Ammesso e non concesso che le partitelle si disputino ancora, con i frenetici ritmi del calcio moderno a triturare tutto e tutti, la Juventus farebbe bene ad affidarsi al suo 7 anche nei vecchi e cari test di metà settimana.
Un’usanza, in verità, non più di moda alla Continassa, considerando come da quelle parti si giochi pressoché ogni tre giorni. Il senso del discorso, comunque, non cambia. Anzi, si rafforza dopo la deludente prova offerta dalla Signora a Benevento.
Altro giro, altra battuta a vuoto, sempre contro una neo-promossa. Dopo Crotone, dunque, i campioni d’Italia sbagliano anche al Vigorito. E ora, indubitabilmente, due indizi fanno una prova: la Juve è Cristiano Ronaldo dipendente.
Concetto banale, ovvio, dal momento che tutte le squadre non possono fare a meno del loro elemento più rappresentativo e incisivo. Figuriamoci, poi, se si parla della massima espressione su scala internazionale.
Ma i bianconeri, ancora in pieno cantiere aperto, più di chiunque altro necessitano dell’epicentro tecnico, dell’uomo in più, del simbolo che sappia spostare gli equilibri e che funga da trascinatore.
Ronaldo, carta d’identità alla mano, non è più un ragazzino. E, giustappunto, il 5 febbraio le primavere diventeranno 36. Nulla che possa preoccupare il miglior giocatore al mondo, il quale con il passare del tempo i è riuscito persino a migliorare, trovando un’esposizione stilistica ai limiti della perfezione.
Gestirsi, quindi, diventa un passo fondamentale. Vuoi per evitare di incappare in brutte sorprese durante la stagione. Vuoi perché, arrivato a una certa età, calcisticamente occorre a rinunciare qualcosa.
Cristiano, in piena sintonia con Andrea Pirlo, ha deciso di non partecipare alla trasferta campana. Mettendo nel mirino, così, Dinamo Kiev e Torino.
L’imminente match di Champions League, sostanzialmente, non propone grossi spunti – con poche possibilità di agguantare il primo posto nel gruppo G – ma con circa 3 milioni dietro l’angolo, ovvero i soldi che la Juve otterrebbe qualora vincesse. Aspetto da non sottovalutare, quelle monetario, soprattutto considerando la drammaticità del momento, con il COVID-19 a impattare pesantemente sui conti delle società.
Sabato, invece, assomiglia a un dentro o fuori. Non tanto in quanto un derby rappresenti sempre un derby, bensì perché la Juve, in virtù del cammino balbettante proposto fin qui in campionato, non può più permettersi di perdere punti.
Ecco allora il fattore CR7. Proprio lui che, con 9 goal in 7 gare, ha spedito tanti saluti al coronavirus, che gli ha impedito di partecipare contro Crotone, Dinamo Kiev, Verona e Barcellona. E i numeri, d’altra parte non mentono: 1 sola vittoria senza il portoghese in 5 impegni considerando pure la freschissima trasferta di Benevento.
Pirlo, che intanto chiama i suoi a mostrare un po’ più di personalità, evidentemente ha sottovalutato le difficoltà del momento. Il tutto, sopravvalutando la maturità del gruppo. Così come Ronaldo ha sopravvalutato i suoi compagni di squadra, incapaci di venirne a capo senza il loro re. Male ma non (ancora) malissimo.


