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Rambert all'Inter con Zanetti: l'Avioncito che non decollerà mai

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In un piovoso pomeriggio di inizio giugno del 1995, Sebastian Rambert sbarca a Milano assieme a Javier Zanetti. I due argentini, entrambi prodotti del vivaio dell' Independiente, provengono il primo proprio dai Diavoli Rossi, il secondo dal Banfield. Sono i primi colpi del nuovo presidente nerazzurro Massimo Moratti, che aveva rilevato la proprietà dell'Inter a febbraio, rilevandola da Ernesto Pellegrini. E l'attaccante, che in patria chiamano 'l'Avioncito', l'Aeroplanino, per il suo modo di esultare dopo i goal, era il più atteso.

Per lui, più che per il semisconosciuto Zanetti, una cinquantina di tifosi sfida l'acqua e si raduna sotto la Terrazza Martini, tempio della 'Milano da bere', situata al 15° piano del grattacielo in Piazza Diaz, luogo nel quale i nuovi acquisti sono ufficialmente presentati.

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Classe 1974, Rambert era uno dei volti nuovi del calcio argentino e aveva vinto con l'Independiente il torneo di Clausura del 1994, la Recopa 1995 e per 2 volte la Supercoppa sudamericana, oltre a mettersi in evidenza con la maglia della Nazionale argentina alla Confederations Cup del 1995, chiusa dall'Albiceleste al 2° posto dietro la Danimarca. Le referenze su di lui le avevano date due degli 'Angeli della Faccia Sporca': Antonio Valentin Angelillo, grande attaccante-mezza punta e osservatore dell'Inter, ed Enrique Omar Sivori, ex Pallone d'Oro e numero 10 e colllaboratore della Juventus in Sudamerica.

“Ho consigliato alla Juventus di prenderlo - svela Sivori - ma non mi hanno ascoltato o forse non ci sono riusciti. Peccato per loro". 

"Qui in Argentina ci sono già i nuovi Batistuta e i nuovi Balbo - dichiara Angelillo - Ho visto un paio di ragazzi che potrebbero far impazzire i club italiani. Parlo di Sebastian Rambert e di Zanetti. Hanno vent’anni e già sono stati convocati da Passarella. Noi, gente di Argentina, oltre di tango siamo sempre maestri anche di calcio" .

Sta di fatto che Moratti è convinto di avere fra le mani un potenziale grande talento. L'Inter per aggiudicarselo aveva del resto sbaragliato l'agguerrita concorrenza di Juventus e Parma, che a loro volta avevano fiutato l'affare. Per bruciare sul tempo le avversarie, il nuovo presidente aveva staccato un assegno da 4 miliardi e 200 milioni di Lire all'Independiente, mentre Zanetti era stato pagato 5 miliardi. A dispetto delle cifre, come detto, era però la punta la più attesa.

Alla presentazione ufficiale ci sono Giacinto Facchetti, Luis Suarez, il capitano nerazzurro Beppe Bergomi, fresco di rinnovo di contratto, e lo stesso Angelillo. I due argentini arrivano in vesti eleganti: giacca grigia e pantaloni blu per Rambert, completo beige e camicia azzurra per Zanetti. Sobria la cravatta scelta dal futuro capitano nerazzurro, meno quella della punta. 

Curiosamente nello stesso grattacielo in quelle ore si svolge un'importante riunione politica di Forza Italia e casualmente, sbagliando piano con l'ascensore, fra coloro che assistono alla conferenza stampa c'è suo malgrado anche Gianni Letta, consigliere politico del Cavaliere. Anche lui assiste dunque alla presentazione dei due argentini. Sulla terrazza Martini i due acquisti nerazzurri sono attesi dal consueto stuolo di giornalisti, fotografi e cameraman. 

"È giusto che il capitano accolga i due giovani argentini, - dichiara Moratti - sarei felice se almeno uno di essi possa ripetere la sua carriera".

Bergomi, ma questo lo dirà soltanto anni dopo, vedendo i due nuovi volti è convinto più di Zanetti, tanto da pensare: "Questo farà la storia dell'Inter" . Nel mentre, i tifosi nerazzurri, radunatisi sotto la pioggia davanti al grattacielo, sono sorpresi nel vedere arrivare Silvio Berlusconi in compagnia di Felice Confalonieri per recarsi nello Studio dell'avvocato Dotti, dove è in programma la riunione politica. 

"Tutti erano qui per i due argentini, invece sono spuntato io - scherza il Cavaliere ai microfoni dei cronisti - Rambert e Zanetti sono due ottimi acquisti, complimenti all'Inter. Sono contento che si sia qualificata per l' Uefa: sia l' Inter sia il Milan devono giocare in Europa per tenere alto il nome di Milano".

Conclusasi la breve conferenza e dopo aver fatto da modelli per i tanti fotografi, i nuovi arrivati possono finalmente salutare i tifosi nerazzurri dalla Terrazza Martini. Gli stessi tifosi, euforici all'idea di un'Inter in grado di spezzare l'egemonia di Milan e Juventus, vanno quindi a caccia di autografi quando Rambert e Zanetti escono dal palazzo.

RambertRODRIGO BUENDIA

I due argentini non saranno peraltro gli unici colpi di un calciomercato estivo scoppiettante per i colori nerazzurri: Moratti, che vende Dennis Bergkamp all'Arsenal per 19 miliardi e 213 milioni e non riesce a prendere Baggio, porta infatti a Milano anche l'inglese Paul Ince (13 miliardi e mezzo), il brasiliano Roberto Carlos (10 miliardi), Maurizio Ganz (8,03 miliardi), Salvatore Fresi (7 miliardi), Benito Carbone (6 miliardi). Tenuto conto che gli stranieri in rosa sono 4, si capisce subito che per uno dei nuovi arrivati la tribuna diventerà presto una realtà, visto che all'epoca se ne potevano schierare in campo solo 3.

Inizialmente si pensa che possa essere Zanetti lo straniero sacrificato, ma alla prova del campo le cose saranno molto diverse. Se il terzino, disputata a luglio anche la Copa America con la sua Nazionale, stupirà tutti e presosi la maglia da titolare non la lascerà più, fra Rambert e il tecnico Ottavio Bianchi non scocca la scintilla, anzi. Sembra che l'ex Independiente soffra di un problema al ginocchio, sta di fatto che le perplessità nei suoi confronti iniziano presto ad essere numerose. 

I giornalisti che lo seguono nel ritiro estivo riferiscono di un ragazzo molto chiuso che fatica a inserirsi dentro allo spogliatoio, e dal carattere orgoglioso e fumantino. Fin dalle prime partitelle segna poco e sembra un pesce fuor d'acqua. Intanto prima dell'inizio della stagione ufficiale sono le parole pronunciate da Diego Armando Maradona a far suonare un campanello d'allarme sulla bontà dell'acquisto fatto.

"Il vero colpaccio l’Inter l’ha fatto con Zanetti  - sostiene l'ex numero 10 del Napoli - un autentico fenomeno, altro che Rambert".

Moratti però è convinto che sia solo una questione di tempo e che Rambert esploderà. Lezioso, poco propenso al sacrificio per la squadra e in generale poco mobile, Bianchi non lo vede proprio . Non a caso nel primo impegno di campionato contro il Vicenza accanto a Ganz schiera Delvecchio, contro il Parma punta su Fontolan e contro il Piacenza lancia Benny Carbone. Tutti, insomma, ma non Rambert, che ci mette poco a diventare l'oggetto misterioso del calciomercato dell'Inter. Tanto più che l'ex Independiente non gioca nemmeno il primo impegno di Coppa Italia contro il Venezia il 30 agosto e l'andata dei Trentaduesimi di Coppa UEFA con il Lugano.

Intanto però, visti i risultati deludenti, Moratti esonera Bianchi e affida la squadra a Luisito Suarez. Molti pensano che con il nuovo allenatore per Rambert arriverà l'occasione giusta e così sarà il 26 settembre. A San Siro, davanti ai suoi tifosi, l'Inter è chiamata a una prova di forza con gli svizzeri del Lugano, che le hanno imposto il pari in trasferta nel match di andata (1-1). Suarez si affida a Rambert in attacco in coppia con Ganz ma l'argentino incappa in una prestazione molto negativa e al 54' abbandona il campo per far entrare Fontolan. I nerazzurri rimediano una storica sconfitta nel finale e sono incredibilmente fuori dal torneo.

L'argentino è abulico, avulso dalla squadra e dal gioco. Un corpo estraneo. E su di lui piovono le critiche feroci di giornalisti e tifosi. L'Inter comunque va avanti alternando risultati positivi a gare sottotono. Rambert dopo Lugano ha soltanto un'altra chance in Coppa Italia, nel Terzo turno eliminatorio con il Fiorenzuola, formazione di vertice di Serie C. Ancora una volta, però, l'argentino, che parte titolare con Benny Carbone, è del tutto inconcludente. L'Inter passa il turno a fatica vincendo 2-1 con i goal proprio di Carbone e di Festa, ma per l'attaccante arrivato dall'Independiente (sostituito al 68' con Ganz) arriva la bocciatura definitiva.

Così quando a novembre sulla panchina nerazzurra approda Roy Hodgson, l'ex Independiente è inserito nella lista dei partenti. Il 'taglio' arriva già a dicembre: Rambert saluta l'Inter dopo pochi mesi e appena 2 presenze per giocare in prestito nella Liga spagnola con il Real Saragozza. Nella nuova squadra segna subito, tuttavia va in calando e dopo 5 reti in 20 presenze con gli spagnoli, l'Avioncito, che in nerazzurro non era mai decollato, avrebbe preso definitivamente la rotta per il Sud America. 

Resta un anno in prestito al Boca Juniors, per poi togliersi le soddisfazioni più importanti della carriera in patria con il River Plate. Vince altri 4 campionati argentini e la terza Supercoppa sudamericana del suo palmarés, prima degli ultimi anni in tono minore segnati dai tanti infortuni, con il ritorno all'Independiente e le avventure in forza ai greci dell'Iraklis e agli argentini dell'Arsenal di Sarandi. Nel 2003 il suo ritiro definitivo dalle scene a 29 anni.

Il presidente aveva perso la sua scommessa, ma poteva consolarsi con Javier Zanetti, colui che arrivato senza grandi clamori sarebbe diventato il calciatore più presente e più vincente della storia del club nerazzurro. I tifosi ricorderanno invece sempre l'attaccante argentino come il primo bidone dell'era Moratti.

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