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RiedleGetty

Kalle Riedle, dai goal con la Lazio a incubo della Juventus

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"Riedle bene chi Riedle ultimo". Con questo emblematico sfottò, frutto di un gioco di parole, il tifo anti-juventino in generale e interista in particolare prese di mira la Juventus di Lippi che il 28 maggio 1997 all'Olympiastadion di Monaco di Baviera gettò alle ortiche la possibilità di conquistare la seconda Champions League consecutiva dopo il trionfo di Roma contro l'Ajax, venendo sconfitta 3-1 dal Borussia Dortmund di Ottmar Hitzfeld.

Quella scritta apparve su strade e muri di tutta Italia e nella testa di quei tifosi aveva il gusto di vendetta. Ventuno giorni prima, infatti, il 7 maggio, era stata l'Inter di Roy Hodgson a perdere ai rigori contro lo Schalke 04 la finale di Coppa UEFA, venendo così fatta oggetto di scherno da parte dei tifosi bianconeri.

La Vecchia Signora, data per favorita alla vigilia, in quel 28 maggio dovette fare i conti con i tanti ex dal dente avvelenato nelle fila tedesche e con la vena realizzativa del 'vecchio' Kalle Riedle, autore di una doppietta decisiva in quella partita ed eletto a beniamino da tutti i tifosi non juventini per la sua performance.

I bianconeri scendono in campo con il 4-3-1-2. In porta c'è Peruzzi, mentre la difesa a 4 è composta dai due centrali difensivi Ferrara e Montero e dai terzini Porrini e Iuliano. Davanti alla retroguardia agisce il futuro campione del Mondo Didier Deschamps, con Di Livio e Jugovic mezzali e Zidane sulla trequarti alle spalle delle due punte pesanti Boksic e Christian Vieri. In panchina Alex Del Piero, al rientro dopo un infortunio.

Hitzfeld, da abile stratega, si copre e gioca 'all'italiana'. Davanti al portiere Klos, Sammer è il libero, dietro i due centrali Kohler e Kree, mentre Reuter ed Heinrich sono i due terzini con libertà di spingere sulle due fasce. In mediana lo scozzese Lambert affianca Paulo Sousa, davanti Andy Möller svaria sulla trequarti a sostegno dei due attaccanti, Karl-Heinz Riedle e lo svizzero Chapuisat. 

La partita viaggia all'insegna del grande equilibrio per mezz'ora. Poi però, come fulmini a ciel sereno, arrivano i due goal dell'ex centravanti della Lazio. Il primo al 29': sugli sviluppi di un corner il tedesco anticipa Di Livio allungandosi il pallone e poi battendo in uscita Angelo Peruzzi con un sinistro che non lascia scampo. 

Karl-Heinz Riedle Borussia Dortmund JuventusGetty Images

Cinque minuti dopo ancora l'ex biancoceleste trova la doppietta personale svettando di testa su angolo dalla sinistra del solito Möller. La sua specialità: 2-0 Dortmund. Nella ripresa entra Del Piero e accorcia le distanze con uno spettacolare goal di tacco, ma con la squadra torinese tutta riversata in avanti, il giovane Lars Ricken trova il definitivo 3-1 con un pallonetto dalla lunga distanza. Al fischio finale esultano il Borussia Dortmund e i tifosi, non pochi, che davanti alla tv non avevano tifato Juventus.

"È semplicemente un sogno, non riesco a crederci. - dichiara l'ex biancoceleste al 'Corriere della Sera' dopo la vittoria - I sogni non si commentano, si vivono e basta. Vedremo come andrà quando mi sveglierò".

Quella fu senza dubbio la serata più importante nella carriera di Riedle, il cui nome divenne un vero incubo per la Juve. Il centravanti tedesco, però, i goal pesanti nella sua carriera li aveva sempre fatti. 

"Riedle di testa ha sempre segnato - sottolinea nel post partita Gianni Agnelli ai microfoni del 'Corriere della Sera' - tutto il Borussia era a posto fisicamente. Non è vero che la Juve ha mollato dopo lo Scudetto". 

Non aveva torto l'Avvocato, ammonendo chi aveva minimizzato sulla carriera del centravanti. Probabilmente ricordava bene le prodezze del tedesco con la maglia della Lazio, che costarono punti pesanti alla sua Juventus in più di un'occasione. La Vecchia Signora era del resto una delle sue vittime preferite: contro i bianconeri di Maifredi Riedle firmò di testa la vittoria del 3 marzo 1991, mentre nel 1991/92 andò a segno in entrambe le gare contro la squadra guidata da Giovanni Trapattoni.

Nato a Weiler-Simmerberg, in terra di Baviera, il 16 settembre 1965, dopo aver iniziato a giocare a calcio con un club privato vicino a Monaco, era cresciuto calcisticamente nell'Augsburg, quando la squadra militava fra i dilettanti, per poi iniziare a giocare da professionista con il Blau-Weiss Berlin, neopromosso in Bundesliga. 

Riedle non accusa il salto di categoria e segna 10 reti, venendo notato da Otto Rehhagel, il quale nel 1987/88 lo vuole con sé al Werder Brema in sostituzione di Rudi Völler, trasferitosi alla Roma. Con gli anseatici l'attaccante si disimpegna sia da centravanti, sia da ala, adattandosi alle richieste del suo allenatore. Le prestazioni sono importanti, sia a livello personale, sia a livello di squadra. Il primo anno segna 18 goal, conquistando Bundesliga e Supercoppa di Germania, il secondo 13.

Manfred Burgsmüller Karl-Heinz Riedle SV Werder Bremen 10101988Getty Images Sport

Proprio un suo goal all'Eintracht Francoforte regala matematicamente il titolo tedesco ai biancoverdi a tre giornate dalla fine del torneo. Nel 1988/89 incrocia con il Werder il Milan di Sacchi, che lo elimina nei quarti di finale della Coppa dei Campioni. Le cifre calano il terzo anno (7 reti in presenze di campionato) ma soltanto per una delicata operazione agli adduttori di entrambe le gambe. L'intervento lo costringe a saltare le prime 14 gare. 

"Il segreto di quel gruppo erano la gioventù e la bravura dell'allenatore. - dirà in seguito - Purtroppo ho dovuto operarmi ad entrambe le gambe e ho saltato tante partite. Non è stato semplice riprendere, per fortuna è andata bene". 

Non dotato di particolare stazza (è alto un metro e 77 centimetri per 71 chilogrammi), Riedle è però un fenomeno del colpo di testa. La sua arte, che gli fa guadagnare il soprannome di 'Gummy' ('gommoso'), è l'elevazione da acrobata, che gli permette di restare in sospensione per diversi secondi e di avere spesso la meglio di difensori più alti e robusti di lui. Nel 1989/90, nonostante gli infortuni, con 6 goal riesce a laurearsi capocannoniere della Coppa UEFA. Fra questi 3 li realizza al Napoli, eliminato nel doppio confronto degli ottavi di finale.

Una delle gare più belle con il Werder l'aveva giocata il primo anno sempre in UEFA. È il 3 novembre 1987 e i biancoverdi rimontano il 4-1 dell'andata contro lo Spartak Mosca. Nella serata nera di Rinat Dasaev, i sovietici perdono incredibilmente 6-2 ai tempi supplementari, lasciando strada ai tedeschi. Riedle segna nell'extra time la spettacolare rete del 5-1 per gli anseatici con un colpo di testa in controtempo che dà il la alla qualificazione.

Nel 1990, date le prestazioni importanti dell'attaccante, molti club si interessano a lui. A spuntarla un po' a sorpresa è la Lazio di Gianmarco Calleri. A sorpresa perché i biancocelesti non sono in quel momento un club di prima fascia.

"La prima offerta è stata del Milan. - rivela Kalle - ma era tutto legato alla permanenza a Milano di Gullit. Poi lui è rimasto e non se n'è fatto nulla. Ho avuto questa offerta dalla Lazio e l'ho accettata subito".

Riedle Cagliari LazioWikipedia

Riedle arriva a Roma per 10 miliardi e mezzo di vecchie Lire, con il Werder che fa un vero affare, visto che lo aveva prelevato nel 1987 per meno di un miliardo. L'operazione è chiusa dalla Lazio già nel mese di maggio, prima dei Mondiali italiani cui l'attaccante, che aveva debuttato in Nazionale nell'agosto del 1988, parteciperà laureandosi campione del Mondo con la GermaniaOvest pur senza riuscire a segnare.

Il debutto in Serie A arriva il 9 settembre del 1990 nello 0-0 esterno contro il Torino di Mondonico. Davanti fa coppia con Ruben Sosa, ma l'uruguayano, reduce anche lui dai Mondiali con l'Uruguay, ci mette un po' a ingranare e a trovare la miglior forma. Il primo goal di Riedle è d'autore e arriva contro il Milan campione del Mondo all'Olimpico il 30 settembre. In quella prima stagione italiana il tedesco realizza 9 reti: 2 molto belle le fa al Bologna, mentre nel finale di stagione, oltre che con la Juventus, va a segno fra le altre con la Fiorentina e la Sampdoria.

La Lazio manca la qualificazione europea e ci riprova nel 1991/92, la miglior stagione di Riedle in Italia. Il tedesco firma 13 centri senza calciare rigori, chiudendo in doppia cifra, e trova il suo primo goal nel Derby capitolino. La Lazio finisce però 11ª, e l'Europa resta ancora un miraggio. Riedle gioca gli Europei 1992 con la Germania ma capitola in finale contro la rivelazione Danimarca, 'consolandosi' con il titolo di capocannoniere con 3 goal a pari merito con Bergkamp ed Henrik Larsen.

Nell'estate 1992 la Lazio è acquistata da Sergio Cragnotti. Ruben Sosa, il partner d'attacco di Riedle, va all'Inter, mentre a Roma arriva Beppe Signori. Riedle salta diverse gare per un problema muscolare, ma quando c'è si sente. Contro il Napoli però, nella gara decisiva per la qualificazione alla Coppa UEFA, ripete la prestazione di Brema di qualche anno prima e segna una doppietta che regala la vittoria per 4-3 alla Lazio e la riporta in Europa dopo 16 anni. 

Quello è il suo saluto alla Nord, visto che nel 1993 la Lazio decide di cederlo per puntare su Casiraghi. Kalle fa ritorno in Germania per iniziare una nuova avventura con il Borussia Dortmund. In poco più di 4 stagioni con i gialloneri, vince altre 2 volte la Bundesliga e una Supercoppa di Germania, prima della magica serata di Monaco di Baviera. Con la Nazionale partecipa e segna un goal negli sfortunati Mondiali di USA '94.

Dopo aver ricordato alla Juventus di essere la sua bestia nera, a 31 Riedle passa al Liverpool in Premier League, dove fa da chioccia a due giovani attaccanti di belle speranze: Robbie Fowler e Michael Owen. A volerlo con i Reds è il manager Roy Evans, ex leggenda del club, che se lo porta con sé anche al Fulham in Championship nel 1999. Con i Cottagers fa da allenatore-giocatore, e ottenuta la promozione in Premier League nel 2001, decide di ritirarsi all'età di 36 anni. Ancora oggi che lavora in tv il suo nome evoca brutti ricordi a tutti i tifosi bianconeri.

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