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Massimo Agostini, 'Il Condor' del goal: dal grande Milan al beach soccer

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Se una palla transitava in area di rigore dalle sue parti, lui l'avrebbe presa, non importa come, e in qualche modo l'avrebbe scaraventata in fondo alla rete. Rapido e scaltro come un rapace, a dispetto delle lunghe leve e di qualità tecniche normali, Massimo Agostini aveva un innato fiuto del goal, e anche per il suo lungo naso aquilino, simile a un becco, venne ribattezzato fin da giovane 'Il Condor'.

"Il soprannome me lo diede Patrizio Sala a Cesena. - racconta l'attaccante a 'CalcioNapoli24.it' in un'intervista di aprile 2020 - io ero molto magro ed avevo il naso aquilino, ma poi lui diceva che quando dovevo far goal mi lanciavo sul pallone come il condor fa con la preda".

Nato a Rimini il 20 gennaio 1964, Agostini si forma calcisticamente nelle Giovanili del Cesena. Fin da ragazzo dimostra qualità da predatore d'area di rigore, che, unitamente al suo aspetto fisico, gli fanno guadagnare uno degli appellativi più suggestivi del calcio italiano. A 17 anni, è allievo di Arrigo Sacchi e compagno di squadra di Sebastiano Rossi nel Cesena che vince lo Scudetto Primavera 1981/82.

"Conobbi Sacchi ai tempi del Cesena Primavera. - ricorda 'Il Condor' - Con lui vincemmo lo Scudetto e fummo la Primavera più forte d'Italia. Battemmo in finale l'Avellino, che aveva in squadra gente come Cervone, Maiellaro e Pecoraro".

Massimo Agostini Sebastiano Rossi Arrigo Sacchi Cesena Primavera 1981/82

Dopo aver fatto tutta la trafila nel Settore giovanile, l'attaccante debutta in Prima squadra nel 1983. Bruno Bolchi il 31 marzo lo getta nella mischia a 13 minuti dalla fine dell'ottavo di finale di Coppa Italia contro il Napoli di Pesaola. Agostini subentra al posto dell'austriaco Schachner quando ha da poco compiuto 19 anni. Il suo esordio è fortunato perché la squadra si aggiudica la partita contro il quotato avversario, vincendo 1-0 con un autogoal di Krol. Il punteggio sarà tuttavia ribaltato nel ritorno del San Paolo, con i partenopei che si impongono 2-0 e strappano la qualificazione ai quarti di finale.

Per l'esordio in campionato occorre invece attendere la stagione seguente, il 1983/84, in cui colleziona 12 presenze in Serie B e segna la sua prima rete da professionista nella sconfitta per 3-1 in trasferta contro la Cavese. È l'inizio della carriera di quello che sarà considerato la seconda leggenda della storia bianconera dopo Giampiero Ceccarelli.

Nella sua Romagna 'Il Condor' trova il clima giusto per crescere bene e diventare un attaccante letale. Già nel suo secondo anno 'da grande' realizza 5 goal in 31 gare di B, mentre nel terzo va per la prima volta in carriera in doppia cifra: 13 reti in 35 partite, che gli valgono nel 1986/87 la chiamata di una grande squadra: lo svedese Sven-Goran Eriksson, infatti, lo vuole nella sua Roma come attaccante di scorta per il 'vecchio' bomber Roberto Pruzzo.

Per la Lupa del presidente Dino Viola, dopo lo Scudetto fallito all'ultima giornata l'anno precedente, è un anno interlocutorio di ricostruzione. Agostini, nella sua prima stagione giallorossa, totalizza 22 presenze e i primi 4 goal in Serie A, 5 presenze e una rete in Coppa Italia e debutta in Europa giocando in Coppa delle Coppe lo sfortunato match di ritorno fra i capitolini e il Real Saragozza, che vede gli italiani capitolare ai rigori, e 'Il Condor' rilevare al 62' Pruzzo. La squadra si piazza 7ª in Serie A ed è eliminata prematuramente da entrambe le Coppe.

"A ventuno anni ebbi la fortuna di approdare nella squadra della capitale in una rosa che l'anno prima perse lo Scudetto per un soffio e due anni prima fece la finale della Coppa Campioni. C'erano Ancelotti, Conti, Pruzzo, Tancredi, ma anche Manfredonia e Collovati. Quell'anno mi sono sposato giovanissimo e questa fu la mia fortuna".

Nella seconda stagione giallorossa, con Nils Liedholm in panchina, trova meno spazio. Appena 3 goal in 24 partite fra Serie A e Coppa Italia, preludio al suo ritorno al Cesena, nel frattempo promosso in Serie A, nello scambio che porta alla Roma Ruggiero Rizzitelli. La Lupa conquista comunque un bel 3° posto finale in campionato e i ricordi del 'Condor' sono positivi.

"Liedholm era un maestro nella gestione dei giocatori, e nonostante fosse a fine carriera aveva le idee molto chiare. Voleva che la squadra avesse sempre il pallino del gioco in mano. Poi durante gli allenamenti ci faceva divertire quando raccontava i suoi aneddoti. Una volta la palla finì in fallo laterale, nei pressi della bandierina. E il mister iniziò a raccontare: 'Quando giocavo io ed avevamo un fallo laterale in questa posizione, io facevo arrivare la palla con le mani fino al secondo palo, e una volta un mio compagno segnò su un mio assist di mano'. In un'altra occasione prese la parola prima che calciassimo un rigore: 'Una volta tirai un rigore talmente forte che la palla rimbalzò sulla traversa ed arrivò fino a centrocampo, poi subimmo il goal e i tifosi di casa mi applaudirono per cinque minuti'. Era un grande, ci faceva divertire un sacco".

Roma Serie A 1987/88Wikipedia

"Quell'anno non fu fortunato per me perchè andò via Graziani, ma arrivò il tedesco Völler. Giocai tutto il precampionato in coppia con lui, poi il tecnico volle affidarsi alla coppia Pruzzo-Völler ed io scivolai nelle gerarchie".

La carriera del 'Condor' riparte dunque nel 1988/89 dove tutto era iniziato. E l'attaccante, fatto partire un po' troppo frettolosamente dalla Roma, e indossata nuovamente la casacca bianconera, dopo un girone d'andata in cui stenta a ritrovare confidenza con il goal, e in cui marca appena 3 centri, esplode nel girone di ritorno, trascinando a suon di reti la squadra di Bigon ad una bella salvezza.

Il primo sigillo in A con il Cesena lo sigla proprio contro la Roma, il 20 novembre 1988, fissando il punteggio sull'1-1 al Manuzzi dopo il vantaggio iniziale di Sebino Nela e consumando la più classica delle vendette dell'ex. A fine anno i suoi goal saranno ben 11 in 32 presenze, con 2 doppiette rifilate al Bologna e all'Ascoli, più uno in Coppa Italia. 

'Il Condor' è tornato e si conferma nel 1989/90, sotto la guida di Marcello Lippi: di nuovo 11 goal, stavolta in 27 presenze, in Serie A, 2 presenze e 2 reti in Coppa Italia. Le doppiette sono ancora due, contro l'Inter al Manuzzi (vittoria per 3-2 della squadra di Trapattoni) e contro il Lecce, ma il più pesante è il goal che il 29 aprile 1990 consente al Cesena di battere 1-0 il Verona e di conquistare la sua terza salvezza consecutiva nel massimo campionato. 

"Lippi era reduce dalla Serie C, allenava la Carrarese, ma si vedeva che le sue idee erano già molto chiare. Puntò sin da subito ad un calcio a zona con molte verticalizzazioni, ma in Serie A le piccole agivano in contropiede. Il Cesena giocava per la salvezza e fare quel tipo di gioco per noi fu molto complicato. In Coppa Italia, col Messina di Protti, ne prendemmo quattro. Il giorno dopo ci fu un confronto tra noi esperti ed il mister in cui gli spiegammo che giocando in quella maniera avremmo trovate grosse difficoltà. In campionato incontrammo il Milan, e pure perdemmo 3-0. Allora anche il mister capì che bisognava cambiare e passare al 4-5-1. Io facevo l'unica punta. Per il Cesena fu un allenatore molto importante".

È il suo modo di salutare per la 2ª volta i tifosi romagnoli. Dopo i 22 centri in Serie A in due stagioni, per Agostini si spalancano nuovamente le porte delle big. A spuntarla è il Milan di Silvio Berlusconi, che si aggiudica il suo cartellino versando 6 miliardi di Lire nelle casse del Cesena.

"All'epoca esistevano i 'parametri' ed il mio era di 7.5 miliardi di lire. Andò così. Col Cesena avevo un biennale ed io, ad inizio del secondo anno, chiesi altri 2 anni di contratto al club. Il Cesena disse di no e rimandarono tutto a fine stagione perché, forse, non erano convinti che potessi confermarmi a suon di goal. Io intanto presi accordi nel dicembre 1989 col Milan per l'anno successivo. Durante l'estate del 1990, però, anche l'Inter mi contattò".

"Il mio agente mi mise davanti ad una scelta, Milan o Inter. I nerazzurri mi avrebbero fatto un quadriennale e Pellegrini e Trapattoni mi volevano fortemente per farmi fare coppia con Klinsmann. Il contratto sarebbe stato anche più ricco rispetto a quello che mi offrì il Milan, ma una parola è una parola ed io l'avevo data ai rossoneri". 

Milan 1990-91 Serie AWikipedia

Con il grande Milan di Sacchi, giunto al suo atto conclusivo, ma pur sempre zeppo di grandi campioni, 'Il Condor' ha poche occasioni per mettersi in mostra, ma il merito di farsi trovare sempre pronto. È, nei fatti, la riserva di Marco Van Basten, in qualche occasione di Gullit.

"Quando arrivai al Milan non feci le vacanze estive proprio perchè Sacchi mi volle al preritiro. In pratica stavo a Milanello dal martedì al venerdì, poi nel weekend tornavo a casa. Successivamente andammo in ritiro tutti, ma io chiesi una settimana di vacanza e me la concessero".

Il debutto ufficiale è da sogno. Nell'esordio in campionato, al Meazza, contro il Genoa, i rossoneri, anche per le pessime condizioni del terreno di gioco, faticano a trovare il goal. Nella ripresa allora Sacchi getta nella mischia Agostini al posto di Gullit. È la mossa che decide la partita, perché 'Il Condor' segna il goal dell'1-0 che regala la vittoria al Milan.

"Palla di Donadoni a centro area, feci finta di attaccare il primo palo, ma stoppai la corsa e di sinistro incrociai in porta. Fu il primo pallone che toccai in quella partita, all'esordio. Uno dei goal più veloci dall'ingresso in campo, arrivato dopo 12 secondi”.

Nella stagione 1990/91 Agostini colleziona complessivamente 25 presenze, la maggior parte delle quali subentrando dalla panchina e 4 goal (2 in campionato e 2 in Coppa Italia) con la maglia rossonera, assaporando anche l'atmosfera della Coppa dei Campioni, benché nella partita più buia in tutti i sensi della stagione rossonera, con il celebre episodio dei riflettori di Marsiglia e del ritiro della squadra da parte della società, che costa al Diavolo una squalifica di un anno dalle Coppe.

In Serie A, dove la squadra si piazza 2ª dietro alla Sampdoria, la seconda gioia personale arriva ancora una volta con la Roma, diventata da avversario una delle sue vittime preferite. Una mezza rovesciata nel recupero, su cross di Gullit, a fissare il punteggio sull'1-1 dopo il vantaggio al 90' dei giallorossi con Rizzitelli. Partecipa inoltre al successo nella Supercoppa Europea contro la Sampdoria (1-1 a Genova, 2-0 a Milano) e vince, pur senza entrare in campo, la Coppa Intercontinentale (3-0 sull'Olimpia di Asunción). 

L'avventura in rossonero dura soltanto una stagione, perché nel 1991/92 Agostini si trasferisce al Parma. Con Nevio Scala allenatore la squadra emiliana vince la Coppa Italia e si qualifica in Coppa delle Coppe. Agostini, tuttavia, non trova lo spazio sperato e il rapporto con il suo allenatore si incrina: mette insieme comunque 41 presenze e 5 goal totali (30 presenze e 4 goal in campionato), seppure tante da subentrato. Segna anche, contro il CSKA Sofia, in Coppa UEFA, la sua prima rete europea nell'ottobre del 1991.

Nell'estate 1992 fa le valigie e pensa di trasferirsi all'Atalanta: all'ultimo però salta tutto e l'unica possibilità gli viene data dall'Ancona di Vincenzo Guerini, neopromosso in Serie A. 

"Scala si fidava molto del gruppo storico di quel Parma - sottolinea Agostini - ed io non ebbi lo spazio che speravo di trovare così iniziai a non prendermi bene col mister, non c'era feeling. A fine stagione preferì cambiare aria e mi cercò fortemente l'Atalanta. Feci tutto con gli orobici, partì con l'auto ed ero circa a Piacenza per dirigermi a Bergamo quando mi squillò il telefono. Era il mio procuratore che mi disse di fermarmi perchè il Parma, per cedermi, chiese un miliardo in più e l'Atalanta si tirò indietro. Era il penultimo giorno di mercato, ero inguaiato in pratica. In quell'ultima giornata mi volle l'Ancona e pur di non restare in gialloblù accettai".

Il destino, che lo volle in biancorosso, ci aveva visto giusto. 'Il Condor' infatti, nelle marche, ritrova il vecchio smalto da bomber. Nonostante la retrocessione della squadra marchigiana in Serie B, segna 12 goal in 33 presenze il primo anno, più un'altra rete in 2 presenze di Coppa Italia. Fra tutti i suoi centri resta scolpita la spettacolare rovesciata con cui il 4 ottobre 1992 fissa al Ferraris il punteggio sul 4-4 nell'acceso confronto contro il Genoa.

L'Ancona non riesce a pagare la seconda rata del cartellino al Parma, ma i ducali lo lasciano in prestito in forza ai marchigiani. Agostini incanta, e si laurea capocannoniere del campionato di Serie B con 18 goal in 35 partite, cui si sommano altre 4 reti in 10 presenze in Coppa Italia, competizione che vede proprio l'Ancona sorprendente finalista e sfiorare un'impresa storica. Nella doppia finale ha la meglio la Sampdoria, che dopo lo 0-0 dell'andata al Del Conero, è travolta 6-1 a Genova dai blucerchiati.

Napoli Serie A 1994/95Wikipedia

Le prestazioni importanti con i biancorossi valgono ad Agostini la terza chance della sua carriera con una grande squadra: 'Il Condor' passa infatti al Napoli nel 1994/95.

"Il Parma mi rinnovò il contratto di due anni, - spiega - ma mi dissero che stavano per prendere un attaccante. Se questo attaccante avesse detto sì al Parma io avrei potuto scegliere tra la permanenza in Emilia Romagna oppure andare al Napoli. Nell'ultimo giorno di mercato il Parma ufficializzò Branca dalla Roma, il Napoli chiamò Pastorello dicendo che mi volevano. Mi fecero firmare un biennale con opzione per il terzo anno, il presidente era Moxedano. Arrivai a Napoli di corsa anche se i miei agenti mi sconsigliarono di firmare visto che cambiò la società e la squadra non era più quella di un tempo. Altre persone mi dicevano fosse difficile vivere a Napoli, ma io sono uno che deve provare le cose per dare un giudizio, per cui dissi subito di sì".

Con i partenopei Agostini milita due stagioni, che sono caratterizzate da alti e bassi. Il primo anno è molto positivo: dopo l'esonero di Guerini, la squadra passa nelle mani di Vujadin Boskov, che con un grande girone di ritorno, porta i campani al 7° posto e a sfiorare la qualificazione in Coppa UEFA. 'Il Condor' è il bomber, e ai 9 goal in 32 presenze in campionato, ne somma 2 in Coppa UEFA e 2 in Coppa Italia (43 presenze e 13 centri complessivi). L'epilogo della stagione è tuttavia amaro.

"Era l'ultima di campionato e ci giocavamo la qualificazione in UEFA. Napoli-Parma fu una partita molto difficile, dovevamo vincere per forza e sperare che il Padova, intanto, fermasse l'Inter. Non riuscivamo a fare goal, poi ad 8 minuti dal termine ci fu la 'parata' di Brolin che di mano in area toccò la palla. Io, senza guardare nessuno, presi il pallone ed andai sul dischetto e nessuno disse nulla. Tutti mi diedero fiducia perchè mi videro convinto. Io sapevo di far goal e non avevo paura di sbagliare".

"Segnai, che esultanza che ci fu al San Paolo. L'Inter, a San Siro, stava ancora 0 a 0 col Padova, in quel momento eravamo in Coppa UEFA. Al triplice fischio finale eravamo ancora in UEFA, a Milano sarebbe finita due minuti più tardi di noi e i tifosi del Napoli restarono allo stadio aspettando il verdetto positivo. Ricordo che il San Paolo si ammutolì, aveva segnato Delvecchio dell'Inter. Sugli sviluppi di un corner fece goal di testa, lui che in stagione ne aveva fatti solo 3 e tutti di piede (scherza ndr.). Credo sia stata la sensazione più brutta passata in due anni di Napoli. L'Inter andò in UEFA e noi no".

Un problema muscolare alla pianta del piede impedisce ad Agostini di ripetersi nel suo 2° anno in azzurro: dopo altre 31 presenze e 4 reti, che portano a 17 centri in 74 partite il suo bilancio complessivo all'ombra del Vesuvio, e un 12° posto finale in Serie A, 'Il Condor' saluta a 32 anni il Napoli e la Serie A per il 3° ritorno al Cesena della sua carriera. Con i bianconeri vive una retrocessione in Serie C1, seguita da un'immediato ritorno in B, con i suoi 18 goal che nel 1997/98 valgono la vittoria del campionato. Chiude la sua storia d'amore col Cesena nel 1998/99, a 35 anni, dopo aver totalizzato in tutto 73 reti in 244 partite con la maglia bianconera.

Massimo AgostiniGetty Images

Gioca ancora con Ravenna, Spezia e Forlì fra i professionisti, e Tivoli e Real Cesenatico fra i Dilettanti. Con la compagine romagnola si ritira una prima volta dalle scene nel 2004 a 40 anni. Trascorsi 2 anni di inattività, tuttavia, 'Il Condor' fa il suo rientro con i sanmarinesi del Murata, giocando ancora su buoni livelli. A San Marino vince 2 Scudetti e gioca i preliminari di Champions League contro i finlandesi del Tampere United nel luglio 2007. Questo gli permette di essere per un breve periodo, il più anziano giocatore ad esser sceso in campo nella competizione, considerando i turni di qualificazione.

Parallelamente alla sua militanza nel Murata, si cimenta con ottimi risultati anche nel Beach soccer, nuova disciplina che si afferma rapidamente. Con i Cavalieri del Mare vince 2 campionati e 1 Supercoppa italiana da protagonista e milita in seguito con il Terranova Terracina. Il meglio lo dà tuttavia con la maglia dell'Italia di Beach soccer, con cui da calciatore realizza 55 gol in 48 partite disputate. Diventa quindi il secondo Ct. della storia della Nazionale, che il 28 agosto 2005 porta sul tetto d'Europa battendo ai rigori il Portogallo. Lascia l'incarico nel 2007, dopo un 3° posto nell'Eurocup.

Ritiratosi definitivamente dal calcio a 11 all'età di 43 anni, inizia a studiare da allenatore. Conseguito il patentino UEFA-Pro a Coverciano, guida per due stagioni il Murata, per un anno il San Marino Under-21 e successivamente la Primavera del Cesena. Fatta anche un'esperienza in Serie A femminile con il Riviera di Romagna nel 2012/13, poi, l'eclettico Condor, torna sulla panchina della Nazionale di Beach Soccer fino al 2017, ottenendo un 4° posto ai Mondiali e un 3° posto agli Europei.

Dal 2018 Agostini, vero mito del calcio italiano per i suoi goal, la sua carriera e i risultati ottenuti con abnegazione, è il Capodelegazione della Nazionale di Beach Soccer, ruolo che riveste ancora oggi. Inoltre dal 2021 fa parte del consiglio di amministrazione del Cesena.

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