Pubblicità
Pubblicità
Borriello gfxGoal

Marco Borriello, il bello del goal: una carriera da bomber tra campo e gossip

Pubblicità
Archivio Storie

Pur essendo stato un buon centravanti e avendo segnato in tutto 133 goal, contando quelli con l'Italia Under 21, Marco Borriello, nella sua lunga carriera calcistica, non è mai riuscito a trovare la sua consacrazione definitiva in un club. Un po' per alcuni infortuni, un po' per il suo carattere non incline al compromesso, che lo ha portato spesso se n'è andato sbattendo la porta.

Anche così si spiega il record, condiviso con Nicola Amoruso, da lui detenuto, di aver segnato in Serie A con le maglie di 12 squadre diverse. 

"Potevo dare di più, ma non è stata solo colpa mia. - dirà a 'La Gazzetta dello Sport' - Qualcuno a volte mi ha messo i bastoni tra le ruote, senza contare che ogni volta che ho fatto una grande stagione, subito dopo mi sono infortunato".

Nato a Napoli il 18 giugno 1982, nel giorno in cui l'Italia di Bearzot non andava oltre uno striminzito 1-1 nella gara contro il Perù, valida per il girone dei Mondiali del 1982, Borriello cresce nel quartiere partenopeo di San Giovanni a Teduccio, e, ancora bambino, deve affrontare la tragedia dell'assassinio del padre Vittorio, ucciso dalla Camorra.

"Non è stato facile. - ammetterà - Avevo 10 anni e mia madre è stata fondamentale per la crescita. Nel mio quartiere c’era la più alta concentrazione di clan della città. Intendiamoci, non era una giungla, ma neppure Disneyland. Un bambino lì è costretto a essere sveglio per forza perché un anno lì ne vale dieci da un’altra parte. Il calcio, poi, mi ha aiutato a superare quella mancanza, però mi sarebbe piaciuto che mio padre avesse visto quello che sono riuscito a fare".

Inizia a giocare per strada, come tanti coetanei, ed entra a far parte della Scuola calcio Carioca.

"Mi piace ricordare sempre Pasquale Miele, per me che ho perso presto il mio papà è stato davvero un secondo padre, era lui che mi veniva a prendere, che mi dava un’occhiata, che mi stava attento. - dichiarerà alla rivista 'Il Calciatore' nel 2008 - Con la 'Carioca' ci sono stato sino a 14 anni e mi hanno poi portato a fare un primo provino su col Granarolo Faentino, un Settore giovanile dove ogni tanto organizzavano questi provini dove venivano osservatori anche di grandi squadre. C’erano quel giorno anche Colombo e Baresi del Milan: ed è stato così che mi hanno preso negli Allievi Nazionali".

È il 1996 e il Milan accoglie Marco nel suo Settore giovanile. 

"A 14 anni sono andato via di casa. - racconta - Non mi pesava, ci tenevo ad andar via e anche mia madre da una parte era contenta: il primo motorino, amicizie così così, se restavo magari mi rovinavo. È stato meglio così". 

Mancino naturale di gran fisico (un metro e 86 centimetri per 85 chilogrammi), Borriello si impone presto all'attenzione nella Primavera rossonera, con cui gioca da esterno sinistro di centrocampo. 

"Ho capito che il calcio sarebbe diventato il mio mestiere quando in Primavera cominciavano a chiamarmi in Prima squadra. Ho sempre creduto che il lavoro paga, ed è stato lì che ho compreso che se mi chiedevano dei sacrifici andavano fatti".

Marco Borriello Milan Celta Vigo UEFA Champions League 09122003Getty Images

Nel 1999 il Milan decide di cederlo al Treviso. Qui avviene l'incontro con il tecnico Carlo Osellame, ex Cagliari, che lo cambia di ruolo: da esterno a centravanti. 

"Gli ho cambiato il ruolo nella Primavera del Treviso. Lui alle giovanili del Milan era un esterno sinistro di centrocampo. - racconterà Osellame a 'L'Unione Sarda' - Idem quando arrivò da noi. […] Con il 4-4-2 agiva sull’esterno: aveva un buon tiro ma, da quella posizione, la porta la inquadrava poco. Che giocatore è? Un mix fra Gigi Piras, bravo ad aprirsi gli spazi, e l'opportunismo di Franco Selvaggi".

E Marco lo ripaga: disputa due campionati Primavera segnando in tutto 23 goal che gli valgono la prima possibilità di esprimersi da professionista con la Triestina, in Serie C2. Con gli alabardati, dai quali è mandato a titolo temporaneo, segna il suo primo goal fra i professionisti il 29 aprile 2001 contro il Novara. 

La squadra accede ai playoff e Borriello è impiegato da titolare. Nella finale di ritorno con il Mestre, realizza la rete del definitivo 2-0 che sigilla la vittoria giuliana e la promozione in Serie C1. Nel 2001/02 il Treviso lo rivuole con sé, e l'attaccante napoletano non delude: 10 centri in 27 gare di Serie C1, i veneti accedono ai playoff, sembra l'inizio di una carriera da grande bomber. Lo sarà solo in parte.

Nel 2002 il Milan riscatta la comproprietà con il Treviso e lo riporta a casa. Gioca le amichevoli precampionato, ma nella stagione è chiuso dai grandi campioni che guidano l'attacco rossonero, su tutti Shevchenko e Inzaghi. Ha comunque i suoi spazi: il 21 settembre 2002 debutta in Serie A nel 3-0 del Meazza con il Perugia. Le soddisfazioni più grandi se le toglie però in Coppa Italia, andando in goal contro l'Ancona il 18 dicembre 2002, e in Champions League, torneo in cui debutta il 29 ottobre in Lens-Milan 2-1, subentrando nel finale a Sheva.

"Nella grande squadra dei record ero una delle cinque punte. - dichiarerà al quotidiano 'Libero' - Ho esordito in A e in Champions. Un sogno".

Ma i rossoneri lo considerano ancora acerbo e nell'inverno del 2003 lo mandano in prestito all'Empoli, con cui segna il suo primo goal in Serie A nella vittoria per 3-1 dei toscani sul Piacenza. Il ritorno al Milan nel 2003/04 non produce gli effetti sperati. Marco è chiuso e vive all'ombra dei suoi compagni più affermati.

Totalizza appena 11 apparizioni senza goal (4 in campionato) nella stagione che gli porta comunque il primo Scudetto in carriera.

Ma il suo futuro assume l'aspetto di un vortice senza una direzione precisa, e comincia una serie di prestiti che per 2 stagioni lo portano lontano da Milanello. Gioca con la Reggina (32 presenze e 3 goal nel 2004/05) e con la Sampdoria (14 presenze e 2 reti nella prima parte del 2005/06) deludendo le attese, poi in inverno torna a Treviso e con 5 goal in 20 presenze nella seconda metà della stagione rilancia le sue quotazioni.

Intanto Marco inizia a far parlare di sé fuori dal campo: la sua bellezza fisica lo rende particolarmente amato dalle donne. Nel 2005 inizia una relazione con la giovane showgirl argentina Belén Rodríguez.

"L'avevo conosciuta in Sardegna. Ancora non parlava italiano. Era un sogno. - racconterà a 'Libero' - Ma lei è diventata famosa non perché stava con me. Ha carisma oltre alla bellezza".

I due vengono definiti "la coppia ideale", e qualcuno inizia a insinuare che l'attaccante pensi soltanto a divertirsi.

"Questo è quello che pensano gli invidiosi. - dirà a 'La Gazzetta dello Sport - So che ho da anni un’immagine legata al gossip, ma è un luogo comune".

Nel 2006/07 fa il terzo ritorno al Milan, ma ancora una volta i risultati non sono eccellenti: è anche accusato di aver adoperato sostanze ritenute dopanti (prednisone e prednisolone, metaboliti del cortisone) e deve fermarsi per 3 mesi. La positività è rilevata al controllo antidoping cui il centravanti viene sottoposto l'11 novembre 2006 dopo Milan-Roma 1-2.

Borriello si professa innocente, ma, nonostante anche il tentativo della fidanzata Belén, che per provare a discolparlo incolpa una pomata intima, la squalifica alla fine arriva.

"Belén fu consigliata male ed esagerò con le interviste, - dirà a 'La Gazzetta dello Sport' - ma non c’entrava niente. Quelle sostanze erano presenti solo in una pasticca per il mal di schiena che non ho mai preso. Ancora adesso non so cosa possa essere successo".

In tutto il giocatore campano colleziona 14 presenze e 3 reti. Nell'estate del 2007 decide però di scommettere su di lui il Genoa di Preziosi, che sborsa 2 milioni di euro per la comproprietà ed è guidato da Gian Piero Gasperini. L'allenatore di Grugliasco riesce a rigenerare Borriello sul piano fisico e della convinzione dei propri mezzi, e il centravanti esplode: 19 goal in 37 presenze, tutte in campionato. 

Marco Borriello Genoa striker Serie AGetty

Grazie alle reti del suo bomber il Genoa si salva e Borriello approda in Nazionale: debutta con il Portogallo a febbraio e colleziona altre 2 presenze, sempre in amichevole. Sembra il coronamento di un sogno. 

Ma il momento felice, anche in questo caso, durerà poco. Nel 2008/09 Borriello torna al Milan, stavolta per restarci. I rossoneri riscattano il cartellino per 7 milioni e mezzo di euro più il cartellino di Di Gennaro, ma la sfortuna è dietro l'angolo: Borriello si rompe il menisco e deve fermarsi per qualche mese. Torna, ma è afflitto da problemi muscolari. Anche la sua storia con Belén entra in crisi. I medici non gli credono.

"È un anno di difficoltà. - racconterà a 'Libero' - Mi rompo il menisco. E poi accade una cosa folle, che ti dice cosa può essere l’Italia. Belén è all’Isola dei famosi. E io ho dei problemi al muscolo. Tu dirai: che c’entra? Un dolore terribile al flessore destro. Mi curano con i fattori di crescita, ma non passa. Ecografie e risonanze non vedono nulla. Mi chiamano e mi dicono: 'Belén è all’isola, tu stai soffrendo psicologicamente, temi di perderla, non ne sei consapevole, e così avverti il dolore'. Una follia. Ma la favola aveva un potere suggestivo per tutti. La tv può produrre questi effetti".

"Tutti nello staff si convincevano che fosse vero: 'Stai soffrendo per Rubicondi e Belén', mi dicevano.  - prosegue Borriello - A me di Rubicondi non importava un tubo. Avevo un male cane e basta".

La situazione fisica di Marco non migliora ma lui non si ferma. E alla fine il problema esplode nella sua gravità.

"Continuo a giocare, ad allenarmi. Un dolore terribile, ogni volta; poi un giorno, lo schianto finale. Mi si strappano e si... annodano due muscoli della coscia.- rivelerà - Avevo un grumo di sangue. Non avevano visto nulla. Un sussurro nero che ti insegue dopo i consulti: 'Carriera finita'. Ma potevo arrendermi, con la storia che avevo?".

A salvarlo è il professor Castellacci, il medico della Nazionale.

"Gli devo tutto. - dichiara senza mezzi termini il centravanti - È un ortopedico geniale. Mi riattacca i muscoli, ma mancano centimetri che cambiano la vita di un atleta. Tornare in campo è un sogno che si realizza".

Il nuovo tecnico del Milan, Leonardo, lo rilancia. Marco vive la miglior annata con la maglia del Milan: realizza 15 goal in 35 gare e si lascia definitivamente alle spalle il momento più nero. Dopo 13 mesi senza reti, il 25 novembre 2009 va a segno con una doppietta in campionato contro il Parma. Va in goal per la prima volta anche in Champions League, nell'1-1 con l'Olympique Marsiglia. A fine anno è il miglior realizzatore dei rossoneri con Ronaldinho.

Intanto frana definitivamente la love story con Belén. 

"Se è stata la donna della mia vita? È stato il mio primo amore. La nostra storia ha fatto più comodo a lei. Da giovane Belén era un po’ superficiale, ma ha un cuore gigantesco ed è una donna generosa. Nei suoi occhi vedo la bontà e non dovrebbero attaccarla troppo per i suoi errori. Per le cose che ho combinato, io dovrei quasi finire in galera...". 

Marco Borriello RomaGetty

A fine agosto 2010 è la Roma a scommettere su di lui e a prenderlo in prestito gratuito con obbligo di riscatto a 10 milioni di euro. Nella capitale con Spalletti e Ranieri vive alti e bassi: segna comunque 17 goal (11 in Serie A, 2 in Coppa Italia, 4 in Champions League) in 46 presenze, ma lo Scudetto sfuma al fotofinish a vantaggio dell'Inter di Mourinho. Torna anche in Nazionale, a testimonianza del momento positivo. Chiude la sua avventura in azzurro il 9 febbraio 2011, scendendo in campo nell'amichevole con la Germania.

Gli vengono attribuiti vari flirt, presunti e reali. Finisce spesso sulle copertine delle riviste patinate.

"Cassano ha avuto 600-700 donne? Io poche, ma belle. - dice a 'La Gazzetta dello Sport' - I miei flirt erano solo nei mesi estivi, a campionato fermo. E infatti dovunque ho giocato, esclusa Ferrara, sono sempre stato un idolo dei tifosi. Onestamente, comunque, credo che se da un lato le foto con tutte quelle belle donne mi abbiano penalizzato, dall’altro lato mi hanno sempre dato visibilità".

Nell'estate 2011 la Lupa lo riscatta dal Milan. Ma nella prima parte della stagione è relegato spesso in panchina, così a gennaio viene mandato in prestito alla Juventus, con diritto di riscatto, fissato a 8 milioni. A secco da 11 mesi, il 25 aprile 2012 contro il Cesena subentra a Matri e segna il goal della vittoria che vale lo Scudetto per la squadra di Conte, il suo 2° da calciatore.

L'anno successiva rieccolo in prestito al Genoa, una piazza che conosce e gli porta bene: va ancora in doppia cifra in campionato, con 12 goal. Nel 2013/14 fa nuovamente le valigie per tornare alla Roma e un suo goal, l'unico stagionale, firmato con il Chievo, vale il successo della 10ª vittoria consecutiva dei giallorossi, un record per il club.

Borriello Juventus 2012Getty

A gennaio 2014 saluta la capitale per un fugace prestito oneroso al West Ham (700 mila euro), in Inghilterra, collezionando solo 2 sole presenze fino a giugno. La Roma lo cede a titolo definitivo al Genoa nel 2015, e Borriello riprende a cambiare maglie con regolarità. Lasciati i liguri, gioca ancora per Carpi e Atalanta, senza brillare. Nel 2016/07 il Cagliari del D.s. Capozucca punta su di lui. Borriello trova l'ambiente giusto e stabilisce il suo primato di reti stagionali: 16 in 36 gare di campionato, che portano gli isolani alla salvezza, più un poker in Coppa Italia alla SPAL che lo fanno andare complessivamente a quota 20.

Ma anche in Sardegna il giocattolo si rompe nella seconda stagione. 

"A Cagliari sono stato benissimo, ho grande rispetto per il popolo sardo. - racconterà a 'La Gazzetta dello Sport' - Arrivai con Capozucca, che con Braida è il mio padre calcistico. Il contratto prevedeva un fisso più 50.000 euro netti a ogni goal. Pensai: 'Il presidente Giulini è un folle oppure non crede in me'. Segnai tantissimo, ad aprile ero a quota 16. Mancavano 5 giornate e la gente sperava che battessi il mio record personale di 19 goal. Il turno seguente giochiamo contro il Pescara e c’è un rigore per noi. I tifosi invocano il mio nome, ma Rastelli a sorpresa indica João Pedro: quanti fischi dagli spalti... Per me fu come una coltellata".

"Rastelli quell’anno veniva beccato dai tifosi e anche alcuni giocatori si erano comportati male con lui. Io invece lo abbracciai dopo un gol e cercai di trasmettergli fiducia e affetto perché capivo le sue difficoltà. Ma pochi giorni dopo compresi tutto. Arrivò da me Capozucca in lacrime, Giulini gli aveva detto che non l’avrebbe confermato e poi il D.s. mi fece vedere un messaggio del presidente: 'Borriello deve uscire alla fine del primo tempo'. E lì capii la scelta del rigore: Giulini non voleva più che io segnassi".

"La situazione si complicò. A Sassuolo João Pedro si permise di dirmi: 'stai zitto e corri', durante la partita: lui a me, pazzesco…E nello spogliatoioci fu una rissa tra noi due. Io ero svuotato. All’inizio della stagione seguente il presidente voleva cambiare il mio contratto alzando la parte fissa e togliendomi il premio legato ai gol. Io non accettai e lui se la prese. Il clima non era bello, non parlavo con i brasiliani e dieci giorni prima dell’inizio del campionato chiesi la cessione". 

Marco Borriello Cagliari Sampdoria Serie A 26092016Getty

Borriello passa alla SPAL. A Ferrara, dopo il goal agostano all'Udinese che gli permette di eguagliare il record di Amoruso, finisce in panchina e poi si fa male. I tifosi non gli credono, lo accusano di malanni immaginari e lo fischiano. Il sogno di segnare il centesimo goal in Serie A, distante appena 4 centri, resterà nel cassetto.

Quello che molti considerano il prototipo del calciatore bello che si gode la vita, si sposta a Ibiza nella Serie C spagnola. Dopo appena 7 presenze senza goal, a gennaio del 2019 annuncia il suo ritiro dal calcio giocato, ma è rimasto nelle Baleari come ambasciatore del club e Direttore sportivo. Nel maggio del 2021 l'Ibiza ha poi ottenuto la promozione in Segunda División, la Serie B spagnola.

"Per anni ho pensato soltanto alla mia carriera e a divertirmi, non lo nego. - dichiarava a 'La Gazzetta dello Sport' - Ma mai nessuna donna mi ha distratto dal calcio. Adesso sto iniziando a desiderare una compagna stabile e dei figli. Forse è merito di Ibiza, un posto magico".

"Io ho fatto tanti sacrifici e rinunce, - sottolinea - ma mi sono goduto la vita, ho avuto belle donne, ho giocato in grandi squadre e adesso ho trovato un equilibrio. Nella mia testa ci sono numerose idee da realizzare e sono convinto che il progetto dell’Ibiza sia il più importante della mia vita. Ci metto tutto me stesso e poi, la sera, torno qui. E sono felice".

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0