Fisico longilineo (un metro e 76 centimetri per 68 chilogrammi), Mauro Bertarelli era un attaccante agile e tecnico, che abbinava velocità e un innato fiuto del goal. Dopo gli esordi con Jesi e Ancona, squadra con cui si rivela come grande promessa, viene acquistato dalla Juventus, ma i bianconeri lo inseriscono fra i giovani di prospettiva che fungono da parziale contropartita tecnica nell'operazione che porta a Torino Gianluca Vialli.
Alla Sampdoria inizialmente fatica a trovare spazio, tuttavia si fa sempre trovare pronto, segnando goal pesanti, ed entra a far parte dell'Italia Under 21 di Cesare Maldini con cui, nel 1992, si laurea campione d'Europa della categoria.
Nel 1994/95, con Sven-Goran Eriksson in panchina, conquista un posto da titolare e la stagione sembra poter essere quella della sua consacrazione. Ma la vita di un calciatore può cambiare in un attimo: un grave infortunio subito al ginocchio sinistro in Coppa delle Coppe ne spezza di fatto la carriera, che da quel momento in poi, non sarà più la stessa e lo porterà a ripartire dalle categorie inferiori e ad un ritiro precoce all'età di 31 anni.
JESI, RIMINI E ANCONA: L'ASCESA DEL FIGLIO D'ARTE
Mauro Bertarelli è un figlio d'arte e ha origini emiliane: suo papà Giuliano, infatti, è stato un discreto attaccante che ha giocato in Serie A con le maglie di Cesena e Fiorentina ed è originario di Logosanto, in provincia di Ferrara. Il suo erede nasce ad Arezzo, il 15 settembre 1970, quando lui milita con la squadra toscana.
Come il papà, Mauro è un attaccante e inizia a giocare a calcio nel Settore giovanile dello Jesi, con cui debutta poi in Serie C2 nella stagione 1987/88, collezionando 8 presenze e il primo goal da professionista. Prima di compiere 18 anni viene acquistato dall'Ancona, e disputa una stagione nella formazione Primavera, senza apparizioni in Prima squadra.
"Mio padre - assicura l'ex punta in un'intervista del 2012 con 'Fantacalciamo' - non ha influito assolutamente con la mia carriera. Mi ha lasciato libero di decidere, senza farmi mai problemi, e veniva raramente anche a vedere le mie partite allo stadio".
"Mia madre era di Jesi e ci siamo trasferiti lì: avevo otto anni. Fino a sedici anni ho fatto la trafila nelle giovanili dello Jesi e poi mi ha preso l'Ancona".
Nel 1989/90 i biancorossi decidono di girarlo in prestito al Rimini, nuovamente in Serie C2. Qui Bertarelli, nonostante trovi poco spazio, conferma le buone impressioni e segna 4 reti in 15 presenze. Per l'Ancona è pronto al grande salto e così nel 1990/91 eccolo promosso titolare in Serie B.
I marchigiani, guidati da Vincenzo Guerini, si piazzano al 10° posto, e Bertarelli, che gioca in coppia con il 'Cobra' Sandro Tovalieri, dimostra il suo valore, realizzando 5 goal in 28 presenze, cui si aggiungono una presenza e una rete in Coppa Italia ai danni del Messina.
"Non avevo un modello particolare cui mi ispiravo, - dice - ma guardavo i grandi campioni. Nel Milan c'eraMarco Van Basten. Negli anni successivi ci ho anche giocato contro ed era un piacere per gli occhi vederlo muoversi in campo"
L'anno della consacrazione per il figlio d'arte è tuttavia il 1991/92: la squadra di Guerini, trascinata dai goal della prolifica coppia d'attacco, chiude al 3° posto il torneo cadetto e conquista la prima storica promozione in Serie A. Bertarelli segna 9 goal in 33 partite, laureandosi miglior marcatore dei biancorossi assieme al suo partner d'attacco.
A questi aggiunge altre 2 reti in 4 gare di Coppa Italia, segnate al Barletta nel primo turno e al Torino al Comunale (nonostante la sconfitta per 4-1).
"Devo molto a Italo Castellani, che allora era il Direttore sportivo dell’Ancona. - rivela nel 2016 l'ex attaccante a 'Il Pubblicista' - ha creduto nelle mie qualità insieme all’allenatore Guerini, nonostante fossi stato ceduto al Rimini in C2 e non abbia fatto granchè bene, hanno avuto fiducia in me e nelle mie potenzialità e mi hanno rivoluto all’Ancona in serie B, da dove poi è partito tutto…".
"Portare l'Ancona in Serie A è stata una delle maggiori soddisfazioni della mia vita. - afferma Bertarelli a 'TuttoLegaPro' - A Bologna, nella partita che ci ha dato la matematica certezza della A, c'erano qualcosa come diecimila tifosi biancorossi sugli spalti e noi sentivamo il peso della responsabilità che avevamo addosso. Quello è stato l'epilogo di una cavalcata memorabile. In quel periodo si era creata un'atmosfera unica: non c'era solo Ancona a trepidare ma tutta la provincia e questo creava un clima indescrivibile".
"Ci siamo accorti che era fatta a Venezia, quando pareggiammo con un mio goal al 95'. E pensare che all'inizio gli esperti ci davano fra le candidate alla retrocessione".
DALLA JUVENTUS ALLA SAMPDORIA COME CONTROPARTITA PER VIALLI
Oltre ad essere un talento emergente in rampa di lancio, Bertarelli è un bravo ragazzo e a dispetto della giovane età, dimostra di possedere qualità mentali non comuni. Tutti questi aspetti, messi insieme, convincono la Juventus a farsi avanti per il suo cartellino.
"Sono il giocatore che ha fatto incassare più soldi all'Ancona: la Juventus mi pagò nove miliardi", ricorderà.
Boniperti dà l'o.k. per l'acquisto ma di fatto Mauro non arriverà mai ad indossare la maglia bianconera: i torinesi concentreranno infatti i loro sforzi sull'acquisto di Gianluca Vialli dalla Sampdoria. Il bomber blucerchiato è valutato 40 miliardi di Lire e Madama ne pagherà solo 15 in contanti, coprendo quelli mancanti con la cessione ai genovesi, come parziali contropartite tecniche, di quattro giovani talenti.
Fra questi, assieme ad Eugenio Corini, Michele Serena e Nicola Zanini c'è anche Mauro Bertarelli, che dunque approda sì in Serie A, ma con la maglia blucerchiata.
"Un momento che mi è rimasto nel cuore - racconterà - è quando firmai il contratto con la Sampdoria: eravamo io e Paolo Mantovani, arrivavo dalla Juventus, non ci siamo scambiati molte parole, ma avevo davanti un contratto in bianco e l’ho firmato, e lui si è rivolto a me stupito, mi ha guardato attraverso i suoi occhialini e mi ha detto: 'Ragazzo, hai firmato in bianco…'. Gli ho risposto che sapevo che avevo a che fare con una persona eccezionale come lui e che per me andava bene qualunque cifra, così ho firmato un contratto in bianco per tre anni. È stato un momento davvero emozionante. Presidenti così non ne esistono più, lui era un papà per tutti noi".
La differenza di categoria, in quello che all'epoca è considerato il campionato più difficile al Mondo, si fa tuttavia sentire, e i primi due anni sono difficili per l'ex punta dell'Ancona. Bertarelli, che si ritrova a dividere lo spogliatoio con grandi campioni, fra cui Roberto Mancini, e a partire dal 1993/94, Ruud Gullit, fatica a trovare spazio e continuità. L'esordio in Serie A arriva il 6 settembre 1992 in Sampdoria-Lazio 3-3, gara che disputa da titolare in coppia con il futuro Ct. azzurro.
In tutto nella stagione 1992/93 mette insieme 2 gare in Coppa Italia e 26 presenze in campionato, la maggior parte da subentrante, condite da 2 goal. Il primo in Serie A è storico: la Sampdoria conduce 3-1 nel Derby della Lanterna che passerà alla storia come quello interrotto per il lancio di carta igienica dalla Gradinata Nord, e Mauro, subentrato a Lombardo a due minuti dal novantesimo, imprime il suo sigillo alla partita.
Si gioca sotto un violento acquazzone, e dopo un affondo di Jugovic sulla sinistra dell'area la palla, dopo un rimpallo, giunge a centro area. Qui è appostato Bertarelli, che con il mancino la gira alle spalle di Tacconi per il 4-1 finale e poi va ad esultare sotto la Sud.
"Ho segnato in un derby… sotto la Sud… ed è stato il mio primo goal in serie A: un’emozione indescrivibile! - ammetterà a 'Il Pubblicista - Ancora oggi ho i brividi riguardando le immagini di quel goal; vincere un derby è sempre importante, quel pomeriggio è stato per me indimenticabile”.
La seconda rete stagionale arriva invece nell'ultima parte della stagione, e vale il successo esterno per 2-1 a Bergamo contro l'Atalanta di Lippi. Dopo il botta e risposta Lombardo-Minaudo, è lui a decidere il match all'87': l'assist d'autore è di Mancini, che lo smarca davanti a Ferron, Mauro controlla un po' a fatica, contrastato da Minaudo, ma riesce a deviare alle spalle del portiere nerazzurro.
Il 1993/94 è più difficile, e le presenze complessive di Bertarelli si riducono a 19 (16 in Serie A, 3 in Coppa Italia) sebbene le reti aumentino a 3. Di queste 2 arrivano nel massimo campionato (nelle sconfitte contro Cagliari e Lazio), più una in Coppa Italia, che diventa il primo titolo vinto nella sua carriera calcistica e in cui appone anche la sua firma siglando su rigore il 5-1 nella finale di ritorno contro l'Ancona, sua ex squadra. I blucerchiati si impongono 6-1 al Ferraris dopo lo 0-0 dell'andata al Del Conero e si aggiudicano il trofeo.
"Ad Ancona ancora non me lo perdonano, - rivela in un'intervista a 'Belin Che Calcio' -
quel rigore lo stava per tirare Evani, poi quando diecimila persone hanno chiamato il mio nome, era giusto lo facessi io. Dovunque sono stato ho cercato il rispetto verso la tifoseria. In quel momento era giusto che il rigore lo tirassi e facessi goal".
Oltre alla Coppa Italia, la Sampdoria ottiene un brillante 3° posto, che migliora il 7° della stagione precedente.
CAMPIONE D'EUROPA CON L'ITALIA U21
Il talento di Mauro Bertarelli non passa inosservato nemmeno agli occhi del Ct. dell'Italia Under 21, Cesare Maldini, che dopo averlo visto all'opera anche con la maglia della Lega Nazionale Serie B Under 21, lo fa esordire con gli Azzurrini il 29 gennaio 1992 nell'amichevole con la Grecia, vinta 1-0.
Con la maglia dell'Italia Under 21 l'attaccante nato ad Arezzo colleziona in tutto 5 presenze e 2 goal, fra cui una pesante nei quarti di finale degli Europei contro la Cecoslovacchia. Il 3 giugno 1992, pur non disputando né la finale di andata né quella di ritorno contro la Svezia, si laurea campione d'Europa della categoria con i suoi compagni.
L'anno seguente indossa anche la maglia della Nazionale 'B' Under 23, con cui partecipa ai Giochi del Mediterraneo e totalizza 2 presenze e un goal realizzato ai danni del Marocco. Le premesse perché in futuro faccia parte della Nazionale maggiore ci sono tutte, ma la sorte, sotto forma di un grave infortunio, gli impedirà di consacrarsi ai massimi livelli dopo essere arrivato ad un passo dalla gloria.
L'AFFERMAZIONE IN BLUCERCHIATO
La stagione 1994/95 con la Sampdoria ha per Bertarelli tutti i presupposti per essere quella definitiva consacrazione. Il 28 agosto 1994 nella Supercoppa Italia contro il Milan subentra nella ripresa a Melli ma i blucerchiati escono poi sconfitti 5-4 ai calci di rigore.
In Coppa Italia firma una rete nell'andata della sfida del Secondo turno con il Vicenza (5-1), mentre in campionato, dopo le prime due gare, conquista il posto da titolare contro il Foggia, gara in cui firma il provvisorio 1-0 per i genovesi, poi raggiunto dall'1-1 finale di Di Biagio.
Ma Bertarelli ha modo anche di esordire in Europa in Coppa delle Coppe, competizione che può essere per lui una grande vetrina. Il sorteggio abbina i liguri ai vincitori della Coppa di Norvegia del Bodø/Glimt. La squadra di Eriksson perde 3-2 in Scandinavia la gara di andata ma ha il ritorno al Ferraris il 29 settembre. Tutto fa pensare ad una gara che i blucerchiati possono vincere, ma qui, per dirla come il Manzoni, accade il fattaccio.
IL GRAVE INFORTUNIO E IL DECLINO
Bertarelli parte titolare nonostante una condizione fisica non ottimale, e al 4' minuto di gioco si verifica il terribile scontro con il portiere Rohnny Westad che cambierà per sempre la sua carriera.
"Me lo ricordo bene quell’ infortunio. Come dimenticarlo... - dirà al 'Secolo XIX' - Lancio di Ferri da dietro, io che mi lancio sul pallone, il portiere che esce un po’ scomposto fin quasi fuori dall’area e mi aggancia il ginocchio...".
L'impatto fra attaccante ed estremo difensore è violentissimo.
"Non ho mai sentito così tanto dolore,- ricorda Bertarelli - ero addirittura convinto di essermi rotto del tutto la gamba. Quando mi portarono fuori dal campo in barella credevo di morire. Non riuscivo a smettere di pensare che non avrei dovuto giocarla quella partita: già nel riscaldamento avevo avuto qualche problema muscolare. Poi feci un consulto con Viganò, il preparatore atletico, ed Eriksson, e siccome mi sembrava di non avere più fastidio decidemmo di provare. La mia partita durò però pochi minuti. Quel giorno nessuno tra quei giocatori norvegesi mi chiese come stavo, nemmeno il portiere…"
Bertarelli deve lasciare il campo in barella e viene sottoposto agli esami strumentali, che rivelano la gravità del suo infortunio: "Lussazione della rotula e rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro". Il lungo stop è inevitabile, ma complice una prima operazione non perfetta, l'attaccante non tornerà più quello che era stato prima. È necessario un secondo delicato intervento.
"Ho dovuto fare due operazioni e sono stato fermo quasi due anni, - ricorda l'ex attaccante - e quando sono rientrato a Marassi un anno e 8 mesi dopo non ero più lo stesso. Sentivo quel ginocchio sinistro sempre debole, per riprendermi dopo una partita ci impiegavo tre giorni a causa deldolore. Praticamente non ero più io e la mia carriera ad alti livelli era finita con quello scontro...".
Un destino amaro e beffardo impedisce al giovane talento figlio d'arte di completare la sua ascesa ai massimi livelli calcistici, ma non di tornare in campo e segnare altri goal. L'incubo finisce il 4 febbraio del 1996, quando Bertarelli rivede il terreno di gioco per disputare gli ultimi 13 minuti di Parma-Sampdoria 1-0, subentrando al posto di Lamonica.
Il percorso per la ripresa è lungo tortuoso, in quella stagione 1995/96 Bertarelli gioca appena 8 spezzoni di partita. La sua avventura in blucerchiato termina così con 62 presenze e 8 goal complessivi. L'anno seguente, infatti, la Sampdoria, che correttamente lo aveva aspettato, lo cede in prestito all'Empoli, in Serie B.
Con i toscani trova il campo con una certa regolarità, anche se spesso è costretto a fermarsi. Mette insieme 25 presenze e 5 goal, con cui dà un apporto concreto alla squadra di un giovane Luciano Spalletti per conquistare la promozione in Serie A.
"Secondo me, a livello tecnico e tattico, il mister è stato il miglior allenatore che io abbia avuto; - dirà a 'Fantacalciamo' - l’Empoli prese me dalla Sampdoria e Cappellini dal Milan, in quanto giocatori rappresentativi da affiancare al collettivo che aveva vinto il torneo di C l’anno precedente con lui allenatore".
"Ottenere la promozione è stata sicuramente una bella soddisfazione, - ammetterà Bertarelli - ma anche quell’anno sono stato parecchio fermo, tre o quattro mesi a causa del ginocchio".
Nell'estate 1997 la Sampdoria lo cede a titolo definitivo al Ravenna, in Serie B, squadra con la quale Bertarelli scrive pagine importanti. Nonostante i problemi al ginocchio continuino a tormentarlo, l'ex blucerchiato in quattro stagioni totalizza 10 goal in 92 presenze con i giallorossi romagnoli, alcuni dei quali particolarmente significativi.
Il 20 settembre 1998 sigla ad esempio, in pieno recupero, la rete della vittoria nel Derby di Romagna con il Cesena (2-1 per i giallorossi), con un guizzo di rapina. Divenuto un beniamino dei tifosi, il 26 settembre 1999 firma addirittura una tripletta nel rotondo 4-0 casalingo sul Savoia.
IL RITIRO A 30 ANNI E LA CARRIERA DA ALLENATORE
Fra il 1998 e il 2000 i problemi al ginocchio lo costringono a tornare sotto i ferri. Disputa la sua ultima partita il 25 marzo 2001 contro il Treviso, in Serie B. Poi non rivedrà più il campo e dopo una stagione senza disputare nemmeno una gara, nel 2002 decide di appendere le scarpette al chiodo.
"Al Ravenna - dirà - ho giocato sempre a livelli buoni, però ho dovuto rioperarmi due volte in quattro anni, quindi alla fine a 31 anni ho dovuto smettere, la cartilagine del ginocchio se n’era ormai andata".
Conclusa la carriera da calciatore nel 2002, Bertarelli, spesso indicato negli almanacchi come 'Bertarelli I' perché anche suo fratello Luca ha fatto il calciatore e collezionato qualche presenza in Serie A, ha intrapreso quella da allenatore specializzato nella guida di formazioni giovanili. Dal 2011 al 2017 ha lavorato così come tecnico nel Settore Giovanile dell'Ancona, guidando Giovanissimi Regionali e Allievi regionali. Per due stagioni, dal 2017 al 2019, è passato nell'Academy Civitanovese, allenando anche in questo caso gli Allievi regionali.
Nel 2020 è stato ingaggiato dal Circolo Sportivo Loreto. Dopo aver allenato nel primo anno gli Allievi e gli Esordienti, nella stagione 2021/22 è diventato l'allenatore della Juniores regionale e il responsabile tecnico dell'intero Settore giovanile del club marchigiano.
Lo sfortunato attaccante ricorda con nostalgia gli anni in cui faceva il calciatore.
"L'Ancona è stato il primo amore, - dice con una metafora sentimentale - quello che non si scorda mai, tant’è che ci sono tornato anche da tecnico; la Sampdoria è stata la moglie, quindi ha rappresentato l’affetto, la tranquillità… Poi c’è stata Empoli, la sbandata, la breve fuga d’amore e infine Ravenna, che ovviamente è stata l’amante".
Pur con lo spartiacque del grave infortunio, Bertarelli ricorda sempre le stagioni vissute a Genova, molto importanti per lui dal punto di vista umano.
"Al di là di tutto ci sono scene che anche adesso mi fanno venire i brividi: al rientro dall'infortunio e alla presentazione con la squadra ebbi un’accoglienza straordinaria, soprattutto da parte della Sud e ancora oggi vengo ricordato con affetto. Genova è stata importante per me soprattutto sotto il profilo umano, proprio per questi aspetti legati all’infortunio e all’amore della gente, anche perché il Bertarelli calciatore, per forza di cose, l’hanno visto poco".
