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Riccardo MasperoGetty Images

Maspero e il derby della buca: l'incredibile Juventus-Torino 3-3

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E’ il minuto ottantotto quando Marcelo Salas fa suo il pallone e si dirige sicuro verso il dischetto del rigore. Ha la possibilità di decidere un Derby della Mole , il numero 175, che sin lì ha detto tante cose. Tante cose più una che è destinata a consegnarlo alla storia. L’attaccante cileno appoggia la sfera a terra, osserva il portiere avversario Luca Bucci, prende una lunga rincorsa è parte per calciare. Come sempre di sinistro.

Per capire esattamente quanto importante sia quel tiro bisogna fare un salto indietro di ottantotto minuti appunto e ricordare cosa è successo in quello che verrà ricordato come uno dei Juventus-Torino più incredibili di sempre.

E’ il 14 ottobre 2001 e si gioca allo stadio Delle Alpi , ovvero un impianto che oggi non c’è più, ma che all’epoca ospitava, e l’avrebbe fatto fino al 2006, le partite dei bianconeri e dei granata.

La Juventus di Marcello Lippi si presenta alla sfida, valida per il settimo turno del campionato di Serie A, da terza forza del torneo e desiderosa di mettere in cascina quei punti che possano consentirle di recuperare terreno su Inter e Chievo e di rilanciarsi in una lotta Scudetto che poi la vedrà trionfatrice al termine della stagione. Il Torino di Giancarlo Camolese è invece undicesimo ed è reduce da quello che fino a quel punto è stata la sua unica vittoria in campionato: quella per 1-0 ottenuta contro il Parma.

Al di là dei semplici discorsi di classifica, a dare alla partita una peso specifico rilevante c’è ovviamente quella sentitissima rivalità che da sempre caratterizza le stracittadine disputate all’ombra della Mole.

Camolese decide di giocarsi la contesa puntando su una grande densità a centrocampo. Si affida quindi ad una linea a cinque che prevede Asta e Mezzano sugli esterni, Cauet e De Ascentis in mediana con un Franco Semioli, all’esordio in Serie A, chiamato ad agire qualche metro più avanti alle spalle della coppia d’attacco composta da Cristiano Lucarelli e Osmanovski.

Lippi, che deve rinunciare agli squalificati Montero e Davids, disegna invece la sua Juve con un 4-4-2 a trazione anteriore, nel quale Zambrotta e Nedved sono chiamati a spingere sugli esterni, mentre in attacco, al fianco di Trezeguet, c’è un Alessandro Del Piero che è a secco da tre giornate e che è reduce da settimane vissute nel mirino dei più critici.

Al 9’ è proprio il 10 bianconero a sbloccare il risultato : palla recuperata da Trezeguet a centrocampo, passaggio filtrante di Nedved a favorire la corsa di ‘Pinturicchio’ che, entrato in area di rigore, batte Bucci con un destro imparabile. E’ 1-0.

Appena il tempo di riprendere il gioco e i bianconeri trovano anche il raddoppio: calcio di punizione battuto da Nedved, breve batti e ribatti in area granata, e il pallone arriva dalle parti di Igor Tudor che, posizionato a due passi dalla porta, di destro scaraventa in rete. I giocatori del Torino si lamentano per un possibile fuorigioco, ma la posizione del croato e corretta e quindi dopo appena 12’ il risultato è già sul 2-0.

Al 26’ la Juventus cala anche il tris: Nedved scappa via sull’out di sinistra, penetra in area granata e serve un pallone delizioso verso il secondo palo dove c’è ancora Del Piero che, tutto solo, non può avere problemi nel trovare la rete che vale la doppietta personale e soprattutto il 3-0.

Il Torino appare tramortito e sembrano esserci tutti gli ingredienti per una storica debacle. Quello che nemmeno il più ottimista dei cuoi granata può però immaginare e che quella domenica fino a quel punto da incubo, è destinata a trasformarsi in una delle più belle della storia recente del club.

Nella ripresa infatti entrerà in campo una sola squadra: il Torino appunto. Camolese ridisegnerà l’assetto tattico lasciando negli spogliatoi gli evanescenti Osmanovski e Semioli, per lanciare nella mischia Vergassola e Ferrante . I cambi modificheranno il volto di un Toro che, evidentemente anche favorito da una Juventus già in modalità ‘ controllo della situazione ’, dal 57’ inizierà a credere nel miracolo.

E’ appena scoccato il dodicesimo minuto dall’inizio della ripresa quando proprio Ferrante, con un gran esterno destro, serve in velocità Lucarelli che, portatosi a tu per tu con Gigi Buffon, lo trafigge sparando di sinistro il pallone sotto la traversa.

Al 70’ la seconda rete granata: Asta dopo un grandissimo lavoro sulla destra, chiede ed ottiene l’uno-due da Cauet e al momento dell’ingresso in area viene abbattuto da Thuram. Sul dischetto si presenta Marco Ferrante che di destro spiazza Buffon. E’ 3-2 e il Delle Alpi, la porzione almeno occupata dai tifosi del Torino, esplode.

Subito dopo la rete subita, Marcello Lippi inserisce Marcelo Salas per garantire maggiore freschezza all’attacco, mentre poco prima dell’80’ Camolese risponderà con una mossa a sorpresa: dentro Riccardo Maspero , un centrocampista offensivo, per Lucarelli, una punta.

Marcelo Salas JuventusGetty

Quella del tecnico granata è un’altra mossa che si rivelerà perfetta, visto che appena quattro minuti più tardi, sarà proprio Maspero a ribadire in rete un pallone respinto miracolosamente da Buffon dopo un colpo di testa di Ferrante. E’ l’apoteosi: una partita che solo un’ora prima sembrava praticamente chiusa, si riscopre aperta a qualsiasi risultato.

Il Torino a questo punto ci crede e si riversa in avanti alla ricerca di quel goal che vorrebbe dire impresa, ma appena tre minuti più tardi sui granata e sul popolo granata cala il gelo: cross verso il centro dell’area di rigore di Ferrara dove c’è Tudor che, contrastato da Delli Carri , cade al suolo. Il direttore di gara, Borriello di Mantova, non ha dubbi nell’indicare l’assegnazione del penalty . La Juventus si ritrova servita su un piatto d’argento il più clamoroso dei match point.

A questo punto esplode la rabbia dei giocatori del Torino che immediatamente corrono in direzione dell’arbitro, mentre quelli della Juventus ovviamente fanno scudo. E’ in questi brevi attimi di caos che succede un qualcosa di insolito. Riccardo Maspero , l’autore del goal del 3-3, approfittando della confusione si dirige verso il dischetto e, facendo quasi finta di nulla, inizia a scavare, con dei colpetti prima con il piede destro e poi quello sinistro, quella che è una vera e propria buca.

Non se ne accorge nessuno nello stadio, tranne Alessio Tacchinardi che anni dopo, nel ricordare quel Derby, racconterà a ‘Sfide’ di essere stato tra i pochi ad assistere ad una scena che nemmeno le telecamere riuscirono a catturare.

“Ero vicino all’arbitro, ma in quel momento mi giro e vedo Maspero che fa un buco vicino al dischetto del rigore. Lì per lì non capisco nemmeno quello che sta facendo, ma vado e lo spingo via dicendogli ‘Ma che stai facendo?”.

Marcelo Salas è uno specialista dei calci di rigore. Fino a quel punto in carriera ne ha sbagliati appena un paio e solo un mese prima, in una situazione analoga, ne ha trasformato uno nei minuti finali di una sfida con il Chievo che completò un’altra incredibile rimonta, questa volta bianconera, e che valse il 3-2 finale e tre punti pesanti.

Quello che l’attaccante cileno (che nel corso dell’estate precedente era approdato alla Juventus dalla Lazio a seguito di un’operazione complessiva da circa 55 miliardi di lire) non può sapere è che questa volta le sue possibilità di trasformazione si sono notevolmente ridotte, proprio perché Maspero ha avuto l’intuizione di maltrattare di dischetto.

Salas posiziona il pallone in uno spicchio un po’ meno rovinato, parte dall’altezza della linea che delimita l’ingresso in area, e calcia di sinistro spedendo il pallone in curva. Bucci , che ha visto la sfera schizzare via altissima sulla traversa della porta da lui difesa, scatta come una molla per esultare insieme al resto dei compagni, mentre all’attaccante bianconero non resta da fare rivolgere un gesto di scuse verso la curva occupata dei tifosi bianconeri.

Quella di Maspero è stata una carriera fatta di tanta Serie A, tanta Serie B e 407 partite da professionista condite da 52 reti. Centrocampista dotato di grande tecnica, che quando era poco più che un bambino si era guadagnato le attenzioni di Inter e Milan, ma che venne convito dal padre a partire da una squadra di livello inferiore e questo perché convinto che fosse più difficile imporsi lì dove la concorrenza era evidentemente spietata.

Parte quindi dal Fanfulla , si lega in seguito alla Cremonese con la quale esordirà in prima squadra ad appena 17 anni, poi l’avventura nella Sampdoria di Zenga, Mancini, Vierchowod, Mihajlovic, Jugovic, Platt, Lombardo e Gullit, poi ancora il ritorno a Cremona e le parentesi con Lecce , Vicenza , Perugia , Reggiana , appunto Torino , Florentia Viola e Fiorentina , prima di chiudere con il calcio professionistico.

Una vita calcistica di alto livello, condita anche da due presenze con la Nazionale U21, e spesso vissuta con il numero 10 sulle spalle tuttavia, tra tanti gesti, molti dei quali importantissimi dal punto di vista tecnico, quello per il quale verrà più ricordato sarà proprio quello che di fatto contribuì in maniera determinante a decidere uno dei Derby della Mole più belli di sempre.

Lo stesso Maspero , molti anni dopo aver ‘scavato’ quella buca rimasta negli annali, svelerà a Goal cosa lo spinse a tentare quella ‘furbata’ .

“Scalciare il gesso sul dischetto mi venne naturale, fu un gesto di frustrazione. Un rigore nel finale, dopo aver recuperato tre reti alla Juventus, mi appariva ingiusto. Avevamo giocato un secondo tempo incredibile. Mi avvicinai al dischetto, scavai una buchetta con la punta della scarpa perché sapevo benissimo che i rigoristi, essendolo anche io da sempre, amano la zolla pulita per orientare tiro e pallone. Quasi nessuno in campo si accorse del mio gesto, solo Tacchinardi ebbe da ridire. Sì, lo ammetto dopo tanti anni, la buchetta incavata sul terreno di gioco fu decisiva perché Salas non si accorse di nulla e mise il pallone nell’avvallamento del dischetto arato dal sottoscritto. Calciò con potenza di collo pieno e la sfera volò sopra la traversa”.

In quel Derby entrò in campo ad undici minuti dalla fine. Tanti gliene bastarono per meritarsi, a suo modo, un posto nel libro della gloriosa storia del Torino .

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