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Paloschi in Premier League: la parentesi allo Swansea nell'anno del trionfo del Leicester

L’edizione 2015/2016 della Premier League, la 117ª in assoluto del massimo campionato inglese di calcio, verrà ricordata come una delle più belle ed emozionanti di sempre. A renderla memorabile è stata ovviamente la cavalcata del Leicester, squadra che si è presentata ai blocchi di partenza del torneo come una delle principali candidate alla retrocessione, ma che poi è riuscita, contro ogni pronostico e ogni logica, a laurearsi campione d’Inghilterra.

Quella compiuta dalle Foxes guidate da Claudio Ranieri è e verrà annoverata per sempre tra le più grandi imprese mai compiute nell’intera storia del calcio.

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Il Leicester è riuscito per alcuni mesi a vestire i panni di un moderno Davide che sfida e batte Golia. L’outsider per eccellenza che si è regalato la soddisfazione di beffare Arsenal, Tottenham, Manchester City, Manchester United, Liverpool e Chelsea (citate in rigoroso ordine di arrivo in classifica), ovvero il massimo che il football inglese possa mettere in campo. Il massimo in termini tecnici ed economici.

Ranieri e i suoi ragazzi in un colpo solo si sono riservati l’immortalità calcistica e sono diventati la stella polare per tutte quelle squadre che grandi non sono, ma che sognano di poter sovvertire almeno una volta ogni pronostico. Magari motivate dal motto “Se c’è riuscito il Leicester, possiamo farcela anche noi”.

Claudio Ranieri non è stato l’unico tecnico italiano a compiere un’impresa nel corso della Premier League 2015/2016. Ne ha compiuta una, certamente non paragonabile e non destinata a restare nei libri di storia, anche Francesco Guidolin.

Fermo da un anno e mezzo dopo aver chiuso un ciclo straordinario alla guida dell’Udinese, venne scelto nel gennaio del 2016 dallo Swansea per risollevare le sorti di una squadra finita pericolosamente nei bassifondi della classifica.

La compagine gallese, inizialmente affidata a Garry Monk, già nel corso della prima parte della stagione si era ritrovata risucchiata in una spirale di risultati negativi e le cose non erano cambiate nemmeno quando ad inizio dicembre sulla sua panchina si era accomodato Alan Curtis, tecnico ad interim chiamato a traghettare gli Swans in attesa che il club scegliesse il nuovo allenatore dal quale ripartire.

Quella che Guidolin eredita è una squadra in diciassettesima posizione, che può vantare un solo punto di vantaggio sulla penultima e la terzultima e che è reduce da una pesante sconfitta interna in uno scontro diretto contro il Sunderland.

Il tecnico di Castelfranco Veneto bagna il suo esordio (ad un giorno dal suo arrivo), con una vittoria sul Watford e cinque giorni dopo si ripete battendo 2-1 in trasferta l’Everton. Sono punti che valgono ossigeno puro, ma la squadra ha bisogno di essere rafforzata.

Guidolin sa che che manca poco alla chiusura della sessione invernale di mercato e che quindi non sono permessi né esperimenti né errori e quindi decide di chiedere alla sua società di prendere un attaccante che con lui già ha fatto bene in passato e che conosce i movimenti che il suo calcio richiede: Alberto Paloschi.

I due hanno lavorato insieme anni prima a Parma e l’attaccante, ancora diciottenne, aveva ricambiato la fiducia che gli era stata concessa segnando dodici goal in trentanove partite che poi si erano rivelati fondamentali per la promozione dei Ducali in Serie A.

I due resteranno insieme anche nella stagione successiva, quella 2009/2010 chiusa con un ottavo posto da ben 52 punti in classifica, prima che le loro strade prendessero direzioni diverse.

Quello che ritrova Guidolin nel 2016 è un Paloschi diverso da quello di Parma. Ha ventisei anni, diversi dei quali vissuti con l’etichetta addosso di ’nuova speranza’ del calcio italiano, ed è quindi giunto alla totale maturazione calcistica. Il goal segnato con la maglia del Milan appena diciotto secondi dopo il suo ingresso in campo nella sua prima partita in Serie A, gli era servito per entrare nel club dei ‘predestinati’, ma era ormai anche un qualcosa di perso nel tempo.

Dopo l’esperienza al Parma aveva vissuto una parentesi avara di soddisfazioni al Genoa, prima di trovare a Verona e nel Chievo quel piccolo angolo di calcio nel quale esprimersi al massimo delle sue potenzialità.

Il Paloschi che finisce nel mirino dello Swansea è un ragazzo che non ha probabilmente raggiunto i livelli che in molti avevano prospettato, ma è comunque un giocatore sul quale poter fare affidamento. Nella prima parte di stagione aveva messo a segno otto reti nelle prime ventuno giornate di Serie A e tante ne erano bastate per fare di lui uno dei giocatori più ambiti di quella finestra di mercato.

Lo volevano in tanti anche in Italia, ma si sa, quando si scatena un’asta, contro le società di Premier League c’è poco da fare.

“Stiamo prendendo Paloschi, speriamo possa fare tanti goal - annuncerà Guidolin nel corso di una conferenza stampa - E’ già stato un mio giocatore quando allenavo il Parma, sarà un elemento importante per noi. E’ un buon giocatore e un bravo ragazzo, aiuterà lo Swansea ad ottenere risultati migliori. Mi piace, sono stato io a chiedere al presidente di prenderlo per me. Per quelle che sono le sue caratteristiche, può far bene in Premier League”.

Lo Swansea sbaraglia la concorrenza versando nelle casse del Chievo dieci milioni di euro e all’attaccante, oltre che un ingaggio importante fino al 2019, viene garantita anche la possibilità di indossare la maglia numero 9.

Dopo quattro anni e mezzo vissuti a Verona, a Paloschi viene prospettata l’occasione di giocare nel miglior campionato del mondo. La Premier è già da qualche anno il punto di riferimento tra tutte le competizioni calcistiche, il torneo nel quale tutti i giocatori più forti puntano ad essere protagonisti.

“Sono molto contento di essere qui - dirà al momento del suo arrivo in Galles - Quando il mio agente mi ha detto dell’interesse dello Swansea per me è stato grandioso. Ho già lavorato con Guidolin e mi sono trovato bene. Il fatto che ci sia lui alla guida della squadra ha fatto la differenza per me. Tutti vogliono giocare in Premier League, questa per me è una grande opportunità. Ho sempre sperato di fare un’esperienza all’estero e farlo qui è un sogno che si avvera”.

Paloschi, che al Liberty Stadium aveva già segnato anni prima con la maglia della Nazionale Under 21, si trasferisce in Galles con i genitori al seguito (“Bella esperienza, ma faceva troppo freddo”, dirà in seguito il padre Giovanni) e con la speranza di fare grandi cose.

“Conosco qual è la situazione e so cosa ci si attende da me: sono un attaccante e sono qui per segnare”.

L’esordio con la maglia dello Swansea arriva quattro giorni più tardi, quando alla fine del primo tempo di una sfida contro il W.B.A., entra nel corso del recupero del primo tempo per sostituire l’infortunato Ki Sung-yueng. Il ghiaccio è stato rotto, ma il goal segnato da Rondon al 92’ che varrà l’1-1 finale, darà a tutto un senso decisamente più amaro.

La rete non arriva e non finirà sul tabellino dei marcatori nemmeno contro il Crystal Palace ed il Southampton, ma al quarto tentativo utile Paloschi riesce a sbloccarsi. E’ il 28 febbraio e gli Swans sono impegnati sul campo del Tottenham. E’ il 19’ e il risultato è ancora ancorato sullo 0-0, quando si avventa su un pallone in area e con potenza lo scaglia alle spalle di Lloris. E’ una rete ‘delle sue’, da attaccante vero, e vale un insperato vantaggio. Gli Spurs poi riusciranno a ribaltare la situazione con Chadli e Rose, che faranno esplodere il White Hart Lane, ma intanto la prima vera soddisfazione è arrivata.

“Sono qui da poco, ma sto iniziando ad ambientarmi. Ho segnato il mio primo goal e sono contento, la squadra però ha perso. Spero che le mie reti possano salvare lo Swansea”.

Nelle successive quattro partite per due volte andrà in panchina e in un’occasione uscirà al termine del primo tempo, ma ad inizio aprile ritroverà il goal e questa volta sarà pesante: è sua la rete che permette allo Swansea di riprendere lo Stoke sul 2-2 e di evitare la sconfitta.

Alberto Paloschi SwanseaGetty

Paloschi non si ripete contro il Chelsea (vittoria fondamentale per lo Swansea) ed il Newcastle (pesante 3-0 esterno), ma intanto il grande appuntamento sul calendario è stato già fissato con un circoletto rosso: il 24 aprile si va sul campo di quel Leicester che sta stupendo il mondo.

“E’ incredibile quello che stanno facendo - spiegherà ai microfoni di ‘Sky’ - E’ come se in Italia il Chievo fosse primo davanti a Juve, Inter, Milan e Roma nella corsa che porta allo Scudetto. E’ una cosa impensabile. Speriamo che capitino in una brutta domenica contro di noi e che poi vincano tutte le altre partite. Spero che a fare punti importanti sia lo Swansea e che a vincere il campionato sia il Leicester”.

Ad imporsi saranno in realtà le Foxes che, grazie ad un perentorio 4-0, compiranno un altro passo verso la storia. Paloschi invece, proprio contro il Leicester di Ranieri e al King Power Stadium, giocherà gli ultimi 45’ della sua esperienza inglese.

Non scenderà in campo nelle ultime tre partite di campionato e guarderà da semplice spettatore interessato il Leicester compiere l’impresa delle imprese e lo Swansea assicurarsi i punti che varranno la salvezza.

“Tornassi indietro rifarei la scelta di andare allo Swansea - dirà ancora a ‘Sky’ - E’ una di quelle esperienze che ti migliora come uomo. Non dimenticherò mai il mio primo goal in Premier League, in uno stadio bellissimo e contro una grande squadra come il Tottenham”.

Quando Paloschi lascerà lo Swansea lo farà dopo soli cinque mesi scanditi da due reti in dieci partite di campionato. Troppo poco per un club che sperava di aver preso un bomber da doppia cifra e che forse non ha avuto abbastanza pazienza.

La sua avventura in Premier passerà agli annali come breve e non propriamente memorabile e si chiuderà con il più classico dei messaggi di congedo.

“Tutti allo Swansea City vogliono ringraziare Alberto per quanto fatto e augurargli ogni bene per il suo futuro”.

Paloschi ripartirà poi da quell’Atalanta che l’aveva già cercato mesi prima, salvo poi arrendersi di fronte alla forza economica dello Swansea, e la cosa per lui rappresenterà il coronamento di un altro sogno.

“Ho ricorso questa maglia fin da quando ero bambino, per me è come tornare a casa. Sono già stato vicino all’Atalanta in passato ed ora sono qui finalmente”.

Le cose in nerazzurro non andranno come sperato e sarà solo con altre maglie che riassaporerà la gioia del goal.

Oggi gli anni dell’approdo allo Swansea sono lontani, così come le luci dei riflettori del calcio ai più alti livelli. Chissà cosa sarebbe successo anche solo con un paio di prestazioni più convincenti.

Le cose non sono andate come avrebbe voluto, ma almeno ha preso parte all’edizione della Premier League più incredibile di sempre.

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