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La Sampdoria campione d'Italia: Vialli e Mancini e lo storico Scudetto 1990/91

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Ci sono trionfi che per la loro eccezionalità valgono quanto 7 o 8 di quelli di una grande squadra. Fra i titoli più recenti non conquistati da una big, un posto di rilievo nella storia del calcio italiano ce l'ha sicuramente lo Scudetto 1990/91, conquistato dalla Sampdoria del presidente Paolo Mantovani, che precede Milan, Inter e Genoa, coronando un ciclo iniziato nella prima metà degli anni Ottanta con l'avvento alla presidenza dei genovesi dell'imprenditore petrolifero.

LA ROSA CHE FARÀ L'IMPRESA

Milan, Inter e Napoli sono le tre grandi favorite nell'anno post Mondiale di Italia '90. La regina dell'estate è però la Juventus, che acquista Roberto Baggio, Thomas Hässler, Paolo Di Canio e il difensore brasiliano Julio Cesar.

La Sampdoria, che nel 1989/90 si è piazzata al 5° posto e ha vinto l'ultima Coppa delle Coppe, sul calciomercato attraverso il Direttore sportivo Paolo Borea fa il suo, acquistando il 'motore' della Dinamo Kiev Aleksei Mikhailichenko. Per la stella del calcio sovietico il club genovese investe 6 miliardi e mezzo di Lire.

Il centrocampista sovietico si inserisce in un gruppo molto affiatato già da qualche anno. Davanti ci sono 'I gemelli del goal': Gianluca Vialli, reduce da dei Mondiali deludenti, che sarà devastante sul piano realizzativo, e Roberto Mancini, in condizioni di forma smaglianti, con Marco Branca come rincalzo.

A centrocampo Fausto Pari è il mediano titolare davanti alla difesa, mentre il sovietico nuovo arrivato, quando sta bene, ha compiti di costruzione di gioco. Nelle occasioni in cui gli acciacchi lo costringono al forfait, al suo posto trova spazio Ivano Bonetti. Beppe Dossena e l'acciaccato Toninho Cerezo si alternano nel ruolo di rifinitore per le due punte, con Attilio Lombardo padrone della fascia destra e devastante quando parte palla al piede.

In difesa, davanti al portiere Gianluca Pagliuca, protagonista di una stagione strepitosa, Mannini è il terzino destro marcatore, Pietro Vierchowod e Luca Pellegrini sono i due centrali titolari, con Marco Lanna alternativa di quest'ultimo nel ruolo di libero. A sinistra, infine, si alternano lo sloveno Srecko Katanec e il jolly Giovanni Invernizzi.

Boskov PSGoal

BOSKOV, IL PAPÀ DI TUTTI 

Incaricato di amalgamare il gruppo e di trasformarlo in una squadra vincente è ancora una volta mister Vujadin Boskov, considerato da tutti i giocatori come un papà. Il tecnico serbo, affiancato sempre dal fido Pezzotti, con le sue battute dissacranti e graffianti, riesce a trasformare l'allegria quasi goliardica dello spogliatoio genovese da presunto punto debole a punto di forza.

"Più che un allenatore era un padre. - dirà di lui a 'GianlucaDiMarzio.com' Pietro Vierchowod - Non è che ci imponesse le cose, però ce le faceva sembrare obbligatoriamente piacevoli. La sua forza più grande era la gestione del gruppo. Boskov ascoltava sempre i suoi ragazzi, facendo sentire tutti partecipi. Anche se alla fine decideva lui".

"Una volta - ricorda l'ex difensore centrale - c'è stata una partita importante in cui la squadra voleva che giocasse Toninho Cerezo. Lui disse va bene, se la Samp vuole così metterò Toninho. Eravamo felici, io gli altri big: il brasiliano era indispensabile per il nostro gioco. Prima del match fui io a dirgli di stare tranquillo perché sarebbe partito dall'inizio. Poi il colpo di scena: dieci metri prima di entrare in campo, dove l’allenatore era solito consegnare le maglie, quella di Cerezo la diede a Katanec. Toninho venne da me, un po’ incazzato: cosa potevo dirgli, se Boskov aveva cambiato idea all’ultimo? Poi vincemmo grazie a un goal di Katanec. E a fine stagione conquistammo lo Scudetto”.

Non mancavano mai, naturalmente, i momenti goliardici. 

"Vujadin non ci vedeva molto - racconta Vierchowod - Questo era il grande equivoco, mentre la tv inquadrava la nostra panchina. Quando le cose succedevano nella nostra metà campo, ancora ancora si salvava. Ma a 70 metri di distanza strizzava gli occhi e chiedeva sempre al suo vice chi avesse sbagliato. Era una comica. Meno male che avevamo un grande secondo come Pezzotti, bravissimo a leggere le partite e a consigliarlo. Perché non portasse gli occhiali? Misteri di Boskov…”

L'ironia è un elemento imprescindibile per l'uomo del "Rigore è quando arbitro fischia". 

"Scendete in campo e sparpagliatevi", diceva ai suoi ragazzi prima del fischio d'inizio.

E quando si incappava in qualche risultato sfavorevole, nessun dramma.

"Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0", amava ripetere.

Roberto Mancini Gianluca Vialli SampdoriaGetty

IL CAMMINO FINO ALLA GLORIA

La stagione si apre con il Milan di Sacchi che parte forte e prende subito la vetta della classifica con 3 vittorie consecutive. Alle sue spalle, fra gli inseguitori, stupisce la presenza del Pisa di Lucescu. I toscani crollano però alla 5ª e vengono risucchiati a centro graduatoria.

Intanto, dopo qualche pareggio di troppo, in avvio di torneo, il 28 ottobre del 1990 Toninho Cerezo veste i panni del 'killer' del Diavolo, e lo affossa con un goal a San Siro che regala ai blucerchiati il sorpasso in vetta alla classifica. 

Vialli e Mancini giocano su livelli altissimi, nella 9ª giornata, il 18 novembre 1990, Mancini e Vialli travolgono 4-1 il Napoli al San Paolo. Spettacolare e impresso nella memoria resta il goal al volo segnato da Roberto Mancini (autore di una doppietta) su assist di Attilio Lombardo. 

Nel turno seguente, però, la Sampdoria cade nel Derby della Lanterna contro il Genoa, e l'Inter l'acciuffa al vertice. I genovesi non vanno oltre il pari al Sant'Elia di Cagliari, e anche la Juve di Maifredi si issa al comando. 

Sampdoria-Roma è rinviata, ed ecco allora che i nerazzurri ne approfittano per prendere il largo. Segue un nuovo pareggio esterno contro il Bari, se non che il 30 dicembre la squadra di Boskov travolge i nerazzurri di Trapattoni per 3-1 al Ferraris. Prova strepitosa di Vialli, che segna una doppietta e fa sudare sette camicie alla retroguardia milanese.

Grazie ai 2 punti della vittoria i genovesi tornano in testa a pari punti. Il mese di gennaio è però negativo per l'armata blucerchiata, che perde consecutivamente con Torino e Lecce e pareggia con la Lazio, scivolando addirittura in 5ª posizione.

L'Inter, sul filo di lana, conquista il titolo di 'Campione d'Inverno', ma la Sampdoria, che batte 2-1 la Roma nel recupero il 23 gennaio, mette la 5ª in avvio di girone di ritorno. Due reti di Branca regalano 4 punti pesanti contro Cesena e Fiorentina. Sono in testa in tre: Inter, Milan e i genovesi, mentre la Juventus ha un calo verticale.

La Sampdoria non si ferma più e punta allo storico risultato: nell'ordine cadono anche Bologna, Juventus e Parma. Alla 23ª giornata l'Inter però si rifà sotto, vincendo a Pisa, mentre i liguri pareggiano con l'Atalanta. La lotta al vertice sembra serrata, ma il tandem al comando dura solo due domeniche.

Scudetto Sampdoria 1991

Decisivo si rivela il Derby della Madonnina: Van Basten infligge infatti una dura sconfitta ai nerazzurri, mentre i ragazzi di Boskov travolgono con un 4-1 che non ammette repliche il Napoli di Maradona: con le reti di Cerezo e Lombardo e una doppietta dello scatenato Vialli i doriani prendono così il largo in classifica.

Nel successivo turno ottengono un prezioso 0-0 nel derby con il Genoa, mentre i partenopei impongono il pareggio all'Inter. La marcia dei blucerchiati continua con un successo in trasferta sulla Roma targato Vierchowod e un rocambolesco 3-2 sul Bari.

Il 5 maggio 1991 lo scontro diretto del Meazza premia ancora una volta i blucerchiati: le reti di Dossena e di Vialli, che in contropiede si lancia verso la porta avversaria, scarta anche Zenga e deposita in rete, sono il preludio, nonostante non manchino le polemiche arbitrali, alla festa Scudetto di 15 giorni dopo.

Quella vissuta contro il Lecce, al Ferraris, il 19 maggio 1991, è dunque una giornata storica per i blucerchiati e per tutti i loro tifosi. Il 3-0 con cui i genovesi travolgono i salentini, scandito dai goal di Cerezo, Mannini e Vialli, consegna lo Scudetto nelle mani della Sampdoria. In campo e sugli spalti esplode una festa che così entusiasmante da quelle parti non si era mai vista. 

Il sogno di Paolo Mantovani, che con pazienza e passione aveva costruito quella squadra, rilevando la società il 3 luglio 1979, e portandola dalla Serie B ai vertici del calcio italiano ed europeo, era realizzato. Vialli, che a fine anno conquista anche il titolo di capocannoniere del campionato con 19 goal, Toninho Cerezo e Ivano Bonetti, per tenere fede a una scommessa, festeggiano ossigenandosi i capelli.

Sembra addirittura che la moglie del centrocampista brasiliano non gli abbia rivolto la parola finché non sia tornato al suo colore naturale. Per lui, vincere il titolo a 36 anni, sarà una grande emozione. Come per tutti i tifosi della Sampdoria, che quell'impresa non la dimenticheranno mai.

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