Doveva essere poco più di una formalità e invece si è trasformata in una delle partite più iconiche della storia recente dell’Inter. Gennaio 2010, sabato sera, ultima giornata del girone di andata, a San Siro arriva il Siena di Alberto Malesani.
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Nerazzurri in testa, a più cinque dal Milan, bianconeri in fondo alla classifica. Piove forte, il campo è in condizioni pessime e José Mourinho è costretto al turnover. Balotelli, Cambiasso, Chivu, Materazzi e Muntari sono out, Eto’è in coppa d’Africa, mentre Vieira ha salutato per firmare con il Manchester City. Dunque centrocampo obbligato con Stankovic e Thiago Motta, davanti a loro Pandev – alla seconda presenza in tre giorni dopo l’addio alla Lazio – Sneijder, Milito e Quaresma.
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Il Siena risponde con la coppia d’attacco Reginaldo-Maccarone e proprio Big Mac sfruttando un errore in costruzione di Cordoba – preferito a Samuel – parte in contropiede e sorprende Julio Cesar con una grande conclusione mancina dalla distanza. Il tempo di riordinare l’idee e l’Inter trova il pari con Milito, all’undicesimo centro stagionale. Il Principe viene imitato pochi minuti dopo da Sneijder: punizione dal limite imprendibile per Curci e risultato ribaltato. La paura sembra passata, invece passano appena sessanta secondi ed Ekdal, assistito alla perfezione da Reginaldo, realizza il 2-2. Fine primo tempo.
Al rientro dagli spogliatoi Mourinho sorprende tutti con un doppio cambio che risulterà determinante: fuori Stankovic – non al meglio – e Quaresma, dentro Arnautovic e Samuel. L’argentino va occupare l’insolito ruolo di terzino sinistro con il conseguente slittamento di Javier Zanetti in mezzo al campo. Anche il Siena si ripresenta con una novità in porta: Curci out, spazio a Pegolo. La rivoluzione tattica nerazzurra non dà i frutti sperati: Samuel soffre tantissimo la velocità di Reginaldo. Il brasiliano ne approfitta e, dopo una serie di finte, serve a Maccarone la palla del 3-2. Serata magica per l’ex attaccante del Middlesbrough che rischia seriamente di complicare i piani Scudetto dell’Inter.
La storia di Alen Stevanovic: c'era anche lui nell'Inter del Triplete
Manca meno di mezzora, serve una scossa. Mourinho si gira verso la panchina ed esamina le opzioni a disposizione. Oltre al secondo portiere Toldo ci sono solo ragazzi della Primavera, nello specifico: Donati, Crisetig, Alibec e Stevanovic. Il portoghese non ci pensa su: fuori Motta, tocca proprio al diciottenne svizzero Alen Stevanovic, esterno d’attacco all’esordio assoluto in nerazzurro. Inter ridisegnata ancora una volta: Sneijder slitta al fianco di Zanetti. Il tempo passa, ma i padroni faticano a creare palle gol. Mourinho si gioca il tutto per tutto: Walter Samuel in attacco al fianco di Milito.
GettyIl difensore argentino si arrangia come può e a due minuti dal 90’ conquista una punizione. Distanza proibitiva per chiunque, ma non per Sneijder che soprende Pegolo con un missile di destro:3-3, doppietta per l’olandese. I nerazzurri non si accontentano e con le le ultime energie rimaste si lanciano in attacco. Siamo al 94’, Lucio rinvia lungo, Arnautovic riesce a spizzare il pallone verso Milito, appoggio per Pandev che con grande lucidità trova lo spazio giusto per Samuel. Controllo rapido e sinistro incrociato all’angolo per il 4-3 finale: il boato di San Siro è da brividi.
L’argentino viene sommerso dai compagni, mentre Mourinho si lascia andare a un’esultanza incontenibile. Pochi istanti dopo arriva il fischio finale: l’Inter porta a casa i tre punti. Da lì in poi cambieranno tante cose. Milan e Juventus rallenteranno lasciando spazio alla Roma, che duellerà punto a punto con i nerazzurri fino all’ultima giornata. Anche per questo la vittoria contro il Siena, anche dieci anni dopo, viene considerata come un nodo cruciale per lo Scudetto e in generale per la stagione dell’Inter. Quel gol all’ultimo respiro di Walter Samuel, fotografia imprenscindibile nell’album dei ricordi del Triplete.


