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Roberto Muzzi, 'Bum bum Goal': dal tifo per la Lazio alla Roma, l'amore per il Cagliari, le esperienze con Udinese e Torino

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Fra me e i tifosi del Cagliari c'era un feeling che rimarrà sempre. Io so' così, so' sanguigno. So' uno che quello che sente dice, e quello che pensa fa. E loro sono uguali" - Roberto Muzzi a Goal

Il goal era il suo mestiere, anche se ad inizio carriera giocava come ala e progressivamente si è trasformato in centravanti. In carriera ne ha segnato in tutto 155 in 533 partite, la maggior parte molto belli: in rovesciata, di potenza dopo una fuga in progressione, con conclusioni secche e precise dopo aver superato in velocità il proprio marcatore. 

Roberto Muzzi ha indossato le maglie di Roma e Lazio, le squadre della sua città, debuttando in Serie A grazie ai giallorossi nonostante fosse un tifoso biancoceleste. È maturato con il Pisa in Serie B, e nella Nazionale Under 21 di Cesare Maldini, con cui ha vinto due Campionati europei, e si è affermato nel Cagliari, la squadra in cui ha vissuto gli anni migliori della sua carriera e che lo ha consacrato come bomber.

In rossoblù è diventato 'Bum Bum Goal', ha stretto un rapporto profondo con i tifosi ed è sceso anche in Serie B, rinunciando alla Nazionale maggiore, dove avrebbe probabilmente meritato di giocare. Poi, sempre per amore di quel club, a fine millennio ha accettato a malincuore la cessione all'Udinese, necessaria per la stabilità economica della società. In Friuli si è confermato grande attaccante, vincendo una Coppa Intertoto.

Successivamente ha coronato il sogno di giocare con la Lazio in Champions League, segnando uno dei goal più belli della storia dell'Aquila in Europa e di quell'edizione del torneo. In biancoceleste ha vinto anche una Coppa Italia. Gli ultimi anni lo anno visto ancora protagonista con la maglia del Torino, con cui ha conquistato una promozione in Serie A e una salvezza, primache i problemi fisici sempre più importanti lo portassero al ritiro all'età di 38 anni dopo la difficile esperienza di Padova.

Una carriera lunga, quella dell'attaccante, ma vissuta tutta d'un fiato, a gran velocità. Come quando, ricevuto il pallone, puntava verso la porta avversaria. Da tecnico ha allenato i giovani alla Roma e ha fatto esperienze da vice con Andreazzoli e Stramaccioni. Dopo aver guidato l'Empoli in Serie B, ha conseguito il patentino UEFA Pro ed è diventato il Responsabile dell'area tecnica dell'Arezzo, attualmente è Club Manager del Cagliari.

I PRIMI ANNI, I SACRIFICI E L'APPRODO ALLA ROMA

Roberto Muzzi nasce a Morena, zona urbanistica 10L del Municipio Roma Capitale, il 21 settembre 1971. La sua è un'infanzia umile fatta di tanti sacrifici e di quella passione per il pallone che lo porterà lontano.

"Vivevo in periferia e nel mio quartiere c'era un campetto in terra battuta dove, come tutti i ragazzini della mia età, andavo a giocare ogni pomeriggio. - racconta Muzzi in esclusiva ai microfoni di Goal - Da bambino ero un tifoso della Lazio.All'epoca, come del resto oggi, c'erano le Scuole calcio. Ma la mia famiglia non aveva la possibilità di pagarmi la retta per frequentarne una. A volte capitava che le Scuole organizzassero dei piccoli tornei. Così un giorno il presidente del Ciampino mi vide giocare, venne da me e mi disse: 'Perché non vieni nella nostra Scuola calcio?'. Io, che ero già allora uno molto diretto, gli risposi sinceramente: 'Perché non ce lo possiamo permettere'. Lui però volle conoscere mio papà e mi portò nella sua Scuola calcio". 

"Giocai prima con il Ciampino, poi nel Morena. - prosegue Roberto - Finché entrai nel Settore giovanile della Roma. Vennero a vedermi in questa società dove giocavo, e mi presero subito. All'epoca però per entrare nelle Giovanili bisognava aver compiuto 14 anni. Io invece ne avevo solo 13. Così mi presero comunque ma si appoggiarono alla Pro Calcio Italia, una società romana. Compiuti i 14 anni ho potuto fare il mio ingresso a Trigoria".

La vita del Muzzi adolescente si divide fra il sogno splendido di diventare un calciatore e il lavoro come meccanico nell'officina di famiglia per aiutare suo padre. Ma Roberto con il pallone fra i piedi dimostra di saperci fare. 

DALLE GIOVANILI ALLA SERIE A CON RADICE

"Gli anni nelle Giovanili della Roma li ricordo come anni bellissimi.- rivela a Goal - Ci allenavamo a Trigoria e avevamo la possibilità di guardare giocare i grandi. Per noi giovani era una cosa fantastica. Il sogno nel cassetto era raggiungere il campo centrale dove si allenava la Prima squadra. In quel periodo alla Roma c'erano grandi giocatori: Bruno Conti, Nela, Falcão, Pruzzo...".

Tutto per Muzzi procede al meglio, fin quando nella Berretti giallorossa trova un tecnico che non gli dà fiducia e non lo fa giocare.

"Andò tutto bene, finché non dovetti passare alla Berretti. - ricorda - Quell'anno potevo fare ancora gli Allievi Nazionali ma decisero di mandarmi con la squadra dei ragazzi più grandi. Ci andai e per sei mesi questo allenatore, di cui non faccio il nome, e che oggi non c'è più, non mi fece mai giocare. In pratica non ho visto mai il campo. La mia fortuna fu che l'allenatore degli Allievi Nazionali, Lanfranco Barbanti, chiese se potevo scendere a fare gli ultimi sei mesi della stagione con loro. Mi fu concesso ed io feci molto bene".

"Da lì ho fatto subito il salto passando direttamente alla Primavera l'anno dopo. Qui trovai mister Luciano Spinosi, ex grande difensore, che mi disse subito che partivo come quinto attaccante della rosa. Ero l'ultima ruota del carro. Però, come ho sempre fatto nella vita, andai e dissi che me la volevo giocare. Così partii per il ritiro di Leonessa, e feci la preparazione con la squadra".

"Mi trovavo bene e a un certo punto fu organizzata un'amichevole, curiosamente con il Cagliari, allora guidato da Claudio Ranieri, che giocava in Serie B. Uno degli attaccanti si era fatto male ed eravamo rimasti in quattro, così potevo sperare di entrare. In tribuna c'erano Gigi Radice e il suo staff, per osservare qualche giovane da portare in Prima squadra. Perdevamo 1-0 ed erano entrati praticamente tutti i miei compagni. Quando mancava mezzora alla fine della partita si fece male uno dei nostri attaccanti. Dovevo entrare per forza, non ce n'erano altri (ride, ndr). Entrai e segnai 2 goal, facendo benissimo".

"Il giorno dopo Cazzaniga, il vice di Radice, chiamò Spinosi dicendogli che quattro giovani sarebbero andati in Prima squadra: fra questi quattro c'era anche il mio nome... Dall'ultima ruota del carro della Primavera mi dissero che sarei dovuto andare in ritiro con la Prima squadra. Fu bellissimo e andò tutto veloce e rapido". 

Roma 1990/91 Serie AWikipedia

Anche in Prima squadra Muzzi conferma le sue doti da attaccante di razza e sfrutta l'occasione che gli viene concessa per mettersi in evidenza.

"Andai in ritiro e c'era un'amichevole con la Cremonese. Negli ultimi 10 minuti il mister mi fece entrare al posto di Rudi Völler, io entrai e segnai il goal della vittoria con i grigiorossi...".

Il rendimento di Muzzi convince Radice a tenerlo in Prima squadra. L'11 febbraio 1990 arriva la grande occasione che Roberto aspettava: al 77' Radice lo manda in campo al posto di Cucciari nella sfida casalinga giocata al Flaminio contro l'Inter e terminata 1-1. Per l'attaccante di Morena è l'esordio in Serie A a soli 19 anni. Nello stesso anno, con la Primavera giallorossa, conquista lo Scudetto della categoria.

Ma ormai si capisce che per lui sono aperte le porte del calcio professionistico: nel 1990/91, con Ottavio Bianchi in panchina, arrivano i primi goal, 3 in 15 gare di campionato disputate, cui si sommano anche 5 presenze in Coppa UEFA e 3 in Coppa Italia. La Roma si coccola il prodotto del vivaio, che con la Primavera nel 1991 conquista anche il Torneo di Viareggio.

Il primo guizzo in Serie A arriva già alla 2ª presenza, la prima stagionale,all'Olimpico contro il Cesena: Muzzi subentra a Völler all'81' e segna il definitivo 4-1 della Lupa. La giovane punta scambia con Giannini, che gli serve una palla filtrante in area, e si assiste a quello che sarà un suo marchio di fabbrica: inserimento a gran velocità e conclusione secca di destro che non lascia scampo al portiere. Si ripeterà anche con il Lecce e con il Pisa, all'ultima giornata, partecipa alla vittoria della Coppa Italia e in Europa disputa entrambe le finali di Coppa UEFA contro l'Inter.  

Muzzi resta alla Roma altre 3 stagioni, togliendosi ancora soddisfazioni pur essendo comunque un sostituto nella rosa.

"Fare il giocatore alla Roma era una cosa stupenda. - afferma - Furono anni belli e spensierati, non pensavo alla pressione. Ho debutato in Serie A, ho fatto 50 partite, vinto una Coppa Italia e disputato le finali di Coppa UEFA. Posso ritenermi soddisfatto, è stato tutto bellissimo".

L'ESPERIENZA CON IL PISA IN SERIE B

Nel 1993 per Muzzi si concretizza la prima esperienza lontano dalla capitale: a richiederlo è il Pisa, che naviga in cattive acque nel campionato di Serie B.

"Successe anche in questo caso tutto velocemente. - spiega Muzzi - Il Pisa era terzultimo e Anconetani, che aveva un ottimo rapporto con la società giallorossa, chiese una mano alla Roma. Appena mi proposero il prestito accettai subito, perché volevo giocare con continuità. Sono andato lì, ho fatto una bellissima esperienza, con l'unico rammarico che a fine anno siamo retrocessi allo spareggio".

Muzzi in nerazzurro gioca con regolarità e segna 8 goal in 24 presenze, dimostrando per la prima volta di poter fare il titolare. Ma i toscani perdono lo spareggio salvezza contro l'Acireale a Salerno e retrocedono sul campo, prima del fallimento finanziario. 

DUE VOLTE CAMPIONE EUROPEO UNDER 21

Le prestazioni di Muzzi richiamano nei suoi confronti le attenzioni del Ct. dell'Italia Under 21 Cesare Maldini, che nel 1992 lo inserisce nel Gruppo che conquista gli Europei di categoriabattendo nella doppia finale la Svezia (2-0 in casa, sconfitta per 1-0 in Scandinavia).

La 'corsa veloce' dell'attaccante di Morena lo porta anche nella stessa estate alle Olimpiadi di Barcellona, e, nel 1994, al secondo titolo Europeo Under 21, con il successo in finale per 1-0 sul Portogallo di Rui Costa grazie ad un golden goal di Pierluigi Orlandini.

"Con l'Under 21 ho vinto due Europei e sono andato a Barcellona a giocare le Olimpiadi. Sono diventato un professionista. Sono state esperienze che mi hanno fatto crescere e inquadrato come ragazzo. Un giovane di borgata è normale che abbia la testa un po' matta. Quando vivi per strada c'è questa mentalità. Invece la Roma e la Nazionale Under 21 mi hanno dato l'educazione e indirizzato nella giusta strada".

L'ADDIO ALLA ROMA E L'APPRODO IN SARDEGNA

Dopo la stagione in prestito al Pisa, Muzzi torna alla Roma, proprietaria del suo cartellino, ma fin da subito chiarisce con la società che vuole una squadra con cui giocare con regolarità. La possibilità che l'attaccante cerca si concretizza a novembre del 1994, nel calciomercato autunnale. 

"Avevo voglia di giocare, come tutti i giovani. - afferma - Mi chiedeva Cellino, e successe tutto tramite Mazzone, che era il mio allenatore alla Roma. Il mister mi chiamò e mi disse: 'Vai subito lì, non ti preoccupare, il Cagliari è una grande società. Ti troverai bene e farai carriera'. Avevo una grandissima stima di Mazzone e accettai subito, partendo per Cagliari".

"L'inizio non fu semplice - rivela - perché quando arrivai in Sardegna ero infortunato.Mi ruppi il menisco in un'amichevole fra Roma e Barcellona. Mi operai ma partii lo stesso. A Cagliari facevo la rieducazione al Brotzu e soggiornavo all'Hotel Quadrifoglio. Ma già sentivo la fiducia dei tifosi. Quando li incontravo per strada mentre andavo in stampelle a fare fisioterapia mi davano coraggio e mi sostenevano".

Superato l'infortunio, Muzzi fa il suo esordio in rossoblù il 20 novembre 1994, e gioca un tempo nella vittoria casalinga per 1-0 contro il Genoa, con il tecnico Tabarez che lo inserisce nella ripresa al posto di Marco Sanna.

Muzzi

'BUM BUM GOAL' E IL CAGLIARI: UN AMORE RICAMBIATO

Con la maglia del Cagliari Muzzi vive i momenti più esaltanti della sua carriera, alternati a momenti drammatici e complessi. Nel 1994/95 diventa subito un giocatore decisivo, tanto da costringere Tabarez ad affidarsi ad un tridente offensivo composto da Muzzi, Dely Valdes e Oliveira che dà spettacolo su tutti i campi d'Italia.

L'ex promessa della Roma si inserisce al meglio nella sua nuova realtà e con le sue prestazioni dà un contributo tangibile al 9°posto finale dei sardi, che sfiorano la qualificazione alla Coppa UEFA. Muzzi, che agisce come attaccante esterno con licenza di svariare, segna 12 reti in 22 gare di Serie A.

Il 22 gennaio 1995 il Cagliari si concede il lusso di interrompere al Sant'Elia la striscia positiva della Juventus di Lippi, sconfitta con un sonoro 3-0 che vede i tre attaccanti rossoblù sugli scudi. Muzzi corona una prestazione maiuscola con il goal su rigore del tris rossoblù.

"Fu tutto molto emozionante, sapevo che dovevo dare qualcosa a questa città e a questi tifosi. Feci 12 goal e battemmo anche la Juve. A fine anno dovevo tornare a Roma, ma pregai Cellino in tutte le lingue di tenermi. Facemmo finta di litigare, così sarei costato di meno. Rimasi e fui molto contento".

Il 1995/96 è un anno difficile. Lui e Trapattoni non legano, l'attaccante ha un problema al tendine d'Achille ma il Trap gli chiede di stringere i denti e non operarsi. Muzzi va in campo facendo continue infiltrazioni ma non è lui, e le prestazioni sono deludenti. Finché l'avvicendamento in panchina con Bruno Giorgi cambia la situazione e la punta può finalmente operarsi. 

Chiude il suo secondo anno con soli 3 goal in 23 presenze, più altri 2 in 3 gare di Coppa Italia. Il Cagliari ottiene comunque la salvezza e Muzzi resta al centro del progetto anche nel 1995/96. Il campionato è però sfortunato per i rossoblù, che si ritrovano invischiati nelle retrovie e dopo l'esonero di Gregorio Perez e il ritorno di Mazzone, avviano una disperata rincorsa salvezza.

Muzzi segna 10 goal, fra cui uno decisivo all'ultima giornata contro il Milan, e con Sandro Tovalieri forma una delle coppie d'attacco più prolifiche del campionato, ma non basta per evitare lo spareggio. A Napoli, il 15 giugno 1997, il Cagliari è sconfitto 3-1 dal Piacenza, e Muzzi e compagni vivono il dramma sportivo della retrocessione. Roberto, in lacrime, negli spogliatoi del San Paolo è fra i più amareggiati, ed è in quel momento che promette ai tifosi del Cagliari che sarebbe rimasto e l'avrebbe riportato in Serie A.

"Potevo andar via. Cesare Maldini mi aveva detto che se fossi andato in Serie A mi avrebbe convocato con la Nazionale maggiore. Ma io non me la sono sentita per i tifosi del Cagliari e per questa città, per tutto quello che mi avevano dato. Volevo a tutti i costi riportare la squadra in Serie A e ricambiare l'affetto nei miei confronti. Allora decisi di restare in rossoblù anche in Serie B e di rinunciare alla Nazionale".

Mentre molti scelgono di abbandonare la nave nel momento più difficile, Muzzi va controcorrente, e nel 1997/98, assieme all'uruguayano Dario Silva, soprannominato 'Sa Pibinca', agli ordini del nuovo allenatore Gian Piero Ventura, dà vita ad una delle coppie-goal più spettacolari del torneo cadetto. 

Il tecnico genovese lo trasforma in prima punti, Muzzi segna 17 reti in 36 partite, Dario Silva 13, e il Cagliari avvia il nuovo corso risalendo immediatamente in Serie A al termine di una stagione chiusa al 3° posto. La promessa è mantenuta. Nel 1998/99 i rossoblù si confermano dando spettacolo anche in Serie A.Muzzi trascina la squadra sarda, in cui giocano elementi come O'Neill, Vasari, Berretta, De Patre e Kallon, al 13° posto e alla salvezza, dopo aver a lungo sognato posizioni di classifica più prestigiose.

In tutto 'Bum Bum' va a segno 16 volte in 32 gare, realizzando la sua miglior stagione di sempre nel massimo campionato. Alcune reti sono autentici gioielli: la rovesciata acrobatica contro il Piacenza, la girata di prima intenzione all'incrocio dei pali contro il Bari su suggerimento di Berretta. Muzzi è ormai un nome spendibile sul calciomercato e Cellino decide che è giunta l'ora di cederlo per fare cassa e permettere al Cagliari di respirare dal punto di vista finanziario.

L'ADDIO DOLOROSO E L'AVVENTURA ALL'UDINESE

Nell'estate del 1999, dopo un braccio di ferro fra giocatore e presidente, Muzzi saluta il Cagliari da 3° bomber assoluto della storia rossoblù con 64 goal totali in 158 presenze dietro Riva e Gigi Piras (oggi è il 6°), e da 2° di sempre in Serie A alle spalle unicamente di 'Rombo di Tuono' (oggi è il 5°, superato da João Pedro, Suazo e Oliveira).

Ad accoglierlo c'è l'Udinese, che per il suo cartellino versa 20 miliardi nelle casse del Cagliari.

"Fu una decisione che presi a malincuore per il bene del Cagliari. - rivela Roberto - Volevo finire la carriera in rossoblù, e l'avevo già detto a mia moglie. Però ero l'unico giocatore che aveva mercato e che poteva far incassare dei soldi alla società, così alla fine ho fatto questo sacrificio".

L'esperienza all'Udinese è positiva per l'attaccante di Morena, che si conferma bomber anche con la maglia bianconera: in quattro anni segna 45 goal in 123 partite, entrando nel cuore anche dei suoi nuovi tifosi e vincendo una Coppa Intertoto nel 2000 (4-2 in finale dopo i supplementari sul Sigma Olomuc, con rete del provvisorio 1-1 dell'ex punta del Cagliari).

"A me le sfide piacciono, arrivai per sostituire Amoroso. Feci bene, anche se non come lui, e i tifosi capirono il mio modo di giocare e di fare goal. Mi sono trovato molto bene, eravamo una bella squadra, siamo andati in Coppa UEFA dopo aver vinto l'Intertoto".

Pavel Pergl Roberto Muzzi Sparta Prague Lazio UEFA Champions League 09122003Getty Images

UNA COPPA ITALIA E LA CHAMPIONS CON LA LAZIO

Il 2003 segna un nuovo passaggio nella carriera di Muzzi: l'attaccante passa alla Lazio dopo aver militato per diversi anni nella Roma all'inizio del suo percorso nel calcio.

"Andai alla Lazio perché ero un tifoso e c'era la Champions League da giocare. - rivela Muzzi - Dicono sempre che è difficile diventare un re in casa propria, ma accettai il passaggio in biancoceleste. Nonostante i molti problemi fisici e gli infortuni, mi sono tolto le mie soddisfazioni: ho vinto una Coppa Italia e giocato la Champions League, segnando anche uno dei goal più belli del torneo". 

Dopo aver debuttato nel massimo torneo europeo il 16 settembre, il 26 novembre Muzzi si supera esibendosi in una delle sue specialità nel palcoscenico più importante: a Roma, contro il Besiktas, effettua una sforbiciata vincente che vale l'1-1 finale.

L'anno seguente inizia ad essere tormentato da guai muscolari, ed è meno positivo (nonostante 6 goal totali in 21 partite). 

"Quando cominci a saltare qualche allenamento, qualche partita, non è facile. Per le mie caratteristiche dovevo stare al 100% della condizione per potermi esprimere al meglio. Non ero un giocatore tecnico, ma uno di forza, che calciava bene e quindi avevo bisogno di star bene, se no ero a mezzo servizio".

IL BIENNIO AL TORINO, IL PADOVA E IL RITIRO

Nel 2005/06, dopo aver iniziato l'anno ancora con la Lazio, Muzzi decide di accettare una nuova proposta, scendendo nuovamente in Serie B. Firma così con il Torino, contribuendo prima al ritorno in Serie A, successivamente a conquistare la salvezza.

"Col Torino è stata un'altra sfida. - spiega il bomber di Morena - Il club era fallito ed era subentrato Cairo come nuovo presidente. Ma era settembre e dovevano fare la squadra. Mi chiamarono, io stavo ancora alla Lazio, e accettai perché mi piaceva il progetto".

"Mi trasferii lì e feci un'esperienza bellissima con una maglia gloriosa. Sono stato molto bene. Ho fatto goal nello spareggio per andare in Serie A e l'anno seguente ho segnato la rete che è valsa la salvezza matematica. Una grande soddisfazione".

Gli ultimi due anni Muzzi gli spende con il Padova, ma gioca poco e ormai i problemi fisici diventano quasi insormontabili.

"Andai a Padova, e conquistammo subito a promozione in Serie B, ma il secondo anno, cominciai ad avere un infortunio dopo l'altro. Furono due anni non belli e ho deciso di ritirarmi e di lasciar spazio ai giovani. Avevo quasi 39 anni".

Nella sua carriera ha segnato in tutto 155 goal, alcuni dei quali restano scolpiti ancora oggi nella memoria degli appassionati per rapidità di esecuzione e bellezza.

"Quelli cui sono più affezionato sono la rete in rovesciata in Champions, la rovesciata contro il Piacenza e il goal al Bari con la maglia del Cagliari, e la rete che è valsa l'Intertoto con l'Udinese",rivela Roberto a Goal.

Roberto Muzzi GenoaGetty Images

DA ALLENATORE A DIRETTORE DELL'AREA TECNICA

La seconda vita di Muzzi lo vede nei panni di allenatore, prima nelle Giovanili, poi in Prima squadra, spesso come vice.

"Da allenatore ho fatto l'esperienza bellissima con le Giovanili della Roma, una vera gavetta. - racconta - Dopo 7 anni ho avuto la possibilità con Andreazzoli di fare il secondo in Prima squadra, fu una grande annata, peccato per la finale di Coppa Italia. Poi sono sceso di nuovo con le giovanili e mi chiamò Stramaccioni per un'esperienza all'estero. Feci il suo vice al Panathinaikos e allo Sparta Praga, ed è stato davvero bello. Dopodiché tornai in Italia ad Empoli e al Genoa come secondo di Andreazzoli". 

"A quel punto nel 2019/20 ho avuto l'opportunità di allenare l'Empoli in Serie B, ma non è andata bene. Successivamente sono stato fermo e ho conosciuto la proprietà che ha comprato l'Arezzo e la Lupa Frascati e mi hanno chiesto se volevo entrare nella loro famiglia per dirigere l'area sportiva. Ho trovato delle persone splendide e ho dato loro l'ok, accettando questo nuovo ruolo nelle loro società. Devo ancora fare esperienza ma mi sto trovando bene".

Nella sua vita privata Muzzi è felicemente sposato e ha due figli, nati entrambi a Cagliari ed entrambi aspiranti calciatori: Nicholas e Ramòn.

Il Cagliari lo ha recentemente inserito nella sua Hall of fame. In una carriera bella e ricca di soddisfazioni, l'unico rammarico per 'Bum Bum' resta non aver potuto rappresentare la Nazionale maggiore. Ma Muzzi, alla maglia azzurra, ha preferito quella rossoblù del Cagliari.

"Non mi pento della scelta che ho fatto all'epoca. - assicura a Goal - Se siamo retrocessi è stata anche colpa mia, mi sono sentito in debito verso la città e verso i tifosi, per cui era giusto che rinunciassi a qualcosa di importante per i tifosi e per Cagliari. Nei momenti difficili loro mi sono stati sempre vicini".

Un atto d'amore non comune, quello del bomber, che così facendo si è guadagnato l'affetto eterno dei tifosi del Cagliari dove ora è tornato con un altro ruolo.

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