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Patrick MbomaGetty

Mboma al Cagliari: dalla presentazione in vesti africane allo show con l'Empoli

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Patrick Mboma non era un centravanti come tutti gli altri. Il giocatore africano, nato Douala il 15 novembre 1970, ma trasferitosi in Francia con la sua famiglia da quando aveva 5 anni, aveva dentro di sé qualcosa di speciale . Un po' per la sua indiscutibile classe , che faceva da contraltare a un carattere pigro e talvolta indolente , un po' per la sua cultura , decisamente sopra la media dei suoi colleghi.

Il mondo se ne accorse con colpevole ritardo nel 2000, quando trascinò a suon di goal il Camerun alla vittoria Olimpica e per due volte della Coppa d'Africa , e quando a inizio ottobre con una spettacolare rovesciata 'bucò' la porta della Francia campione del Mondo allo Stade de France.

Massimo Cellino , il presidente del Cagliari , che in quegli anni si era contraddistinto come grande scopritore di talenti, lo aveva invece capito già due anni prima. Era infatti l'estate del 1998 quando l'imprenditore isolano si innamorò calcisticamente della punta camerunense, che, nonostante non fosse più giovanissimo (avrebbe compiuto 28 anni a novembre), lasciava intravedere grandi qualità con la maglia del Camerun nei Mondiali di Francia. I Leoni indomabili uscirono dal torneo al Primo turno, ma Mboma fece bene e segnò anche un bel goal di testa nell'ultima gara contro il Cile.

Il suo nome salta fuori casualmente mentre i suoi procuratori, Bruno Satin e Giorgio De Giorgis, stanno visionando con Cellino alcune videocassette di Mayelé, il francese anche lui futuro acquisto degli isolani. La trattativa decolla rapidamente: il Cagliari versa 6 milioni di dollari (poco meno di 5 milioni e mezzo di euro) ai giapponesi del Gamba Osaka , club in cui Mboma si era trasferito dal PSG per giocare con più regolarità.

Il giocatore, fresco di titolo di capocannoniere in J-League con 25 goal in 28 partite , arriva in Sardegna il 3 luglio, quando ancora devono concludersi i Mondiali, dopo aver firmato un triennale. Mboma si presenta al Sant'Elia accompagnato dai due agenti con sua moglie Guila e la più piccola dei suoi 4 figli, vestito con i tradizionali abiti africani . Da subito si capisce che il calciatore è molto legato alla sua terra.

"Mi fa piacere essere stato scoperto al Mondiale, - dichiara in Francese - anche se il Camerun non è andato molto lontano. Mi ritengo un giocatore veloce, un buon colpitore di testa. Spero di segnare dieci goal . Avevo fatto più volte un pensierino alla serie A italiana ma, dopo il Giappone, pensavo piuttosto all'Inghilterra o alla Spagna, dove forse è più facile emergere".

La scelta della maglia ricade invece sulla numero 9 , e c'è un motivo particolare.

" Ho cercato sempre quella maglia , - rivela - certo, nel Paris Saint Germain non potevo pretendere di strappare il 9 a un campione come Weah . George è il mio idolo , lo conosco bene: quanto prima gli telefonerò, per gridargli la mia felicità".

patrickmboma_Getty_21062019(C) Getty Images

I primi mesi di Mboma al Cagliari non sono sicuramente esaltanti . Giampiero Ventura , il tecnico dei rossoblù che aveva riportato la squadra in Serie A, lo sottopone ad una dura preparazione atletica, visto che è reduce da un anno e mezzo in Giappone e si presenta con 2 chili in più rispetto al suo peso forma. Sembra comunque credere in lui e lo utilizza fin dalle prime amichevoli pre-stagionali, in cui Mboma segna con regolarità.

"Mboma è in ritardo, è reduce da un anno e mezzo trascorso in Giappone: se sapremo portarlo a certi livelli, il camerunense risulterà fondamentale per il Cagliari " , dice l'allenatore genovese.

E anche l'attaccante crede ad una stagione molto positiva dopo aver conosciuto i suoi partner d'attacco.

"Con Muzzi e Kallon, - afferma - ci divertiremo".

Quando arriva in Italia, Mboma parla già 4 lingue , di cui 3 benissimo, Francese, Inglese, Spagnolo , più il Giapponese , che ha appreso nella sua esperienza nel Paese del Sol Levante. Così con Cellino scatta la scommessa.

"Presidente, se imparo l'italiano dopo uno-due mesi, me la regala una macchina?".

Cellino dovette accontentarlo, perché il camerunense imparò a tempo di record anche l'Italiano . Sul campo invece dopo i goal nelle amichevoli, Mboma debutta ufficialmente in rossoblù il 23 agosto 1998. Si gioca Lumezzane-Cagliari di Coppa Italia, e il nuovo acquisto parte titolare nel classico 3-5-2 di Ventura accanto a Muzzi. Al 21' firma il provvisorio vantaggio rossoblù, ma i lombardi, più avanti nella preparazione, rimontano 3-1 e, quel che è peggio, Mboma rimedia una botta al piede e deve uscire nel finale

Nella gara di ritorno al Sant'Elia non è al meglio, ma al 68' subentra al posto di Kallon. Il Cagliari si qualifica grazie ad una doppietta di Muzzi (il secondo goal lo segna nel finale su rigore), e la rete dell'andata di Mboma è determinante. Il problema al piede però si rivela più serio del previsto. Salta il turno successivo di Coppa Italia. Nella prima giornata di campionato contro l'Inter parte in panchina, entra nella ripresa ma deve uscire dopo pochi minuti per il riacutizzarsi dell'infortunio. Nel frattempo succede che la coppia Muzzi-Kallon funziona, facendo scivolare Mboma a terza scelta offensiva.

"Il suo approccio è stato particolare - racconta Maurizio Franzone, portiere di riserva di quel Cagliari, intervistato da Vittorio Sanna per 'Storie di Sport' - pretendeva più rispetto dallo spogliatoio e non tutti erano disposti a darglielo ".

Dopo una lunga assenza dai campi, Mboma va in panchina con l'Udinese il 29 novembre e subentra a Kallon nella 12ª giornata con il Venezia. Per i rossoblù arriva però una sconfitta di misura in casa con l'ultima in classifica. Il camerunense è titolare la domenica successiva a Perugia, il Cagliari tuttavia perde ancora, come alla 14ª in casa con il Bologna quando il numero 9 entra e non incide. La panchina di Ventura vacilla. I sardi, dopo un'ottima partenza, chiudono l'anno solare al 12° posto, con un esiguo vantaggio di 2 punti sulla zona retrocessione. Mboma, dopo i primi 4 mesi di Serie A, ha appena 4 presenze e zero goal .

Il giocatore lega tuttavia molto con i suoi tifosi: un'iniziativa di beneficenza lo vede protagonista al Palasport anche nelle vesti di cantante, fra gli applausi dei tanti presenti. A gennaio la partenza è comunque un'ipotesi concreta : lo cerca il Sunderland, e lui ci mette del suo tornando in ritardo dal matrimonio del procuratore. Ventura inoltre, per motivare gli attaccanti, li mette l'uno contro l'altro. 

Il risultato è che Mboma non vede il campo per altri 3 mesi . Qui si vede il carattere del grande giocatore, che, anziché buttarsi giù, lavora duro e prepara il suo riscatto. Il 14 marzo 1999 ritrova il campo nel finale della disastrosa sconfitta con il Piacenza, ma la settimana seguente, il 21 marzo, il suo sarà un autentico show . Ventura lo rilancia titolare accanto a Muzzi e il camerunense realizza una grande tripletta e si procura un calcio di rigore poi trasformato da Muzzi. Dopo la terza rete va sotto la Nord e con un inchino rende omaggio ai tifosi , che avevano sempre creduto in lui.

Il Leone da lì a fine stagione è pressoché imprendibile per i suoi avversari. Segna a Perugia, Bologna, Salernitana e Roma, chiudendo la stagione con 13 presenze e 7 goal complessivi in Serie A e 2 presenze e un goal in Coppa Italia. Per la salvezza è decisiva la sfida interna contro la Salernitana . La tensione è altissima, e Ventura la cavalca tenendo in panchina Muzzi e schierando il camerunense come unica punta. Dopo il vantaggio di Di Vaio, proprio Mboma pareggia prima dello scadere del primo tempo.

Ma l'esultanza con la maglia di Rigobert Song davanti alla panchina avversaria, fatta per protestare contro il taglio del difensore, suo compagno di Nazionale, manda su tutte le furie Ventura. Mboma lascia così spazio a Muzzi nella ripresa, il Cagliari tuttavia vince comunque 3-1 e si salva. Il 1999/00 parte con Tabarez in panchina, ma dopo 5 giornate senza vittorie Cellino esonera il tecnico uruguayano e chiama in panchina Ulivieri.

"Sono convinto che se fosse rimasto Tabarez ci saremmo salvati. - dice Franzone a 'Storie di Sport'  - Quella squadra aveva fra gli altri, oltre a Patrick, giocatori come Zebina, O'Neill, Oliveira, Morfeo e il giovanissimo Suazo. Invece il nuovo mister non riesce a legare con il gruppo, e ogni settimana qualcuno finiva fuori rosa e non si sapeva il perché".

Mboma colleziona 27 presenze e 8 goal , che non bastano a salvare il Cagliari, orfano di bomber Muzzi. I sardi chiudono al penultimo posto e retrocedono in Serie B . Fra gennaio e febbraio il camerunense è protagonista assoluto nel successo in Coppa d'Africa. L'attaccante lascia il segno anche  in Coppa Italia: realizza 6 reti , che portano gli isolani fino alle semifinali, dove è nuovamente l'Inter a negare ai rossoblù l'ultimo atto, come nel 1994 in Coppa UEFA. L'ex PSG si laurea comunque  capocannoniere del torneo assieme a Nicola Caccia, David Di Michele e Francesco Flachi.

Il saluto ai suoi tifosi il giocatore africano lo dà alla terzultima giornata. Il Cagliari pareggia 2-2 al Sant'Elia con il Bologna e lui sigla su rigore l'ultima rete con i colori rossoblù. L'ultima partita la gioca invece la settimana successiva al Garilli contro il Piacenza. Ulivieri lo schiera in attacco dal 1' con il baby Suazo, che trova il goal proprio su una palla giocata dal camerunense, il quale cede simbolicamente lo scettro all'honduregno.

A giugno Mboma e il Cagliari si separano dopo 48 presenze totali e 22 goal. Per i rossoblù arrivano gli anni difficili della Serie B, mentre il Leone africano, dopo la rinuncia del Verona, passa al Parma e in Emilia vivrà una seconda parte del 2000 da favola. Sempre come leader del Camerun vince infatti la medaglia d'oro al Torneo Olimpico di Sydney e successivamente fornisce altre grandi prestazioni, che lo portano ad aggiudicarsi  il Pallone d'Oro africano e a guadagnarsi l'appellativo di 'Magique'. Nel 2002 bisserà anche il successo in Coppa d'Africa.

Per il Cagliari resta il rimpianto di non aver visto Mboma giocare ad alti livelli con maggiore continuità.

"Forse non lo abbiamo aiutato abbastanza - dichiarò Cellino - Quando l'ho preso sapevo benissimo che uno straniero ha sempre problemi di ambientamento quando arriva in Italia. Probabilmente a lui non è stato dato l'aiuto necessario, oppure non gli abbiamo dato il tempo di cui aveva bisogno".

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