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Paul Ince InterGetty

Paul Ince, il 'governatore' che stregò Moratti: dalle pressioni della moglie alle feste con Berti

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Due stagioni vissute da protagonista con l'Inter, un'avventura breve ma intensa: dal 1995 al 1997 Paul Ince ha lasciato il segno in Italia per temperamento e leadership. Non tutti ricordano però che il suo trasferimento rischiò di saltare a causa delle pressioni della moglie Claire, che non gradiva la destinazione italiana.

Centrocampista solido, dotato di grande forza fisica e leadership in mezzo al campo: un guerriero in pieno stile british, primo capitano di colore della nazionale dei 'Tre Leoni' del quale Massimo Moratti si innamorò follemente nell'estate del 1995.

Il patron nerazzurro bussò in casa Manchester United con due sogni nel cassetto: Eric Cantona e quel mediano ruvido nei contrasti ma delicato nell'impostazione del gioco. Dopo un lungo braccio di ferro con i Red Devils l'offerta di 17 miliardi di lire convinse la società inglese, mentre lo stesso giocatore fu titubante fino all'ultimo a causa delle pressioni della moglie Claire, poco convinta della sistemazione a Milano.

PAUL INCEGetty

Moratti fece l'impossibile per accontentare la compagna del giocatore, che inizialmente rifiutò ben dieci ville extra lusso tra Milano 3 e il lago di Como. La conferenza stampa di presentazione andò in scena in un clima del tutto grottesco: il giocatore si presentò ai microfoni dei giornalisti senza essere stato ancora ufficializzato, senza nessun riferimento alla chiusura della trattativa.

"Ince non è ancora un giocatore dell’Inter. Il contratto non è stato ancora firmato e il motivo è semplice: Ince sta valutando con la sua famiglia la migliore sistemazione per il suo trasferimento in Italia. Il fatto che per Ince la serenità della moglie e del figlioletto sia importante almeno quanto il danaro dimostra che ha un grande carattere, il carattere che ammiriamo all’Inter, che ci ha convinto che è davvero l’uomo che cercavamo”, dichiarò subito la società in un clima di totale stupore, come riportato da 'L'occhiosportivo'.

Una particolare attenzione per la famiglia da parte di Ince, che fino all'ultimo restò in dubbio sotto le pressioni della moglie Claire. "Sotto un certo livello non scendo, non potete aggredirmi così, sono un essere umano anch’io", si difese la donna dalle critiche.

Decisiva fu allora la posizione dello stesso Manchester United, quando il presidente Edwards diede l'affare ormai concluso, accelerando del tutto il trasferimento: "L’accordo con l’Inter è ormai cosa fatta, spetta a Paul decidere. Se dovesse restare, non potremmo rinforzare la squadra”.

Paul Ince England 1997Getty

La scelta cadde dunque sulla lussuosissima villa abitata fino a poche settimane prima da WIm Jonk, con vista sul lago a Carate Urio. Ince si ambientò velocemente in un calcio decisamente più tecnico, conquistando subito l'amore del popolo nerazzurro.

"Una volta all'Inter feci uno straordinario lancio lungo per Javier Zanetti. Mi aspettavo applausi dai tifosi, ma invece non ho ottenuto nulla. Era esattamente quello che si aspettavano da me, lo davano per scontato. Quando ero in Inghilterra, per una giocata simile tutti avrebbero esclamato: "Che giocata! Che palla!". In Italia invece no, in Italia era la normalità. È per questo che l'esperienza all'Inter mi ha reso più forte e veloce".

Maestro nei tackle e dotato di grande personalità in campo, il centrocampista inglese si ambientò velocemente nella vita milanese, anche al di fuori del rettangolo di gioco. Come quella volte che cedette alle tentazioni di Nicola Berti, il re della movida nel capoluogo lombardo.

"Nicola Berti era il re delle feste a Milano. Quando arrivai per la prima volta a Milano, aveva organizzato una delle sue feste. Fui invitato quasi per caso. C'erano forse otto persone, pensai che sarebbe stata una notte molto lunga. Misi le cuffie e ascoltai musica ma quando ad un certo punto mi guardai attorno rimasi letteralmente scioccato. L'appartamento era pieno di gente e c'erano personaggi della televisione e dello spettacolo, da Uma Thurman a Michael Keaton, l'attore di ‘Batman', ma soprattutto Joe Pesci. Uno dei miei attori preferiti di sempre e non ci potevo credere e pensavo: ma come fa Nicola Berti a conoscere tutti questi personaggi famosi?".

L'esperienza italiana fu però caratterizzata anche da alcuni episodi di razzismo: come a Cremona nel 1996, quando fu oggetto di ripetuti insulti razzisti in campo. Un fattore decisivo, che insieme alle continue pressioni della moglie (sempre poco felice della permanenza in Italia), portarono il giocatore alla decisione di tornare in patria nonostante l'affetto dei propri tifosi, che gli dedicarono un coro che l'ex calciatore non ha mai dimenticato:

"'Come on, Paul Ince come on': ancora lo canto! All’inizio non capivo: quando dici “come on”, in Inghilterra vuoi dire “su, andiamo, fai qualcosa in più”. Poi mi hanno spiegato che era un incoraggiamento, non un rimprovero - ha raccontato alla 'Gazzetta dello Sport' -. Una volta ero squalificato e sono andato in curva a cantarlo: non ho mai più vissuto una giornata così incredibile. Anni dopo sono tornato a San Siro da spettatore e c’era Ronaldo in tribuna: quando mi hanno inquadrato con Moratti, è partito il coro e il Fenomeno ha capito chi fossi...".

Nonostante un'avventura durata appena due stagione, resta indelebile per Paul Ince l'esperienza con la maglia nerazzurra all'ombra della Madoninna:

"Gli anni più belli della carriera. Non me ne sarei mai andato, l’ho fatto solo per ragioni familiari. E ancora oggi me ne dispiaccio. Ricordo il gol in rovesciata a Cagliari, il cuore d’oro di Moratti che mi avrebbe tenuto a qualunque costo e il rapporto con i compagni: Paganin quasi un fratello, poi Winter e ovviamente Zanetti. Siamo arrivati insieme e lui è ancora lì! Ma a mancarmi è soprattutto il sentimento con i tifosi: dopo un derby vinto andavo in giro per la città e mi sentivo un re!".
Tom Ince Paul InceGetty

Dopo il ritiro dal calcio giocato Paul Ince ha tentato l'avventura da allenatore: prima sulla panchina dei Blackburn Rovers nella stagione 2007-08, poi al Blackpool per allenare il figlio Tom. Dal lontano 2014 non è più sui campi di calcio e si alterna tra campi di golf e studi televisivi in qualità di opinionista.

Un giocatore che la nostra Serie A ha conosciuto forse meno di quanto avrebbe dovuto: 'il governatore', come fu ribattezzato dai suoi tifosi, nutre però ancora oggi un grande affetto nei confronti dei colori nerazzurri.

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