La sua carriera può essere tranquillamente suddivisa in due parti. La prima, che lo ha visto buon protagonista fra Francia, Belgio e Inghilterra, e soprattutto con la Nazionale statunitense. E poi la seconda che, dopo un grave infortunio, una lesione al tendine rotuleo che si procura in Nazionale, segna il suo inesorabile declino, e che va dalla (dimenticabile) esperienza italiana con il Milan al ritorno in patria per giocare in MLS.
Oguchi Onyewu era un difensore centrale che faceva della fisicità il suo punto di forza, a fronte di evidenti limiti sul piano tecnico. Duro nei contrasti, tentava spesso di anticipare il suo marcatore ed eccelleva nelle palle alte, grazie ad una stazza importante, con un metro e 98 centimetri di altezza per 100 chilogrammi.
DAL COLLEGE ALL'EUROPA
Nato a Washington il 13 maggio 1982, Onyewu ha origini nigeriane: Pete e Dorothy, i suoi genitori, avevano varcato l'Oceano Atlantico e si erano trasferiti negli Stati Uniti negli anni '70 del secolo scorso per frequentare a Washington l'Università di Howard.
La sua famiglia è numerosa: ha infatti due fratelli, Uche e Nonye, e due sorelle, Chi-Chi e Ogech. Da bambino vive nel Maryland, nelle città di Silver Spring e Onley, dove frequenta la Scuola apostolica St. Andrew e successivamente la Sherwood High School. Qui Oguchi è avviato al calcio, che pratica per due anni.
Nasce in lui il sogno di diventare un giorno un calciatore, così si iscrive alla IMG Soccer Academy di Bradenton, in Florida, dove segue un residency program, che gli dà la possibilità di formarsi calcisticamente venendo seguito negli allenamenti da tecnici professionisti.
Tutti si accorgono che 'Gooch', come è soprannominato, ha qualcosa in più degli altri. Tornato alla Sherwood High School per conseguire il diploma, entra nel giro dell' Under 17 degli Stati Uniti.
Successivamente milita per due anni nella squadra del College della Clemson University e viene convocato con la Rappresentativa Under 20 americana, preludio al suo sbarco in Europa nelle file del Metz, che gioca nella Ligue 2 francese.
LA CRESCITA E LE VITTORIE IN BELGIO
Onyewu colleziona alcune presenze con i granata fra campionato e Coppa di Lega, ma già nel 2003/04 si trasferisce in Belgio, dove inizia a mettersi in mostra in prestito con la maglia del La Louviére, che milita nella Jupiler Pro League, la Serie A locale.
Il centrale difensivo americano totalizza complessivamente 29 presenze e un goal (contro lo Standard Liegi), facendo anche il suo esordio in Coppa UEFA nella doppia sfida del primo turno contro il Benfica. Per Onyewu, cui la personalità non manca, è l'inizio di una scalata che lo porterà a farsi un nome nel calcio europeo.
Già nel 2004 lo Standard Liegi, che è rimasto colpito dalla prestazione del ragazzone americano l'anno precedente, lo prende inizialmente in prestito dal Metz per poi decidere di riscattarne il cartellino in autunno.
È l'inizio di un binomio fortunato che in 4 stagioni e mezzo lo porta a raggiungere i vertici della sua carriera da calciatore: 16 goal (non pochi per chi gioca difensore) in 178 presenze, con un 2008/09 'monstre' da 45 presenze e 6 reti fra campionato, Coppa e Supercoppa del Belgio, Champions League ed Europa League. In questo torneo 'punisce' la Sampdoria di Mazzarri con il colpo di testa che vale il 2° goal biancorosso nel successo complessivo per 3-0 della fase a gironi.
Con 'Les rouches' il gigante statunitense vince per 2 volte consecutive il campionato belga (2007/08 e 2008/09) e una Supercoppa del Belgio nel 2008, conquistata dallo Standard Liegi contro i rivali dell'Anderlecht anche grazie ad una doppietta di 'Gooch', determinante nel 3-1 finale.
Anche sul piano personale i riconoscimenti non mancano per Onyewu, che nel 2005 è votato come 'Miglior straniero del campionato belga' e in due occasioni, nel 2004/05 e nel 2007/08, è inserito nella Top 11 del torneo.
Tutto lascia pensare che il ragazzone di Washington sia destinato ad una brillante carriera nei più prestigiosi campionati europei. In mezzo anche 6 mesi vissuti da gennaio al giugno 2007 in prestito in Premier League al Newcastle United. Nelle 11 presenze in maglia Magpies l'americano desta parecchie perplessità, tant'è vero che in estate fa ritorno in Belgio.
GettyLA FAMA CON GLI STATI UNITI
Parallelamente agli anni felici con lo Standard Liegi, Onyewu si ritaglia un ruolo da protagonista nella Nazionale statunitense. Con gli USA il centrale difensivo debutta il 13 ottobre 2004 nel roboante 6-0 delle Qualificazioni a Germania 2006 contro Panama, e disputa 2 Mondiali, oltre a quelli tedeschi anche quelli di Sudafrica 2010, collezionando 5 presenze nella fase finale.
Non solo: con la maglia della Nazionale a stelle e strisce il gigante di origini nigeriane vince 3 Gold Cup (2005, 2007 e 2013) e si piazza 2° nell'edizione del 2011. Ma, soprattutto, disputa un'eccellente Confederations Cup nel 2009.
Nonostante le sconfitte nel girone con l'Italia di Lippi e lo stesso Brasile, Onyewu e compagni si guadagnano la qualificazione travolgendo 3-0 l'Egitto nella terza gara e compiono l'impresa in semifinale superando 2-0 la forte Spagna di Vicente Del Bosque, che l'anno seguente si sarebbe laureata campione del Mondo.
La squadra guidata da Bob Bradley si piazza 2ª perdendo di misura la finale contro il Brasile (2-3) che alza il trofeo grazie ad una doppietta di Luís Fabiano e a un goal di Lucio. Onyewu continuerà poi a indossare la casacca degli Stati Uniti fino alle soglie dei Mondiali in Brasile, giocando la sua ultima partita in Nazionale il 5 marzo 2014 contro l'Ucraina (sconfitta per 2-0 in amichevole). La lascia con un bilancio di 6 goal segnati in 69 presenze, dopo aver anche indossato la fascia da capitano.
Win McNamee/Getty ImagesIL FLOP AL MILAN
Fra coloro che osservano interessati i progressi di Onyewu e il cammino degli USA in Confederations Cup c'è anche l'a.d. del Milan Adriano Galliani, che, stregato dal gigante statunitense, e memore anche della prestazione europea contro la Sampdoria, decide di portarlo in Italia subito dopo l'exploit in Sudafrica.
Nell'estate 2009 'Gooch' sbarca dunque a Milanello a costo zero (il contratto con lo Standard Liegi è scaduto il 30 giugno) e inizia a lavorare con i suoi nuovi compagni di squadra agli ordini dei preparatori e del nuovo mister rossonero, il brasiliano Leonardo. La società ha aspettative importanti su di lui, che prende la maglia numero 5.
In estate colleziona diverse presenze nelle amichevoli. Ad inizio stagione, tuttavia, il tecnico non lo vede, salvo farlo debuttare il 30 settembre 2009 in Champions League nell'infausta trasferta svizzera contro lo Zurigo, che vede il Diavolo soccombere 1-0 contro gli elvetici.
Onyewu nell'occasione subentra a Nesta al 60'. Resterà l'unica presenza in gare ufficiali del difensore americano con la maglia rossonera. L'esperienza italiana, complice un grave infortunio, segnerà infatti per il ventisettenne l'inizio di un'inesorabile declino. Il 'fattaccio' accade in una partita con gli USA per le qualificazioni ai Mondiali 2010. È il 14 ottobre 2009 e il possente centrale statunitense ricade male sul terreno di gioco dopo aver staccato di testa su un giocatore della Costa Rica e si procura la lesione del tendine rotuleo del ginocchio sinistro.
Mani nei capelli per tutti: per il Ct. Bradley, che teme di perderlo per i Mondiali sudafricani, e per l'a.d. del Milan Adriano Galliani, che in un periodo in cui si cercava di alleggerire i bilanci dai costi elevati degli ingaggi, vede il suo investimento andare in fumo.
"È giovane, in salute, e i nostri dottori sono bravi. - dichiara il primo - Sono sicuro che tornerà presto e sarà pronto per i Mondiali".
Scomposta è invece la reazione del dirigente del Milan.
"Sono molto arrabbiato perché le Nazionali ancora una volta ci prendono i giocatori e noi dobbiamo rimetterci con gli infortuni - dichiara infuriato in conferenza stampa - Questo è un problema da risolvere. Noi come Milan pretendiamo un indennizzo dalla Federazione americana. Non possiamo stipendiare per sei mesi un calciatore che non può giocare".
Per Onyewu, che finisce sotto i ferri per la ricostruzione del tendine, è l'inizio di un lungo calvario. Dopo 6 mesi di stop, è formalmente guarito, ma di fatto resta fuori per tutta la stagione. La diatriba sull'ingaggio è risolta a maggio 2010 con il rinnovo del contratto triennale di un ulteriore anno, in cui però il difensore rinuncia a percepire lo stipendio, in segno di riconoscenza per la società rossonera, non avendo potuto ripagare la fiducia accordatagli.
Onyewu torna in campo soltanto a fine maggio 2010 nelle amichevoli pre Mondiali con la Nazionale statunitense. Dopo aver disputato senza infamia e senza lode 2 gare del torneo nella fase a gironi, inizia con rinnovato ottimismo la sua seconda stagione italiana. Ma sulla panchina rossonera arriva Massimiliano Allegri, che anche in difesa preferisce giocatori di buon livello tecnico che sappiano impostare il gioco, e per Onyewu è notte fonda, anche perché l'americano, complice il suo fisico massiccio, inizierà ad accusare una miriade di problemi fisici.
Getty ImagesLA RISSA DA SALOON
Nervoso e ormai ai margini del progetto, il gigante americano perde completamente le staffe e si rende protagonista di un'epica rissa in allenamento con Zlatan Ibrahimovic il 5 novembre del 2010. Un momento nitido nella memoria di chi era presente quel giorno.
Lo svedese inizia a provocare il difensore americano verbalmente, al che si sente rispondere:
"Gli altri difensori soffrono il tuo atteggiamento, i calci e il trash-talking, ma io no".
Ibra allora tenta di colpirlo in partitella con entrate pericolose. Viene zittito. Onyewu va oltre e sfiora Ibra con la spalla. Lo svedese a quel punto perde completamente la bussola e cerca di colpire l'americano con una testata.
La situazione degenera rapidamente: calci e pugni dall'una e dall'altra parte, poi le ginocchiate, una delle quali, racconterà Ibrahimovic nella sua autobiografia, 'Io Ibra', romperà una costola all'attaccante.
Tutti i compagni quasi non credono a quello che vedono, poi Gattuso prova separarli.
"Ho avuto la brillante idea di andare a dividerli. - racconterà l'allora centrocampista - E ho preso uno schiaffo da una parte e uno dall’altra, sono stati 25 minuti a terra a menarsi senza che nessuno andasse lì…".
Ricorda tutto molto bene anche Flavio Roma.
"Noi portieri ci stavamo allenando a parte e non sappiamo come è andata tra loro. - racconterà - Ci siamo girati quando abbiamo sentito il brusio dei compagni e abbiamo visto Ibra e Onyewu accartocciati mentre qualcuno cercava di dividerli. Non so cosa sia successo per essere arrivati a quel punto. Ce lo siamo chiesti anche noi: è difficile che capitino queste cose tra professionisti e compagni di squadra. Arrivare a picchiarsi in campo è stata una cosa estrema per certi versi. Non abbiamo ancora una spiegazione di quella rissa. Fummo sconvolti, e meno male che tutto finì sul campo".
Lo stesso Mauro Tassotti, vice di Allegri, si sente totalmente impotente di fronte ai due giganti che si azzuffano.
"Arbitravo io quella partitella, - spiegherà - a un certo punto me li ritrovai avvinghiati per terra. Fu una manciata di secondi interminabile, non ebbi la forza di metterci mano: mi sentivo un fuscello davanti a quella scena".
Dopo un po' che la rissa va avanti, Onyewu ritrova lucidità, mentre Ibrahimovic ha letteralmente il sangue negli occhi.
"Onyewu ha iniziato a pregare Dio con le lacrime agli occhi facendosi il segno della croce. - racconta l'attaccante nell'autobiografia - Io allora sono diventato ancora più furioso, sembrava una provocazione".
Allegri si sente in dovere di fermarli, ma anche il suo intervento sarà vano.
"Non è servito a niente, - scrive Ibrahimovic - l'ho semplicemente tolto di mezzo e sono corso di nuovo verso Oguchi. Mi hanno fermato i compagni di squadra, credo sia stata una buona cosa".
"Siamo stati vicini ad ammazzarci. - aggiunge - In quell'occasione mi sono rotto anche una costola, ma non abbiamo detto niente a nessuno".
Per fermare i due litiganti servono una decina fra giocatori e membri dello staff tecnico del Milan.
"È stato uno dei momenti di maggior paura in tutta la mia vita. - affermerà Massimo Ambrosini - Vedere litigare due uomini di 100 chili ciascuno non è stato il massimo".
Allegri sospende l'allenamento, e la violenta scazzottata si conclude con una stretta di mano, "ma era freddo come un pesce", sottolineerà Ibra nel libro. Lo svedese chiede subito scusa alla società, che lo perdona. Per Onyewu, di fatto, l'avventura al Milan è conclusa in anticipo.
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IL DECLINO
Nel mese di gennaio del 2011 il Milan lo cede in prestito al Twente, con cui partecipa alla conquista della Coppa d'Olanda, pur non disputando la finale per i problemi fisici che si susseguono sempre più di frequente. Il grave infortunio avuto lo priva di quell'esplosività atletica che lo aveva caratterizzato nei primi anni di carriera.
Inizia allora un lungo peregrinare calcistico, che lo porterà in diversi Paesi: tornato al Milan dopo il mancato riscatto, passa a fine giugno a costo zero ai portoghesi dello Sporting, quindi fa esperienze in Spagna con il Malaga e nella Championship inglese con QPR, Sheffield Wednesday e Charlton.
Ovunque disputa poche gare senza lasciare il segno. Nel 2017 torna così a casa, per giocare nella MLS con il Philadelphia Union. Qui spende le ultime fatiche della sua carriera, caratterizzata da un rapido declino. È rimasto nel mondo del calcio come allenatore di secondo livello ed è diventato vice-direttore sportivo della Federazione statunitense.