Il bello, o il brutto, del mercato. Roba da trascorrere un'intera sessione dietro a determinati obiettivi che poi, per svariati motivi, non possono essere centrati.
Esempio: l'impossibilità legata al tesseramento di Luis Suarez. Esempio bis: Edin Dzeko, in procinto di lasciare la Capitale per abbracciare alla Mole, rimasto al fotofinish alla Roma per via dei problemi tra Arkadiusz Milik e il Napoli. Intrecci, dinamiche, ripicche.
Poco male, decisamente, per la Juventus. Che può consolarsi, eccome, con il ritorno di Alvaro Morata. Già, proprio lui. Che nel suo primo biennio in Italia regalava al popolo bianconero indimenticabili gioie europee, prendendo confidenza con un aggettivo inequivocabile: decisivo. Tuttora in voga.
Perché lo spagnolo, anche a Cesena, ha palesato la sua importanza per la Vecchia Signora. Pre e con Cristiano Ronaldo, in attesa di approfondire e sviluppare una conoscenza nata al Real Madrid.
Ragazzo. Uomo. Andato via dall'Italia in una maniera, rientrato con tutt'altro spirito. Il giovane puntero di belle speranze, ora, è uno degli attaccanti più interessanti su scala internazionale. Tesi, questa, suffragata dai numeri Opta. Da quando ha abbracciato nuovamente la Juve, infatti, Morata ha partecipato attivamente a 6 delle 10 reti segnate dalla Vecchia Signora in tutte le competizioni. Per la precisione, 4 goal e 2 assist.
E poi c'è il VAR che, ad oggi, ha tolto allo spagnolo ben 6 goal in stagione. L'ultimo, sul filo del fuorigioco, al Manuzzi. Ma se la tecnologia resta oggettiva, e quindi indiscutibile, anche le prestazioni proposte dal 28enne centravanti iberico sfociano nella pura tangibilità.
Alvaro, il più delle volte, diverte e si diverte. Insomma, proprio come piace ad Andrea Pirlo. Che, prima da compagno di squadra e ora da allenatore, si gode la crescita esponenziale del suo numero 9.
I margini di miglioramento, specialmente in funzione della coralità, non mancano. D'altro canto, come amava ricordare Max Allegri, Morata sposa sapientemente le caratteristiche di qualsiasi attaccante.
Musica per le orecchie di Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo; ambedue, giustappunto, hanno avuto modo di conoscere Alvaro già in passato. Trovando, in entrambi i casi, una buona intesa.
Ma ora il mondo è cambiato. E Morata, legittiamente, non si accontenta più di un ruolo da comprimario. Il re della Juve era e resta CR7. Dopodiché, in questo momento, tocca ad Alvaro. Gli altri, inevitabilmente, dovranno rincorrere.
Spicca, quindi, la strategia di Fabio Paratici. Premiata dal tempo e dalla profonda conoscenza della materia. E se solamente il manto erboso emetterà un giudizio sovrano circa la bontà dell'affare, 55 milioni - sotto forma di prestito biennale - appare al momento un'operazione meravigliosa.
Senza soldi, come raccontano i saggi, non si cantano messe. Ma con astuzia e ingegno si può andare lontano. Decisamente.


