
Lunghe leve, amante del dribbling e grande visione di gioco, Nicolae Dobrin è considerato da molti il più forte giocatore romeno prima dell'arrivo di Gica Popescu e Gheorghe Hagi. Ha legato il suo nome ad un club, l'Arges Pitesti, che per due volte ha condotto al titolo romeno in un'epoca in cui a farla da padrone erano le due grandi, Dinamo e Steaua Bucarest.
Amante del buon vino e poco incline al rispetto delle regole nonostante il Paese sia sotto la dittatura comunista di Ceausescu, il suo rapporto con la Nazionale rumena è stato spesso conflittuale: ai Mondiali del 1970 non gioca per una punizione inflittagli dal suo Ct.
Protagonista di una leggendaria sfida di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid, impressiona il leggendario presidente delle Merengues, Santiago Bernabeu, che fa di tutto per averlo in Spagna ma deve fare i conti con le ferree regole del regime, che gli impedisce di trasferirsi. Ci giocherà comunque in occasione della partita di addio al calcio di Gento. Votato 3 volte 'Calciatore romeno dell'anno', l'IFFHS, la Federazione internazionale di storia e statistiche del calcio, lo ha inserito fra imigliori 100 giocatori europei del XX secolo.
BANDIERA E STELLA DELL'ARGES PITESTI
Nato a Pitesti il 26 agosto 1947, cresce nel quartiere di Trivale e ad 11 anni entra nel Settore giovanile dell'Arges Pitesti, che ai tempi si chiamava ancora Dinamo. Talento precocissimo, a14 anni e 10 mesidebutta nella Divizia A, la Serie A rumena. È il 1° luglio 1962 e i biancoviola sono impegnati in trasferta contro il Cluj.
Per i successivi 19 anni indossa la maglia dello stesso club, che prende la denominazione di Arges (la Contea di cui la città di Pitesti fa parte) nel 1967. Rifiuta il trasferimento alle più blasonate Dinamo Bucarest e Universitatea Craiova, nonostante le pressioni del regime comunista romeno.
Ambidestro, è impiegato da playmaker o da mezzapunta, sa nascondere la palla agli avversari e quando parte palla al piede i suoi dribbling sono irresistibili. Negli anni Sessanta 'assaggia' l'Europa giocando la Coppa delle Fiere, mentre negli anni Settanta per due volte porta l'Arges Pitesti a conquistare il titolo romeno.
Dopo esser stato votato 'Calciatore romeno dell'anno' nel 1966 e nel 1967, il primo e indimenticabile campionato Dobrin lo vince nella stagione 1971/72.UTA Arad e Cluj non riescono a tenere il passo della squadra biancoviola, che ha in Dobrin il suo leader e la sua stella. La certezza matematica della vittoria arriva alla penultima giornata contro il Crişana Oradea. Proprio il numero 8 firma una doppietta, che spiana la strada per il 4-1 finale.
Nel 1971 per il leader biancoviola arriva anche il terzo riconoscimento personale di 'Giocatore romeno dell'anno', che lo colloca ancora oggi al quarto posto fra i calciatori rumeni di ogni epoca per numero di affermazioni dietro soltanto ad Adrian Mutu (4), 'Gica' Popescu (6) e Gheorghe Hagi (7).
Grazie al successo nel campionato nazionale, nel 1972/73 l'Arges Pitesti di Dobrin si qualifica per disputare l'anno successivo la Coppa dei Campioni. Il sorteggio del primo turno è morbido, visto che i biancoviola sono opposti ai lussemburghesi dell'Aris Bonnevoie. Il numero 8 romeno giganteggia in lungo e in largo, firma complessivamente 3 goal (uno all'andata in Lussemburgo, due al ritorno) e il punteggio complessivo è di 6-0 per la compagine rumena.
Agli ottavi di finale il compito dei biancoviola è tuttavia proibitivo: i rumeni devono infatti affrontare in un confronto di andata e ritorno il Real Madrid di Miguel Muñoz, che ha nelle sue fila Pirri,il giovane bomber Santillana e Amaro Amancio. La partita di andata si gioca allo Stadio del 1° maggio di Pitesti e l'Arges, trascinato da un Dobrin in grande spolvero, compie l'impresa e si impone per 2-1.
I Blancos, tuttavia, riescono a trovare la rete nel finale e ribalteranno poi l'esito del confronto nel match di ritorno del Chamartín, con un 3-1 sudatissimo propiziato ancora in zona Cesarini dal 2° goal di Santillana, che aveva anche aperto le danze.
LA CORTE DEL REAL MADRID
La prestazione di Dobrin nella gara di andata contro i Blancos impressiona il presidentissimo Santiago Bernabeu, che decide di dare l'assalto alla stella dell'Arges Pitesti. Offre 2 milioni di dollari per portarlo in Spagna, cifra record per l'epoca, ma deve fare i conti con le ferree regole del regime comunista romeno, che impediva ai propri giocatori, prima del compimento del 30° anno di età, di andare a giocare all'estero. E Nicolae ne ha soltanto 25.
Bernabeu non è però uno che si arrende facilmente, e così, pur di assicurarsi il centrocampista, va a parlare niente meno che con il Conducator in persona. Nicolae Ceausescu, anche considerato che in Spagna vige il regime fascista di Francisco Franco, ribadisce il suo "no", affermando che Dobrin è "patrimonio della Nazione". Così non se ne farà nulla.
A Madrid Dobrin ci arriva comunque il 15 dicembre 1972 per giocare con la Camiseta blanca, nel venticinquennale dello Stadio Chamartin, nella gara di addio al calcio di Francisco 'Paco' Gento. In quella gara Dobrin, chiamato fin da giovane anche 'Gascanul', ovvero 'L'oca', per la sua caratteristica andatura quando aveva la palla fra i piedi, che lo vedeva muoversi sempre con la testa alta, gioca accanto a campioni come Eusebio, Dragan Dzajic e Ferenc Bene.

Spiega ai giornalisti che non può firmare con il Real per una regola precisa del calcio romeno, ma Bernabeu torna a farsi sotto, approfittando della permanenza in città di Dobrin per una decina di giorni, vista anche la sosta invernale del campionato romeno. Ma Nicolae è inamovibile, e così il romeno resterà sempre un sogno irrealizzato del presidentissimo delle Merengues.
"Ceausescu mi considerava un simbolo della Romania - spiegherà in futuro - e non poteva certo permettere il mio trasferimento in un Paese con una dittatura fascista al potere. Io poi amavo la mia città e avevo una moglie e un figlio piccolo, per cui non mi sembrava il caso di affrontare un cambiamento così importante".
"Inoltre - aggiungerà il romeno - Miguel Muñoz faceva lavorare tantissimo senza il pallone. Correre, correre e ancora correre. Tanta tattica, partitelle a tre tocchi e il dribbling vietato se non negli ultimi 25 metri. Mi sembrava di essere un robot. No, quel calcio non faceva per me anche se con i soldi che avrei guadagnato mi sarei sistemato per il resto della mia vita".
"A Pitesti potevo fare la vita che volevo… Avevo anche il mio vino e le mie 'sarmale' (piatto tradizionale romeno, ndr)… In Romania stavo bene, e sarebbe stato difficile per me vivere in un altro Paese".
IL SECONDO TITOLO E IL GOAL LEGGENDARIO
Il mancato passaggio al Real renderà Dobrin un vero e proprio idolo dei tifosi dell'Arges, a maggior ragione dopo il secondo storico titolo di Romania vinto nel 1978/79, che arriva dopo un beffardo 2° posto nella stagione precedente, in cui la Steaua si impone soltanto per la differenza reti. Il campionato vede un serrato testa a testa con la Dinamo Bucarest, e si decide nello scontro diretto della 34ª giornata.
Negli spalti dello Stadionul Dinamo, gremiti da oltre 20 mila spettatori, si disputa quella che molti considerano la miglior partita di sempre giocata fra due squadre rumene. I padroni di casa passano a condurre in avvio con Dragnea, ma la reazione dei biancoviola è rabbiosa: doppietta di Radu II e goal di Joita, ma su tutti i goal c'è lo zampino di Dobrin, dai cui piedi sono partiti i 3 assist per i compagni.
La Dinamo è tuttavia un osso duro e torna a farsi sotto. Al 76' Georgescu su rigore accorcia le distanze e all'89' firma la doppietta personale e porta il punteggio sul 3-3. L'inerzia del match sembra dalla parte dei padroni di casa, quando, in pieno recupero, Dobrin decide di risolverla a modo suo. Ricevuta la palla dalla fascia, lascia partire dal limite dell'area un esterno destro potente e angolato, che si infila nell'angolino basso alla sinistra del portiere.
È la rete del definitivo 4-3 per i biancoviola. Pochi secondi dopo l'arbitro fischia la fine e Dobrin è l'eroe dell'impresa, l'uomo che regala il secondo Scudetto all'Arges. Nella stessa stagione la sua squadra è protagonista anche in Coppa UEFA. Al primo turno elimina i greci del Panathinaikos, poi ai sedicesimi di finale i rumeni sono contrapposti al Valencia e danno vita a un'emozionante confronto.
Nell'andata in Romania si impongono 2-1, ma al Mestalla Kempes sale in cattedra e gli spagnoli si affermano per 5-2 e passano il turno. Dobrin veste la maglia biancoviola fino al 1981, quando scende in Serie B per una breve parentesi con l'FCM Targoviste. Con quest'ultimo ottiene la promozione in Divizia A, per poi far ritorno alla squadra della sua vita, nella quale gioca fino al 1983, quando si ritira all'età di 36 anni. In tutto, con le Aquile viola, ha segnato 106 goal in 395 gare.
WikipediaL'AVVENTURA CON LA ROMANIA
Diversamente da quella con l'Arges Pitesti, l'avventura di Nicolae Dobrin con la Nazionale rumena è stata meno ricca di soddsifazioni. Il forte centrocampista, infatti, non ha mai giocato in una fase finale di un Europeo o di un Mondiale, pur avendone indossato la maglia per 14 anni, dal 1966 al 1980.
L'impresa più bella è quella compiuta nelle qualificazioni a Messico '70. La Romania è inserita in un girone ostico con Grecia, Svizzera e soprattutto Portogallo, dove giocano Eusebio, Torres e Hilario. I lusitani sono i grandi favoriti del girone e i primi confronti sembrano confermare il trend.
In casa loro i rumeni sono travolti 3-0. Poi però le due vittorie contro la Svizzera e il pareggio esterno con la Grecia, consentono alla squadra del Ct. Nicolescu di sperare. Decisiva è la sfida di ritorno con i lusitani, che si gioca a Bucarest il 12 ottobre 1969. Ed è qui che Dobrin sale in cattedra: con un diagonale batte Vitor Damas e regala un successo prezioso di misura ai suoi.
Il successivo pareggio per 1-1 contro la Grecia, gara che vede giganteggiare ancora una volta in mezzo al campo la stella dell'Arges, riporta la Romania nella fase finale dei Mondiali dopo 36 anni di assenza. Dobrin è naturalmente fra i convocati per il torneo in Messico, ma qui il rapporto con il Commissario tecnico si incrina. Non si sa esattamente perché, ma sta di fatto che il centrocampista di Pitesti non giocherà nemmeno un minuto.
Inserita in un girone proibitivo con Brasile, Inghilterra e Cecoslovacchia, i rumeni perdono onorevolmente con i sudamericani (2-3) e i campioni del Mondo (1-0) e battono 2-1 i cechi. Alla fine giungono terzi con 2 punti e devono far rientro a casa. Al rientro in patria i giocatori sono accolti dai tifosi festanti per la bella figura fatta. Ma in tanti si chiedono: e se avesse giocato Dobrin?

Sembra che all'origine dell'esclusione ci sia stato il suo comportamento 'bizzarro' tenuto dal 'Principe di Trivale' sul volo per Città del Messico. Dobrin, da sempre amante del buon vino, avrebbe esagerato con il servizio bar, arrivando in aeroporto praticamente ubriaco e mandando su tutte le furie il rigido Niculae. Da cui la decisione di tenerlo fuori.
Del resto il centrocampista amava far serata e divertirsi ed era allergico agli allenamenti duri e ai ritiri. Lo sapevano bene i suoi compagni di squadra all'Arges Pitesti.
“A poche centinaia di metri dal nostro campo di allenamento a Stefanesti - racconterà Viorel Kraus - sorgeva una chiesa. Il prete ortodosso era un grandissimo tifoso dell’Arges e nella predica della domenica mattina c’era sempre una preghiera per la squadra. Ben presto diventò amico di diversi giocatori e in modo particolare di Nicolae Dobrin, il quale scappava spesso dal ritiro per passare il sabato notte a bere in compagnia del prete, le cui scorte di vino erano sempre abbondanti...".
Fra Niculescu e Dobrin torna la pace in occasione delle Qualificazioni ad Euro '72, che vedono la Romania impegnata con Cecoslovacchia, Galles e Finlandia. Per qualificarsi ai quarti servono due vittorie nelle ultime due gare con Galles e Cecoslovacchia. L'impresa porta ancora una volta la firma di Dobrin, che segna la rete decisiva della vittoria contro i cechi. Nel turno successivo però l'avversaria è l'Ungheria. Il doppio confronto termina in parità (1-1 a Budapest, 2-2 a Bucarest).
Per decidere chi parteciperà alla fase finale serve dunque 'la bella', che si gioca a Belgrado il 17 maggio 1972 e vede i magiari estromettere Dobrin e compagni. Successivamente la Romania fallirà l'assalto ad Euro '76 e '80, così come ai Mondiali del 1974 in Germania e del 1978 in Argentina. L'unico successo con la Romania di Dobrin è relativo all'ultima edizione della Coppa dei Balcani per nazioni, giocatasi dal 1977 al 1980. In finale i rumeni hanno superato la Jugoslavia (sconfitta 0-2 a Belgrado e vittoria per 4-1 a Bucarest). L'ultima gara la disputa invece con la DDR il 2 aprile 1980.
LA CARRIERA DA ALLENATORE, LA MORTE E IL RICORDO
Conclusa la carriera da calciatore, Dobrin intraprende quella da allenatore e anche in panchina la sua storia è legata a quella dell'Arges Pitesti, che allenerà in quattro periodi differenti: 1982, 1985-1986, 1998-1999 e 2001.
Ha anche allenato il Botosani nel 1992. Ammalatosi di tumore ai polmoni, si è spento all'età di 60 anni, il 26 ottobre 2007, nel reparto di Terapia intensiva del County Hospital di Pitesti. Il 29 ottobre presso la Cattedrale di San Giorgio si svolgono i funerali del Principe di Trivale, ai quali partecipano oltre 5 mila persone (tra cui Nicolae Dică e Adrian Neaga della Steaua Bucarest e Danut Coman del Rapid Bucarest, da lui allenati da giovani).
Accompagnate da un folto corteo, le spoglie di Dobrin, dallo Stadio Municipale di Pitesti, come era stato rinominato dopo la caduta del regime di Ceausescu, hanno raggiunto la Cattedrale, e al termine della funzione, il cimitero di San Giorgio, dove ancora oggi riposano. I tifosi dell'Arges, accorsi numerosi a rendere l'ultimo saluto al campione, hanno intonato diversi cori: "Dobrin, dribbla ancora!", oppure: "Dobrin, Dobrin!", e "Ti ameremo per sempre".
A lui è stato intitolato lo stadio cittadino di Pitesti, e ancora oggi chi lo ha visto giocare lo considera uno dei campioni più grandi che il calcio romeno abbia mai espresso, perché "Hagi è stato un fenomeno. Ma aveva un piede solo. Dobrin invece era un 'mago' con tutti e due".


