Marsiglia Milan 1991Getty Images

Marsiglia-Milan 1991: si spengono le luci sul Velodrome e sui rossoneri di Sacchi

È stata la notte più buia del primo Grande Milan, l'episodio che ha segnato la fine dell'era Sacchi alla guida dei rossoneri (anche se il profeta di Fusignano tornerà qualche anno più tardi).

Il 20 marzo 1991 passerà alla storia come 'La notte di Marsiglia',  quella in cui la squadra campione d'Europa in carica, su decisione della società, rappresentata da Adriano Galliani,  lasciò il terreno di gioco dopo lo spegnimento delle luci di un riflettore, e in seguito, nonostante l'arbitro avesse deciso di riprendere la gara, di abbandonarla definitivamente, benché le luci avessero ripreso almeno parzialmente a funzionare.

Questo comportamento clamoroso costerà al Milan la sconfitta a tavolino per 3-0 e la squalifica di un anno da tutte le competizioni europee da parte dell'UEFA.

UN ANNO DIFFICILE E LA SQUALIFICA DI VAN BASTEN

Il 1990/91 è il quarto anno di Arrigo Sacchi al Milan, e giunge dopo i Mondiali di Italia '90 che a sorpresa avevano visto i tre olandesi Rijkaard, Gullit e soprattutto Van Basten non rispettare le grandi attese riposte su di loro e sull'Olanda, arrivata alla competizione da campione d'Europa. Il calciomercato estivo porta in rossonero giocatori che consentono di rafforzare la seconda linea: arrivano infatti Angelo Carbone, il 'Condor' Massimo Agostini, Gianluca Gaudenzi e Sebastiano Rossi, mentre salutano Angelo Colombo e Giovanni Galli.

I primi scricchiolii di un rapporto ormai logoro fra giocatori e allenatore si hanno in Coppa dei Campioni. Il Milan, in quanto campione d'Europa in carica, è esentato dal primo turno ed entra in tabellone direttamente agli ottavi, venendo abbinato all'ostico Bruges di Leekens. Al Meazza il punteggio resta inchiodato sullo 0-0, e al ritorno serve una prodezza dalla distanza di uno dei nuovi arrivati, il gregario Angelo Carbone, per dare la qualificazione ai quarti al Diavolo.

Ma quella gara, giocata mercoledì 7 novembre all'Olympiastadion di Bruges, lascia pesanti strascichi sulla stagione rossonera. Van Basten, come era accaduto spesso in quel periodo, non aveva brillato. Non solo: particolarmente nervoso, il 'Cigno di Utrecht' aveva risposto all'ennesimo fallo dei belgi, operato da Plovie, con una gomitata che aveva procurato al suo avversario la frattura dello zigomo.

Il centravanti rossonero era caduto nel tranello: l'arbitro scozzese Syme estrasse il cartellino rosso e in sede di Commissione disciplinare UEFA era seguita la stangata: 4 turni di squalifica, ridotti a 3 soltanto perché in Appello Marco, sostenuto da Paolo Taveggia, riuscì a convincere la Commissione dell' involontarietà del colpo inferto all'avversario.

Il Milan deve comunque giocare senza il suo attaccante principe tre partite fondamentali: il ritorno della Supercoppa Europea con la Sampdoria e le due gare dei quarti di Coppa dei Campioni.

"Quella che mi hanno inflitto è una squalifica severa, - dichiara l'olandese - l'unica consolazione è che potrò disputare la semifinale della Coppa Campioni se i miei compagni riusciranno a qualificarsi. Non è stato facile, è stata un'esperienza che non sarei pronto a ripetere. Ho voluto soprattutto riaffermare che il fallo su Plovie non era intenzionale".

I primi sei mesi della stagione sono tutto sommato all'altezza delle attese sul piano almeno dei risultati: nonostante alcuni passi falsi, come la caduta interna in campionato contro la Sampdoria (0-1 con goal di Cerezo), il Milan 'si vendica' prevalendo proprio sui blucerchiati nella Supercoppa Europea (1-1 a Genova e 2-0 al Meazza), mentre a dicembre è travolgente il successo sui paraguayani dell'Olimpia Asunción per 3-0, che consegna al Diavolo  la seconda Coppa Intercontinentale consecutiva. 

In campionato il Diavolo chiude il girone d'andata al 2° posto, distante una sola lunghezza dai cugini dell'Inter, e sembra potersi giocare fino all'ultimo le sue possibilità. Ma il girone di ritorno farà emergere tutti i problemi che fino a quel momento erano rimasti sotto la superficie. La squadra di Sacchi perde punti, soprattutto fuoricasa, mentre la Sampdoria prende la vetta e assieme all'Inter stacca i rossoneri.

PAPIN RISPONDE A GULLIT: 1-1 AL MEAZZA

Il momento cruciale è ancora una volta l'Europa. Il Milan è abbinato nei quarti di finale di Coppa dei Campioni ai francesi dell' Olympique Marsiglia. L'OM è una quadra molto ambiziosa, gestita da un presidente, Bernard Tapie, che si rifà apertamente nel suo modello a Silvio Berlusconi, e che a gennaio non ha esitato ad esonerare Franz Beckenbauer, affidando la panchina al belga Raymond Goethals, 'Lo Stregone', come veniva soprannominato, dopo qualche prestazione poco convincente e dei malumori sulla gestione della rosa. Il Ct. della Germania campione del Mondo rimane nel club come Direttore tecnico.

Con il belga in panchina i francesi dominano il campionato nazionale, e puntano al grande risultato in Europa. L'andata dei quarti è fissata per mercoledì 6 marzo 1991 al Meazza. E la squadra di Sacchi ci arriva in fiducia, reduce da un netto 4-1 interno in campionato contro il Napoli di Maradona. Senza lo squalificato Van Basten il peso dell'attacco ricade su Daniele Massaro, sostenuto da Gullit, la cui buona condizione è forse la miglior notizia per Sacchi. Al centro della difesa pesa infatti l'assenza di Franco Baresi, acciaccato e indisponibile. Al suo posto con Costacurta 

L'inizio della partita sembra confermare il predominio continentale dei campioni in carica: Gullit sfrutta un pasticcio difensivo e firma l'1-0 per i milanesi. Ma Waddle inizia a creare problemi a Maldini sulla destra, Abedì Pelé è difficilmente controllabile e Papin in area di rigore è sempre un pericolo. Proprio JPP, che in futuro vestirà la maglia rossonera, al 26' trova la rete del pareggio che gela San Siro: l'azione è di Pelé, che saltato netto Ancelotti e tocca corto per Waddle. L'inglese è chiuso da Costacurta e Filippo Galli, ma con un assist a giro, riesce a servire Papin, lasciato colpevolmente libero sulla destra dell'area.

L'attaccante controlla e con freddezza batte Pazzagli in uscita, fissando il risultato sull'1-1. Gullit si danna l'anima alla ricerca della vittoria, Massaro non è in serata e nella ripresa viene sostituito da Marco Simone. Proprio dall'olandese e dal nuovo entrato arrivano i maggiori pericoli per Olmeta, ma l'occasione più ghiotta è ancora per l'OM, con Abedì Pelé che riesce a sorprendere Galli e indirizza a rete: solo la traversa sventa il pericolo. Tutto si deciderà nella gara di ritorno al Velodrome mercoledì 20 marzo. 

Chris Waddle Marseille Milan Champions League 1991Getty

MARSIGLIA-MILAN, LA CADUTA DEGLI DEI

Il cammino di avvicinamento del Milan alla sfida di Marsiglia non è positivo: in campionato il Diavolo perde due gare consecutive, lo scontro diretto con la Sampdoria e il derby lombardo con l'Atalanta, e precipita al 3° posto in classifica a -5 dalla vetta, occupata dalla Sampdoria. 

La squadra è obiettivamente stanca. Sono in tanti, fra cui Van Basten, a non sopportare più i metodi di lavoro intensi del 'Profeta di Fusignano'. Tutto questo converge su quanto accade quel 20 marzo in Francia. E la storia della partita si tinge di giallo già nei giorni che precedono il fischio d'inizio.

"Ebbi strane informazioni - rivelerà il Direttore organizzativo dei rossoneri, Paolo Taveggia a 'Milan- e mi consigliarono di fare attenzione, ad esempio, al cibo che i nostri calciatori avrebbero mangiato in albergo".

La società milanese decide così di cambiare albergo all'ultimo, senza avvisare nessuno, creando anche problemi ai familiari dei giocatori. Il clima che si respira a Marsiglia è totalmente ostile ai rossoneri:  all'arrivo allo stadio Velodrome, la squadra italiana trova i cancelli chiusi per mezz'ora, durante la rifinitura scompaiono alcuni palloni, che ricompaiono poi soltanto dopo le richieste insistenti di Baresi, Sacchi e del Team Manager Ramaccioni.

Il Marsiglia, e Goethals lo sanno, possono giocare sui due risultati, il Milan, invece, deve necessariamente vincere se vuole avanzare in semifinale. Le due squadre vanno in campo con una formazione quasi identica a quella dell'andata, con il solo Fournier al posto di Pardo nell'OM, e Sacchi che recupera Baresi in difesa e schiera in attacco 'Il Condor' Massimo Agostini al posto di Massaro. 

Il Milan prova a tessere trame offensive, ma è molto lento nella manovra e non riesce a incidere. I difensori di Goethals, Boli e Mozer, hanno gioco facile. Il Marsiglia sta meglio fisicamente e in contropiede sa sempre rendersi pericoloso. La gara resta comunque incollata sullo 0-0 fino al 75', quando una bel tiro al volo di Waddle indirizza la sfida in maniera decisiva.

I rossoneri provano a raggiungere il pareggio e a portare la partita ai supplementari, ma la lucidità è poca e Olmeta non corre grossi pericoli. All'87' Waddle spreca il possibile 2-0 mettendo sul fondo da buona posizione, e a quel punto accade l'impensabile. L'arbitro svedese Karlsson sembra fischiare la fine della partita.

I tifosi francesi e gli stessi giocatori in campo festeggiano perché pensano che la gara sia finita. In campo entrano anche i fotografi, i giocatori iniziano a scambiarsi le maglie, senonché dalla panchina Galliani e Ramaccioni urlano a capitan Baresi che mancano ancora 3 minuti da giocare. L'arbitro fa cenno che farà terminare la gara.

È in quel momento che tuttavia un riflettore del Velodrome si spegne, lasciando al buio gran parte dello stadio. Esplode un putiferio: giocatori e dirigenti del Milan si lamentano con l'arbitro, mentre i marsigliesi, temendo una beffa regolamentare, accerchiano il direttore di gara, accusando a loro volta gli avversari di voler condizionare l'esito del confronto.

Karlsson, regolamento alla mano, rimanda le due squadre negli spogliatoi: si aspetterà 20 minuti, il tempo necessario perché i riflettori si riaccendano, e poi la partita si concluderà regolarmente. Ma la botola che conduce agli spogliatoi, situata dietro la porta del Marsiglia, è chiusa.  E i giocatori e i dirigenti dei due club si ritrovano accalcati dietro quella porta in una situazione paradossale.

Volano spintoni, insulti, persino sputi. Poi si riaccendono almeno parzialmente le luci. Per Karlsson, che posizione la palla per riprendere il gioco con una battuta da fondo campo del Milan, si può riprendere a giocare. Ma dalla tribuna era sceso in campo anche Adriano Galliani, che, impermeabile bianco e faccia scura,  ordina a tutti i giocatori del Milan di abbandonare definitivamente il terreno di gioco.

Baresi sembra voler chiudere la gara, prevale però la linea del dirigente: "Fuori, andiamo via tutti!".

"Una volta entrato in campo disse che non c'era sicurezza e di uscire dal campo immediatamente. - racconterà Taveggia - Improvvisamente si aprì la botola degli spogliatoi e la maggior parte della squadra scese giù. Nel frattempo dagli spalti arrivò in campo l'avvocato Cantamessa che mi disse di dire alla squadra e a Galliani di non andar via, ma ormai era tardi. Karlsson rimise il pallone nel punto per battere il calcio di rinvio dal fondo, ma in campo a quel punto c'era solo il Marsiglia e fischiò la fine della partita".

"Tutto nasce da Belgrado.  - proverà a giustificarsi anni dopo Galliani, parlando a margine della presentazione di un libro e richiamando una partita del 9 novembre 1988 giocata allo stadio Marakana contro lo Stella Rossa - Noi in quell'occasione eravamo fuori dalla Coppa e per la prima volta da 40 anni a quella parte fu sospesa una partita per nebbia a Belgrado. La rigiochiamo il giorno dopo, la vinciamo e di lì conquistiamo la Coppa dei Campioni 1989, la Supercoppa Europea e l'Intercontinentale e lo stesso facciamo nell'annata successiva".

"Nel 1991 pareggiamo per 1-1 in casa, poi andiamo a giocare a Marsiglia. Perdiamo 1-0, come succedeva a Belgrado, arriviamo agli ultimi minuti. Io dico: lo stesso Dio di Belgrado non può far venire la nebbia nel mese di marzo sul mare, così ha deciso di esprimersi facendo spegnere tutta l'illuminazione. E si spengono le luci. L'arbitro aveva detto che si poteva rigiocare, perché questo era irregolare. Così decidemmo di ritirare la squadra. Siamo andati vicinissimi a rigiocare la partita il giorno dopo, puntando poi a vincere la Coppa... Ma non andò così".

POLEMICHE E SANZIONI

Dopo l'abbandono del campo di Marsiglia, non c'è però nessuna ripetizione della partita, come Galliani sperava e accadde dopo la nebbia di Belgrado, ma arrivano sanzioni pesanti per il Milan. 

"Negli spogliatoi c'era un'atmosfera pessima, - ricorda ancora Taveggia a Milannews.it - Galliani diceva: 'Era l'unico modo per poterci salvare, non c'era sicurezza'. Io e Cantamessa dicemmo a Galliani che sarebbe stato un problema, perchè la UEFA ci avrebbe squalificato e lui, nervosissimo, ci guardò e rispose: 'Se avete cambiato casacca e lavorate per il Marsiglia andate nell'altro spogliatoio'. A quel punto io andai dal delegato UEFA, Senes Erzik, e gli chiesi cosa si potesse fare. Lui non potè far altro che farmi capire che la partita era andata in diretta in tv in tutto il mondo e che non avrebbe potuto fare nulla. Ne ho lette di ogni su quella sera, l'unica cosa che posso dire con estrema certezza è che Berlusconi non abbia mai telefonato per ordinare di abbandonare il campo e che non abbia mai digerito quella serata".

Diverso il parere di altri protagonisti, come Billy Costacurta:

"Noi giocatori - dirà a 'La Gazzetta dello Sport' - eravamo convinti che fosse una scelta condivisa col delegato UEFA. Eravamo pronti a giocare, poi arrivò Galliani e ci disse di rientrare negli spogliatoi. La luce era ritornata, mancava pochissimo e il Marsiglia si stava qualificando in modo meritato. Nessuno di noi voleva fuggire o cercare una scorciatoia…".

"La squadra è uscita convinta che ci fosse un accordo in quel senso. Abbiamo scoperto l’amara verità dai giornalisti, dopo la doccia. C’è cascato il mondo addosso. Ricordo ancora la faccia scura di Arrigo Sacchi. Da quel momento in avanti eravamo consapevoli di aver preso parte a una imbarazzante sceneggiata. Il Milan campione d’Europa che scappa come se fosse a un torneo rionale… Sono passati molti anni, ma quella macchia non si cancellerà mai".

Gli stessi tifosi si dividono: c'è chi, la maggioranza, condanna il fatto di non essere tornati in campo, chi, invece, si schiera con Galliani. Il club rossonero prova a far valere le proprie ragioni in seno all'UEFA, ma senza successo: la Commissione disciplinare assegna al Milan una sconfitta a tavolino per 3-0 e infligge alla società la squalifica per un anno da qualsiasi competizione europea, ritenendo che il Milan non avesse motivo di rifiutarsi di riprendere l’incontro. Per il Milan una macchia che resterà nella storia.

"All'UEFA dissi: 'Voi ci state squalificando, e probabilmente avete ragione, ma sappiate che l'arbitro, connazionale del presidente Johansson, non lo ammetterà mai, ma mi disse che saremmo dovuti rientrare negli spogliatoi e non è riuscito ad ottenere quello che mi aveva detto'. - racconterà ancora Taveggia - Sono in debito della spiegazione degli uomini che armeggiavano il giorno prima nel fossato attorno al campo, che in realtà stavano preparando i fuochi d'artificio da sparare in caso di vittoria dell'OM. L'illuminazione di quel pilone fu spenta volutamente dal responsabile delle luci dello stadio, perchè credette anche lui che la partita fosse finita ed aveva avuto l'ordine di spegnere i riflettori per far partire i fuochi d'artificio".

Di fatto il buio calato sul Velodrome di Marsiglia segnerà anche il tramonto del Milan di Arrigo Sacchi. I rossoneri saranno eliminati anche dalla Roma nelle semifinali di Coppa Italia e in campionato arriveranno secondi a pari merito con l'Inter dietro la Sampdoria. 'Il Profeta di Fusignano' lascerà la squadra a fine stagione: dopo essersi accordato con la Federazione, succederà infatti ad Azeglio Vicini sulla panchina della Nazionale azzurra.

Il Marsiglia, invece, raggiungerà la finale di Coppa dei Campioni ma al San Nicola di Bari il 29 maggio 1991, senza riuscire a conquistare il trofeo: sarà infatti sconfitto ai calci di rigore dalla Stella Rossa. 

Nell'estate 1991 Berlusconi affiderà la panchina a Fabio Capello, che dimostrerà che il ciclo del Grande Milan non era finito: i rossoneri torneranno a primeggiare in Italia e in Europa e a vincere, come il patron chiedeva loro. A dar loro una delle delusioni più cocenti sarà ancora una volta il Marsiglia, che nel 1993 si imporrà sui rossoneri nella finale di Champions League del 1992/93.

L'epopea dell'OM di Tapie era tuttavia destinata a durare poco: per un tentativo di frode sportiva denominato  affaire Va-OM, infatti, risalente sempre alla stagione 1992/93, i francesi saranno retrocessi d'ufficio in Seconda divisione nel corso del campionato successivo ed esclusi dai tornei internazionali. Nella Supercoppa europea e in Coppa Intercontinentale sarà proprio il Milan a sostituirli, e il cerchio, in qualche modo, si chiude.

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