"Sono stato un giocatore mediocre e senza rimpianti. Se avessi avuto la testa che ho adesso forse sarei potuto arrivare in Nazionale" - Massimiliano Allegri su se stesso calciatore.
Se tutti conoscono Massimiliano Allegri come allenatore di successo, in grado di vincere sei scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane, molti meno ricordano la sua carriera da calciatore, che lo ha visto collezionare 101 presenze in Serie A con le maglie di Pisa, Pescara, Cagliari, Perugia e Napoli.
Centrocampista offensivo di grande talento, dotato di visione di gioco e di un tiro potente e preciso, soprannominato 'Acciuga' per il suo fisico slanciato e asciutto che gli permetteva di sgusciare fra le maglie delle difese avversarie, Max ha fatto inizialmente la gavetta indossando le maglie di diverse formazioni toscane, raggiungendo poi la Serie A con il Pisa.
Gli anni migliori li ha spesi con il Pescara, dove ha incontrato il suo maestro, Giovanni Galeone, e successivamente con il Cagliari di Cellino, grazie al quale si è messo in evidenza anche in Coppa UEFA. Gioca nel massimo campionato anche con Perugia e Napoli, prima di spendere i suoi ultimi anni sul campo fra Serie B, C e D.
LA GAVETTA IN TOSCANA
Nato a Livorno l'11 agosto 1967, Allegri cresce nel quartiere Coteto in una famiglia operaia.
"Mio padre Augusto lavorava al porto, - ricorderà nel 2015 in un'intervista a 'La Repubblica' - usava le mani, sui palmi gli era cresciuta una seconda pelle da coccodrillo a forza di sollevare casse. Quando la sera ci diceva domani sto ai container, dove tutto era meccanizzato, la cena era una festa".
"Mamma Carla faceva l'infermiera, tentò di stare a casa, ma uno stipendio non bastava, finì in una ditta di pulizie. Ogni mattina si svegliava alle quattro".
"Mia sorella Michela era più piccola di me di due anni e Il mio contrario: metodica, ordinata, ansiosa. Io invece ho seguito l'istinto. L'inconscio di una persona è un magazzino pieno di oggetti buttati là alla rinfusa a prendere polvere. Un giorno ci rovisti dentro e può capitarti di trovare un tesoro".
Il giovane Max si divide fra la passione per i cavalli e quella per il calcio, mentre la scuola non lo entusiasma. Sì ferma alla licenza media, del resto il suo futuro sembra tracciato: lavorare al porto come suo papà.
"Dopo aver preso la patente B - racconterà a 'Il Corriere della Sera' - presi la C, perché con quella avrei potuto prendere la D che mi sarebbe servita per entrare in porto. La strada era già segnata".
Sarà invece il calcio ad aprirgli un'altra prospettiva. Max aveva iniziato a giocare a pallone con le Giovanili dei salesiani e dei portuali, finché a 17 anni firma con la Cuoiopelli, società di Santa Croce sull'Arno, comune in provincia di Pisa, con cui fa il suo esordio da 'senior' nel campionato di Interregionale.
Colleziona 7 presenze, iniziando il suo percorso nel mondo del calcio. La gavetta di Max prosegue con il Livorno, la squadra della sua città e in cui milita per tre stagioni. Proprio al periodo vissuto in amaranto risale il soprannome di 'Acciuga', datogli dal suo allenatore dell'epoca, Rossano Giampaglia, che gli sarebbe rimasto cucito addosso per tutta la carriera da calciatore prima e da allenatore poi.
In tre stagioni totalizza 29 presenze senza reti, e vince una Coppa Italia di Serie C nel 1986/87.
IN SERIE A CON IL PISA E IL RITORNO IN SERIE C
Nel 1988 fa discutere e non poco il passaggio ai rivali del Pisa. Con i nerazzurri del vulcanico patron Romeo Anconetani Max assaggia per la prima volta la Serie A il entrando in campo due volte a fine stagione, con i toscani ormai retrocessi matematicamente in Serie B. A lanciarlo nel massimo campionato mister Lamberto Giorgis, terzo allenatore di una stagione deludente, almeno in campionato.
Allegri esordisce nella terzultima giornata l'11 giugno all'Arena Garibaldi contro il Milan giocando gli ultimi 2 minuti, e bissa nell'ultimo turno il 25 giugno disputando altri 7 minuti contro il Pescara. Sono 3 invece i gettoni del centrocampista in Coppa Italia, fra cui i 90 minuti disputati nella semifinale di ritorno contro il Napoli (successo per 1-0 dei campani).
Il classe 1967 è utilizzato da mezzala, mostra di poter incidere sul piano tecnico ma è incostante e con un carattere fumantino. L'anno successivo non viene confermato e fa così ritorno nel club della sua città, nel frattempo diventato Pro Livorno, e che disputa la Serie C2 dopo il fallimento. Max, forse punto nell'orgoglio, inizia a crederci e a mettersi in mostra, rivelandosi un giocatore importante a livello offensivo, e collezionando 8 reti in 32 presenze.
Nel 1990/91 è acquistato dal Pavia, e in Serie C1 conferma le qualità fatte intravedere in amaranto: 29 presenze e 5 goal, trampolino di lancio per il trasferimento decisivo per il proseguo della sua carriera da calciatore professionista.
WikipediaLA SVOLTA CON IL PESCARA
Nell'estate del 1991 è il Pescara ad aggiudicarsi il cartellino del centrocampista offensivo livornese, forte anche del fatto di garantirgli di partecipare alla Serie B. Notato da Pierpaolo Marino, all'epoca dirigente della società biancazzurra, nella città adriatica c'è per Max l'incontro decisivo con il suo maestro Giovanni Galeone.
"La squadra era già fatta, - ricorda il tecnico napoletano - ma la dirigenza ingaggiò questo ragazzo che sinceramente non conoscevo. Dopo tre giorni mi era tutto chiaro, era un gran calciatore sul prato verde e un ragazzo serio e rispettoso, arrivò in punta di piedi e dopo poco era già il leader dello spogliatoio".
"Per me Giovanni è stato come un secondo padre. - assicurerà il giocatore livornese - Ho avuto la fortuna di avere un maestro come lui, che magari non ha ottenuto grandi risultati ma che mi ha insegnato il piacere del calcio".
Il binomio Allegri-Galeone è vincente e il Pescara nella stagione 1991/92 ottiene una storica promozione in Serie A, piazzandosi al 2° posto nel torneo cadetto alle spalle del Brescia.Max è fra i grandi protagonisti dell'impresa, con 33 presenze e 4 goal segnati.
Il 1992/93 segna dunque il suo ritorno in Serie A dopo 3 anni, ed è per lui l'anno della consacrazione. Avanzato da Galeone da mezzala a trequartista alle spalle delle punte, Allegri esplode disputando la miglior stagione della sua carriera: segna 12 goal in 31 presenze nel massimo campionato.
Il primo goal, indimenticabile, vale il provvisorio 1-0 dei biancazzurri nella rocambolesca sfida con il Milan di Capello, che terminerà 4-5 in favore dei rossoneri. L'ultimo è la rete che, anche in questo caso, apre le danze nel sonoro 5-1 rifilato alla Juventus di Trapattoni il 30 maggio 1993.
WikipediaIL CAGLIARI E LA CAVALCATA IN EUROPA
'Acciuga' è cresciuto ed è diventato grande. Se il Pescara, nonostante la sua grande stagione, retrocede comunque in Serie B, è il Cagliari dell'ambizioso presidente Massimo Cellino ad aggiudicarsi il suo cartellino, pagandolo 5 miliardi di Lire. In Sardegna, dopo l'addio di Mazzone, che ha portato la squadra in Europa dopo 21 anni, è arrivato Gigi Radice.
Allegri è fra i più in palla e segna già nel precampionato nelle amichevoli contro il Legia Varsavia e il Gremio: nell'1-1 con i brasiliani, al Sant'Elia, va a segno con un tiro al volo su assist dalla destra di Marco Sanna. Ma la squadra non gira, e dopo il k.o. per 5-2 all'esordio in campionato con l'Atalanta, si affida a Bruno Giorgi.
Con il tecnico pavese i rossoblù sono protagonisti in Europa di un'entusiasmante cavalcata fino alle semifinali, mentre in campionato il Cagliari conquista la salvezza. Allegri si conferma giocatore di grande talento ma spesso discontinuo. Riesce a ritagliarsi i suoi spazi, pur non essendo mai, durante la stagione, un titolarissimo.
Nel cammino in Coppa UEFA, Max vive i suoi momenti più esaltanti: il 20 ottobre 1993, nella difficile trasferta turca con il Trabzonspor, subentra al posto di Napoli a un quarto d'ora dalla fine e propizia in zona Cesarini il goal del pareggio degli isolani. È infatti dai suoi piedi che arriva l'assist vincente per Dely Valdes, che sigla l'1-1.
Il livornese partecipa quindi alla vittoria casalinga contro i belgi del Malines, l'8 dicembre, match di ritorno degli ottavi di finale, in cui parte da titolare con un inedito numero 9 sulle spalle. I rossoblù vanno in vantaggio già nel primo tempo con un colpo di testa di Firicano, e nella ripresa chiudono definitivamente i giochi all'80'.
Allegri imposta per Criniti, il cui tiro sotto misura è tuttavia deviato da Preud'homme. Il mitico portiere belga non riesce però a trattenere la sfera e Max è il più rapido di tutti a tornare sul pallone e a metterlo in rete per quello che resterà il suo primo e unico goal europeo. L'esultanza che ne segue testimonia come quello sia il momento più alto della sua carriera da calciatore.
Nell'andata delle semifinali, al Sant'Elia contro l'Inter, indossa nuovamente le vesti dell'assistman,servendo ad Oliveira la palla del provvisorio 1-1. I rossoblù si imporranno per 3-2, ma purtroppo per Allegri e per il Cagliari, la sconfitta per 3-0 nel ritorno del Meazza segnerà l'amara eliminazione e la fine del sogno.
WikipediaMeno positivo è il rendimento dell'ex pescarese in campionato: 20 presenze e soltanto 3 goal, tutti segnati nella prima parte di stagione. Il rapporto con i tifosi è conflittuale: da lui si aspettano di più, mentre Max alterna pause incomprensibili a grandi fiammate.
Lo si vorrebbe più coinvolto nel gioco, più mobile per il campo. Una volta, in un'amichevole infrasettimanale, disputata a Oristano, i tifosi lo fischiano per l'atteggiamento indisponente in campo. Lui accusa il colpo, non gradisce e risponde zittendo tutti con un goal direttamente da calcio d'angolo.
"Ai tempi di Cagliari, la squadra fu contestata dalla curva. - racconterà alla 'Rai', nel corso del programma 'Ballando con le stelle' - Fecero le pagelle a tutti e a me toccò un bello zero spaccato!".
Arrivato nell'ottica di diventare il potenziale sostituto di Matteoli, ormai a fine carriera, si capirà presto che nonostante l'indubbia classe non aveva la continuità necessaria. La seconda stagione nell'isola, con Oscar Washington Tabarez in panchina, è forse ancora più problematica. Il Cagliari sfiora l'Europa, ma Max non ingrana: 24 presenze e un solo goal, segnato alla Juventus nella sconfitta per 3-1 dell'ultima giornata. Diversi sono i litigi e le incomprensioni con l'allenatore uruguayano.
Anche il rapporto con i compagni non è più idilliaco: il 7 maggio 1995 al Sant’Elia si gioca il recupero di Cagliari-Padova, con i rossoblu in vantaggio per 1-0. Oliveira recupera palla e si invola in contropiede. È però braccato da due difensori avversari, mentre Max, che ha seguito l'azione, è tutto solo e reclama a gran voce il pallone. Lulù però calcia direttamente in porta, trovando il 2-0 finale su deviazione di Gabrieli.
Allegri è una furia: "Basta, me ne vado!", urla. Tabarez a quel punto richiama in panchina Muzzi, ma, di sua sponte, è invece il centrocampista livornese a decidere di lasciare il campo, con Bellucci che ne prende il posto. La 'ribellione', come la definiranno, occuperà il giorno seguente le pagine dei giornali più della vittoria rossoblù.
Max inizia in Sardegna anche la stagione 1995/96, sotto la guida tecnica di Giovanni Trapattoni, ma ad ottobre è ceduto al Perugia, che milita in Serie B e nutre ambizioni di promozione. L'avventura in Sardegna si chiudeva per lui, non senza un pizzico di delusione, con 55 presenze complessive e 5 goal.
WikipediaLE ESPERIENZE CON PERUGIA, PADOVA E NAPOLI
Con il suo maestro Galeone Max ritrova fiducia ed è un elemento fondamentale per la promozione in Serie A ottenuta dalla squadra umbra. Il suo rendimento torna ad essere elevato, come testimoniano le 7 reti in 26 presenze. Resta in biancorosso anche l'anno seguente, il 1996/97, ma dopo altre 13 presenze e 3 goal(43 gare e 10 reti complessive) e l'esonero del tecnico napoletano, a gennaio è ceduto al Padova, in Serie B.
Il centrocampista, impiegato ormai da regista di centrocampo, ha iniziato la fase discendente della sua avventura da calciatore. Con i biancoscudati resta complessivamente un anno, nel quale non lascia particolari tracce: 21 presenze, prima di essere chiamato al Napoli ancora da Galeone nel dicembre 1997. In una stagione assolutamente tribolata per i partenopei, e culminata con l'ultimo posto in classifica e la retrocessione in Serie B, il livornese colleziona le sue ultime 7 partite nel massimo campionato, senza riuscire a invertire la rotta.
GLI ULTIMI ANNI E IL RITIRO
Nel 1998/99 Allegri torna al Pescara, dove, a stagione in corso, si ricompone per l'ennesima volta il binomio con mister Galeone. Resta in biancazzurro due stagioni, portando a 115 presenze e 22 goal totali le sue statistiche con la squadra che più di tutte ha segnato la sua carriera calcistica.
"Nel 2000 sono a Pescara, ho trentadue anni. - racconta in un'intervista al quotidiano 'La Repubblica' - Sto facendo allenamento quando all'improvviso il campo diventa lungo come la pista di un aeroporto. Ho deciso di smettere in quel momento. Qualche tempo dopo ho cominciato a riflettere su tutte le volte che avevo litigato con i miei allenatori, non perché mi tenevano fuori, ma perché difendevo le mie idee sul modo di pensare il calcio. Mi sono detto: perché non provi a realizzarle per conto tuo?".
Allegri inizia a riflettere sul suo futuro, che lo porterà a diventare un tecnico di successo, e spende gli ultimi anni della sua carriera tornando in Toscana, per disputare una stagione con la Pistoiese, in Serie B, dove, assieme ad alcuni suoi compagni, è squalificato inizialmente un anno dalla Commissione disciplinare con l'accusa di aver pilotato dei risultati al fine di far vincere con delle scommesse importanti somme a parenti e amici. Tutti gli imputati vengono poi prosciolti dalla Commissione di Appello federale.
"Mi beccai un anno di squalifica per un presunto illecito che non avevo commesso. - ricorda Max a 'La Repubblica' - Fui prosciolto qualche mese dopo. Ma la ferita ancora mi offende. Avevo cinque anni quando mio nonno mi portò all'ippodromo. Nacque una passione travolgente per le corse. Ho scommesso, ho vinto, perso. Sono stato anche proprietario di cavalli. Ma non ho mai puntato un soldo sul calcio, mai indirizzato un risultato".
Nel novembre 2001, dopo il proscioglimento, riparte dalla Serie D con l'Aglianese. Pur con poche presenze, partecipa alla vittoria del campionato e resta in squadra nella stagione 2002/03. In Serie C2 ritrova il vecchio smalto, segnando 8 goal in 28 gare. È il suo modo di salutare il calcio giocato. Nella stagione successiva, sempre con i neroverdi pistoiesi, Max esordirà nelle nuove vesti di allenatore. Iniziando una carriera che gli darà senza dubbio maggiori soddisfazioni di quanto non abbia fatto quella, seppur discreta, da centrocampista.
"Da giocatore - sintetizzerà Galeone, che in Allegri ha sempre creduto - ha fatto meno, molto meno di quanto meritasse".

