LassissiGetty/GOAL

La parabola di Saliou Lassissi: da 'nuovo Thuram' al ripido declino fra infortuni e un carattere irascibile

Archivio Storie

Da giovane con la sua fisicità straripante aveva stregato tutti, persino il Direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, che aveva provato a battere sul tempo la concorrenza, la sua specialità, per portare il giocatore ivoriano a parametro zero a Torino. Non ci riuscirà soltanto perché il personaggio in questione aveva messo la propria firma su due contratti diversi, finendo per restare in Francia, nelle fila del Rennes, club con cui si era affermato.

Aveva effettivamente grandi mezzi, Saliou Lassissi, colosso di un metro e 85 centimetri per 80 chilogrammi di peso forma , ma anche grossi difetti, che in un primo momento rimasero nascosti dal suo talento. Tuttavia, una volta emersi, finirono per schiacciarlo in un vortice senza uscita, e, unitamente a un grave infortunio, per portarlo ai margini del grande calcio e fargli concludere con largo anticipo una carriera che prometteva di essere di ben altro livello.

GLI ESORDI AL RENNES E L'APPRODO IN ITALIA

Lassissi nasce ad Abidjan, in Costa d'Avorio, il 15 agosto 1978. In tenera età il padre lo abbandona assieme a sua madre e ai suoi 5 fratelli e Saliou deve da subito diventare grande. A 15 anni un commerciante di automobili lo porta in Francia e qui inizia la carriera calcistica, con l'ingresso nelle Giovanili del Rennes nel 1993.

A 18 anni, nella stagione 1996/97, fa il suo debutto nel calcio professionistico giocando la Ligue 1 con il Rennes. Mette insieme 21 presenze e un goal e, soprattutto, la fisicità prorompente attira su di lui l'interesse di grandi club europei. Su tutti la Juventus, con il d.g. Luciano Moggi che gli fa firmare un contratto a parametro zero. Ma il giocatore, all'insaputa del dirigente, aveva già siglato un altro accordo per il rinnovo con il club rossonero, e il passaggio ai bianconeri sfuma. Non senza strascichi, visto che Moggi accusa il ragazzo di scarsa professionalità.  

Fatto sta che Lassissi resta al Rennes anche per la stagione successiva. Il suo fisico, così esplosivo, è anche fragile muscolarmente e i primi infortuni gli fanno perdere gran parte del 1997/98, anno in cui riesce a scendere in campo appena 7 volte. Nell'estate 1998 c'è tuttavia chi è pronto a investire su di lui, che in molti indicano come 'Il Nuovo Thuram': è il Parma di Callisto Tanzi,  la squadra dove gioca anche il difensore francese, che per portare l'ivoriano in Emilia sborsa 4 miliardi di vecchie Lire. 

Già dalle amichevoli estive si capisce che di contro alle qualità fisiche e ad una discreta tecnica, il ragazzo ha problemi caratteriali non di secondo piano. Il 30 luglio 1998, nella Coppa Valle d'Aosta, contro l'Inter, quando i toni agonistici inspiegabilmente si alzano, lui eccede e si rende protagonista, per così dire, di un'entrataccia su Nicola Ventola, che rischia di fare molto male all'attaccante nerazzurro, e per la quale viene anche ammonito.

A fine gara, il tecnico dell'Inter, Gigi Simoni, gli tira le orecchie: 

" Non ritengo giusto rischiare di farsi male in partite del genere. È stata comunque una buona prestazione da parte di tutti, non facile tenendo conto che si è trattato di una partita piuttosto dura".

All'indomani 'La Gazzetta dello Sport' rincara la dose.

"Estremamente determinato il neo acquisto Lassissi. - scrive la 'rosea' - Se solo si fosse risparmiato qualche calcione... ". 

E gli fa eco 'La Repubblica'.

"... Tipo Lassissi, giovane stopper francese (in realtà è ivoriano, ndr) che avrebbe legittime aspirazioni alla Thuram (è elegante, rapido, forte) se soltanto fosse meno rissaiolo, soprattutto con Zamorano".

SAMPDORIA, SQUALIFICHE E RETROCESSIONE

Dopo una presenza da titolare in Coppa Italia contro il Genoa, il 20 settembre del 1998  Lassissi fa il suo esordio in Serie A in Venezia-Parma 0-0, subentrando al 90' a Sartor come centrale destro. Ma l'ivoriano è chiuso nel suo ruolo dalla coppia Thuram-Cannavaro e il club emiliano, per farlo crescere e fargli fare esperienza, decide di mandarlo in prestito alla Sampdoria già ad ottobre.

Il tutto nonostante il giocatore, parlando di se stesso in terza persona, avesse reso noto il suo punto di vista:

"Lassissi non è inferiore a Thuram".

Genova è del resto una piazza importante e il difensore può mettere in mostra le sue qualità. Almeno nelle intenzioni della società gialloblù. Invece sarà fra i protagonisti in negativo di quell'annata, che si concluderà con la retrocessione in Serie B dei liguri.

La stagione con i blucerchiati lo vede collezionare 19 presenze e un goal in campionato più una presenza in Coppa Italia, ma è caratterizzata per l'ivoriano dal record stagionale di giornate di squalifica . Lassissi riceve infatti 3 cartellini rossi che gli valgono ben 7 giornate di stop.

L'8 novembre 1998, in Sampdoria-Salernitana, la prima follia. Il difensore ivoriano spinge infatti a gioco fermo Gennaro Gattuso, guadagnandosi il rosso diretto. Non soddisfatto, sotto lo sguardo incredulo di Luciano Spalletti,  rifila una spallata all'arbitro Bettin e prende a schiaffi il compagno di squadra Palmieri, intervenuto per cercare di calmarlo. Il risultato di un simile comportamento sono 5 turni di squalifica, poi ridotti a 3

Lassissi trova quindi la sua prima rete italiana il 14 febbraio 1999, segnando alla Roma il provvisorio 1-1 in quella che, nonostante la sconfitta finale (3-1 per i giallorossi) sarà una delle sue migliori prestazioni stagionali. A marzo però al Ferraris è di scena l'Inter e Lassissi ricasca in un episodio violento.

Con i nerazzurri ci sono del resto ruggini dall'amichevole estiva, e Lassissi al 20' è cacciato dall'arbitro dopo reciproche scorrettezze con Nicola Ventola, colui che era stato vittima di un suo duro fallo nel precedente confronto. Anche stavolta il Giudice Sportivo gli dà 3 giornate di stop. L'annus horribilis dell'ivoriano sotto il profilo disciplinare si chiude con la terza espulsione stagionale, stavolta per fallo da ultimo uomo, il 2 maggio contro il Milan di Zaccheroni che stava per laurearsi campione d'Italia.

Saliou LassissiGetty Images

IL PARMA E LA FOLLIA CON LA COSTA D'AVORIO

Conclusa la fallimentare stagione con la Sampdoria, Lassissi fa rientro al Parma, dove resta per l'anno 1999/00. L'anno con Malesani in panchina si apre bene, visto che il difensore è protagonista da titolare nel successo per 2-1 al Meazza contro il Milan campione d'Italia nella Supercoppa italiana, primo trofeo della sua carriera. L'ivoriano gioca titolare da centrale destro accanto ai mostri sacri Thuram e Cannavaro e fa la sua figura, venendo sostituito al 72' da Torrisi. Il 25 agosto debutta anche in Champions League nel playoff di ritorno contro i Rangers.

La nuova follia è però dietro l'angolo e stavolta si verifica in Nazionale. Nell'inverno del 2000 il difensore gialloblù viene infatti convocato dalla Costa d'Avorio per la Coppa d'Africa. Durante un allenamento in ritiro, perde letteralmente le staffe per un passaggio sbagliato di Blaise Kouassi, suo compagno di squadra, e gli spacca il labbro con una testata.  Il Ct. degli Elefanti, Martin Gbonké Tia,  lo caccia via e Lassissi non indosserà più la maglia della Nazionale, chiudendo la sua esperienza con sole 8 presenze.

Ma non finisce qui perché, una volta tornato nella sua città natale, Abidjan, è fermato dalla polizia militare locale. Viene così interrogato e costretto a seguire un corso di educazione civica. Il giocatore del Parma è costretto a sottoporsi ad una gogna mediatica,  e viene rilasciato soltanto dopo aver fatto le sue scuse al Paese in diretta televisiva.

Tornato in Italia, chiude il 1999/00 con 14 presenze in Serie A, prima di essere ceduto in prestito alla Fiorentina di Fatih Terim .

FIORENTINA, GIOIE E COLPI DI TESTA

Lassissi diventa il primo giocatore africano della storia della Fiorentina. La stagione a livello personale, nonostante qualche incomprensione con l'allenatore turco, che sarà poi sostituito in corso da Roberto Mancini, sarà piuttosto positiva con 14 presenze e una rete in campionato contro il Perugia, 3 presenze in Coppa Italia ed una in Coppa UEFA.

Proprio la Coppa Italia vedrà la vittoria della Viola , con Lassisi che gioca anche gli ultimi minuti della finale di ritorno contro il Parma, club proprietario del cartellino. Fuori dal campo, però, per il difensore non mancano le disavventure. La più clamorosa avviene quando centra in pieno con la sua auto dei bidoni dell'immondizia . Non soddisfatto, è denunciato da una vigilessa accorsa sul posto per tentata aggressione.

Gli aneddoti poi si sprecano, con i fatti reali che si confondono con la leggenda: da un presunto doppio tunnel in allenamento a Gabriel Omar Batistuta, in preda a deliri di onnipotenza, alle discussioni con Terim.

"Ha usato la Fiorentina per farsi un nome  - denunciò il centrale viola - Terim ha fatto credere di essere un genio ma, se lo fosse davvero, perché non ha fatto una magia in Coppa Uefa contro l’Innsbruck? Lui si prende i meriti ma di questa squadra non gliene importa un accidente".

Saliou LassissiGetty Images

LASSISSI ALLA ROMA: LA CARRIERA SPEZZATA

Sul difensore ivoriano decide tuttavia di scommettere la Roma di Franco Sensi, che lo porta nella capitale nell'ambito di un triplice scambio con i ducali.  Gurenko, Mangone e Poggi si trasferiscono in Emilia, mentre Fuser, Longo e Lassisi approdano nella capitale. La cosa più incredibile è la valutazione del cartellino dell'ivoriano, ben 20 miliardi di Lire.

L'avventura in giallorosso del difensore africano, per usare un eufemismo, non inizia però con il piede giusto. Lassissi si presenta infatti in ritardo nel primo giorno di ritiro, e si becca l'inevitabile cazziatone di Fabio Capello.  Per farsi scusare, l'ex gialloblù regala ad ogni compagno e membro dello staff un orologio.

Il 7 agosto del 2001, l' amichevole all'Olimpico contro il Boca Juniors, che dovrebbe essere una festa di inizio anno, si trasforma invece per il difensore ivoriano in un vero dramma. Lassissi debutta davanti ai suoi tifosi al 60', subentrando a Zebina sul risultato di 2-0 per i giallorossi. Ma dopo appena 7' accade il fattaccio.

Saliou protegge una palla in apparenza innocua, ma  Antonio Daniel Barijho da dietro effettua un'entrata sconsiderata. L'impatto con la gamba sinistra di Lassissi è violentissimo, e il giocatore riporta la rottura di tibia e perone . Di colpo i sogni e le speranze di quello che era considerato 'Il Nuovo Thuram' svaniscono nel nulla.

Lassissi, infatti, dopo quel grave infortunio, non indosserà mai la maglia giallorossa, e la sua carriera sarà praticamente finita con largo anticipo a soli 31 anni . Lassissi è portato all'Ospedale San Carlo e operato, e dal nosocomio romano perdona l'autore dell'entrata killer.

" Voleva recuperare la palla, non posso dirgli nulla. Deve stare tranquillo, è stato un incidente. Deve stare tranquillo e dimenticare tutto, non è stata colpa sua. Mi piacerebbe ricevere la sua maglietta, potrebbe nascere una piccola amicizia, ma non voglio mettergli pressione".

Per la carriera di Lassissi, invece, non ci sarà nulla da fare. Le terapie cui è sottoposto a Villa Stuart non fanno effetto, così perde la pazienza e il 6 settembre  lascia la clinica , decidendo di curarsi da solo, perché, a suo dire, gli vengono date le medicine sbagliate. 

"Continuo a sentire dolore, soffro molto, non vivo più, dormo sul divano, mi sveglio come un barbone, dormo mezz’ora a notte. - rivela a 'Il Corriere della Sera' - Non mi riconosco più, mi vedo male, anche la mia fidanzata mi chiede come è possibile che stia così. Non sono una testa matta, ho bisogno di essere aiutato e farei qualsiasi cosa per guarire". 

Il suo procuratore, Antonio Caliendo, attacca il club capitolino.

" C’è stata una negligenza da parte del dottor Brozzi, il responsabile sanitario. - accusa - Lassissi viene seguito da vari consulenti, ma ognuno dice una cosa diversa. Brozzi non ha mai telefonato a Lassissi per chiedergli come sta".

Intanto il giocatore inizia una nuova terapia con  Gianluca Camiglieri , consulente medico della Roma, ma anche qui i problemi non mancano.

"Mi ha detto che non può venire perché la Roma non lo paga e lui deve andare a Firenze. - spiega Lassissi - Gli ho risposto che può venire anche alle 6 di mattina, tanto non dormo, e che lo pago io, se questo è il problema".

Il difensore si sottopone ad ogni cura possibile e immaginabile, anche a delle dolorose punture che lo spaventano, pur di tornare a giocare. Dopo più di un anno di infortunio, nell'autunno del 2002 l'ivoriano torna a disposizione di Capello. Il tecnico vorrebbe testarlo con la Primavera ma arriva il divieto di Sensi per questioni assicurative. La Roma , infatti,  a un certo punto non gli versa più lo stipendio.

Ne nasce un aspro contenzioso con il club,  anche di natura economica, visto che il club giallorosso a un certo punto smette di pagare lo stipendio del calciatore.

“Hanno detto che serviva un altro certificato medico, ma anche per il dottore era tutto a posto. Sensi potrebbe essere mio nonno, non voglio insultarlo, ma nemmeno essere preso in giro. Una volta volevano darmi solo un mese su tre che mi dovevano. Gli ho risposto: o tutto o niente.  Come pagano Batistuta devono pagare anche Lassissi. Non chiedo di giocare la Champions, a me basterebbe l'amichevole di giovedì a Frosinone , afferma l'ivoriano.

"Pago tutti tranne Lassissi", replica il presidente giallorosso, che non intende retribuire un giocatore inattivo praticamente da oltre un anno. 

La frattura fra il club e il giocatore è insanabile, e finisce in Tribunale. Alla fine il Colleggio arbitrale gli dà ragione, e la Roma deve corrispondergli fino all'ultimo euro non pagato. Ma la sua avventura in giallorosso si conclude nel 2004 dopo 3 stagioni con zero presenze.

" La Roma mi ha rovinato, - dichiara Lassissi al 'Corriere della Sera' - e ancora oggi non so perché ".

IL TRISTE EPILOGO E L'ANONIMATO

Lasciata l'Italia, Lassissi va a vivere a Parigi e di fatto non tornerà mai quello che era stato prima. Dopo essersi allenato per alcuni mesi con il Bastia, nel giugno 2005 firma un contratto con il Nancy, con la speranza di rilanciarsi. Ma gioca solo con la squadra riserve e a gennaio 2006 lascia i francesi per far ritorno in patria con l' RFC Daoukro . Prova a tornare in Europa e firma con il Bellinzona, che milita nella Serie B svizzera ed è allenato da Vladimir Petkovic. 

Gioca 3 gare, poi, a causa del suo carattere orgoglioso ai limiti dell'insolenza, rompe anche con questo club.

"In Svizzera non si è integrato. - racconta a 'La Gazzetta dello Sport' Andrea Conti, fratello di Daniele - Arrivò con un Suv bianco e si presentò parlando in terza persona. Entrò in spogliatoio e disse al tecnico Petkovic: ‘Qui bisogna ascoltare Lassissi, Lassissi comanda la difesa’. La comandò in una partita e la squadra subì due goal per colpa sua“.

Gioca con i  Dilettanti francesi dell'Entente  e con il Sokól Skromnica,  formazione amatoriale polacca, prima di appendere definitivamente gli scarpini. Nel 2012 il 'Nuovo Thuram' chiudeva così la sua avventura da calciatore nel più totale anonimato.

Pubblicità