GOALA vederlo in azione sembra un attaccante degli anni Trenta del Novecento catapultato nel calcio moderno. Fisico da corazziere (un metro e 88 centimetri per 95 chilogrammi) e propensione naturale a fare a sportellate con i difensori avversari, nel suo bagaglio non ci sono qualità tecniche sublimi. Eppure Lucas Pratto qualcosa di speciale ce l'ha: la tenacia e una determinazione fuori dal comune gli hanno permesso di non mollare mai anche quando nessuno sembrava più disposto a credere in lui.
La sua carriera da calciatore può dividersi in due parti molto diverse. La prima, che lo ha visto lottare fra mille difficoltà per affermarsi nel calcio professionistico e fallire alcune opportunità importanti, la seconda che invece ha segnato il suo riscatto e la sua ascesa nel panorama calcistico mondiale, indossando maglie diverse e giocando in vari Paesi.
Lucas nasce il 4 giugno 1988 nell'umile Barrio di Altos de San Lorenzo, a La Plata, dove tutti i giorni deve fare i conti con la povertà. Nella città di origine inizia a giocare a calcio a 7, per poi passare nelle giovanili dell'Estudiantes. Ma il club biancorosso lo scarta, non credendo nelle sue qualità, e l'attaccante, che inizialmente gioca come centrocampista offensivo, deve ingoiare un primo boccone amaro.
"Credevo di valere di più", dirà qualche anno dopo.
Ci prova allora con il Gimnasia, l'altra squadra di La Plata, ma anche qui niente da fare. Decide così di raggiungere suo fratello nel Defensores de Cambaceres, club la cui prima squadra milita nelle serie minori argentine.
La gavetta è dunque la strada che Lucas deve seguire. Anche perché la vita non è con lui generosa: il padre abbandona la famiglia, e lui e suo fratello devono arrotondare le entrate con dei lavoretti. Lucas distribuisce volantini e fa il custode di sale ricevimenti per 50 pesos al mese. Grazie ai suoi sacrifici può comprarsi delle nuove scarpe da calcio.
"Dato che non avevo i soldi per comprarne di marca, - racconterà - mia madre le faceva produrre da un negozio di scarpe del quartiere. Costavano meno: 25 nere, 30 se di altri colori. E io per combinarle con i colori del Cambaceres le ordinavo bianche con il simbolo della Nike rosso. Tutto falso ovviamente".
L'adolescenza di Pratto è significativa di quella che sarà poi la sua carriera. Lo nota Gabriel Palermo, fratello del più noto Martin, e per Lucas si aprono improvvisamente le porte delle giovanili del Boca. Qui si impone con la sua fisicità e a suon di goal arriva fino alle porte della prima squadra. Gli Xeneizes hanno però al centro dell'attacco l'altro Palermo, Martin appunto, e così Lucas viene mandato a fare esperienza in prestito prima con il Tigre (13 presenze e un goal) con cui debutta nel massimo campionato argentino, quindi addirittura in Norvegia con il Lyn Oslo (31 presenze e 4 goal).
Tornato al Boca, dopo solo 2 partite viene scaricato dagli Xeneizes, ingoiando una nuova delusione. Va a titolo temporaneo prima all'Union Santa Fé (6 reti in 19 gare) e nel 2010/11 all'Universidad Catolica, in Cile. Qui esplode, tanto da realizzare 16 reti fra campionato e coppa. Il Boca lo mette sul mercato, e per il centravanti l'occasione arriva dall'altra parte dell'oceano. Il presidente Enrico Preziosi gli dà infatti la possibilità di misurarsi con la Serie A.
Getty ImagesIl passaggio dagli Xeneizes ai rossoblù, che lo pagano circa 11 milioni di euro, è ufficializzato il 7 luglio 2011, con la deposizione del contratto. Pratto, che da giovane era chiamato 'El Tanque', 'Il Carro armato', come molti suoi connazionali dotati di una stazza fisica importante, sbarca in Serie A con il soprannome di 'El Camello', ovvero 'Il Cammello', che gli attribuiscono per le sue movenze non proprio agili. Anche la maglia che sceglie, la numero 2, è singolare per un attaccante, e rivela che il Grifone, più che un attaccante, ha preso un personaggio.
In rossoblù, nonostante le buone premesse, Pratto sarà una meteora. Con Malesani in panchina inizia bene, segnando 2 reti in Coppa Italia contro Nocerina e Bari, tuttavia la stagione negativa della squadra condizionerà anche il suo utilizzo. Dopo il k.o. per 6-1 contro il Napoli in panchina arriva Pasquale Marino. L'unica gioia in Serie A per l'attaccante argentino arriva il 18 dicembre 2011, quando un suo goal porta al successo per 2-1 contro il Bologna.
La sua unica stagione italiana si chiude con 16 presenze e 3 goal fra campionato e Coppa, anche perché il 7 febbraio 2012 il club rossoblù lo piazza senza pensarci su troppo, in prestito per mezzo milione di euro con diritto di riscatto fissato a 3, al Velez Sarsfield. Anche perché il ventiduenne vuole giocare.
"Rodrigo Palacio (suo compagno di squadra in rossoblù, ndr) mi diceva di avere pazienza e attendere il mio momento, - racconterà - ma io non volevo aspettare. Ero giovane e desideravo giocare".
Il Genoa, che in Primavera effettua il 2° cambio di allenatore, affidandosi nel finale a De Canio, conquista una sudata salvezza, mentre Pratto con la formazione di Liniers si toglie grandi soddisfazioni, e inizia a dimostrare di non essere quel 'bidone' che qualcuno in Italia pensa.
Sotto la sapiente cura di Ricardo Gareca, Pratto lavora duro e migliora notevolmente sotto tutti i punti di vista. In tre anni e mezzo segna 30 reti in 90 presenze, vince un titolo argentino e una Supercoppa argentina, oltre al titolo di Giocatore dell'anno e capocannoniere nel 2014, e si fa apprezzare in Copa Libertadores, che diventa il suo palcoscenico naturale.
"Lucas garantisce grande spirito di sacrificio, anche in fase difensiva. È intelligente e capisce molto bene il gioco, assicura goal e assist, ma è soprattutto un gran professionista, dalla personalità forte".
Nel 2013 il club argentino lo riscatta e nel 2015 per Pratto si aprono addirittura le porte del calcio brasiliano. Lo vuole l'Atletico Mineiro, che in attacco lo schiera addirittura esterno destro in un tridente con Robinho a sinistra e Fred centravanti. Anche con i bianconeri Pratto fa bene e segna, finendo per guadagnarsi la convocazione nella Nazionale argentina. Il Ct. Bauza lo preferisce nel corso delle Qualificazioni ai Mondiali 2018 addirittura a gente del calibro di Aguero e Higuain.
"In Nazionale gioca Pratto - sosteneva Hernan Crespo a 'Central Fox' - perché gli altri non ci mettono l'anima".
Con l'arrivo di Sampaoli l'avventura di Pratto in Nazionale si chiude con 5 presenze e 2 reti, mentre la sua carriera prende il volo. Gioca un anno al San Paolo (12 goal in 35 gare) ma è con il trasferimento al River Plate nel 2018 che il centravanti di La Plata realizza il suo riscatto. Lui, che era cresciuto nel Boca, senza che gli Xeneizes poi credessero in lui, si ritrova a vestire la maglia dei loro acerrimi rivali, i Millonarios, fortemente voluto da Marcelo Gallardo.
Axel Lloret/Getty ImagesQuel suo vecchio soprannome, 'El Camello', che a lui non piaceva, viene messo in soffitta, e ne arriva uno nuovo, 'El Oso', ovvero 'L'Orso', coniato dal radiocronista Pato Mahón, con tanto di esultanza dedicata a braccia conserte dopo i goal. La 'vendetta' sportiva perfetta si consuma il 9 dicembre 2018 nella finale di ritorno della Copa Libertadores, che vede opposte le due squadre di Buenos Aires nel Superclasico. La gara si gioca a Madrid, dopo i gravi incidenti occorsi fuori dal Monumental e il 2-2 dell'andata a 'La Bombonera'.
Già nel primo match l'ex punta del Genoa firma l'1-1 e propizia l'autogoal di Izquierdoz per il definitivo 2-2. Ma è al Bernabeu che si supera. Nella ripresa, con il River sotto 1-0 per una rete di Benedetto, sigla infatti l'1-1, portando la gara ai supplementari. Gli Xeneizes restano in 10 uomini e i Millonarios chiudono i giochi con le reti di Quintero e Martínez. Pratto e compagni sollevano la Libertadores. Per il centravanti è la gioia più bella.
I Millonarios ci riprovano anche nel 2019, stavolta però le cose per gli argentini non vanno positivamente: Pratto finisce al centro delle polemiche per alcune dichiarazioni pre-gara. La vendetta del Flamengo arriverà sul campo. I rubro-negros vincono 2-1 con Gabigol sugli scudi, e Pratto che propizia con un suo errore la rete del pareggio per i brasiliani. L'argentino si rialzerà però ancora una volta conquistando in quello stesso anno la Coppa d'Argentina e la Recopa Sudamericana. Il 'Cammello' è diventato 'Orso' e alla sua maniera, facendo sempre a sportellate con difensori e rivali, si è preso la sua rivincita su chi non aveva creduto in lui. Guadagnandosi il ritorno in Europa, al Feyenoord, nel primo giorno di calciomercato del 2021: una parentesi breve, visto il ritorno in Argentina, di nuovo al Velez.
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