GOAL"Bielsa per me è il miglior allenatore del Mondo" - Pep Guardiola.
Visionario, innovatore, imprevedibile, Marcelo Bielsa rappresenta per l'Argentina e per il Sudamerica ciò che tecnici come Arrigo Sacchi e Pep Guardiola sono stati per l'Europa. Nonostante nella sua carriera in panchina abbia vinto finora soltanto 3 campionati argentini, un oro olimpico e una Championship inglese, influenzerà tanti allenatori venuti dopo di lui, fra cui Sampaoli, il Tata Martino, Simeone, Zidane e Pochettino. Tanto che sia il Profeta di Fusignano, sia il catalano, quando ne parlano lo fanno sempre in termini entusiastici.
Il carattere eccentrico e bizzarro, le sue idee calcistiche rivoluzionarie, lo studio maniacale dei dettagli e il suo modo di intendere il ruolo e il lavoro dell'allenatore, gli hanno fatto guadagnare presto il soprannome di 'El Loco','Il Pazzo'. Il calcio che lui insegna ai suoi calciatori, del resto, prima di lui non era stato nemmeno immaginato: un'esaltazione dell'estetica del gioco al di là del risultato.
"Non posso accettare che l’unica cosa che offriamo siano i risultati. - dirà - Se non offriamo il calcio come elemento estetico, lo stiamo impoverendo come esseri umani. La valorizzazione dell’estetica è una condizione che abbiamo incorporata come essere umani e collegata alla sensibilità che non si può né ignorare né mercificare. Non può essere tutto legato alle logiche di mercato: chi vince è bravo e chi perde è scarso. Anche la bellezza è importante".
DAL CAMPO ALLA PANCHINA A 25 ANNI
Nato a Rosario, provincia di Santa Fé, circa 300 chilometri a Nord di Buenos Aires, il 21 luglio 1955, Marcelo Alberto Bielsa Caldera appartiene ad una famiglia di giuristi alto borghesi. Suo fratello Rafael è un noto avvocato e in passato è stato anche ministro degli Esteri, venendo anche perseguitato durante il regime militare di Videla, mentre sua sorella Maria fa politica con il Partito giustizialista argentino ed è stata vice-governatrice della provincia di Santa Fé.
"Fin da piccoli ci è stato chiesto di arrivare ai vertici, - spiega il fratello Rafael - e ci hanno spiegato come farlo, senza però insegnarci ad essere felici una volta raggiunta la cima".
Marcelo ha la possibilità di leggere tanti libri fin dalla tenera età, accedendo alla sconfinata biblioteca del nonno, ma alla carriera giuridica preferisce fin da piccolo coltivare la sua passione per il calcio. I suoi modelli sono 'El Flaco' Menotti e Carlos Bilardo, i due allenatori che da Ct. hanno vinto i Mondiali di Argentina '78 e Messico '86.
Nei campi del quartiere dove tira i primi calci al pallone, gli altri ragazzi lo vedono come 'El siñorino Marcelo', il rampollo di buona famiglia che ha il calcio come passatempo. Nulla di più sbagliato.
Fin da giovane, infatti, Marcelo sviluppa una vera ossessione per il gioco. Per 10 anni vende giornali in un'edicola nel centro di Rosario.
"Adoravo leggere di Menotti e Bilardo, - dirà - ma non potevo comprare ogni giorno i 12 quotidiani che arrivavano a Rosario. Così cominciai a gestire un'edicola in centro".
Lo studio del calcio è per lui un elemento fondamentale. Non gli basta però leggere: grazie allo zio di un amico, emigrato in Europa, riesce a farsi mandare delle videocassette della Nazionale olandese degli anni Settanta, che ha nel calcio totale il suo mantra calcistico e in Johan Cruijff il suo profeta.
C'è però un problema: la famiglia di Marcelo non prende bene questa sua ossessione calcistica, e a 17 anni, dopo una furiosa lite con il padre, deve rifugiarsi nella pensione della sua squadra del cuore: il Newell's Old Boys, il club della sua città con cui si allena e gioca dall'età di 15.
Bielsa nel febbraio 1976 debutta da professionista con i Leprosos come difensore centrale, è un discreto giocatore ma nulla più. Milita con i rossoneri fino al 1977/78, poi fa una breve esperienza con l'Instituto, altro club cittadino, e infine con il Club Atletico Argentino. Capisce che non è in grado di fare la differenza e allora a 25 anni matura la clamorosa decisione: ritirarsi per studiare da allenatore. Sarà soltanto la prima 'locura' delle tante che caratterizzeranno la sua carriera da tecnico.
GLI ANNI DELL'ASCESA
Visto che non può farlo giocando in campo, Bielsa si pone l'obiettivo di cambiare il calcio dalla panchina. Grazie ai rapporti del fratello con l'Università di Buenos Aires, inizia subito ad allenare, diventando il tecnico della squadra maschile. Tra i risultati più importanti ottenuti c'è un pareggio con la squadra B del Boca Juniors.
Chi lo vede allenare ci mette poco ad accorgersi che Marcelo ha una marcia in più di tutti gli altri: diventa dapprima vice-allenatore della Prima squadra e osservatore, poi, nella seconda metà degli Anni Ottanta del XX secolo, il responsabile del Settore giovanile dei Leprosos. Ed è qui che inizia la sua ascesa nel mondo del calcio.
A 32 anni inizia a girare in lungo e in largo l'Argentina con la sua FIAT 147 alla ricerca dei migliori talenti del Paese. Saranno tanti i giovani campioni lanciati nel calcio argentino da Bielsa, ma due su tutti meritano di soffermarsi.
Il primo Bielsa lo scova nel Dipartimento di Avellaneda, a pochi chilometri di distanza da Rosario. I suoi occhi vanno su un ragazzo goffo, un po' sovrappeso, che ama i dolci e ha però un fiuto per il goal incredibile e un grande talento: il suo nome è Gabriel Omar Batistuta. Lui lo porta al Newell's, ci lavora sopra fino a renderlo il bomber più letale dell'intero Paese.
"Bielsa mi fece dimagrire - racconterà Batigol - e quando completai la dieta mi portò nel suo ufficio, sotto la tribuna dello stadio, regalandomi un'intera scatola di Alfajores (biscotti farciti tipici del Sudamerica e della Spagna, ndr). Per me è stato come un padre, l'allenatore più importante della mia vita".
Il secondo nome illustre è quello di Mauricio Pochettino. In una cena a base di asado, la carne arrosto tipica dell'Argentina, Bielsa viene a conoscenza di un difensore molto promettente che vive nella città di Murphy e sta per firmare per il Rosario Central, il club rivale del Newell's. Non perde tempo e nottetempo si mette in viaggio assieme al suo collaboratore con la FIAT 147, arrivando a casa del giovane verso le 3 del mattino. Tanto che inizialmente i genitori pensano ad un tentativo di rapina, poi realizzano che quei due signori sono lì per loro figlio.
"Il ragazzo deve firmare con il Newell's Old Boy", sono le parole che si sentono dire.
"Io stavo dormendo - ricorderà il futuro difensore dell'Espanyol - maBielsa chiese a mia madre di poter entrare in camera mia per vedermi da vicino. L'ha costretta ad alzare il piumone e poi ha detto: 'Guardi che gambe da calciatore!' ".

Passeranno pochi mesi e 'Lo Sceriffo di Murphy', come sarà ribattezzato al Newell's Pochettino, debutterà in Prima squadra a soli 16 anni, facendo le fortune del club. E sempre Bielsa si deve la scoperta e la formazione di giocatori come Nestor Sensini e Abel Balbo, che sapranno farsi conoscere anche in Italia, e di Gabriel Heinze. Con i suoi ragazzi il tecnico di Rosario vince almeno una volta il campionato di ogni categoria e porta il Settore giovanile dei Leprosos a diventare uno dei migliori settori giovanili di tutta l'Argentina.
Nel 1990 diventa l'allenatore della Prima squadra. Porta con sé 10 dei suoi ragazzi della Cantera. Per tradurre sul campo i suoi concetti calcistici ha bisogno di adepti fedeli che credano fermamente in ciò che lui insegna. Per dirla come Paolo Condò, di "giocatori che si getterebbero nel fuoco per le sue idee".
Ma qual è il calcio di Bielsa? È un calcio offensivo e spettacolare, fatto di verticalizzazioni continue e tagli in profondità, che ha il 3-3-1-3 come modulo base e la variante del 3-3-3-1 come suo approdo finale. Proprio il 3-3-3-1, dall'esperienza al Newell's in poi, diventerà il suo dogma tattico. Lo schema prevede 3 difensori centrali (un libero e due marcatori), 3 centrocampisti (un mediano e due esterni di gamba), 3 trequartisti (un fantasista centrale e due ali laterali) e un centravanti e consente teoricamente di dare alla squadra una superiorità numerica in ogni zona del campo.
Non è un caso che le squadre di Bielsa difendano con sette uomini e attacchino con altrettanti. Perché questo accada, però, occorre che il ritmo vena mantenuto alto, che tutti i giocatori attacchino gli spazi in fase di possesso palla, e che in fase di non possesso si sacrifichino aiutando il centrocampo. Giocare in questo modo dà la possibilità alla squadra di ribaltare velocemente il fronte di gioco e di creare tante occasioni da rete.
"L’unico modo che io ho di intendere il calcio è la pressione costante, - spiegherà - giocare nella metà campo avversaria ed essere il padrone del pallone".
Al Newell's Old Boys Bielsa resta due anni e vince due campionati: il Torneo di Apertura nel 1990 e quello di Clausura nel 1992. Non solo: porta i Leprosos a raggiungere la finale di Copa Libertadores nel 1992, che perderà soltanto ai rigori contro il San Paolo di Cafù. Diventa l'idolo di un'intera tifoseria, che dopo i grandi successi della sua gestione, lo porta in trionfo al grido di 'Newell's carajo!'. L'amore della sua gente culminerà nel 2009 con l'intitolazione al tecnico dello Stadio del club, precedentemente noto come 'Colosso del Parco'.
L'ESPERIENZA IN MESSICO E IL TITOLO COL VELEZ
Ma 'El Loco' non sarebbe tale se non facesse scelte giudicate folli dai più. Così nel 1992 si trasferisce in Messico. Firma con l'Atlas un contratto con una clausola particolare: per il primo anno si occuperà esclusivamente del Settore Giovanile. È il 1992/93, anno in cui Bielsa visiona undicimila giocatori: fra gli altri scopre Rafa Marquez, il più forte difensore della storia del Messico, la punta Jared Borgetti e il centrocampista Pavel Pardo, tutti elementi che faranno la storia della Nazionale Tricolor.
L'allenatore argentino incide a tal punto sul calcio del Paese che i suoi programmi di identificazione e allenamento dei giocatori sono in uso ancora oggi in numerose città del Paese. Il secondo anno passa alla guida della Prima squadra dell'Atlas, successivamente va all'America di Città del Messico. Esperienze che arricchiscono il suo bagaglio tecnico e culturale, anche se non portano a risultati significativi.
Nel 1997 'El Loco' riceve l'invito ad allenare la Nazionale messicana, lui declina e fa ritorno in patria per sedersi sulla panchina del Velez Sarsfield, orfano di Carlos Bianchi, approdato in Italia, alla Roma. Ancora una volta incide e torna a vincere: i biancazzurri si aggiudicano il Campionato di Clausura 1998.
L'AVVENTURA LAMPO ALL'ESPANYOL
Bielsa decide che è arrivato il momento di esportare il suo calcio in Europa. Sceglie la Spagna, non una squadra di primo piano, ma l'Espanyol, dove ritrova il suo fedelissimo Pochettino. Firma a luglio e allena la squadra soltanto per poche gare, per poi prendere l'ennesima decisione folle della sua carriera: gli viene offerta, infatti, la panchina dell'Argentina, rimasta vacante dopo l'addio di Daniel Passarella.
Il richiamo dell'Albiceleste è troppo forte, e così Marcelo a settembre saluta l'Espanyol per diventare il nuovo Commissario tecnico dell'Argentina.
Getty ImagesBIELSA CT: GIOIE E DELUSIONI CON ARGENTINA E CILE
Marcelo si trasferisce a vivere nel centro tecnico della Federazione Argentina, dove dorme in una stanza minuscola perché lo spazio più grande, per sua stessa ammissione, gli serve per stipare le oltre 7000 videocassette che deve studiare.
L'Argentina, costruita fedelmente in base al 3-3-3-1, domina le qualificazioni ai Mondiali 2002 con 13 vittorie, 4 pareggi e una sola sconfitta in trasferta in Brasile. In mediana trovano spazio Javier Zanetti e Diego Pablo Simeone, davanti Batistuta e Crespo si alternano nel ruolo di terminale offensivo, supportati da Verón o Aimar sulla trequarti e dai due esterni Ortega e Claudio López.
Logico che con un cammino del genere l'Albiceleste vola in Giappone e Corea come una delle grandi favorite per la vittoria finale. Ma nel girone, dopo aver battuto all'esordio la Nigeria (1-0), perde contro l'Inghilterra a causa di un rigore molto dubbio concesso dall'arbitro e trasformato da Beckham.
Il passaggio del turno si decide nella terza gara contro la Svezia. Con una vittoria l'Argentina è agli ottavi, invece non va oltre il pareggio. Finisce 1-1, risultato che condanna la squadra di Bielsa ad una clamorosa e precoce eliminazione dal torneo.
Resterà questa la delusione più grande nella lunga carriera di Bielsa, che non farà mai mistero di questo e molti anni dopo chiederà scusa a Crespo per il trattamento ricevuto.
"Ho allenato Crespo in due momenti della sua carriera: quando era ancora immaturo, e quando invece era un campione affermato. - dichiarerà - Nel momento in cui era ancora acerbo, gli dissi che era un giocatore maturo. Non lo pensavo, ma glielo dissi solo per aiutarlo e alimentare la sua autostima. Quando invece divenne un calciatore di livello, gli dissi che non era come prima. La cosa lo turbò, Hernan si sentì tradito. E non me l’ha mai perdonato. E ha ragione".
"Quanto accaduto - aggiungerà - mi ha insegnato che se si dice una bugia a un bambino per infondergli fiducia, ma in realtà non credi che possa davvero riuscire in quel che fa, risolvi il problema solo momentaneamente. Allora parlai così a Crespo per convincerlo, ma alla fine non lo pensavo. Oggi mi scuso pubblicamente con lui perché so che l’ho deluso".
Smaltito lo smacco per la cocente eliminazione dei Mondiali 2002, Bielsa resta comunque in sella alla Selección per altri due anni. Nel 2004 porta la squadra alla finale di Copa America contro il Brasile. Gli argentini vincono 2-1 ma nel finale dei tempi regolamentari Adriano sigla il 2-2 e la Seleçao si impone poi ai rigori.
L'unico successo alla guida dell'Argentina arriva per Bielsa qualche mese dopo: il 28 agosto 2004 si impone 1-0 sul Paraguay con un goal di Carlos Tevez, uno dei gioielli della squadra assieme a Javier Saviola, nel torneo olimpico di Atene. La medaglia d'oro però non gli basta: nonostante 57 vittorie 18 pareggi e 10 sconfitte in 85 gare, Bielsa rassegna infatti le sue dimissioni.
archivoSi sente tradito dai tifosi, dalla stampa e dai vertici federali, così decide di non rilasciare più interviste esclusive, e di parlare solo attraverso conferenze stampa.
"Perché mai dovrei concedere un’intervista a una persona importante e negarla al piccolo giornalista di provincia? - si chiede - Quali sono i criteri per fare una cosa del genere? Il mio interesse? Questo è opportunismo".
Lasciata la Nazionale argentina, si ritira in un conventosenza telefono e televisione, e la sua ossessione per il calcio rasenta il livello patologico.Legge tantissimo, si documenta, studia, ma quando inizia a parlare con se stesso e a rispondersi da solo capisce che è arrivato il momento di andarsene.
"È durato tre mesi, - rivelerà - perché ho iniziato a parlare da solo e... a rispondermi. Stavo davvero impazzendo".
Nel 2007, dopo 3 anni di assenza da una panchina, accetta di tornare in pista come Commissario tecnico del Cile. Nel 2008 guida l'Under 23 alla finale del Torneo di Tolone. Qui sfida l'Italia di Casiraghi, che interpretando una gara 'all'italiana' si impone 1-0 grazie ad una rete di Osvaldo.
'El Loco' non ci sta e nel post partita si rivolge duramente nei confronti del Ct. degli Azzurrini.
"Questo non è calcio, questo non è calcio! - esclama - Solo palla lunga al centravanti. Questo non è calcio: tutti indietro. Questo non è giocare, questo non è giocare!".
Dopo ogni sconfitta in una gara importante, proprio da quella gara inizia ad attuare un suo rituale particolare di espiazione. Come racconteranno alcuni dei suoi giocatori, Bielsa resta per mezzora nudo su un tavolo nello spogliatoio.
Fino al suo arrivo la storia della Roja era stata avara di soddisfazioni. Bielsa fa un gran lavoro, e grazie a uomini come Gary Medel, Arturo Vidal e al 'Niño' Maravilla Alexis Sánchez, costruisce una squadra in grado di creare problemi a chiunque. La porta ai Mondiali 2010 in Sudafrica, dopo aver battuto la sua Argentina, e raggiunge gli ottavi di finale.
Qui il Cile è eliminato dal Brasile, dopo aver battuto nel girone di Honduras e Svizzera e aver chiuso al 2° posto con gli stessi punti della Spagna, e al rientro in patria Ct. e squadra sono accolti trionfalmente.
"Non ci sono dubbi, - dirà il grande Johan Cruijff - il Cile di Bielsa è la squadra che ha giocato il miglior calcio ai Mondiali".
Il 2 agosto 2010, dopo i Mondiali, prolunga il suo contratto fino al 2015 con possibilità di svincolo nel 2011. Sembra essere l'inizio di un lungo idillio e invece 'El Loco' stupisce ancora: nel febbraio 2011 esercita la clausola e pone fine al suo rapporto con la Roja in seguito ad alcuni dissidi. Le emittenti nazionali interrompono le normali trasmissioni per annunciare la notizia con delle edizioni speciali del Tg.
Bielsa lascia l'incarico con 34 vittorie in 66 partite totali alla guida della squadra, dopo esser diventato un vero mito per i tifosi. Aveva posto le basi per le due vittorie in Copa America che arriveranno qualche anno dopo grazie ad uno dei suoi discepoli, Jorge Sampaoli. Ora El Loco potrà riprovarci con l'Uruguay.

LE FINALI CON L'ATHLETIC BILBAO
A Bielsa intriga l'idea di portare il suo calcio in Europa. L'avventura all'Espanyol, del resto, era stata abortita sul nascere. Ha tante richieste, fra cui quella di Massimo Moratti che vorrebbe affidare a lui la ricostruzione dell'Inter post Triplete.
Ma Marcelo aveva speso la sua parola con uno dei candidati alla presidenza dell'Athletic Bilbao e declina l'offerta. Moratti ripiegherà su Gasperini, il tecnico argentino, invece, finirà realmente nei Paesi Baschi, dato che quel candidato, Jusu Urrutia, diventerà realmente il numero uno del club.
'El Loco' non si smentisce e si identifica appieno con le sue idee nella filosofia identitaria dell'Athletic, la quale, secondo l'antropologa ungherese Mariann Vàczi, "riflette il desiderio non di vincere, ma di vincere in maniera speciale e contro ogni pronostico".
I risultati non tardano ad arrivare: nel suo primo anno, il 2011/12, chiude al 9° posto in Liga e raggiunge due finali, quelle di Copa del Rey e di Europa League. Tutta l'Europa può ammirare il suo calcio.
Fra le imprese più belle, l'eliminazione del Manchester United agli ottavi di finale del torneo continentale, con uno storico 3-2 per i baschi ad Old Trafford. Gli elementi più rappresentativi sono il centravanti Fernando Llorente, il fantasista Muniain e il centrocampista Ander Herrera.
Poco importa che le finali siano poi disastrose, con due sconfitte per 3-0 senza attenuanti contro il Barcellona di Guardiola nella Coppa nazionale e contro l'Atletico Madrid di Simeone in Europa League. Ma se soltanto a Bilbao pensano che a volte "è meglio arrivare secondi che vincere", lo stesso Bielsa affermerà:
"Esiste la sconfitta che serve e la vittoria che non serve a nulla".
Il gioco, per 'El Loco', per quanto estremo possa sembrare, viene sempre prima del risultato fine a se stesso. Il secondo anno nei Paesi Baschi è meno positivo, con un 12° posto in campionato che segna la fine dell'esperienza del tecnico argentino.
GettyGLI ANNI FRANCESI
A fine maggio 2014 Bielsa, dopo un anno di inattività, si trasferisce in Francia all'Olympique Marsiglia. Si presenta al Velodrome a modo suo, con una conferenza stampa shock in cui critica duramente la società, rea di non aver soddisfatto le richieste da lui avanzate in sede di calciomercato.
Fa nomi e cognomi e lascia sbigottita la dirigenza. L'inizio è in sordina, ma dalla terza giornata di Ligue 1 mette in fila 8 vittorie consecutive, facendo guadagnare all'OM la vetta della classifica. Con giocatori come Dimitri Payet, Benjamin Mendy e André Pierre Gignac lancia il guanto di sfida a Lione e PSG.
Resta in vetta al campionato per gran parte della stagione, ma nel girone di ritorno il Marsiglia ha un calo e perde punti dalla vetta. In tre partite contro Reims, Saint-Etienne e Caen, oltre a raccogliere appena due punti, l'OM ne vede scivolare via sette negli ultimi venti minuti. Eppure, nonostante il terzo posto in classifica, nulla sembra essere compromesso. Il Lione, che da gennaio si è messo a trainare il gruppo di testa, precede il PSG che come da copione è rientrato ed è pronto a giocarsi la volata di primavera, e ha 4 lughezze di vantaggio sulla squadra del Loco.
Un distacco recuperabile, quello che separa dalla vetta, soprattutto perché alle porte ci sono i due scontri diretti. Prima del faccia a faccia con il Lione capolista, il Marsiglia va a far visita allo Stadium Municipal al pericolante Tolosa. In campo è un vero show, un 6-1 è largo ma che probabilmente non rispecchia l’abisso presente in campo, nonostante una formazione rimaneggiata per gli ospiti. Vincono però anche l’OL, che ne rifila cinque a domicilio al Montpellier, e il PSG, che ne fa quattro al Lens.
Getty ImagesIl 15 marzo 2015 in un Velodrome che supera i 60 mila spettatori e fa registrare il record di presenze, si gioca la gara decisiva con il Lione. Nonostante un dominio nel gioco, il Marsiglia non riesce a trovare il goal che le consentirebbe di rilanciarsi. Gignac colpisce un palo, poi, all'83', ecco l'episodio che può cambiare le sorti della stagione. Su un calcio d'angolo, Ocampos anticipa l'uscita di Anthony Lopes: il pallone, da lui calciato, oltrepassa la riga di porta.
Ma il VAR ancora non esiste e per l'arbitro Benoit Bastien la palla non è entrata. Finisce 0-0 e negli spogliatoi del Marsiglia l'aria è quella di un funerale. A scuotere i suoi ragazzi ci pensa però Bielsa, che si lancia in uno dei suoi discorsi diventati più celebri.
"È difficile accettare l’ingiustizia, ragazzi, però ascoltate quello che vi dico: se giocherete come avete fatto oggi, da qui alla fine del campionato, otterrete il premio che meritate. Lo so, niente può consolarvi adesso, perché avete dato tutto per questa partita, avreste meritato di vincerla e non ci siete riusciti. Accettate l’ingiustizia, alla fine tutto si equilibra".
Alla fine il Marsiglia arriva quarto, qualificandosi in Europa League, ma con la sensazione di aver gettato alle ortiche un traguardo più prestigioso. Il rapporto fra tifosi e allenatore è magico, ma dopo la prima giornata della seconda stagione, 'El Loco', indoddisfatto di alcuni termini inseriti dalla società nel suo contratto, convoca una conferenza stampa e saluta tutti all'improvviso. È l'8 agosto del 2015.
Trascorso un anno nella sua Argentina, il 6 luglio 2016 la Lazio annuncia il suo ingaggio. 'El Loco', che qualche mese prima aveva tenuto una conferenza di un'ora e mezza a Coverciano, detta le condizioni, Lotito però non le rispetta: aveva chiesto l'acquisto di 4 giocatori entro il 5 luglio. Così, appena 2 giorni dopo l'annuncio, rassegna le dimissioni lampo, tenendo fede al suo soprannome.
Trascorso un ulteriore anno senza squadra, il 1° luglio 2017 si accorda con il Lille, avviando così la sua seconda esperienza in Francia. I risultati sono tuttavia molto negativi, e quando a dicembre va in Cile a far visita a un suo amico malato terminale di cancro, con la squadra al terzultimo posto in classifica, la società lo licenzia per giusta causa.
GettyL'INGHILTERRA E IL LEEDS UNITED
Nell'estate del 2018 si accorda con il Leeds United, che milita in Championship, e intraprende una nuova avventura in Inghilterra. Dopo essersi studiato meticolosamente tutto ciò che riguarda la squadra e il centro di allenamento, impone delle variazioni che lui ritiene importanti: fa mettere dei letti per i giocatori per riposarsi fra una seduta e l'altra, un'area relax con tavolo da biliardo e Playstation, nonché una piccola stanza per lui con letto, piccolo salotto e angolo cottura.
Spesso resta a dormire nel centro di allenamento, inoltre lascia l'albergo di lusso che gli ha riservato il club per prendere un piccolo appartamento vicino al Centro sportivo. Ogni giorno raggiunge la struttura a piedi o con i mezzi pubblici, fedele fino all'ultimo alle sue idee. Già nel 2018/19 sfiora l'obiettivo della promozione in Premier, venendo eliminato nella semifinale dei playoff dal Derby County di Frank Lampard.
La stagione lo vede anche 'protagonista' di un episodio di 'spionaggio calcistico' attuato ai danni proprio dei Rams eche costa al Leeds una multa di 200 mila sterline dopo che Lampard fa cacciare il collaboratore dell'argentino, armato di binocolo.
"Molte persone si sono espresse sul mio comportamento, tanti lo hanno condannato, dicendo che non è etico, non è morale. - dichiarerà Bielsa - Ma io ho osservato tutti gli avversari contro cui abbiamo giocato, tutte le sedute d'allenamento prima di affrontarli. Quello che ho fatto non è illegale, possiamo discuterne, non è una cosa ben vista ma non ho violato alcuna legge, anche se so che non si può fare tutto ciò che è consentito dalla legge. Non posso dire che questa sia la cosa giusta da fare, ma cercherò di spiegare che non avevo cattive intenzioni. Forse ho violato le regole del fair play, devo adattarmi alle regole legate alle abitudini del calcio inglese".
La promozione in Premier League non può sfuggirgli nella sua seconda stagione, il 2019/20, che vede i Peacocks tornare nel massimo campionato con 2 turni d'anticipo 16 anni dopo l'ultima volta.Nella sua prima in Premier League, ha portato la squadra ad un brillante 9° posto finale, ad appena 3 punti dalla qualificazione alla Conference League. Poi, in quella appena andata in archivio, è giunto un esonero che non macchia però il matrimonio coi britannici.
La nuova avventura si chiama Uruguay, di cui El Loco ha assunto la direzione tecnica a maggio del 2023.
Quando si parla di Bielsa i tifosi sognano nuovi entusiasmanti traguardi. Perchè, come l'argentino ama ripetere spesso:
"Un’opportunità è un goal, e un goal per noi è la vita".
