Un classe 1987 contro un classe 1988. Limitandoci all’anagrafica, vien da pensare che un duello così in Champions League potrebbe riguardare due calciatori. Specialmente agli ottavi di finale. Invece Salisburgo e Bayern Monaco ribaltano la prospettiva. Il duello non è in campo, ma a bordocampo, tra i due tecnici più giovani di questa edizione, nonché tra i più giovani in assoluto a qualificarsi tra le migliori 16. Di più: Julian Nagelsmann, anni 34, e Matthias Jaissle, anni 33, in comune non hanno soltanto le capacità oltre l’ordinario, ma anche un percorso con due grandi tappe che hanno segnato la loro vita.
HOFFENHEIM, LA GENESI
Quando Nagelsmann nel 2008 appendeva gli scarpini al chiodo a vent’anni per fare l’osservatore per Thomas Tuchel,l’Hoffenheim guidato da Ralf Rangnick si dirigeva verso la prima storica promozione in Bundesliga. Nella difesa a quattro che schierava 'Der Professor' si destreggiava anche Jaissle, vent’anni, arrivato dalle giovanili dello Stoccarda (città dove è nato) l’anno precedente. Rangnick ne apprezzava le qualità tecniche e il modo di comprendere il calcio, per questo ne aveva fatto immediatamente un titolare.
“Me lo ricordo benissimo - ha raccontato recentemente Jaissle a ‘Spox’ - A cena Rangnick mi aveva detto che in Zweite sarei diventato un giocatore delle nazionali giovanili, che saremmo stati promossi e avremmo fatto scalpore con il nostro calcio. Tutto andato come prevedeva”.
Lo stesso era accaduto anche in Bundesliga nella stagione seguente: grazie agli ingenti investimenti voluti dal patron Dietmar Hopp, valorizzati da Rangnick in campo, a metà stagione il piccolo club di Sinsheim era in testa alla classifica, prima di crollare nelle battute finali del campionato. Colpa dell’infortunio del totem Ibisevic, ma anche di quello di Jaissle, che era un titolatissimo. Al 56’ della sfida contro l’Hannover a inizio aprile è stato sostituito a causa della rottura del crociato. Di fatto, la sua carriera è terminata in quel momento. Era un potenziale prospetto da nazionale maggiore, faceva parte dell’Under-21 della generazione dei Kroos, Hummels, Müller, Boateng, Neuer, Özil.
Quando però tutti questi vincevano il mondiale in Brasile, Jaissle era sul divano, da ex calciatore. Dopo il crociato, il tendine d'achille. Una ripresa impossibile. Ha giocato la sua ultima partita in Bundesliga nel maggio 2011. Si è potuto permettere soltanto qualche comparsata nelle serie minori con la seconda squadra. Nel febbraio 2014 ha detto basta.
“Quando il medico mi ha detto in faccia per la prima volta che la mia carriera era finita, sono rimasto attonito. È stato uno shock”.
Nel centro tecnico dell’Hoffeheim ha più volte incrociato Nagelsmann, che nel 2010, quando Rangnick era ancora alla guida della prima squadra, era entrato nell’organigramma delle giovanili del club e dal 2013 guidava l’Under-19. Nel febbraio 2016 è stato stato promosso in prima squadra con una mossa disperata per evitare la salvezza. Due anni dopo è arrivato in Champions League.
LIPSIA, IL TRAMPOLINO DI LANCIO
Subito dopo il ritiro, Jaissle è stato chiamato da Rangnick al Lipsia per iniziare il suo percorso da allenatore, partendo dalle giovanili. Per un anno è stato assistente di Sebastian Hoeneß (che dell’Hoffenheim è l’attuale allenatore), poi nel 2017 ha optato per proseguire il suo percorso salendo in prima squadra, sempre da vice, al Brøndby. I due anni in Danimarca li ha trascorsi sotto la supervisione del capo allenatore Alexander Zorniger, un altro uomo di Rangnick nonché il primo allenatore del Lipsia scelto dal plenipotenziario del club targato Red Bull nel 2012.
Dopodiché, nel 2019, con la dipartita di Zorniger, Jaissle è tornato nei ranghi Red Bull, ma a Salisburgo. Bruciando le tappe: dall’Under-18 è saltato direttamente al Liefering nel gennaio 2021, in concomitanza con la partenza di Bo Svensson direzione Mainz. A giugno la promozione a capo allenatore della prima squadra dopo il passaggio di Jesse Marsch al Lipsia, chiamato in sostituzione del partente JulianNagelsmann, il quale nel frattempo era stato chiamato dal Bayern Monaco e aveva accettato la proposta, decidendo di chiudere la parentesi di due anni in Sassonia.
IL PRESENTE
Per molti Matthias Jaissle è già l’erede designato di Nagelsmann come ‘laptop coach’ del presente e del futuro — ammesso che di eredità si possa parlare essendo i due separati da un solo anno e la somma delle loro età (67) supera di poco quella di Ralf Rangnick (63), che in qualche modo è stato il loro maestro. Non hanno mai lavorato insieme, ma hanno vissuto percorsi quasi paralleli.
“Abbiamo avuto carriere molto simili - ha ricordato Nagelsmann in conferenza stampa - Il suo club gli dà tanta fiducia e all’inizio era lo stesso per me. Abbiamo una bella relazione, a volte abbiamo parlato al telefono. È un bravo ragazzo, predilige un calcio offensivo molto interessante”.
Salisburgo contro Bayern Monaco li mette di fronte per la prima volta, da avversari. In Germania sono pronti a scommettere che sia solo il primo di una lunga serie di duelli tra i due tecnici che rappresentano il futuro, ma anche il presente.
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