Si sfoga, al rigore parato da Mike Maignan in finale: abbraccia i suoi compagni e alza quel trofeo che, magari, da ragazzo ha immaginato infinite volte, con un Joystick in mano, accanto al fratello. Dietro la vittoria della eSerie A TIM 2022 di Obrun2002 c'è molto di più, però.
C'è impegno, passione e tanta sofferenza: tutto ciò che, per molti, non può essere associato al mondo degli eSports, ma che a questo si lega in maniera viscerale. Arriverà il giorno in cui i videogiochi non verranno snobbati, presto.
"È stata una sensazione strana perché nel momento in cui giochi a questo gioco dal punto di vista competitivo il tuo obiettivo è vincere questi tornei".
Fiero e sorridente, con la maglia del Torino FC eSports e il trofeo accanto, Obrun2002 (Francesco Tagliafierro), campione in carica del massimo campionato di FIFA 22, si è raccontato a POPCAST, il format di GOAL su Twitch.
"Vincere la Serie A è stata una cosa assurda, anche perché quest’anno è stata dal vivo: lo scorso anno eravamo chiusi in una bolla. Quest’anno la Serie A ha fatto una roba assurda, con uno stage enorme. È stato molto meglio dell’anno scorso: qui sentivi il tifo, ma anche la pressione".
Ha vinto ai rigori, rimontando una finale, quella contro Hexon_Karimisbak (Karim Rmaiti del Venezia FC Gaming), che sembrava già decisa dopo il primo round. Mai successa una roba simile nella storia della eSerie A: lo chiamano "l'uomo delle rimonte" non a caso. Per lui, comunque, è un momento magico: nominato "Player of the Month" dalla FIFA, a marzo ha vinto il torneo valido per le selezioni della Nazionale eSports che, si spera, a luglio giocherà la FIFA eNations Cup, i Mondiali.
"La selezione per la Nazionale è stata a Coverciano, ci hanno fatto fare il giro del museo. È stato bellissimo: il mese prossimo ci giochiamo tutto perché siamo a un passo dai Mondiali che si terranno in Danimarca a fine luglio", spiega.
E in Nazionale ritrova un allenatore che conosce bene: il componente del team Exeed, di cui fa parte Obrun2002, e tecnico dell'Italia Hollywood285 (Nello Nigro). Tutto, in un certo senso, è partito da lui.
"Holly mi chiamò quando ancora andavo a scuola e feci il mio primo risultato a FIFA 20. Mi disse: ‘Io ti voglio con me, ti voglio negli Exeed’. Anche perché ho vinto un torneo con una squadra assurda, inferiore ai 200k a FUT, e mi ha detto: ‘Se tu hai fatto questo risultato con questa squadra, sei forte’. A Holly devo tanto: vederlo lì quando ho vinto la eSerie A è stato emozionante”.
Dalla cameretta allo stage della Final Eight: il percorso di Obrun2002 è stato molto lungo.
"Ho iniziato da piccolino perché mio fratello che ha 7 anni in più di me è sempre stato un appassionato di giochi di calcio: prima di FIFA giocava a PES e io ho imparato guardandolo. E lui era molto bravo: quando faceva i tornei era tra i più forti. Poi piano piano, nel 2017, ho visto che stavo iniziando a diventare un pochino più forte e volevo un account mio. Il problema è che dove vivevo io prima avevo una connessione che non andava e il passo in avanti l’ho fatto quando ho avuto una connessione decente. Ho iniziato a partecipare ai primi tornei, ma non andava benissimo. Poi a FIFA 20 ho fatto una Weekend League e sono arrivato tra i Top 100 e mi sono detto: ‘E’ capitato’. Nella mia testa era ancora un gioco. Dallo scorso anno ho puntato tutto su questo, mi sono trasferito a Milano e i risultati mi stanno dando ragione: quando decidi di voler competere ad altissimi livelli deve essere quello il tuo focus. È veramente difficile fare altro, studiare o lavorare, perché ti porta via tanto tempo e testa e ti stanca. Se ti alleni 5 o 6 ore al giorno è difficile trovare le forze per fare altro. Sono migliorato però soprattutto guardando i forti giocare: l’avvento di Twitch ha portato tutti ad alzare il livello medio".
Perché la vita di un Pro Player è fatta di tanti sacrifici che non si vedono, come spiega Obrun2002 a GOAL.
"Dietro agli eSports c’è tanto agonismo: la maggior parte di noi ha proprio una malattia per la competitività. Essendosi alzato il livello c’è anche molta più tattica, e questo presuppone una certa quantità di allenamento. Ho fatto delle rinunce: fino a due anni fa facevo il quinto liceo e quando ho capito che questa passione poteva diventare un lavoro dividevo la giornata tra scuola e FIFA".
Senza escludere gli allenamenti, componente essenziale della giornata di un Pro Player.
"Gli allenamenti li gestisci tu. Nel mio caso vedo in un periodo di cosa ho più bisogno: all’inizio del gioco guardo molto gli altri, studiandoli. Prima di ogni competizione, invece, il mio allenamento è fatto più di amichevoli con altri Pro: anche se, poi, faccio qualcosa che altri non fanno. Studio molto i calci piazzati e i calci d’angolo, perché non è solo fortuna. In generale non è come nel calcio, non c’è un allenamento particolare, ma le situazioni si possono allenare. Se vuoi giocare in maniera competitiva però è dannoso giocare contro la CPU, perché ti alleni ad attaccare o difendere in un certo modo. È come se giocassi sempre con la stessa persona: sai già quello che fa e quando cambi avversario può essere dannoso".
La domanda sorge spontanea. Calcio e eSports vanno quasi a braccetto, ma i giocatori professionistici giocano a FIFA? la risposa, ovviamente, è sì: Obrun2002 ha avuto la possibilità di sfidarne uno in particolare.
"Ho giocato con Brignola perché è di un paesino vicino casa mia e mi chiedeva consigli sul gioco, su FIFA e ogni tanto giocavamo insieme".
Nelle ultime settimane il mondo eSports in Italia è nell'occhio del ciclone, ma per cause strettamente esterne: alla base una quantità di pregiudizi relativi a una dimensione che è ben più complessa di quanto si pensi. Resta, comunque, difficile per un ragazzo far comprendere alla propria famiglia l'importanza di quello che, a tutti gli effetti, si è trasformato in un lavoro.
"È difficile, sì: io per fortuna ho sempre avuto mio fratello che mi ha supportato. Mi accompagnava alle mie prime edizioni della eSerie A: mia madre la accetta come cosa, lo ha capito, ma è veramente difficile spiegare ai nostri genitori che adesso il mio lavoro è giocare alla Playstation, o comunque fare le dirette. È difficile da spiegare perché è un mondo diverso e perché la loro preoccupazione è: ‘Magari dura qualche anno, ma poi?’. È vero perché è un mondo incerto, un mondo nuovo: ma è per questo che quando sono salito a Milano mi sono detto di voler provare il tutto per tutto per non avere rimpianti tra 10 anni. Ognuno deve fare ciò che si sente, anche. Io ci ho messo 2 anni a convincere me stesso, perché devi partire da lì".
Ci è riuscito, ha vinto e continua a sorprendere, col sorriso. Senza mai "ragequittare", dato che si considera un tipo molto calmo: un ragazzo che fa della concentrazione la giusta via per risolvere le varie situazioni. Le varie difficoltà: come Maignan sulla linea di porta al rigore decisivo in finale di eSerie A. Prima della gioia eterna: quella che nutri da bambino e che, al di là dei pregiudizi, ti porti dietro tutta la vita.


