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Roberto Mancini ItalyGetty Images

Roberto Mancini e la Nazionale: il rapporto complicato con l'Azzurro da calciatore

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C’è tanto, anzi tantissimo di Roberto Mancini nell’Italia che sogna di salire sul tetto d’Europa. La Nazionale Azzurra, raggiungendo la finale di Euro 2020, ha già tagliato un traguardo che solo pochi mesi fa sembrava irraggiungibile.

Al commissario tecnico Azzurro tutti riconoscono il fatto di aver compiuto un lavoro eccezionale. Ha infatti plasmato un gruppo straordinario, gli ha dato un gioco tra i migliori mai visti proporre da una Nazionale e ci è riuscito partendo dal punto più basso possibile: le macerie lasciate dalla mancata qualificazione a Russia 2018.

Il Roberto Mancini allenatore si sta togliendo in Azzurro quelle soddisfazioni che il Roberto Mancini calciatore non è andato nemmeno vicino a togliersi. Per quelle che erano infatti le sue incredibili qualità si può dire, senza il timore di essere smentiti, che da giocatore ha ricevuto, ma soprattutto ha dato, alla Nazionale molto meno di quanto avrebbe potuto.

Lui, che oggi incarna come nessuno l’Azzurro, con l’Azzurro in passato ha spesso avuto un rapporto complicato, tanto che recentemente ha ammesso di vivere questa avventura anche come una sorta di rivalsa.

“Voglio rifarmi da commissario tecnico per quello che ho non fatto da calciatore”.

Dal 14 maggio 2018 ad oggi, Mancini ha totalizzato 38 partite da commissario tecnico, ovvero già due in più di quelle che ha collezionato da calciatore. Un dato abbastanza incredibile, anche in considerazione del fatto che lui è arrivato a vestire giovanissimo la maglia Azzurra.

L’ESORDIO A 19 ANNI E LA SFURIATA DI BEARZOT

E’ il 1984 quando Roberto Mancini si avvicina per la prima volta alla Nazionale maggiore. L’occasione giusta è rappresentata da una tournée nel Nordamerica. Si tratta di una serie di amichevoli che vedono impegnate la Nazionale campione del mondo e Enzo Bearzot le sfrutta per vedere da vicino alcuni elementi che potrebbero entrare a far parte del gruppo Azzurro.

Mancini ha appena 19 anni, ma si è già imposto all’attenzione di tutti come uno dei più grandi talenti dell’intera Serie A ed è uno dei perni dell’Under 21 guidata da Azeglio Vicini.

Fa il suo esordio in Nazionale maggiore il 26 maggio, subentrando a Bruno Giordano in una partita contro il Canada a Toronto che poi vedrà gli Azzurri imporsi per 2-0. Pochi giorni dopo, il 30 maggio, Bearzot gli concederà anche una seconda presenza, subentrando ancora ad inizio ripresa a Giordano, ma questa volta in uno 0-0 allo Giants Stadium contro gli USA.

Sembra l’inizio di una splendida storia in Azzurro, ma in realtà Mancini dovrà attendere altri due anni e mezzo prima di tornare a vestire la maglia della Nazionale.

Nel corso della trasferta americana infatti, accetta di uscire con alcuni degli anziani del gruppo e di vivere l’ebrezza della New Yorkby night’. Quando fa rientro in albergo alle sei del mattino, trova ad aspettarlo in piedi Bearzot che non gli perdona l’uscita. La sfuriata è di quelle clamorose.

Se agli esperti del gruppo certe cose sono consentite, ai più giovani viene richiesto un comportamento diverso. Il commissario tecnico nel redarguirlo gli comunica che per lui le porte della Nazionale sono chiuse. Mancini, che poteva essere una delle grandi novità proposte da Euro ’84, non verrà mai più convocato da Bearzot.

Anni dopo spiegherà che il tecnico campione del mondo nel 1982 si sarebbe aspettato da lui delle scuse che non sono mai arrivate.

“A Bearzot io posso solo dire grazie, fu lui a farmi esordire in Nazionale. Mi lasciò fuori perché mi comportai male ed io non riuscii mai a chiedergli scusa per timidezza”.

Roberto Mancini ItalyGetty Images

IL CICLO VICINI: EURO ’88 E ITALIA '90

Per Roberto Mancini le porte della Nazionale maggiore torneranno ad aprirsi nel 1986, quando a volerlo nel suo gruppo sarà Azeglio Vicini. Il nuovo commissario tecnico lo conosce benissimo, visto che l’ha guidato per quattro anni in Under 21.

La stella della Sampdoria entra a far parte in pianta stabile del giro Azzurro, gioca diverse partite, ma incredibilmente rischia di non prendere parte a Euro ’88. Poco prima dell’inizio del torneo infatti, rilascia delle dichiarazioni contro la classe arbitrale che vengono considerate lesive e in contrasto con le norme comportamentali stabilite dalla FIGC.

“I tifosi invece di picchiarsi tra di loro, dovrebbero fare invasione di campo e darle a certi arbitri”.

A difenderlo e a spingere per la sua convocazione è Azeglio Vicini, che vede ripagata la fiducia con buone prestazioni e con una rete contro la Germania Ovest. Mancini celebrerà il suo primo goal in Azzurro con un’esultanza polemica: dribblando tutto e tutti, correrà verso la tribuna indirizzando dei gesti al settore occupato dai giornalisti.

Quella corsa sfrenata resterà impressa nella mente di tanti, molto più del goal segnato.

“Io non ho fatto gestacci e non volevo prendermela con nessuno. Per me questo goal è stata una liberazione”.

Il cammino dell’Italia in quel Campionato Europeo si interromperà in semifinale contro l’Unione Sovietica e da lì in poi per Mancini lo spazio in Azzurro sarà sempre meno.

Verrà convocato per i Mondiali del 1990, ma non metterà mai piede in campo nel corso del torneo. Vicini ormai gli preferisce Giannini e inoltre sta iniziando a brillare la stella di Roberto Baggio.

Roberto Mancini ItalyGetty Images

ARRIGO SACCHI ED IL RIMPIANTO USA ’94

Quando nel 1991 Arrigo Sacchi sostituisce Azeglio Vicini sulla panchina Azzurra, tra i primi problemi che si trova ad affrontare c’è proprio quello della collocazione tattica di Roberto Mancini. Non ha le caratteristiche dei centrocampisti sui quali l’ex tecnico del Milan fa generalmente affidamento e non è una vera punta.

Il commissario tecnico cerca il modo di farlo coesistere con Roberto Baggio, ma gli esperimenti tentati non vanno a buon fine.

Mancini prende parte alle sfide di qualificazione a USA ’94, ma senza vedersi mai garantiti i galloni di titolare. E’ insomma un’alternativa al ‘Divin Codino’ e la cosa gli va stretta.

Prima dell’inizio della spedizione negli Stati Uniti, sarà lui stesso a decidere di farsi da parte. E’ il 23 marzo 1994 quando a Stoccarda si gioca un’amichevole Germania-Italia. Mancini rientra nell’undici titolare, ma viene lasciato negli spogliatoi alla fine del primo tempo.

La sostituzione lo manda su tutte le furie ed è allora che comunica a Sacchi che per lui il discorso Nazionale è chiuso.

“Fu una cretinata enorme - spiegherà anni dopo a GQ - perché in quel Mondiale, tra gli infortuni, le squalifiche e il grande caldo, avrei giocato moltissimo”.

Quella di Stoccarda resterà incredibilmente la sua ultima di 36 partite (condite da quattro goal) con la maglia della Nazionale maggiore.

Roberto Mancini è stato certamente uno dei più giocatori più talentuosi dell’intera storia del calcio italiano, eppure non ha giocato un solo minuto di un Mondiale.

Una bravata gli costò Messico ’86, le scelte di Vicini lo relegarono al ruolo di comprimario a Italia ’90, e l’orgoglio gli impedì probabilmente di essere tra le stelle di USA ’94.

Una sequenza di eventi che hanno compromesso il rapporto del Mancini calciatore con l’Azzurro. La speranza di tutta l'Italia è quella che possa togliersi da allenatore le più grandi soddisfazioni con la Nazionale.

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