Karl-Heinz Rummenigge, l'inarrestabile panzer dai muscoli di cristallo

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"Ho giocato contro Maradona e Zico e ora so chi è il miglior calciatore del Mondo: Karl-Heinz Rummenigge" - Lothar Matthäus

Potente, veloce, con la sua progressione inarrestabile, un tiro micidiale, di destro o di sinistro faceva poca differenza, fiuto del goal e abilità eccezionali in acrobazia e nel colpo di testa. Il tutto unito a un fisico scultoreo (un metro e 82 centimetri per 79 chilogrammi di peso forma) e ad un animo umile e coraggioso.

Con queste qualità Karl-Heinz Rummenigge è ricordato come uno degli attaccanti più forti che il calcio abbia mai conosciuto. Nella sua carriera ha vestito le maglie prestigiose di Bayern Monaco e Inter, vincendo tanto con i bavaresi, mentre in Italia la sua esperienza è stata in chiaroscuro a causa soprattutto dei problemi fisici che lo hanno limitato nell'ultima parte della sua carriera.

Il panzer dai muscoli di cristallo, dopo aver vinto 2 volte il Pallone d'Oro, chiude la carriera in Svizzera, vestendo la maglia del Servette, con il grande rammarico di non essere riuscito a conquistare un Campionato del Mondo, avendo perso due finali consecutive la maglia della Germania Ovest. Dopo il ritiro precoce all'età di 31 anni, fa prima l'opinionista in tv, per poi diventare un modello anche nei nuovi panni del dirigente del Bayern Monaco, che vestirà per quasi 20 anni.

DAGLI ESORDI AL BAYERN MONACO

Karl-Heinz Rummenigge nasce a Lippstadt, città della Renania Settentrionale-Vestfalia, il 25 settembre 1955. La sua avventura nel mondo del calcio comincia all'età di 8 anni, quando entra nel Settore giovanile del Borussia Lippstadt, club della sua città natale, e con esse fa tutta la trafila nelle varie categorie.

"Dopo le partite - racconta a 'Sky Germania' - i tifosi mi dicevano: 'Devi allenarti, tu hai la possibilità di diventare un calciatore professionista. Mi ero già reso conto che in qualche modo avevo qualcosa in più degli altri".

Il giovane Rummenigge si rivela già da adolescente un grande talento e in una gara di Under 14 realizza ben 16 goal, impresa che fa sì che il suo nome salga alla ribalta nazionale. A 18 anni, prima di approdare in Prima squadra, riceve l'offerta che cambierà la sua vita: lo vuole infatti il Bayern Monaco, e come lui stesso dirà più volte:

"Se ti arriva un'offerta dal Bayern non puoi rifiutarla".

L'ex attaccante ricostruisce quindi a 'Sky Germania' come avvenne il suo passaggio al club bavarese.

"Quando a 18 mi arrivò la proposta quasi non ci credevo - rivela Kalle -, quando la notizia arrivò a casa fu una specie di tempesta, tutta la mia famiglia era in subbuglio".
"Sembrava che fosse dall'altra parte del Mondo, 600 chilometri da casa. All'inizio mia madre non voleva che andassi via. Avevo ricevuto diverse proposte, anche da club importanti più vicini a Lipppstadt, come lo Schalke-04 e il Borussia Dortmund. Credo che in tutto mi fossero arrivate 14 offerte da club della Bundesliga, ma la prima era stata quella del Bayern".
"Naturalmente ero un po' frastornato da tutto questo, al Bayern c'erano già tanti calciatori, tanto che i miei amici e conoscenti mi dicevano: 'Lo sai che lì non riuscirai nemmeno a giocare, sono troppo bravi'. Così chiesi un consiglio al mio allenatore al Borussia Lipppstadt, che mi rispose: 'Se hai un'offerta dal Bayern, vai al Bayern'. Ho raccontato tante volte questa storia ai giocatori che volevamo portare al Bayern, e dicevo loro: 'Quello che ho fatto io allora adesso puoi farlo tu' ".

VITTORIE, TROFEI E PALLONI D'ORO CON IL BAYERN

Nel 1974, ancora diciottenne, Rummenigge sbarca così a Monaco di Baviera. Ad attenderlo c'è una squadra di superstars, con Franz Beckenbauer, Gerd Müller e Sepp Maier, che negli anni precedenti aveva già vinto per tre volte consecutive la Bundesliga e si era appena laureata campione d'Europa, battendo in due combattute finali l'Atletico Madrid.

"Per me è stata una grande fortuna entrare in quella grande squadra, accanto a Franz, Gerd e Sepp, che costituivano la spina dorsale, c'erano altri grandi giocatori, eppure ho avuto da subito la possibilità di giocare. Non parlavo molto ma da loro imparavo molto, tenevo sempre gli occhi e le orecchie aperte".
"Beckenbauer è sempre stato un grande modello - sottolinea 'Kalle' -, sotto molteplici aspetti. Höness già pensava ad un futuro da dirigente, mentre Müller era un personaggio molto popolare, e teneva molto ai compagni e allo spirito di squadra. Era impossibile non imparare da personaggi del genere, dovevi solo seguire il flusso della corrente".

Rummenigge fa il suo esordio assoluto col Bayern il 24 agosto 1974. A 18 anni il tecnico Udo Lattek lo fa giocare titolare nel primo impegno della Bundesliga, che vede i bavaresi travolti con un pesante 6-0 dai Kickers Offenbach.

Un paio di settimane dopo, il 7 settembre, segna contro lo Stoccarda, battuto 3-2 nel primo turno di Coppa di Germania, il suo primo goal da professionista.

In campionato, invece, per la sua prima rete, bisogna attendere la quarta giornata contro il Colonia in una netta vittoria per 6-3 della formazione bavarese all'Olympiastadion cui contribuisce con un colpo di testa sotto misura.

"Il giorno dopo presi tutte le prime pagine dei giornali - racconta Kalle - e le spedii a Lippstadt".

Ma quel Bayern leggendario stava invecchiando ed era necessario rinnovare la squadra inserendo progressivamente i più giovani.

"Loro avevano bisogno di noi, e noi avevamo bisogno di loro - dirà Beckenbauer -. Ad un certo punto i ragazzi più giovani entrarono in competizione con noi più anziani, e il risultato fu che stimolarono tutti a dare il massimo".

Nel suo primo anno da professionista Rummenigge colleziona 25 presenze e 4 goal in Bundesliga, sebbene la squadra, che a gennaio cambia allenatore, passando sotto la guida di Dettmar Cramer, si classifichi al 10° posto, lontano dal vertice della classifica. Realizza anche un goal in 3 presenze in Coppa di Germania e, soprattutto, partecipa alla cavalcata che conduce i tedeschi nuovamente alla finale di Coppa dei Campioni.

Sono 4 le presenze europee senza goal per la giovane punta, che il 28 maggio 1975 al Parco dei Principi di Parigi si laurea per la prima volta in carriera campione d'Europa. Lui resta in panchina, ma i suoi compagni, dopo aver sofferto, superano 2-0 il Leeds United, confermandosi al vertice del calcio continentale.

Kalle disputa una stagione positiva, ma si era rivelato ancora poco costante, come accade spesso ai giovani.

"Una volta dopo una partita chiesero a Franz Beckenbauer chi fosse il futuro del Bayern. La squadra non era più fresca e brillante come negli anni precedenti. Chi avrebbe raccolto il testimone? E la sua risposta è stata schietta e spiazzante, come sempre con Franz. 'C'è qualcuno qui che ha le qualità per diventare un leader, solo che è ancora un po' stupido'".

La frase del grande campione ha il potere di far scoccare la scintilla in Rummenigge, che dal 1975/76 diventa un titolare indiscusso dei bavaresi e legherà ai suoi goal tanti trionfi della squadra.

"Sono tornato spesso su quell'episodio con Franz - rivela Rummenigge -, e lui mi dice: 'Mi ricordo, devo chiederti scusa'. Ma io lo blocco: 'No, non devi scusarti, anzi, con le tue parole hai dato una spinta alla mia carriera'. Fra me e me mi sono detto: 'Ora gliela faccio vedere io' . Quella squadra dava il meglio di sé nelle grandi serate europee, mentre soffriva la routine del campionato".

Il tecnico Cramer dà fiducia a Rummenigge e lo trasforma nel leader della squadra.

"È stato importante per me - ammette Kalle -, lui arrivò nel 1975, dopo l'esonero di Lattek nella pausa invernale. È stato una manna dal cielo, ha riconosciuto il mio talento e ha provato a spingerlo al massimo. È stato la mia guida sotto ogni aspetto, quasi un secondo padre, era un insegnante di calcio e senza di lui non avrei mai avuto la carriera che ho avuto".

Nel 1975/76 l'attaccante disputa in tutto 50 presenze, e segna 13 goal, di cui 8 in campionato e 3 in Coppa dei Campioni (doppietta ai lussemburghesi del Jeunesse Esch nel Primo turno, e goal al Benfica nel ritorno dei quarti di finale all'Olympiastadion), competizione che lo vede trionfatore per il secondo anno consecutivo, ma stavolta da protagonista in campo.

In finale a Glasgow il Bayern di Rummenigge ha la meglio per 1-0 con rete decisiva di Roth sui francesi del Saint-Etienne, confermandosi per il terzo anno consecutivo campione d'Europa. Meno bene le cose vanno in Bundesliga, con la squadra bavarese che chiude in 3ª posizione. I tedeschi sono invece sconfitti nella Supercoppa Europea dagli allora sovietici della Dinamo Kiev.

Nel 1976/77, chiuso al 7° posto in campionato e che vede l'eliminazione ai quarti di finale della Coppa dei Campioni ad opera della bestina nera Dinamo Kiev (6 presenze e un goal per Kalle) e un nuovo k.o. nella Supercoppa Europea, stavolta contro i belgi dell'Anderlecht, arriva comunque la vittoria prestigiosa della Coppa Intercontinentale.

Il Bayern batte 2-0 il Cruzeiro in casa all'Olympiastadion e pareggia al ritorno 0-0 in Brasile, portando in bacheca il trofeo. Rummenigge colleziona in tutte le competizioni 42 presenze e 15 goal, e per la prima volta in carriera va in doppia cifra in Bundesliga (12 reti) nonostante un piazzamento finale deludente della squadra.

Il 1977/78 è una stagione molto deludente e a fine novembre del 1977 la dirigenza esonera Cramer, promuovendo a primo allenatore l'ungherese Gyula Lorant. Dopo un anonimo 12° posto e un'eliminazione agli ottavi di finale di Coppa UEFA, con Rummenigge che mette comunque a referto 14 reti complessive (8 in campionato, 6 in Europa) in 38 presenze, la stagione della svolta è il 1978/79.

Il Bayern Monaco, infatti, sotto la guida dell'allenatore ungherese, torna competitivo e l'attaccante di Lippstadt diventa un panzer inarrestabile. A febbraio, tuttavia, Lorant cede la panchina al suo connazionale e assistente Pal Csernai. I bavaresi grazie ad un nuovo sistema di gioco si piazzano quarti in Bundesliga, e Rummenigge impressiona con 17 assist e 14 goal.

"Csernai, che prima di allenarci era l'assistente di Lorant, era molto bravo - dice Rummenigge a 'Sky Germania' -, uno dei maggiori sostenitori della zona in Germania".

La nuova tattica permette a Rummenigge di esprimersi al meglio, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

"Nei primi anni di carriera - sottolinea Kalle - giocavo quasi sempre da attaccante esterno, e in quel ruolo il difensore che ti marcava ti seguiva dappertutto, anche in bagno durante l'intervallo. Fu Csernai a portare la zona in Germania, e noi ne beneficiammo e vincemmo per due volte consecutive la Bundesliga, nel 1980 e nel 1981, interrompendo un digiuno di 6 anni".

Il Bayern conquista due Scudetti di fila, che non a caso coincidono con due titoli da capocannoniere conquistati da Kalle: nel 1979/80 segna 26 goal in 34 partite (36 reti in 47 gare complessivamente) e la squadra giunge anche in semifinale di Coppa UEFA, nel 1980/81 le reti salgono ulteriormente a 29 in 34 presenze. Addirittura i goal complessivi diventano 39 in 45 gare, e il panzer tedesco si laurea anche capocannoniere della Coppa dei Campioni con 6 reti, a pari merito con l'inglese Terry McDermott e lo scozzese Graeme Souness.

Anche gli osservatori neutrali si convincono: Rummenigge diventa per tutti a cavallo fra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta "Il miglior attaccante al Mondo". Fioccano anche i riconoscimenti individuali, e non potrebbe essere altrimenti: Kalle si aggiudica per due anni consecutivi il Pallone d'Oro (1980 e 1981) e in Francia gli viene assegnato per due volte l'Onze d'or.

"Il 1980 è stato forse il mio anno migliore - afferma l'ex attaccante -, abbiamo vinto la Bundesliga con il Bayern, mi sono laureato capocannoniere del campionato, abbiamo vinto gli Europei con la Germania Ovest e infine mi è stato assegnato il Pallone d'Oro. Fu il mio anno di maggior successo: ho preso il volo, non solo in patria ma anche a livello internazionale, è stato proprio un bel periodo per me".

Fondamentale per i nuovi successi sono la nomina di Uli Höness a Direttore generale del club e il ritorno di Paul Breitner, che sviluppa un'intesa speciale con Rummenigge, cui serve tanti assist. Ad indicare il feeling fra i due calciatori la stampa conia il termine Breitnigge.

Proprio i goal di Rummenigge e Breitner sono determinanti il 31 maggio del 1980 per battere 2-1 all'Olympiastadion l'Eintracht Braunschweig e laurearsi campioni di Germania davanti all'Amburgo. Nella stagione successiva il Bayern rimonta i rivali, laureatisi campioni d'inverno, e li stacca di 4 punti nel finale.

"Con Breitner c'era un'intesa speciale - ammette Rummenigge -. Ogni volta che lui aveva la palla fra i piedi mi cercava, e io cercavo sempre la profondità. Ho avuto la fortuna di essere relativamente veloce e bravo nei dribbling, e quando prendevo mezzo metro per il difensore era difficile recuperarmi. Breitner mi metteva la palla lunga ed io ero già in velocità, e per il difensore non c'era più niente da fare".
"Fu l'inizio di un nuovo periodo di grandi successi per il Bayern, che dura ancora oggi. Le fondamenta furono gettate in quel periodo, con due titoli consecutivi. C'erano naturalmente squadre che ci mettevano in difficoltà, come l'Amburgo e il Werder Brema, ma il Bayern da lì in avanti resterà sempre nei primi 2-3 posti della classifica".

In amichevole, contro il Bruges, nel luglio del 1981, il campione compie però un gesto che suscita diverse polemiche: si presenta da solo a porta completamente sguarnita, dopo aver saltato il portiere, ma anziché insaccare normalmente, si alza il pallone davanti alla riga di porta e segna di testa. L'arbitro giudica il gesto antisportivo e lo ammonisce.

"Ora non sarebbe più possibile - dice ridendo l'ex attaccante del Bayern - perché ci sarebbero tre difensori che ti entrano a gamba tesa. L'arbitro mi disse: 'Kalle, qui non si fa così'. 'Chiedo scusa', dissi io. E lui: 'Ok, scuse accettate, ma ti devo comunque ammonire'. E così andò".

Gli anni successivi confermano Rummenigge al top nel suo ruolo, anche se le cifre saranno inferiori ai due anni di massimo rendimento. Nel 1981/82 il due volte Pallone d'Oro segna 14 goal e 14 assist in 32 presenze di campionato, 6 goal in 9 gare di Coppa dei Campioni, 7 reti in 7 match nella DFB Pokal.

Il Bayern arriva 3° in Bundesliga ma vince la sua 6ª Coppa di Germania, la prima per Kalle (4-2 sul Norimberga con un goal del numero 11), ed è finalista in Europa. Qui tuttavia è sconfitto nella finale di Rotterdam dall'Aston Villa (1-0).

Seguono altre due stagioni eccellenti per il panzer di Lippstadt, benché a livello di titoli gli portino in dote soltanto una seconda Coppa di Germania nel 1983/84. Rummenigge segna infatti 21 goal in 42 gare complessive nel 1982/83, di cui 20 in campionato, e 32 goal in 42 gare totali nel 1983/84, di cui 26 in 29 partite solo in Bundesliga, che gli valgono il terzo titolo di capocannoniere del torneo in carriera nella stagione in cui diventa anche capitano della sua squadra.

In 10 anni con il Bayern Monaco Kalle aveva realizzato qualcosa come 217 goal in 422 partite, che lo rendono ancora oggi il quarto bomber di sempre del club bavarese dopo Gerd Müller, Robert Lewandowski e Thomas Müller, e 162 reti in 310 presenze in Bundesliga.

LA GERMANIA OVEST E IL RIMPIANTO MONDIALE

L'ascesa di Rummenigge nel Bayern Monaco coincide naturalmente anche con la sua affermazione nella Nazionale tedesca-occidentale. Kalle debutta con la maglia della Germania Ovest a 21 anni, il 6 ottobre 1976, nell'amichevole vinta 2-0 a Cardiff sul Galles, e la indosserà per quasi un decennio.

Il primo goal con la maglia con la Deutsche Mannschaft l’attaccante lo segna all’Italia nell'amichevole di lusso dell'8 ottobre 1977 a Berlino Ovest. Vincono i tedeschi per 2-1 e quel sabato pomeriggio il panzer dalle gambe di marmo risulta incontenibile. In tutto ne realizzerà 45 in 95 presenze.

Partecipa a tre Campionati del Mondo, in cui è sempre fra i grandi protagonisti, ma il non essere riuscito mai a vincerne uno resterà uno dei suoi rimpianti più grandi. Il primo lo disputa nel 1978 in Argentina. Colleziona 5 presenze e 3 goal, con doppietta nel 6-0 del Primo turno al Messico e rete nel k.o. per 3-2 nel 'derby teutonico' del 2° Turno contro l'Austria, che unito ai pareggi con Italia e Olanda costa ai vicecampioni d'Europa l'eliminazione.

Karl-Heinz RummeniggeGetty

Rummenigge è fra i protagonisti più attesi del Mundial di Spagna '82. Qui la Germania parte a rilento, rischia l'eliminazione addirittura nel Primo turno, perdendo con l'Algeria, ma poi passa alla seconda fase con un 1-0 sull'Austria che puzza di 'biscotto' (gli avversari sono comunque qualificati ed evitano l'Inghilterra con quel risultato) e carbura. Battendo la Spagna e pareggiando con l'Inghilterra accede alle semifinali.

La sfida con la Francia è epica ed entra nella leggenda. Pur rallentato e non al 100% per un problema muscolare rimediato contro la Spagna, Rummenigge, autore fino a quel momento di 4 reti (una nel k.o. con i nordafricani e 3 contro il Cile, travolto 4-1), tenuto in panchina a scopo precauzionale, viene gettato nella mischia nel corso dei supplementari dal Ct. Derwall, con i transalpini avanti 3-1 e apparentemente lanciati verso la finale del Bernabeu.

L'ingresso dell'acciaccato Kalle cambia tutto: Rummenigge realizza in acrobazia il 3-2 e dà il là alla rimonta, che si concretizza con il 3-3 di Fischer. Tutto si decide ai calci di rigore, che vedono il panzer di Lippstadt freddo dagli undici metri trasformare il proprio tiro dal dischetto e la Germania Ovest imporsi 8-7 sui Bleus di Platini.

La finale si gioca l'11 luglio del 1982 allo Stadio Bernabeu di Madrid e oltre al titolo di Campione del Mondo mette in palio anche quello di capocannoniere della manifestazione, che vede l'un contro l'altro l'azzurro Paolo Rossi e Karl-Heinz Rummenigge. Kalle non ha ancora recuperato dai suoi problemi fisici, ma nonostante questo viene rischiato dall'inizio da Jupp Derwall.

Karl-Heinz Rummenigge Germany 1982Getty

Il Ct. dell'Italia, Enzo Bearzot, azzecca la mossa tattica di farlo marcare dal diciottenne Beppe Bergomi, che si era ben disimpegnato contro Brasile e Polonia, nonostante la giovane età. 'Lo Zio' annulla di fatto l'uomo più pericoloso dei tedeschi, e l'Italia, dopo aver fallito un rigore nel primo tempo con Cabrini, nella ripresa dilaga andando a segno con Rossi, Tardelli e Altobelli. Di Breitner la rete della bandiera della Deutsche Mannschaft per il 3-1 finale.

Kalle deve alzare bandiera bianca al 70', lasciando spazio ad Hansi Müller, e perdendo anche la contesa per il titolo di re dei bomber del torneo. Il capocannoniere sarà infatti Pablito, che autore del primo dei tre goal azzurri, chiuderà con 6 goal, nonostante l'attaccante tedesco venga poi nominato terzo giocatore più forte di quei Mondiali.

Ma la maledizione dei Mondiali si ripete per 'Il più forte attaccante del Mondo' anche nell'edizione successiva in Messico, nel 1986. Qui, dopo esser stato impiegato per spezzoni di partita nella fase a gironi, entra in pianta fissa nell'undici titolare a partire dagli ottavi contro il Marocco. La Germania Ovest ha la meglio dei nordafricani, poi supera ai quarti il Messico ai calci di rigore.

In semifinale l'avversaria è ancora la Francia, che vuole il riscatto ma esce battuta 2-0 nei tempi regolamentari. I tedeschi sono di nuovi in finale. L'Argentina di Maradona però parte forte, va sul 2-0. Ma al 74' le speranze tedesche si riaprono, ed è ancora lui, Kalle, a correggere in rete una sponda aerea di Völler sull'ennesimo angolo di Brehme. Proprio Völler pareggia sei minuti più tardi, i giochi sono riaperti e la squadra di Beckenbauer, l'ex compagno di tante battaglie ora diventato Ct., sente di poterla vincere.

Karl-Heinz Rummenigge Germany 29061986Getty Images

Ma i tedeschi commettono l'errore di sbilanciarsi in attacco, lasciando spazio al contropiede dell'Argentina. Uno di questi le sarà fatale: Maradona lancia in contropiede Burruchaga, che si invola verso la porta di Schumacher e lo batte dopo una volata di 40 metri con Briegel alle calcagne.

È il 3-2, il trionfo dell'Albiceleste e la fine del sogno per i tedeschi e per Rummenigge, due volte capitano in una finale di un Mondiale ed entrambe le volte uscito sconfitto. La gara dell'Azteca sarà anche l'ultima con la divisa della Deutsche Mannschaft per Kalle. Più fortunata l'esperienza agli Europei, che lo vede trionfatore nell'edizione del 1980 in Italia.

Un goal di Rummenigge all'esordio regala la vittoria ai tedeschi sulla Cecoslovacchia, 'vendicando' la sconfitta in finale del 1976, poi Allofs regola l'Olanda con una tripletta e il pareggio senza goal con la Grecia vale il primo posto e la finale di Roma contro il Belgio.

Hrubesch porta avanti la Germania occidentale, ma nella ripresa un rigore trasformato da Vandereycken fissa il risultato sull'1-1. La gara è in equilibrio e in zona Cesarini da un corner di Rummenigge nasce la rete decisiva: traversone teso dalla bandierina, a centro area ancora Hrubesh anticipa l'uscita del portiere e di testa firma il 2-1 decisivo che consegna la Coppa Henri Delaunay all'attaccante del Bayern e ai suoi compagni. I Campioni d'Europa in carica usciranno invece al Primo turno nel 1984, eliminati da Spagna e Portogallo.

Ancora oggi i suoi 45 goal lo collocano al 6° posto all-time nella graduatoria dei bomber avuti dalla Germania.

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LO SBARCO IN SERIE A CON L'INTER

Dopo tanti anni di Bayern, Rummenigge inizia a guardarsi intorno e nell'inverno del 1984 si rincorrono voci di un possibile trasferimento del campione di Lippstadt.

"Tutto in Germania andava per il meglio, avevo 29 anni ed ero il capitano di una squadra con cui avevo vinto tutto e quell'anno vincemmo di nuovo anche la Coppa di Germania, mentre in campionato si impose lo Stoccarda. Era tutto meraviglioso, ma volevo fare qualcosa di nuovo, era l'ultima possibilità di fare qualcosa all'estero e volevo sfruttarla".

Fra le squadre che bussano alla porta del Bayern c'è anche l'Inter, in un periodo in cui la Serie A è il campionato più bello e più difficile al Mondo. Decisiva è l'azione di Sandro Mazzola, uno degli idoli di infanzia di Kalle, che alla fine cede e dice di sì: Rummenigge approderà in Italia nel 1984/85 e vestirà la maglia nerazzurra.

Il presidente Ernesto Pellegrini sborsa circa 8 miliardi e mezzo di Lire per assicurarsi il cartellino di quello che è considerato 'l'attaccante più forte del Mondo'. È la seconda cifra più alta spesa da un club per un giocatore, superata soltanto da quella spesa dal Napoli per Diego Armando Maradona.

L'Inter si presenta ai nastri di partenza del campionato 1984/85 con quella che appare agli occhi degli esperti come la coppia d'attacco più forte del campionato italiano: Altobelli affianca infatti il campione tedesco, in un mix di potenza, classe e goal, e i due sono supportati dall'irlandese Liam Brady.

Il 22 agosto 1984 è la data da cerchiare in rosso sul calendario, ovvero quella del debutto assoluto di Kalle con l'Inter. L'esordio del panzer tedesco è fortunato, visto che i nerazzurri, guidati in panchina da Ilario Castagner, battono 3-0 a Ferrara la SPAL con un goal dell'ex Bayern.

Le attese dei tifosi sono altissime anche per il campionato. Rummenigge però inizia ad accusare malanni muscolari, si fa male nella sfida di Coppa Italia contro il Francavilla dopo un fallo di Bruno Nobili e salta il debutto in campionato a Bergamo contro l'Atalanta. L'esordio in Serie A arriva così alla seconda giornata, il 23 settembre, al Meazza, nella vittoria interna sull'Avellino.

Rummenigge Inter

Per i goal bisogna aspettare ancora qualche settimana: i primi li firma infatti nel Derby d'Italia con la Juventus l'11 novembre 1984: i nerazzurri travolgono i rivali per 4-0, con Kalle che fa il bello e il cattivo tempo e firma una doppietta. Chiuderà la sua prima stagione italiana con 8 goal in 26 presenze in campionato, fra i quali spicca anche la spettacolare marcatura del 2-2 nel Derby della Madonnina del 17 marzo 1985.

Dopo un primo tempo in ombra, Castagner sposta l'asso tedesco sulla destra e sul punteggio di 2-1 per i rossoneri, il panzer teutonico salta due avversari e da appena dentro l'area, in posizione defilata sulla destra, lascia partire una staffilata che si infila all'angolino dall'altra parte e supera un incredulo Terraneo.

L'Inter è la rivale più accreditata del Verona per il titolo, ma il calo finale la porterà al 3° posto, a 5 lunghezze dagli scaligeri, superata anche dal Torino. L'ex Bayern si rivela poi asso di Coppe: segna in tutto 5 reti in Coppa Italia (nerazzurri eliminati dal Milan in semifinale) e soprattutto 5 goal in Coppa UEFA, torneo che vede i nerazzurri eliminati in modo rocambolesco dal Real Madrid in semifinale.

Proprio in Europa, nell'andata del secondo turno contro i Glasgow Rangers, Rummenigge sul punteggio di 2-0 si vede annullare quello che tutti considerano il goal più spettacolare e bello della sua carriera: una deviazione acrobatica da centro area, impossibile ai più, ma non per lui, con la palla che si infila all'incrocio dei pali. Per l'arbitro l'azione è viziata da un presunto fallo su un difensore, che si butta a terra.

Il fischietto tedesco orientale Volker Roth, fra l'incredulità generale, decreta il calcio di punizione in favore degli scozzesi. Ma tutta San Siro è in piedi ad applaudire il suo campione.

Rummenigge Inter
"Non era proprio una rovesciata - racconterà l'attaccante -, diciamo un'acrobazia più laterale, per prendere la palla altissima. Un gesto raro, unico. Impatto perfetto, botta imprendibile".
"Quando mi rialzo scorgo un difensore per terra, e vedo l'arbitro Roth che dà a loro una punizione. In quel momento non capisco la bellezza estrema del gesto. La gente attorno è però tutta in piedi, applaude a lungo: troppo per un normale goal non valido. A fine partita il direttore di gara mi chiede la maglia per ricordo. Mi ha appena tolto la rete più bella della mia carriera, non posso regalargliela e infatti gliela nego".

E quello di Kalle non sarà l'unico goal stupendo annullato dall'arbitro della DDR: lo stesso Roth, all'epoca fra i più quotati in Europa, l'8 dicembre 1985 a Tokyo annullerà a Michel Platini il suo celeberrimo goal segnato nella finale di Coppa Intercontinentale. Un goal altrettanto spettacolare, ma stavolta convalidato dall'arbitro Paparesta di Bari, il panzer nerazzurro lo realizza in Coppa Italia contro il Torino, con una difficoltà ancora maggiore derivante dall'esecuzione del gesto tecnico in posizione più defilata.

Il 1985/86, la seconda stagione di Rummenigge in nerazzurro, è in assoluto la sua migliore in Italia. L'attaccante tedesco occidentale firma 13 reti in campionato in appena 24 presenze, che gli valgono il 2° posto nella classifica marcatori alle spalle del capocannoniere Pruzzo, nonostante le assenze per problemi muscolari si facciano sempre più frequenti.

KARL-HEINZ RUMMENIGGEGetty Images

I muscoli del panzer si rivelano fragili, e sono logorati da una carriera che lo ha visto sempre impegnarsi al massimo anche sul piano fisico. I goal di Rummenigge non sono sufficienti, e l'Inter, rinforzata in estate con gli arrivi di Fanna e Marangon dal Verona e dell'esperto Tardelli dalla Juventus, non ingrana e a fine anno, dopo un avvicendamento in panchina fra Castagner e Mario Corso, chiude al 6° posto lontana dal vertice.

In Coppa Italia (6 presenze e 2 reti per Kalle) il cammino dei nerazzurri si arresta ai quarti di finale contro la Roma, mentre in Coppa UEFA (9 presenze e 3 goal per il panzer nerazzurro) si consuma la beffa in semifinale con il solito Real Madrid: dopo il successo a San Siro per 3-1, gli spagnoli rimontano fra le polemiche nel match di ritorno, nel qualei i Blancos si impongono 5-1 dopo i tempi supplementari, giocati dai milanesi in 10 per l'espulsione di Mandorlini e senza punte, vista la doppia uscita per infortunio di Rummenigge e Altobelli, con il giovane Bernazzani impiegato fuori ruolo da unica punta.

Il tendine d'Achille del bomber tedesco fa le bizze e la terza stagione in nerazzurro, il 1986/87, l'anno dell'arrivo sulla panchina dei milanesi di Giovanni Trapattoni, assomiglia molto a un calvario. Il 21 settembre 1986, nella vittoria rotonda contro il Brescia per 4-0, con una sua doppietta, rimedia uno stiramento alla coscia destra negli ultimi minuti di gioco.

"Purtroppo non posso gioire troppo di questa vittoria - dice a fine partita - per l'infortunio capitatomi a due minuti dal termine. Nel tentativo di recuperare un pallone mi sono procurato uno stiramento alla gamba destra, proprio quella che mi ha tenuto fermo per mesi. Fortunatamente non è interessato lo stesso muscolo, ma devo attendere 48 ore per conoscere l'entità dell'incidente".

Il tedesco occidentale starà fuori due settimane, poi ritorna ma si vede che non è al meglio e non brilla. In campionato segna solo un altro goal contro l'Ascoli, poi il 1° febbraio, ancora con il Brescia, deve alzare bandiera bianca dopo appena 7 minuti. E stavolta il problema è più serio: l'attaccante si rompe il tendine d'Achille della gamba destra e deve star fuori tre mesi. Spera nel rinnovo, ma la società riflette.

"Non voglio andare in squadre impegnate nella retrocessione - dice il due volte Pallone d'Oro -. Tutto, ma non voglio fare la fine del mio amico Brady. Pellegrini non sa ancora cosa fare di me e Passarella. Non mi resta che sperare. Non posso fare altro, non posso mettere fretta a nessuno. Una cosa è sicura: in Germania non ci torno".

A fine aprile sembra finalmente pronto a tornare, maal termine di un allenamento, dopo aver fatto una serie di esercizi a terra accusa nuovamente un forte dolore al polpaccio: è nuovamente il tendine della gamba destra, Kalle deve chiudere anzitempo la sua stagione, che lo vede segnare appena 6 goal in 24 presenze in tutte le competizioni. Senza il suo panzer, l'Inter cede al Napoli di Maradona nella lotta per lo Scudetto.

Pellegrini si affida a Trapattoni e decide di non rinnovargli il contratto. Dopo tre stagioni, suo malgrado, Rummenigge deve così salutare i nerazzurri con un bilancio personale di 42 goal in 107 presenze, con il rammarico di non essersi potuto esprimere sempre al meglio a causa di quei suoi muscoli fragili come il cristallo a fronte di un fisico statuario.

"Mi dispiace non aver vinto lo Scudetto con l’Inter - dirà - . Ma so che i tifosi interisti mi vogliono ancora bene, come io voglio bene a loro. L’urlo di San Siro mi è rimasto nel cuore".
"Fu Trapattoni a decidere che non sarei rimasto - rivelerà in un'intervista a 'Dribbling', su 'Rai 2' - e che il mio contratto non sarebbe stato rinnovato. Per me fu difficile da accettare".
Rummenigge Servette GenfImago Images

L'ADDIO ALL'INTER E L'ESPERIENZA IN SVIZZERA

Il campione che era stato 'Il più forte attaccante del Mondo' fino a metà anni Ottanta, non ha tuttavia intenzione di mollare. Così a 31 anni firma con gli svizzeri del Servette e lentamente, rimessosi a posto fisicamente, ritrova anche il goal con regolarità.

Ne segna 10 in 28 gare nel 1987/88, mentre l'anno seguente realizza 25 goal in 33 presenze fra regular season e playoff, e i 18 centri nella stagione regolare gli valgono il titolo di capocannoniere campionato svizzero. A 33 anni il panzer dai muscoli di cristallo dice basta, e si ritira dal calcio giocato quando è ancora in auge, ponendo fine a una carriera da superstar che lo ha visto segnare 339 goal fra club e Nazionale.

OPINIONISTA E DIRIGENTE DI SUCCESSO

Dopo il ritiro Rummenigge dal 1990 al 1994 lavora come opinionista per ARD, il primo canale televisivo tedesco, nelle partite della Nazionale. Intanto però il Bayern lo richiama a sé assieme a Franz Beckenbauer e li nomina vicepresidenti del club con compiti ben definiti.

"Io ero una specie di ministro degli Esteri - racconterà -, trascorrevo il tempo ad allacciare relazioni, incontravo la FIFA e la UEFA, ho viaggiato molto. Ho studiato le Giovanili dell'Ajax, la gestione degli sponsor del Manchester United".

Con il passare del tempo gli ex giocatori Höness, Beckenbauer e Rummenigge, che dal 2002 al 2021 ha ricoperto la nuova carica di amministratore delegato, facendo proprio il motto "Mia San Mia", "Noi siamo noi", portando dunque una mentalità quasi familiare, hanno condotto la società a un nuovo livello.

"Quando sono arrivato qui avevamo un fatturato di 12 milioni di euro, e alle dipendenze del club lavoravano circa 15 dipendenti. Ora invece il fatturato è di circa 600 milioni di euro e il numero di dipendenti è nettamente superiore. Tutta la società è decollata, soprattutto nell'ultimo decennio. Abbiamo avuto un successo incredibile in campo, accompagnato da un'accorta gestione finanziaria".
Karl-Heinz Rummenigge & Jupp Heynckes & Uli HoenessGetty Images

Dal 2008 al 2017 ha ricoperto anche la carica di presidente dell'ECA, l'associazione dei club europei, e in seguito ne è diventato il presidente onorario.

Ogni tanto Kalle ripensa a quando giocava e a quel titolo mondiale che gli manca in bacheca e che gli è sfuggito per due volte consecutive.

"È l'unico titolo che non sono riuscito a vincere - dice a 'Sky Germania' - Se ripenso a quelle due finali direi che a Madrid con l'Italia non avevamo alcuna possibilità. Eravamo stanchi dopo la partita con la Francia, i supplementari e i rigori, siamo tornati in hotel molto tardi. Loro erano fisicamente molto più forti di noi e stavano facendo un gran Mondiale, dopo aver faticato nella fase a gironi. Hanno meritato di vincere quella finale per 3-1".
"A Città del Messico, invece, è stato tutto un po' diverso. Eravamo sotto 2-0 e sembrava che loro avessero già vinto la partita. Poi ci sono stati due calci d'angolo, io ho segnato sul primo e Rudi Völler sul secondo. All'improvviso eravamo 2-2, la partita si era capovolta. Gli argentini erano nervosi, sapevano che avevamo trovato nuovo slancio. Ma abbiamo commesso un errore di posizionamento in difesa e l'abbiamo persa. Quella è stata la mia ultima presenza in Nazionale e non la dimenticherò mai, l'esperienza è stata comunque molto bella".

La FIGC per l'anno 2021 ha recentemente introdotto l'attaccante di Lippstadt nella hall of fame del calcio italiano come miglior calciatore straniero fra coloro che si siano ritirati da almeno due stagioni e che hanno giocato in Italia almeno per tre campionati.

"Ringrazio la Federazione italiana per questo riconoscimento - ha commentato Kalle -, significa molto per me. Ho ricordi meravigliosi del mio tempo all'Inter, che mi ha formato molto come giocatore ma anche come persona".
"Lavorare fuori dal campo certo è bello - aggiunge colui che è stato uno dei più forti attaccanti della storia del calcio tedesco - ma non c'è niente di più bello che scendere in campo e fare goal davanti a 80 mila spettatori".

Lo sanno bene anche i tifosi dell'Inter, che hanno esultato per le sue prodezze e rimpianto i tanti infortuni del panzer dai muscoli fragili.

"La mia famiglia ed io ci siamo sempre sentiti a nostro agio - assicura Rummenigge - e siamo sempre legati al club e alle persone coinvolte. L'Italia sarà sempre nel mio cuore".
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