Pubblicità
Pubblicità
GFX ScarnecchiaGoal

Roberto Scarnecchia, da calciatore a chef stellato: le mille vite dell'ala romana

Pubblicità

Da calciatore è stato un'ala destra molto veloce, che dava il meglio di sé quando aveva spazio per ripartire in contropiede, tanto da meritarsi il soprannome di 'Speedy Gonzales' per il suo scatto bruciante e ha indossato, fra le altre, le maglie prestigiose di Roma, Napoli e Milan. Ha giocato accanto a campioni come Falcão e Franco Baresi, decidendo con un suo goal anche un Derby della Madonnina.

Ma ciò che Roberto Scarnecchia ha fatto dopo il suo ritiro non è stato da meno: laureatosi in Economia politica, prende il patentino da allenatore e gira il mondo con il Club Italia Master, soprattutto frequesta corsi di economia e di cucina. Diventa insegnante all'Università Bocconi, poi, dopo esser stato per alcuni anni in panchina, si dedica pienamente alla cucina e con il Ristorante 'Il Vino di Ismaro' è premiato con una stella Michelin. Tornato a Roma, l'ex calciatore oggi lavora come chef in due ristoranti della capitale.

LA CARRIERA DA CALCIATORE

Roberto Scarnecchia nasce a Roma il 20 giugno 1958. Si forma calcisticamente nell'Almas Roma, con cui debutta in Prima squadra nella stagione 1976/77, collezionando 34 presenze e 7 goal in Serie D. L'exploit gli valela chiamata della Roma, con cui gioca per ben 5 stagioni, dal 1977 al 1982. Pur essendo un sostituto, si mette in evidenza per la sua velocità di corsa e la facilità nel dribbling.

Debutta in Serie A a 19 anni il 23 ottobre 1977: all'Olimpico il Milan si impone 2-1, ma la giovane ala romana fa ammattire i difensori rossoneri. Durante la sua militanza con la Lupa vince due Coppe Italia, nel 1979/80 e nel 1980/81, in entrambi i casi con delle vittorie ai calci di rigore sul Torino. Dal 1979 al 1982 è guidato da Nils Liedholm, e con 'Il Barone' vive gli anni più belli della sua carriera da calciatore.

Nel 1980/81, la sua migliore stagione in giallorosso, totalizza 25 presenze e 2 reti in Serie A più 6 presenze nella vittoriosa campagna in Coppa Italia. In quell'anno va vicinissimo allo Scudetto, vinto dalla Juventus dopo un lungo duello. 

Gioca accanto a grandi campioni: da Paulo Roberto Falcão a Bruno Conti, passando per Agostino Di Bartolomei,Carlo Ancelotti e Roberto Pruzzo. Debutta anche in Coppa delle Coppe. Scarnecchia però non è pienamente soddisfatto, vuole giocare di più e chiede alla Roma di essere ceduto.

Così nella stagione 1982/83, dopo 3 presenze in Coppa Italia fra agosto e settembre, Scarnecchia si trasferisce al Napoli proprio nell'anno in cui i giallorossi conquistano il loro storico secondo Scudetto. Questo sarà sempre il suo grande rimpianto da calciatore.

"Il destino è sempre molto imprevedibile. - ha dichiarato in un'intervista a 'Sportweek' di febbraio 2021 - La voglia di giocare mi portò a fare un passo forse troppo frettoloso. Mi ritrovai a Napoli, dove peraltro sono stato benissimo, proprio nell’anno in cui la Roma vinse lo Scudetto. Sinceramente, quel titolo lo sento anche un po’ mio".

Con i partenopei totalizza 17 presenze fra campionato e Coppa Italia, senza goal, chiudendo il campionato in 10ª posizione. Ma la parentesi azzurra dura per un solo anno, e nel 1983/84 Scarnecchia passa al Pisa del patron Romeo Anconetani. Con i toscani coglie la salvezza, piazzandosi al 15° posto, e viene ceduto in prestito con diritto di riscatto al Milan.

In rossonero in campionato mette insieme 11 gare, con la 5ª posizione in classifica nell'anno dell'approdo di Silvio Berlusconi che vale la qualificazione in Coppa UEFA. A queste si aggiungono 7 presenze in Coppa Italia, dove è proprio l'ala romana a firmare il goal qualificazione nel Derby di semifinale contro l'Inter.

I nerazzurri conducono 1-0 con goal su rigore di Rummenigge, ma Scarnecchia, ricevuta palla da Terraneo, porta palla sulla trequarti, cerca e ottiene il triangolo con Hateley e con una potente conclusione batte Zenga. L'1-1, formalmente in trasferta, dopo lo 0-0 dell'andata, consente al Diavolo di qualificarsi alla doppia finale, dove tuttavia sarà sconfitto dalla Sampdoria.

“Segnare in un 'derby' è stato fantastico - dichiarò - Di quella gara oltre al mio goal tra l’altro direi caratteristico poiché presi la palla dal portiere e feci un 'coast to coast' fino all’area dell’Inter, lì feci un “uno-due” con Hateley e sulla palla di ritorno battei Walter Zenga con un tiro rasoterra, ricordo anche che quella partita finì in pareggio, proprio per merito di questo, ottenemmo il passaggio al turno successivo e cioè alla finale di Coppa Italia che giocammo con la Sampdoria".

Dopo la stagione vissuta in rossonero resta fermo per un anno a causa dei contrasti per il suo cartellino fra il Pisa e il club rossonero.

"Io non volli rimanere a Pisa ed il Milan voleva riscattarmi ad una cifra più bassa di quella che chiedeva il fu Presidente Romeo Anconetani. - spiegherà  - Per cui rimasi fermo per un anno, allenandomi con il Milan ma senza poter giocare perchè non tesserato”.

Nel 1986 Scarnecchia riceve un'offerta importante dal Barletta (si parla di un ingaggio di circa 2 miliardi di Lire) e decide così di ripartire dalla Serie C.

"Avevo già fatto dieci anni in serie A. - racconterà - Il presidente Franco Di Cosola mi convinse offrendomi un contratto molto interessante, con cifre astronomiche".

L'ala destra chiude così la sua carriera in Puglia a soli 30 anni, nel 1988, dopo aver conquistato anche una promozione dalla C alla B nella prima stagione con i biancorossi.

LE MILLE VITE DOPO IL RITIRO

Se la carriera da calciatore di Scarnecchia gli ha regalato emozioni, la sua vita dopo il ritiro non è stata certamente da meno. O, per meglio dire, le sue vite, visto tutte le esperienze avute dall'ex calciatore sul piano professionale e umano.

Nei primi anni si iscrive all'Università e gira il Mondo con il Club Italia Master, una sorta di Nazionale italiana Master composta da ex azzurri e giocatori che hanno militato in Serie A negli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Dopo la laurea in Economia Politica, viaggia tanto e frequenta dei master in Economia e di Cucina.

"A Miami entrai nel mondo dell’abbigliamento, iniziai a viaggiare tanto e così approfittai per fare dei Master, tre economici più Science of Cooking, in Massachussetts. - racconterà - La mia passione per la cucina è precoce e nasce a 8 anni con i piatti di mia madre.Poi a 13 anni ho iniziato a cucinare".

"Continuai per diletto quando arrivai in prima squadra nella Roma. - rivelerà a 'SportWeek' - Mi divertivo a invitare a cena i compagni di squadra: Pruzzo e Ancelotti erano di casa, Carlo veniva spesso da noi e passò anche un Natale e un Capodanno con la mia famiglia.Apprezzavano molto la mia cucina. Spesso ero io a far da mangiare anche quando eravamo tutti in ritiro".

Benché la sua grande passione diventi preponderante nella sua vita, Scarnecchia non rinuncia al resto. Così consegue il patentino da allenatore. Fra il 2008 e il 2014 è in panchina con Seregno,Merate,Voghera e Derthona fra i Dilettanti, e ha anche modo di guidare l'Equipe Lombardia, squadra composta dai calciatori disoccupati senza contratto. 

Inoltre insegna all'Università Bocconi di Milano. Ma, come detto, è la cucina, una passione di famiglia, a diventare il suo grande amore fin dal 1999. Scarnecchia inizia a lavorare come secondo del padre al ristorante 'La Casa', alla Romanina. Nel 2000 gestisce poi la parte food del primo Milan Point, in seguito altri due locali sempre a Milano. 

Il suo percorso nel settore culinario è lungo e lo porta nel 2007 ad ottenere l'ambita Stella Michelin, con il suo locale inserito nella guida che rappresenta uno dei maggiori riferimenti mondiali per la valutazione della qualità dei ristoranti e alberghi a livello nazionale e internazionale.

"Nel 2007 sono andato al 'MarinaPlace' a Genova, - ricorda l'ex ala - poi ecco il 'Ristorante Vino di Ismaro', vicino ad Alessandria. Lì ci fu la Stella. Successivamente ho aperto o gestito ristoranti solo a Roma".

Attualmente Scarnecchia è lo chef della 'Trattoria della Stampa del 1956' nel centro di Roma e del ristorante'All in One' in zona EUR. Parlando dei suoi piatti, l'ex calciatore spiega:

"La mia cucina è mediterranea e romana, tradizionale ma rivisitata. In continua evoluzione, con la materia prima sempre al centro di tutto. Poi sensoriale: si mangia con tutti e cinque i sensi. Penso a quanta poesia, quanti ricordi ci possano essere in una carbonara o una cacio e pepe, una delle mie specialità".

Tre sono i piatti cui principalmente ha legato il suo grande successo.

"Un tronchetto di tonno scottato con glassa di aceto balsamico e arancio tarocco di Sicilia, con finocchio gratinato e cipolla di Tropea in agrodolce. - rivela - Poi spaghetto al nero di seppia con gamberi e gorgonzola, e un tronchetto di ricciola con crema di porro, patate e zafferano".

Ma Scarnecchia è un volto noto anche in Tv, visto che partecipa come opinionista e commentatore del programma 'Misterchef', trasmesso da 'Sky' sul canale 'Roma Tv', che ha già superato le quattro edizioni. Nel 2009 ha inoltre pubblicato il saggio d'economia 'L'uovo di Colombo' e nel 2017 ha ricevuto il Premio 'Sette Colli', riconoscimento riservato alle bandiere giallorosse.

Nella vita privata, dopo esser stato sposato con Parvin Tadjk, l'attuale moglie di Beppe Grillo, ha avuto da lei due figli, Matteo e Valentina. Quest'ultima, cui il comico genovese ha fatto da secondo padre, ha ereditato a sua volta la passione di famiglia per la cucina ed è diventata chef, food blogger e personaggio tv, conducendo sul canale Alice le trasmissioni 'Piatto forte' e 'Cuochi e fiamme'.

"Con papà Roberto siamo in ottimi rapporti - ha assicurato in un'intervista del 2018 a 'Vanity Fair' - Lui è un cuoco eccellente, e in una puntata del programma siamo andati anche a trovarlo nel suo ristorante".

Di recente Valentina è diventata anche scrittrice, visto che ha pubblicato un romanzo sull'amore ai tempi del Covid, dal titolo: "Io e te a un metro di distanza". 

Scarnecchia ha successivamente avuto altre due figlie, Camilla e Arianna, la quale ha preso parte ha due edizioni di Miss Italia, nel 2017 e nel 2018.

Attualmente l'ex ala della Roma vive con Ozana, che con lui condivide la passione per i fornelli. I suoi ristoranti sono spesso frequentati da vip. Dopo aver mangiato i suoi prelibati piatti, sono in tanti a fargli i complimenti. Come quando, da calciatore, partiva in velocità sulla fascia.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0