizia la sua avventura in Premier League con nel proprio palmares una Europa League e una Supercoppa Uefa vinte con l’Atletico Madrid, nonché il premio di giovane calciatore dell’anno, ricevuto nel 2009. Classe ‘88, nel 2011, all’età di 23 anni, è chiamato a compiere quel passo in avanti per la sua carriera che gli permetterà di diventare un ambasciatore dell’Argentina nel mondo.

Al suo arrivo a Manchester in panchina siede Roberto Mancini, ma nonostante un attacco che annovera nomi come Dzeko, Balotelli e Tevez, più l’arrivo di Nasri dall’Arsenal e il ritorno di Adebayor dal Real Madrid, la stagione sembra destinata a corredarsi di delusioni: i Citizens vengono eliminati dalla Champions League alla fase a gironi e perdono il Community Shield contro il Manchester United. Per riscattare l’intera annata, Mancini concentra le proprie forze sulla Premier League, dove tra l’altro Aguero inizia a farsi notare subito: doppietta allo Swansea City già ad agosto, poi tripletta decisiva nel 3-0 al Wigan a settembre. Nelle prime cinque giornate, aggiungendo la doppietta al Fulham, El Kun ha già siglato 8 reti. La rincorsa al titolo si fa serrata, perché il City non vince il campionato inglese da 44 anni e la nuova proprietà, dopo gli investimenti fatti, si aspetta che Mancini rispetti le aspettative. Il 13 maggio del 2012 le due squadre di Manchester si dividono il primo posto, a pari punti, con il QPR a fare da giudice terzo e a sfidare i Citizens per provare a restare nella massima categoria inglese.

Con il Manchester United avanti 1-0 sul Sunderland e il City sotto 2-1 contro il QPR, i Red Devils sono pronti a festeggiare la vittoria, in casa, con la classifica che recita 89 punti per la squadra di Ferguson e 86 per quella del tecnico di Jesi. La partita all'Etihad si scalda quando al 55’ Joey Barton, tra l’altro ex di turno, si fa espellere per una gomitata a Tevez, alla quale fa seguito una ginocchiata ad Aguero e un tentativo di testata a Kompany: verrà sospeso per dodici partite e multato di centomila euro circa, oltre a un blocco di stipendio di sei mesi e, un mese dopo, ceduto al Marsiglia. Altra storia. Con il QPR in dieci uomini, al 92’, in pieno recupero, con lo United che oramai deve solo stare lì a guardare e ad aspettare, David Silva trova in area di rigore Edin Dzeko che fa il 2-2, poi al 94’ lo scambio tra Aguero e Balotelli porta l’argentino al dribbling sull’ultimo difensore e a un tiro preciso che supera Paddy Kenny per il 3-2 decisivo. Aguero è l’uomo della provvidenza: le due squadre di Manchester arrivano a 89 punti, appaiate, ma la differenza reti è favorevole al City, che dopo 44 anni, grazie all’argentino, vince la Premier League.

Sergio Aguero Manchester City QPR 2012Getty Images

L’investimento viene subito premiato e il Manchester City, dopo un trofeo insperato, inizia a macinare vittorie verso una nuova era, inaugurata proprio da Sergio Aguero. La stagione successiva si apre con la vittoria del Community Shield battendo 3-2 il Chelsea e mantenendo la vetta della classifica, grazie soprattutto alla doppietta siglata nel 5-0 all’Aston Villa nel mese di novembre. L’esperienza in Champions League, invece, termina ancora una volta ai gironi, con il City che si arrende ad Ajax, Real Madrid e Borussia Dortmund: poco dopo arriva anche la sconfitta in finale di FA Cup contro il Wigan. Una stagione al di sotto delle aspettative, complice anche la sconfitta ai sedicesimi di finale di League Cup, spinge Al Mubarak all’esonero di Mancini, sostituito ad interim da Brian Kidd, il suo vice, per le ultime due giornate e Aguero a una stagione con un solo trofeo, ma con comunque 17 reti in 40 presenze, con qualche acciacco che inizia a rallentarne la condizione.

La stagione 2013/14 si apre con un nuovo allenatore in panchina: Manuel Pellegrini, il cui arrivo coincide con la cessione di Tevez alla Juventus. A sostituirlo arriva Stevan Jovetic dalla Fiorentina, insieme ad Alvaro Negredo dal Siviglia, accompagnato da Jesus Navas. Aguero scalda i motori per il Mondiale di Brasile e Pellegrini, nonostante debba dosarlo a causa di una fragilità fisica che inizia a farsi notare spesso, riesce a riportare il City in vetta alla classifica, stavolta fino alla fine. Con due punti di vantaggio sul Liverpool, l’11 maggio i Citizens alzano la seconda Premier League in tre anni, raddoppiando il bottino anche con la League Cup, la terza nella storia del club dopo quelle del ‘70 e del ‘76.

L’estate del 2014 porta Aguero a due passi da casa per il Mondiale: all’esordio con la Bosnia Erzegovina El Kun continua, però, a soffrire degli acciacchi che lo avevano tenuto a mezzo servizio per tutta la stagione: grazie a un recupero lampo, torna a disposizione per la semifinale, trasformando poi uno dei rigori che elimina l’Olanda e spinge l’Argentina in finale, a un passo dal sogno: che non si concretizza, nonostante il suo ingresso in campo nel secondo tempo. La Germania vince 1-0 ai tempi supplementari e Aguero deve accontentarsi della medaglia d’argento. L’esperienza diventa fondamentale per una riflessione sulla sua vita: dopo il campionato mondiale su consiglio di Lionel Messi, si affida a Giuliano Poser, nutrizionista che, così come farà con Gonzalo Higuain qualche anno più tardi, lo introduce a un regime alimentare vegetariano e più controllato. Quell’anno, a seguito di questo drastico cambiamento, le sue prestazioni tornano a essere di alto livello, inaugurando il nuovo corso anche con il rinnovo contrattuale che lo lega al City per altri cinque anni, fino al 2019.

Con l’acquisto di Fernando e Mangala, arrivano anche Sagna e Caballero, oltre a Lampard, in prestito secco dal New York City: in panchina resta Pellegrini, che ad agosto, però, perde il Community Shield contro l’Arsenal. Aguero torna alle sue prestazioni del primo anno in Inghilterra: con 5 reti nelle prime 7 giornate si presenta alla sfida col Tottenham, del 18 ottobre, sfoderando un poker che permette ai Citizens di stendere gli Spurs 4-1. Un mese dopo arriva anche la tripletta al Bayern Monaco, nella fase a gironi della Champions League. Raggiungere i 100 goal con gli Sky Blues diventa una formalità, che si trasforma in realtà ad aprile del 2015, conquistando il titolo di capocannoniere della Premier League. L’avventura in Champions purtroppo si ferma agli ottavi, con il Barcellona di Lionel Messi che si proietta poi alla vittoria finale contro la Juventus di Massimiliano Allegri, la Premier sfuma, invece, con un secondo posto e Pellegrini termina la stagione con zero trofei.

L’anno successivo, nella stagione 2015/2016, con l’obiettivo di riportare la Premier League a Manchester dopo l’anno di pausa, il club accontenta Pellegrini, confermato per la terza volta, acquistando De Bruyne dal Wolfsburg e Sterling dal Liverpool: due esborsi importanti, che non precludono lo spazio ad Aguero, vero simbolo del City che sta iniziando a costruire una nuova storia. Nonostante le premesse, la stagione non è delle migliori, nonostante le goleade al Newcastle, al Bournemouth e al Tottenham: nei primi mesi della stagione è il City la capolista indiscussa della Premier League, fino a quando però, l’Inghilterra tutta non è chiamata ad arrendersi al miracolo sportivo firmato da Claudio Ranieri: il Leicester City si fa largo superando la squadra di Pellegrini 3-1 in casa, all’Etihad, e i mancuniani si ritrovano in una crisi di risultati che li fa scivolare dal secondo al quarto posto. Se la Premier è infelice, la Champions League inizia a essere una competizione che si colora di Sky Blues: superati i gironi e domata la Dinamo Kiev agli ottavi, anche il Paris-Saint Germain deve alzare bandiera bianca, con i Citizens che si aggiudicano lo storico accesso alle semifinali.

Qui a condannarli, contro il Real Madrid, è un autogol di Fernando, con le merengues che vanno ad alzare la coppa dopo aver battuto l’Atletico Madrid in finale. Nonostante la beffa finale, il City inizia a farsi vedere anche in Europa. Il 2015, tra l’altro, è un anno che mette Aguero sotto i riflettori per un evento singolare, gradito: nella gara contro l’Everton, all’improvviso l’attaccante si rende conto che un tifoso sugli spalti è in preda a una crisi epilettica, nei pressi delle barriere con il campo. El Kun interrompe subito il gioco, richiama l’attenzione dell’arbitro e invita i soccorsi a intervenire tempestivamente: il gesto viene acclamato dai tifosi dei Toffees che su Twitter ringraziano l’attaccante argentino, che viene raggiunto anche dal figlio del tifoso, mentre Aguero minimizza: “Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque”.

L’annata infelice conduce comunque Al Mubarak a terminare il triennio Pellegrini, inaugurando il ciclo Guardiola, reduce dall’esperienza al Bayern Monaco e ingaggiato già a febbraio. Finisce l’era di Joe Hart al City, inizia quella del bel gioco, della manovra dal basso, arrivano Gundogan, Nolito, Bravo, Stones, Sané e Gabriel Jesus, che raggiunge l’Inghilterra solo a gennaio. Il tecnico spagnolo si siede sulla panchina dei Citizens per la stagione 2016/2017, con l’obiettivo di riportare la Premier League a Manchester: le prime sei giornate portano sei vittorie consecutive, poi però il Chelsea di Conte e il Leicester di Ranieri fermano la corsa di Guardiola, che scende vertiginosamente al quarto posto. Non sarà un’annata felice, la prima di Pep in Inghilterra, perché Aguero, che segna 20 goal in campionato e 33 in tutte le competizioni, si deve accontentare del terzo posto dietro Tottenham e Chelsea, con Antonio Conte che continua la tradizione italiana di Ranieri. In Champions la musica non cambia, perché arriva l’eliminazione agli Ottavi per mano del Monaco, così come nelle competizioni nazionali, nelle quali Guardiola non conquista nessun trofeo.

Un anno di rodaggio, al quale fa seguito la stagione 2017/2018, nella quale Aguero ancora una volta si laurea capocannoniere della squadra, migliorando il suo bottino in campionato di una marcatura e spingendo il City al double: Guardiola trova la quadratura del cerchio in porta, affidandosi a Ederson, e non ritocca l’attacco, perché con Gabriel Jesus ed El Kun è a posto. Tra l’altro l’argentino il primo novembre, nella sfida di Champions League contro il Napoli, trova la rete che gli vale il titolo di massimo goleador della storia dei Citizens, superando le 177 di Eric Brook: nella speciale classifica ci sono solo inglesi, un gallese e uno scozzese. Al di fuori della Gran Bretagna, al City, nessuno ha fatto la storia come Aguero. Quell’anno per Guardiola la Premier League diventa quasi una passeggiata, con una serie di 22 risultati utili consecutivi interrotti solo dalla sconfitta ad Anfield per mano del Liverpool: arriva il quinto campionato, con cinque giornate di anticipo, superando il record di punti, che sono 100, il massimo numero di vittorie consecutive, che sono 18, e il maggior numero di vittorie in trasferta in una stagione, che sono 16. Con una differenza reti di +79 e le 106 reti segnate in stagione, Aguero manca l’appuntamento col titolo di capocannoniere perché beffato di una sola rete da Mohamed Salah, miglior giocatore della competizione. In Champions, intanto, Guardiola compie un piccolo passo in avanti: è il Liverpool ad avere la meglio e ad andare avanti, fino alla fine, mancando l’accesso alle semifinali per un soffio.

Compreso il meccanismo, Guardiola l’anno successivo porta a casa tutto quello che può in Inghilterra: Aguero è sempre l’uomo più prolifico della squadra, anzi nella stagione 2018/19 realizza la sua undicesima tripletta in Premier League e la sua quindicesima con la maglia del City. Con le sue 21 reti in campionato contribuisce alla vittoria della Premier League, la sua quarta, della FA Cup, della League Cup e anche del Community Shield. Aguero esulta per un altro grande record: per la quinta stagione consecutiva arriva a segnare più di 20 goal in campionato, eguagliando il primato di Thierry Henry. In Champions League, invece, ancora una volta è una squadra inglese a essere indigesta a Guardiola ai quarti: se l’anno precedente era stato il Liverpool, stavolta tocca al Tottenham. A nulla serve l’unica rete di Aguero al 59’, perché i gol in trasferta penalizzano i Citizens, che arrivavano da un roboante 7-0 allo Schalke 04 appena un mese prima.

Il resto è storia recente: nella stagione 2019/2020, Pep Guardiola apre le danze vincendo il Community Shield, ma inizia a soffrire la mancanza della Champions League nel suo palmares. Allo stesso tempo Aguero inizia a perdere spazio in favore di Gabriel Jesus. Il brasiliano ne gioca 34, mentre l’argentino scende in campo per 24 partite di campionato, siglando 16 gol, più di quanto faccia Jesus, ma non nel complessivo. Poco prima del lockdown, però, con la tripletta siglata all’Aston Villa raggiunge i 177 gol e diventa il miglior marcatore straniero della Premier League, nella storia del campionato. Guardiola, però, inizia a doverlo dosare, più di quanto avesse fatto Pellegrini ai tempi degli acciacchi che lo tennero a riposo per i Mondiali del 2014. Il covid blocca i campionati e si riprende in estate, con il Liverpool di Klopp che riesce a far cessare il monopolio di Guardiola: la Champions, anche questa volta, si infrange ai quarti di finale, nella gara unica contro il Lione, nella atipica formula pensata dalla UEFA per ridurre la durata della competizione.

Aguero torna in campo soltanto a ottobre, per un problema al menisco che lo tiene fermo e lontano dall’attività fisica. Non va a segno in campionato per ben quattordici mesi, tornando a gonfiare la rete soltanto nel marzo del 2021, nella gara vinta contro il Fulham, su calcio di rigore al 60’. Le partite sono poche, il rendimento non è più quello di una volta, gli anni iniziano a pesare e Guardiola continua a insistere su Gabriel Jesus, che gli dà più soddisfazione: cambia il modulo e al tecnico spagnolo non serve più un nove di riferimento in campo. Per questo Aguero capisce che è arrivato il momento di farsi da parte: il 29 marzo annuncia di essere pronto a lasciare il Manchester City, a contratto scaduto.

Il 9 maggio, però, ha tempo per una sliding doors importante, contro il Chelsea: nei minuti di recupero del primo tempo, sul risultato dell’1-0, Aguero si presenta dal dischetto, con Mendy dinanzi a sé, e decide di sfidarlo con il cucchiaio. L’estremo difensore alza la mano e ferma il pallone: il Chelsea pareggia poi con Ziyech e ribalta con Marcos Alonso. Il City a fine anno vince comunque la Premier League, ma rimanda tutto di una settimana, con Guardiola che dalla panchina si dispera. Il 23 maggio gioca così la sua ultima partita di Premier League siglando una doppietta e superando il primato di Wayne Rooney come miglior marcatore del campionato con una sola squadra, con 184 reti all’attivo. Si congeda definitivamente con il suo pubblico con la delusione più grande: la finale di Champions League persa a Porto contro il Chelsea, vissuta da non protagonista, subentrando al 77’ al posto di Sterling. Si tratta dell’ultima pagina della carriera di Aguero con il City, in attesa della nuova avventura col Barcellona che purtroppo durerà pochissimo a causa di un problema cardiaco che lo porterà al prematuro ritiro. All’Etihad, però, El Kun meriterà presto una statua, perché in dieci anni ha trasformato una squadra di metà classifica in una certezza del calcio internazionale.

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