GOAL76 anni e non sentirli. Quarantanni in panchina e sentirli ancora meno. Oscar Washington Tabarez ha vissuto oltre quattro decadi della sua esistenza alla guida di una squadra di calcio e non sembra avere alcuna intenzione di smettere. Nonostante l'età che avanza, nonostante la malattia, terribile, la Sindrome di Guillain-Barré, sopraggiunta negli ultimi anni e con cui ha ingaggiato un'aspra battaglia, dalla quale punta a uscire vincitore.
Ha allenato e vinto in Sudamerica, ha guidato il Cagliari e il Milan in Serie A e dal 2006 al 2021 è stato il Commissario tecnico dell'Uruguay, la Nazionale del suo Paese, con la quale ha stabilito una serie incredibile di record di longevità.
LA CARRIERA IN PANCHINA
Oscar Washington Tabarez nasce a Montevideo il 3 marzo 1947. Nel 1979 conclude una discreta e poco più carriera da calciatore, per la precisione da difensore, con il Bella Vista , squadra della capitale dell'Uruguay. Proprio dalle Giovanili giallo-bianco-blu inizia l'anno seguente ad allenare i bambini del Settore giovanile.
L'effetto è quasi magico su di lui, che capisce improvvisamente di essere portato per il mestiere dell'allenatore. Precedentemente, mentre ancora giocava, si era infatti laureato in Lettere all'Università di Montevideo e aveva iniziato a praticare la professione di insegnante in una scuola elementare di 'El Cerro', quartiere operaio della capitale.
Nel 1983 'El Maestro', come viene ribattezzato, si vede affidare dalla Federazione la panchina dell'Uruguay Under 20 che deve disputare i Giochi panamericani in Venezuela. E fra Tabarez e la panchina è amore a prima vista.
L'Uruguay Under 20 vince infatti il torneo, regolando nel girone finale Guatemala e Brasile. L'exploit con la Rappresentativa giovanile della Celeste vale a Tabarez la chiamata del Danubio, che porta al 4° posto in campionato nel 1984. La stagione seguente 'El Maestro' approda sulla panchina degli ambiziosi Wanderers, con cui dà vita ad un lungo testa a testa per il titolo con il Peñarol.
Alla fine sono i gialloneri a prevalere, i Wanderers devono accontentarsi della 2ª posizione e della qualificazione alla Copa Libertadores. Peggio va nel secondo anno, con i bianconeri che si piazzano in 4ª posizione. La dirigenza non è soddisfatta, Tabarez è così esonerato, ma lascia ugualmente il segno: con alcuni dei suoi giocatori resterà un rapporto di stima e affetto, tanto che gli stessi diventeranno negli anni pilastri del suo futuro staff tecnico: si tratta di Otello, Rebollo e Pan.
L'ascesa del Tabarez allenatore è però inarrestabile: nel 1987 arriva infatti per lui la chiamata del Peñarol, il club più titolato dell'Uruguay. I gialloneri stanno rifondando la squadra, e scelgono 'El Maestro' per far crescere un gruppo composto da diversi giovani talenti.
In campionato la squadra di Tabarez stenta, ma in Copa Libertadores i risultati sono di tutt'altro tenore: il Peñarol precede nel girone della Seconda fase le due argentine River Plate e Independiente e conquista la finalissima contro l'America di Cali.
All'andata in Colombia non c'è storia, e i padroni di casa si impongono 2-0. Nel match di ritorno giocato allo Stadio Centenario, però, i ragazzi di Tabarez vincono 2-1. Per decidere il nuovo campione del Sudamerica serve dunque la bella, che si gioca il 31 ottobre 1987 in campo neutro a Santiago del Cile.
In caso di pareggio dopo i tempi supplementari, il trofeo sarebbe andato ai colombiani per il goal in più segnato nei due precedenti confronti. La gara sembra scritta, ma in extremis, al 120', Diego Aguirre trova il diagonale vincente e manda in estasi gli uruguayani. Il Peñarol vince la sua 5ª Copa Libertadores.
Fra gli altri, nell'undici titolare, oltre all'attaccante messicano, che vestirà per un breve periodo la divisa della Fiorentina in Italia, ci sono il difensore centrale José Perdomo, che giocherà con il Genoa, e soprattutto Pepe Herrera, che farà bene qualche anno più tardi con il Cagliari. L' 11 dicembre 1987 a Tokyo il Peñarol prova a ripetersi nella Copa Intercontinentale, ma un goal dell'algerino Madjer nei supplementari regala il trofeo al Porto, in una partita giocata su un campo al limite della praticabilità per l'abbondante nevicata.
I risultati prestigiosi con i club fanno guadagnare al 'Maestro' Tabarez la chiamata della Federazione, che nel 1988, dopo una breve avventura in Colombia con il Deportivo Cali, gli affida per la prima volta la panchina della Celeste. Tabarez lavora duramente e nel 1989 porta la squadra, trascinata dai goal di Ruben Sosa e Aguilera, dalle giocate di Francescoli e dall' anno doro di Ruben Paz, alla finale di Copa America contro il Brasile.
A imporsi è tuttavia la Seleçao di Lazaroni, vittoriosa con un goal di Romario al Maracaña. L'Uruguay di Tabarez si qualifica poi ai Mondiali di Italia '90, e nel percorso verso il torneo iridato supera anche a Wembley l'Inghilterra. Nella fase finale Tabarez lancia un giovane attaccante, Daniel Fonseca, che lo ripaga firmando la vittoria contro la Corea del Sud. Il cammino della Celeste si arresta agli ottavi di finale, quando le sarà fatale l'incrocio con l'Italia padrona di casa.
Dopo i Mondiali 'El Maestro' lascia per la prima volta la panchina della Nazionale e nel 1991 si accasa in Argentina, con il prestigioso Boca Juniors che attraversa un momento di difficoltà e punta su di lui per il rilancio. Tabarez ancora una volta è abile nel costruire e già nel 1992/93 riporta gli Xeneizes al titolo di Apertura. Il suo sogno è però l'approdo in Europa, così, dopo un breve ritorno di un anno al Peñarol, accetta la corte del presidente del Cagliari Massimo Cellino.
L'ambizioso patron rossoblù lo contatta già nel dicembre 1993 tramite il noto procuratore Paco Casal. Sulla panchina rossoblù siede Bruno Giorgi, che guiderà la squadra in un'entusiasmante cavalcata fino alle semifinali di Coppa UEFA, ma il patron vuole qualcosa in più in campionato di una semplice salvezza.
"Dopo aver vinto il titolo con il Boca Juniors ho ricevuto moltissime richieste dal Sud America ma le ho rifiutate perché mi ero messo in testa di venire in Europa. A dicembre ho conosciuto Cellino in spiaggia. Abbiamo parlato tanto di calcio e oggi il mio sogno finalmente si avvera".
Getty ImagesIl suo sbarco in Sardegna avviene subito dopo l'ultima giornata di Serie A, che si gioca il 1° maggio perché a giugno ci sono i Mondiali di USA '94. Il 4 maggio, in un piccolo campo nel centro dell'isola accade un fatto curioso: a seguire il Cagliari impegnato in amichevole a Ghilarza, infatti, ci sono non uno ma due allenatori. Da una parte il tecnico in carica, Giorgi, dall'altra quello del futuro, Tabarez. A fine gara i due protagonisti, noti entrambi per essere due 'gentiluomini' nel mondo del pallone, suggelleranno il tutto con una stretta di mano.
A fine mese Cellino ufficializza l'arrivo di Tabarez. Sul calciomercato Cellino decide di salutare Gianfranco Matteoli, cui non rinnova il contratto, per puntare su Massimiliano Allegri, acquistato nella stagione precedente. Con lui vanno via Checco Moriero e l'attaccante di scorta Antonio Criniti. Arriva invece due centrocampi, Christian Lantignotti e soprattutto Daniele Berretta. A novembre, infine, dalla Roma, Cellino acquista Roberto Muzzi. Con Tabarez il Cagliari parte bene, vince le prime partite in casa, ma fatica terribilmente in trasferta, dove in tutto l'anno otterrà soltanto 2 vittorie.
La punta di diamante è il bomber panamense Julio Cesar Dely Valdes. A un certo punto, però, i rossoblù vanno in crisi. Accade dopo un successo di misura sul Genoa targato Pusceddu. Il Cagliari perde con Padova e Sampdoria per 2 gare di fila. Poi due pareggi con Inter e Napoli. Tabarez arriva alla sfida casalinga con la Juventus, in programma il 22 gennaio, con alcuni titolari squalificati e il presidente Cellino che non è proprio soddisfatto dell'andamento della squadra.
'El Maestro' sceglie di cambiare modulo, schierando i rossoblù con un 4-3-3 e davanti un tridente stellare composto da Muzzi, Dely Valdes e Oliveira. Il risultato è sorprendente: tutte e tre le punte vanno in goal e il Cagliari 'strapazza' la Juventus per 3-0, infliggendo alla capolista la prima severa sconfitta stagionale. La grande vittoria sulla Vecchia Signora ha l'effetto di galvanizzare il gruppo, che inizia a ottenere risultati importanti e a inseguire un piazzamento in zona UEFA.
Si sogna di tornare in Europa, ma i goal di Muzzi, rivelazione stagionale, non bastano: il Cagliari incappa in tre sconfitte consecutive con Cremonese, Roma e Torino fra fine marzo e aprile. Il gioco è spettacolare, i tre attaccanti trovano regolarmente la rete e si presenta alle ultime 4 giornate con la possibilità concreta di ottenere un piazzamento europeo. Il calendario è però particolarmente duro con i sardi.
La squadra di Tabarez affronta la Sampdoria al Sant'Elia, e perde malamente per 2-0. I rossoblù fanno tuttavia l'impresa alla terzultima, superando 2-1 l'Inter al Meazza. Bastano 2 punti agli isolani per staccare il biglietto per l'Europa, invece si rimediano 2 sconfitte, una col Napoli, l'altra con la Juventus, che si 'vendica' dell'andata e spegne i sogni di gloria dei rossoblù.
GettyMalgrado la Coppa UEFA sfumi, Tabarez è comunque promosso e viene ingaggiato dal Milan, che cerca il sostituto di Capello. Berlusconi si convince a prenderlo nell'estate 1996 per il gioco spettacolare praticato in alcune occasioni con il Cagliari. Con i rossoneri però il feeling vero non scatta mai e dopo aver perso la Supercoppa italiana con la Fiorentina e alcune sconfitte pesanti in campionato, in particolare quella contro il Piacenza al Garilli targata Pasquale Luiso, è lo stesso tecnico uruguayano a dare le dimissioni il 1° dicembre 1997.
'El Maestro' lascia il ricordo di un grande gentiluomo, ma, anche a causa del rendimento al di sotto delle aspettative di diversi stranieri della rosa, su tutti i vari Bogarde, Dugarry e Reiziger, i risultati non saranno dalla sua parte. Nella stagione successiva Tabarez prova l'avventura nella Liga spagnola con l'Oviedo, tuttavia gli asturiani retrocedono in Segunda División.
È un periodo non semplice per la carriera del tecnico uruguayano, nel quale i risultati sembrano sempre dargli torto. Così, quando ritorna al Cagliari, dopo un anno di assenza dalla panchina, nel 1999, le aspettative di Cellino sono molto alte. Invece dopo le prime 4 partite di campionato con 3 sconfitte e un pareggio, è frettolosamente esonerato.
Le successive esperienze in terra argentina con il Velez Sarsfield e il Boca Juniors non lasciano il segno. Tabarez intanto studia e si aggiorna, e prepara il suo ritorno in grande stile. Quest'ultimo avviene infatti nel 2006, quando la Federcalcio dell'Uruguay gli riconsegna la panchina della Nazionale maggiore.
guinnessCon la Celeste 'El Maestro' stabilisce un binomio indissolubile e tanti record. Nel 2010 conquista la qualificazione a due edizioni diverse di un campionato del Mondo, e i sudamericani sono protagonisti in Sudafrica, dove vengono eliminati in semifinale dall'Olanda per 3-2 e perde poi la finalina con la Germania, piazzandosi al 4° posto finale, un risultato che alla Nazionale della Banda Oriental mancava dal lontano 1970.
L'anno seguente, nel 2011, l'Uruguay di Tabarez vince la Copa America. La Celeste ritorna campione del Sudamerica dopo 16 anni, battendo 3-0 in finale il Paraguay, in un'edizione in cui la squadra era peraltro poco accreditata alla vigilia.
Nel 2014 arriva la terza qualificazione ai Mondiali su tre edizioni. L'Uruguay, posizionato dall'urna nel girone dell'Italia, si qualifica agli ottavi dopo aver battuto anche gli Azzurri nel confronto diretto e viene eliminato agli ottavi dalla Colombia, vittoriosa per 2-0.
Poco fortunate anche le ultime tre partecipazioni nel torneo continentale nel 2015, nel 2016 e nel 2019, dove non mancheranno le critiche rivolte all'esperto Ct. Nel 2018 ottiene invece la terza partecipazione ai Mondiali consecutiva, la quarta in carriera, con il cammino della Celeste che arriva fino ai quarti di finale del torneo russo, venendo eliminata dalla Francia.
Nei tanti anni alla guida dell'Uruguay, Tabarez fa incetta di primati. Nell'ottobre 2018 il Guinness World Record gli consegna un doppio riconoscimento. Con 185 partite sulla panchina celeste, 'El Maestro' diventa il Ct. più presente di tutti i tempi, superando i tedeschi Sepp Herberger e Joachim Low, secondi nella classifica all-time con 167 partite a testa al comando della Nazionale tedesca. Il Commissario tecnico dell'Uruguay incrementerà ulteriormente il suo record, tagliando il traguardo delle 200 panchine con la Nazionale della Banda Oriental nel novembre 2019.
Il secondo primato è relativo alle sue partecipazioni Mondiali, visto che con le sue 4 partecipazioni, Tabarez è primo fra gli allenatori con il tedesco Helmut Schon e l’inglese Walter Winterbottom.
Il 13 novembre 2020, infine, battendo con un sonoro 3-0 la Colombia in trasferta, l'ex tecnico di Cagliari e Milan ha tagliato lo storico traguardo delle 100 vittorie sulla panchina uruguagia.
"Non avrei mai immaginato di raggiungere questi traguardi, - ammette - ritengo siano stati possibili solo grazie all’affetto della gente e al sostegno della mia famiglia. La fiducia dei tifosi e il coinvolgimento totale in un progetto comune hanno permesso al calcio uruguaiano e alla nazionale di generare un fortissimo sentimento di unione e adesione che ha posto le basi per le generazioni future, questo è ciò che più conta al di là dei risultati".
GettyNel novembre 2021, causa quattro sconfitte di seguito nelle qualificazioni Mondiali, con Qatar 2022 a rischio, Tabarez viene esonerato dalla federazione uruguagia: dopo quindici anni.
LA LOTTA ALLA SINDROME DI GUILLAIN-BARRÉ
I risultati ottenuti da Tabarez acquistano ancora maggior rilevo se si considera che dal 2016 'El Maestro' conduce una dura battaglia personale contro una brutta malattia rara, la Sindrome di Guillain-Barré. Si tratta di una malattia neuromuscolare che fa parte del gruppo delle 'neuropatie disimmuni', ovvero malattie che colpiscono il sistema nervoso periferico portando a disabilità anche gravi. Tra queste, la più frequente e conosciuta è la polineuropatia cronica infiammatoria demielinizzante, più nota con la sigla inglese Cidp.
Secondo gli studi che sono stati fatti, sarebbero colpite dalla sindrome di Guillain-Barré circa 2 persone ogni 100 mila abitanti e non esistono al momento cure definitive, ma i pazienti devono sottoporsi a terapie somministrate per via sottocutanea a domicilio, oppure a infusioni di immunoglobuline presso le strutture ospedaliere di riferimento, con una regolarità che varia da caso a caso.
Tabarez potrebbe rinunciare al suo incarico, invece sceglie di lottare e di restare in panchina, senza perdersi nemmeno una partita. Nel primo periodo, durante la fase acuta della patologia, si muove sempre servendosi di una sedie a rotelle elettrica, poi per spostarsi sceglie di affidarsi ad un inseraparabile bastone.
Convinto che l'amore possa sconfiggere ogni cosa, anche i problemi più grandi della vita, il Ct. dell'Uruguay è un esempio straordinario di come lo sport possa far superare tanti problemi. Commovente e impressa nella mente degli sportivi resta l'esultanza del 15 giugno 2018, quando, dopo la rete al 90' di Gimenez che regala alla Celeste il successo sull'Egitto, 'El Maestro' quasi dimentica la malattia e si alza in piedi esultando in mondovisione.
“Come sto? Più vicino alla fine che all’inizio. - dichiara intervistato dai giornalisti - Ma le sfide, le grandi sfide, mantengono vive le persone”.
Senza dubbio uno degli insegnamenti più profondi del 'Maestro'.
