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Luca Bucci GFX

Luca Bucci, recordman del Napoli con il cuore diviso tra Parma e Torino

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“Vi siete mai chiesti che cosa poteva accadere? Sarebbe andata diversamente se aveste preso il treno invece di perderlo?”.

Sono queste le parole utilizzate anni fa all’interno del trailer di un film il cui titolo sarebbe poi diventato una frase di uso comune: Sliding Doors.

Queste due parole, tradotte dall’inglese, vogliono dire semplicemente ‘porte scorrevoli’, ma in realtà ai giorni d’oggi vengono utilizzate soprattutto per indicare il momento preciso nel quale cambia completamente il corso di una storia.

Un concetto che deve conoscere alla perfezione Luca Bucci, un portiere che proprio nel momento più alto della sua carriera si è trovato a fare i conti con due ‘Sliding Doors’ e tra l’altro arrivati uno quaranta giorni dopo dell’altro. Poco più di cinque settimane, nulla se si pensa a venticinque anni di vita passata ininterrottamente tra i pali di una porta, ma abbastanza per cambiare per sempre il volto delle cose.

Il primo avvenne il 10 ottobre 1995. La Nazionale guidata da Arrigo Sacchi è impegnata a Spalato per una partita di qualificazione ai Campionati Europei del 1996. A difendere la porta Azzurra c’è proprio Luca Bucci che, approfittando dell’infortunio occorso al primo portiere Peruzzi, ha finalmente la possibilità di giocarsi quelle carte che potrebbero consentirgli di scavalcare tutti nelle gerarchie. Pagliuca è stato infatti momentaneamente accantonato dopo qualche incertezza e se è vero che Peruzzi è in grande ascesa, è altrettanto vero che l’estremo difensore del Parma è una garanzia assoluta ed inoltre ha una caratteristica che lo rende perfetto per il gioco a zona: è abilissimo nelle uscite e sa giocare il pallone con i piedi come pochi colleghi.

La corsa che porta al posto di primo portiere della Nazionale ha insomma un favorito, tuttavia è aperta, ma proprio nel giorno della chance tanto attesa, Bucci incappa in un errore che cambierà per sempre le gerarchie e non a suo favore. Al 9’ infatti, si trova molti metri al di fuori della sua area, quando parte un lungo lancio dalle retrovie a favorire la corsa di Suker. Il vento non lo aiuta ed il ribalzo del pallone nemmeno quindi, al fine di evitare un goal certo degli avversari, è costretto ad allontanare la sfera con una mano. Il rosso è inevitabile e la sua partita dura quindi meno di dieci minuti. Al suo posto entrerà un giovanissimo Francesco Toldo che, all’esordio assoluto con la Nazionale maggiore, sfornerà una prestazione così convincente da diventare immediatamente il nuovo ‘secondo’. Bucci, che sperava di poter superare tutti e diventare il ‘primo’, non solo si riscoprirà al ritorno in Italia ‘terzo’, ma di fatto non indosserà mai più la maglia Azzurra.

“Nell’arco di una carriera possono capitare degli episodi sfortunati, ma il rimpianto più grande resta l’espulsione contro la Croazia. Senza quel rosso avrei certamente avuto più occasioni in azzurro”.

Quaranta giorni dopo l’espulsione di Spalato, l’altro evento che prenderà la forma di un bivio. E’ il 19 novembre 1995 e a Parma arriva il Milan di Fabio Capello. Bucci è infortunato e quindi non può scendere in campo. Tecnicamente a sostituirlo dovrebbe essere Alessandro Nista, ovvero il suo vice, ma Nevio Scala trova il coraggio di schierare dal 1’ un ragazzo di diciassette anni che nel corso della settimana in allenamento è stato semplicemente insuperabile: tale Gianluigi Buffon.

Si tratta di una scommessa rischiosa, soprattutto tenendo conto che contro di ci sono di fronte giocatori del calibro di Boban, Roberto Baggio e Weah, ma il giovanissimo portiere ducale non solo se la cava bene, ma para di tutto, anche l’imparabile. Chi assiste a quella partita capisce subito che il Parma ha tra le mani un potenziale fuoriclasse, un giocatore al quale non si può più negare una maglia da titolare.

“Mi è arrivato alle spalle un fenomeno chiamato Buffon e la mia carriera ha preso un’altra direzione - racconterà anni dopo a 'Repubblica' -  A volte provo a immaginare come sarebbe andata la mia storia se non fossi cresciuto lì a Parma, dove è nato calcisticamente anche Gigi".

Bucci si ritrova da primo portiere indiscusso a secondo di lusso. Lui che era cresciuto calcisticamente nel Parma, che si era guadagnato la possibilità di essere intoccabile al termine di un lungo girovagare che l’aveva portato alla Pro Patria, al Rimini, alla Casertana e alla Reggiana, prima della definitiva consacrazione e lui che aveva vinto una Supercoppa Europea e poi una Coppa UEFA da grande protagonista, si riscopre da un giorno all’altro non abbastanza forte da poter competere con un fenomeno, ma troppo forte per poter fare il secondo.

La sua carriera, quella che l’aveva portato in meno di un anno dall’esordio in Serie A nel 1993 al titolo di vice campione del Mondo nel 1994, deve ripartire altrove.

Bucci vive una breve parentesi al Perugia, ma per rilanciarsi definitivamente deve scendere in Serie B. A scommettere su di lui è il Torino che è alla ricerca di elementi importanti che possano consentirgli di rendere meno faticosa la salita che porta al ritorno in Serie A. La prima stagione con i granata si chiude con la più grande delle delusioni: sconfitta ai rigori nello spareggio-promozione contro il Perugia e festa rimandata.

In quella successiva le cose andranno decisamente meglio ed un secondo posto risulterà sufficiente per prendere l’ascensore che conduce direttamente in Serie A.

Bucci troverà nel Torino il secondo amore della sua vita calcistica. Si toglierà delle soddisfazioni dimostrando di essere ancora uno dei portieri più affidabili d’Italia, vivrà la delusione di una retrocessione e la gioia di una nuova promozione e diventerà un idolo della tifoseria.

Certo essere un giocatore del Torino a Torino non è facile, soprattutto se nel frattempo la Juventus miete successi a destra e sinistra, ma intanto Bucci è talmente calato nel mondo granata da vivere quell’esperienza con fierezza, senza invidia e rimpianti.

Luca Bucci GFX

Anni dopo l’addio al Torino, nel parlare della sua esperienza all’ombra della Mole a ‘ToroNews’, ricorderà come viveva quella rivalità con i bianconeri.

“Di certo, l’intera mia vita privata è stata condizionata dallo sport e viceversa. È inevitabile, ma mi ricordo che, in particolare negli anni in cui ero al Toro, non fu sempre tutto rose e fiori. I compagni di mio figlio lo sfottevano quando il Torino – e dunque io – perdeva. Erano tifosi della Juve che in quegli anni (era l’epoca di Moggi) vinceva tanto e un giorno mio figlio tornò a casa e mi chiese: ‘Papà, perché non cambi squadra? Perché non vai alla Juve?’. Cercando di consolarlo, gli risposi: ‘Meglio onesti e perdenti, che disonesti e vincenti’”.

Ci sarà anche lui in campo il 14 ottobre 2001 quando il Torino troverà la forza di pareggiare 3-3 un derby che stava perdendo 3-0 e sarà sempre lui ad esultare più di tutti quando al 90’ Salas sparerà alle stelle, con la complicità di Masperoe della sua famosa buca, il calcio di rigore che sarebbe potuto valere il nuovo sorpasso bianconero a pochi istanti dal triplice fischio finale.

Molto tempo dopo, l’8 febbraio 2006, Bucci si ritroverà a vivere un’esperienza molto simile a quella. Intanto ha lasciato il Toro da qualche anno, ha giocato una stagione ad Empoli, ed è tornato a Parma. La Juventus di Fabio Capello cerca punti importanti contro i ducali che viceversa sperano in un’impresa. Al goal iniziale di Dossena risponde Ibrahimovic e la sfida si rivela molto più equilibrata di quanto da molti previsto. All’80’, Guardalben è costretto a lasciare il campo per infortunio e quindi al suo posto entra proprio l’esperto Bucci.

Gli ultimi minuti sono i più sofferti e all’88’ succede l’incredibile. Contatto quanto meno dubbio in area gialloblù tra Grella e Vieira: l’arbitro Palanca non ha dubbi nel decretare il calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Alessandro Del Piero che coglie la traversa. Bucci nel rialzarsi si lascia andare al classico gesto dell’ombrello.

“Diedero un rigore inventato alla Juve, quel gesto mi venne istintivo. Non era rivolto ai tifosi o ai bianconeri, ma alla Juve di Moggi. Passai una settimana a chiedere scusa a tutti”.

Bucci lascerà il Parma nel 2008 per ritagliarsi un’ultima avventura. E’ il febbraio 2009 ed è svincolato quando il Napoli gli offre un contratto fino al termine della stagione. Le occasioni per mettersi in mostra non sono molte, ma il 19 aprile un infortunio occorso a Navarro gli regala la possibilità di tornare in campo a quasi un anno esatto dall’ultima volta.

I partenopei sono guidati da Roberto Donadoni, che con lui ha condiviso le emozioni in Azzurro di USA ’94, e sfidano il Cagliari di Massimiliano Allegri, che è stato suo ex compagno ai tempi del Perugia.

Bucci è pronto a fare la sua parte e a dare il suo contributo in una stagione nella quale tra i pali del Napoli si sono alternati altri quattro portieri, ovvero Iezzo, Giannello, Sepe e appunto Navarro, e lo fa sapendo che la sua è una carriera ormai agli sgoccioli.

Sarà quella la sua ultima partita in assoluto, ma proprio con quell’ultima uscita si regalerà un record ancora oggi imbattuto diventando, a 40 anni, 1 mese e 6 giorni, il giocatore più anziano a scendere in campo con la maglia del Napoli addosso in Serie A.

E’ un degno finale per un giocatore che nella sua carriera ha provato tutte le emozioni possibili. Ha lottato per lo Scudetto, ma anche per non retrocedere, ha vinto, ma è anche ripartito dalla Serie B, ha lottato per la salvezza in C e si è laureato vicecampione del Mondo.

Ha visto il calcio cambiare nel corso di un’avventura iniziata negli anni ottanta e chiusa negli anni duemila. Oltre vent’anni da protagonista accompagnati da una domanda: come sarebbero andate le cose senza quei due 'Sliding Doors'?

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