Paulo Sergio gfxGoal

Paulo Sergio, dai grandi successi con Brasile e Bayern a freccia della Roma di Zeman

Grandi mezzi tecnici abbinati ad una notevole velocità, alla disciplina tattica e ad un buon fiuto del goal lo rendevano un avversario ostico per tutti i terzini che si trovava di fronte. Il brasiliano Paulo Sergio è stato un esterno destro offensivo di grande efficacia, che, sbarcato in Europa, si è saputo imporre anche nel Vecchio Continente, diventando protagonista in Germania con Bayer Leverkusen e Bayer Monaco (club con cui ha vinto tutto) e facendosi apprezzare anche in Italia nelle fila della Roma.

Il suo palmarés, del resto, è impressionante: un campionato brasiliano e una Supercoppa nazionale, quindi, in Europa, 2 Bundesliga, una Coppa di Germania, due Coppe di Lega tedesche, una Champions League e una Coppa Intercontinentale, oltre, naturalmente, ai Mondiali di USA '94 conquistati con la maglia della Seleçao.

UNA CARRIERA DA PREDESTINATO

Paulo Sergio Silvestre do Nascimento, per tutti semplicemente Paulo Sergio, nasce a San Paolo il 2 giugno 1969. Inizialmente fare il calciatore non rientra fra le sue ambizioni.

"Da bambino sognavo di diventare un pilota, - rivela in un'intervista a 'Il Posticipo' dell'aprile 2021 - non ero mai salito su un aereo e volevo fare quell'esperienza, era il mio sogno. Nella mia famiglia la cosa più importante era avere qualcosa da mangiare sulla tavola: quando c'era il cibo eravamo contenti". 

Muove i primi passi nel Mondo del calcio nelle Giovanili del Corinthians, una delle squadre più importanti della sua città, e fa tutta la trafila fino alla Prima squadra assieme a giocatori come Viola, spesso suo partner in attacco, l'ala Abelardo, il centrocampista Alê, i difensori Gino (che si distinguerà da professionista al Paysandu), Moretti e André Passantino.

"Ho cominciato a giocare a 13 anni nel Corinthians - dice - e ci sono rimasto 9 anni". 

Nel suo primo anno da professionista, è ceduto alla formazione del Novorizontino, che, sotto la guida del tecnico Nelsinho Baptista, è la rivelazione assoluta del Campionato Paulista del 1990, nel quale si piazza al 2° posto assoluto alle spalle del Bragantino, che vince il titolo soltanto in virtù del suo miglior record nella stagione regolare dopo due pareggi per 1-1 nella finale.

L'exploit consente proprio a Nelsinho Baptista di diventare il tecnico del Corinthians nel Campionato brasiliano che si disputa da agosto a dicembre dello stesso anno. Anche Paulo Sergio segue l'allenatore e torna alla base, diventando protagonista del grande successo del Timão, che precede in classifica i rivali del San Paolo.

Arrivano le prime richieste dall'Europa: fra i club che monitorano il giocatore c'è anche una società italiana.

"L’Atalanta era interessata a me, - rivelerà al programma 'Taca La Marca' su 'Radio Musica Television' nel 2020 - ma poi decise di acquistare un altro giocatore e non se ne fece nulla”.

Il giovane brasiliano si contraddistingue per la grande duttilità tattica: nelle tre stagioni complessive in cui resta al Corinthians, infatti, è impiegato in tanti ruoli diversi. Fa l'ala destra, la sua posizione naturale in campo, ma anche l'ala sinistra, il centravanti, il centrocampista e all'occorrenza il terzino e persino il portiere, quando il 7 febbraio 1993 dopo l'espulsione dell'estremo difensore Ronaldo, prende il suo posto fra i pali nel derby del campionato Paulista contro il San Paolo. Nel successo per 3-0 del 'Tricolor' subisce una sola delle tre reti prese complessivamente dalla sua squadra.

In quella stessa stagione dà il suo apporto al Timão per il piazzamento al 2° posto conquistato nello stesso torneo. Dopo la finale persa con il Palmeiras ai tempi supplementari, è avvicinato dagli emissari del Bayer Leverkusen, con i quali raggiunge un accordo per il suo trasferimento in Europa.

Paulo Sergio Silvestre Brazil World Cup 1994Getty Images

SUL TETTO DEL MONDO AD USA '94

Intanto le buone prestazioni fornite con il Corinthians consentono a Paulo Sergio di conquistare la maglia della Nazionale brasiliana, con cui debutta a 22 anni il 18 dicembre 1991 nell'amichevole contro la Cecoslovacchia, vinta 2-1 dalla Seleçao. Realizza 2 goal, entrambi in sfide amichevoli, contro la Finlandia il 15 aprile 1992 (vittoria per 3-1) e contro il Messico il 31 luglio dello stesso anno (ampio 5-0 in favore dei verdeoro).

Il Ct. Carlos Alberto Parreira lo vuole con sé nell'avventura dei Mondiali di USA '94: Paulo Sergio gioca complessivamente 23 minuti, suddivisi fra le due partite della fase a gironi contro il Camerun e la Svezia. È un rincalzo in una squadra che gioca con sole due punte, Romario e Bebeto, e che ha anche Luis Müller, Viola e il giovanissimo Ronaldo come attaccanti in organico.

Il 17 luglio 1994, nella finale di Pasadena, drammatica per la Nazionale italiana, si mette al collo la medaglia d'oro, e pur non giocando si laurea campione del Mondo assieme ai suoi compagni.

"Vincere il Mondiale è stato unico, - afferma in un'intervista a 'Il Posticipo' - il Brasile non lo conquistava da 24 anni, avevamo tantissima pressione. Abbiamo vinto la finale, mi dispiace che sia successo contro l'Italia. È stata una delle partite più importanti di sempre".

Dopo quei Mondiali non indosserà più la maglia della Seleçao, vittima di un ostracismo per certi versi anche incomprensibile, soprattutto considerati i brillanti risultati conseguiti da Paulo Sergio in Europa.

Paulo Sergio Seleção Brasileira 1994Getty Images

DALLE 'ASPIRINE' A FRECCIA DEL TRIDENTE DI ZEMAN

Il Bayer Leverkusen strappa la punta al Corinthians nel 1993 per una cifra superiore al milione di euro attuale. L'impatto di Paulo Sergio con la Bundesliga è devastante: il brasiliano si trova a suo agio con il tecnico serbo Dragoslav Stepanovic, e, nonostante i naturali problemi di ambientamento, segna la bellezza di 17 goal in 32 gare di Bundesliga nel suo primo anno in Europa. In classifica 'Le Aspirine' chiudono con il 3° posto finale.

Seguono un 7° posto con il raggiungimento delle semifinali di Coppa UEFA, poi la 14ª piazza nel 1995/96, l'anno più deludente per Paulo Sergio e la compagine tedesca, ma che precede la strepitosa stagione 1996/97: Paulo Sergio ripete i 17 centri, stavolta in 33 partite, del suo primo anno in terra tedesca e il Bayer sfiora il titolo, chiudendo in 2ª posizione il campionato, a soli 2 punti dal Bayern Monaco campione.

"In Germania non è stato facile per me, - ha detto - avevo molte difficoltà con la lingua, non capivo quello che mi dicevano, però mi sono impegnato per impararla e alla fine ci sono riuscito. Quando una persona arriva in un altro Paese deve confrontarsi con un'altra lingua e un'altra cultura come ho fatto io all'epoca [...] In Bundesliga mi sono trovato davvero bene, sono riuscito a mantenere un bel rapporto con tutti quanti". 

In quattro stagioni con la maglia delle Aspirine il brasiliano colleziona 64 reti in 150 presenze complessive, e già nel gennaio del 1997 si accorda a parametro zero con la Roma per giocare in Serie A (ma i giallorossi devono pagare comunque un indennizzo di 6 miliardi al Bayer per il cartellino).

"Il tecnico argentino della Roma, Carlos Bianchi, mi chiese con forza. - ha raccontato Paulo Sergio sito ufficiale del club giallorosso nel settembre 2020 - Io mi accordai con la Roma a parametro zero dopo essermi svincolato dal Bayer Leverkusen. Quando il mio procuratore di allora mi propose la possibilità di venire a Roma, fui subito entusiasta. Non indugiai un attimo, giocare in Serie A era un sogno per noi brasiliani. A Roma c’era stato Falcão, io trovai Aldair. Sapevo che c’era una società blasonata ad aspettarmi. Firmai sei mesi prima della fine del campionato, nel mercato invernale".

Paulo Sergio RomaGetty

Il primo impatto con la sua futura squadra ce l'ha nell'amichevole giocata a Trigoria nel gennaio 1997. 

"Vincemmo 3-0. - ricorda il brasiliano - Segnai anche io. Fu un primo assaggio di quello che avrei trovato mesi dopo. Solo che poi Bianchi fu esonerato e io fui allenato da Zeman. Arrivai con altri due brasiliani, Cafu e Vagner e a gennaio la società prese anche Zago”.

Zeman pretende da lui tanto ma alla fine gli affida uno dei posti nel tridente d'attacco con Balbo e Delvecchio, con Totti prima alternativa.

"Mi trovai bene con lui, - ammette - più il primo anno che il secondo. Ma, in ogni caso, segnai tanti gol diventando un giocatore titolare per la Roma".

Paulo Sergio è la freccia d'attacco del boemo, che lo utilizza spesso come arma per scardinare le difese avversarie quando si chiudono. Pur non vincendo nulla segna tanto, 24 goal in campionato equamente divisi in due stagioni, in cui è impiegato prevalentemente da attaccante esterno, più 2 reti in Coppa Italia. Esulta sempre con un balletto e alcune sue marcature sono spettacolari e importanti.

Fra tutte vengono ricordate le due prodezze contro il Milan (3 maggio 1998) e la Juventus (15 novembre 1998). Contro i rossoneri (successo per 5-0 dei giallorossi) riceve palla in profondità, punta Costacurta e lo scavalca. Una volta in area, angola il tiro rasoterra e non dà scampo a Sebastiano Rossi.

"Io e Francesco avevamo un rapporto bellissimo. In quella squadra c'erano tanti campioni: Di Biagio, Tommasi, Delvecchio, Balbo, Aldair e Zago. Penso che Zeman abbia fatto benissimo: ci faceva lavorare tanto, facevamo gli scalini con i pesi ed era faticoso".

Paulo Sergio Roma Serie A 03021999Getty Images

La seconda è invece lui stesso a raccontarla:

"Ricordo uno stadio pieno, i tifosi che aspettavano quella partita con i bianconeri da inizio campionato. C’era voglia di vincere e di dimostrare di essere migliori. Segnai la rete del vantaggio su assist di Totti da calcio di punizione. Mi lanciò con una sorta di pallonetto, io capii subito la sua intenzione e beffai tutti, mettendo la palla dentro con un tocco al volo, battendo Peruzzi".

Proprio in occasione della rete alla Juventus (vittoria interna per 2-0 della Lupa), l'ex Leverkusen vara un festeggiamento speciale.

"Per omaggiare il mio amico Giancarlo Fisichella, romano e romanista, mimai un pilota di formula uno”, ricorda.

Contro i bianconeri era andato a segno anche nella sua prima stagione italiana:

“La prima rete alla Juve la feci nella stagione precedente (1997-98, ndr). Giocavamo in trasferta e perdemmo 3-1. Sul 2-1, però, ci negarono un rigore netto per fallo di Deschamps su Gautieri. Potevamo pareggiare e dare un senso diverso al match. Ma l’arbitro fu di diverso avviso…".

Sotto la guida del tecnico boemo la Roma ottiene un 4° e un 5° posto, ma nell'estate del 1999, con l'arrivo in panchina di Fabio Capello, Paulo Sergio è messo sul mercato.

Paulo Sergio Bayern München 11202001Getty Images

I GRANDI SUCCESSI COL BAYERN

Pagando al club capitolino oltre 6 milioni e mezzo attuali di euro, è il Bayern Monaco ad aggiudicarsi il cartellino della punta esterna brasiliana e a riportarla in terra tedesca dopo 26 goal in 77 gare totali in giallorosso.

"Mia moglie non voleva lasciare la città e i tifosi mi chiedevano di restare, ma Il Bayern mi aveva chiesto e ho accettato perché volevo vincere la Champions League, - ha spiegato a 'Il Posticipo' - per questa ragione ho cambiato squadra, Roma però è rimasta nel mio cuore". 

Il binomio con i bavaresi di Ottmar Hitzfeld è fortunato per il ragazzo di San Paolo, che in 3 stagioni si toglie la soddisfazione di vincere praticamente tutto: 2 Bundesliga, una Coppa di Germania, due Coppe di Lega tedesche, una Champions League (nonostante il suo errore dal dischetto nella serie di rigori della finale col Valencia) e una Coppa Intercontinentale, battendo 1-0 in finale il Boca Juniors il 27 novembre 2001.

"Il rigore fallito in finale di Champions? Ho segnato goal importanti in quella competizione, - sottolinea - ma in quell'occasione ho sbagliato: quando succede non c'è niente da fare. Li ho sempre tirati e non ho mai sbagliato, in finale è andata così: era il primo tiro, mi è dispiaciuto tantissimo, dopo però Oliver Kahn ha fatto un bel lavoro e abbiamo vinto. A tanta gente non piaceva, ma è stato un grande portiere".

L'unico trofeo che gli sfugge è la Supercoppa europea, persa il 24 agosto 2001 a Montecarlo contro il Liverpool. Per il resto il triennio bavarese è il coronamento di una grande carriera per l'ex giallorosso, che si toglie tante soddisfazioni. Lascia il club che lo ha consacrato all'età di 33 anni, dopo 35 reti in 135 gare.

GLI ULTIMI ANNI E IL RITIRO

Ormai a fine carriera, Paulo Sergio decide di trasferirsi nel 2002 negli Emirati Arabi, dove fa un'esperienza con l'Al-Wahda. L'anno seguente torna in patria, per vestire la maglia del Bahia.

Ormai però l'attaccante è afflitto da svariati problemi fisici e così al termine della stagione decide di dire basta, ritirandosi dal calcio giocato all'età di 34 anni.

PAULO SERGIO OGGI

Dopo aver guidato la Red Bull Brasil di Vinhedo per alcuni mesi nel 2008, Paulo Sergio ha capito che fare l'allenatore non era la sua vocazione.

"Nel 2008 sono stato scelto come primo allenatore della Red Bull Brasil, ma sono rimasto solo per 6 mesi: fare l'allenatore non mi è piaciuto - ha spiegato - e così ho deciso per un altro mestiere. È un lavoro troppo stressante, devi rigare dritto tutti i giorni e richiede molto sacrificio".

Così è diventato un apprezzato commentatore televisivo in Brasile.

"Faccio il commentatore del campionato italiano per ESPN Brasile - ha detto a 'Il Corriere della Sera' - e la Roma l’ho vista spesso. Mi piace e voglio fare carriera come commentatore. Non voglio più lavorare nel calcio perché desiderio dedicarmi alla famiglia: facendo il commentatore ho tanto tempo per stare coi miei cari e coi miei amici. Mi sta bene così".

Paulo Sergio continua comunque a restare nel Mondo del pallone:

"Oggi sono ambasciatore del campionato tedesco e del Bayern Monaco, che impiega al suo interno diversi ex giocatori. - rivela - Nell'ultimo periodo, a causa del Coronavirus, purtroppo, non ho potuto viaggiare".

Pur non avendo vinto titoli in Italia, la Roma resta il suo grande amore:

"Abbiamo posto le basi per lo Scudetto vinto nel 2001. - sostiene il brasiliano - Io ero già passato al Bayern Monaco, ma fui orgoglioso di partecipare al rilancio della società dopo una stagione non positiva con Carlos Bianchi, l'allenatore che mi aveva voluto nella capitale".

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