Una partita decisamente speciale. Il protagonista della storia è Andrea Agnelli che, questa sera, contro il Napoli vivrà la sua ultima gara da presidente della Juventus. O meglio, mai dire mai in futuro, soprattutto considerando la componente anagrafica dell’ormai ex numero uno della Continassa.
Già, perché a 47 primavere si possono e si devono fare ancora tante cose. E, magari, si può anche tornare al timone dell’amatissima Vecchia Signora, sebbene al momento questo discorso non abbia motivo di esistere.
In primo luogo perché Madama si appresta a cambiare pagina, in concomitanza con la nomina del nuovo consiglio di amministrazione in programma il 18 gennaio. A prendere il posto di Agnelli toccherà a Gianluca Ferrero, da sempre vicino a John Elkann, profondamente stimato e rispettato nell’ambiente Exor (la holding che controlla la Juventus).
Restano, eccome, i successi. In (quasi) dodici anni a capo delle operazioni, infatti, le soddisfazioni non sono mancate. Basti pensare che, il 19 maggio 2010, Agnelli diventava il massimo esponente della Juve a 35 anni ed ereditava una situazione disastrosa a tutto tondo.
Dopodiché, spalleggiato anche dal sapere di Beppe Marotta e dalle intuizioni di Fabio Paratici, ecco l’ascesa; complicata – al primo anno di insediamento – ma successivamente dannatamente superiore. I nove scudetti di fila, d’altra parte, non mentono e rappresentano un record difficilmente battibile. Per l'appunto, AA è il presidente più vincente della storia juventina.
Un’egemonia, a tutti gli affetti, architettata da Antonio Conte, sviluppata da Max Allegri e completata da Maurizio Sarri. Il primo, al di là degli screzi successivi (si vocifera ricuciti), fortemente voluto proprio da Agnelli, che del salentino aveva già avuto modo di apprezzarne la professionalità sul campo: capitano-condottiero di una Juve che ha deliziato il giovane Andrea.
Poi, Max, che in poco tempo ha saputo conquistare la stima di AA, tanto da creare un’amicizia spontanea e sincera. Differente il discorso che vede protagonista l’attuale mister della Lazio, voluto principalmente dall’area sportiva, probabilmente mai entrato nelle grazie di chi sarebbe andato volentieri avanti con Allegri. A maggior ragione dopo aver vinto l’ennesimo campionato.
Gli errori non sono mancati, specialmente negli ultimi tempi, con una programmazione lacunosa nelle scelte apicali. Un po’ troppo, forse, l’acquisto di Cristiano Ronaldo? Facile parlare dopo, impossibile prevedere gli ingenti danni arrecati dal maledetto Covid. E, comunque, aver portato in Italia uno dei giocatori più forti della storia resta e resterà un gesto di grande coraggio imprenditoriale.
A freddo si potrà analizzare complessivamente l’operato della presidenza al passo d’addio. La concentrazione della Juve, ora, è rivolta all’impegno partenopeo. Con un obiettivo nell’obiettivo: dedicare un successo ad Agnelli.


