Arrivabene Agnelli Nedved Juventus Serie AGetty

Juventus Next Gen Day: “Le seconde squadre in Italia e in Europa: modello per il futuro?”

Il tema delle seconde squadre, si sa, alla Juventus trova terreno fertile. Un progetto ideato tra i confini nostrani – per ora – esclusivamente dalla Vecchia Signora. E che, passo dopo passo, sta evidenziando i suoi frutti. Basti pensare a Fabio Miretti, Nicolò Fagioli, Matia Soulé e Iling Jr. Tutti passati da quest’esperienza “cuscinetto” prima di arrivare in prima squadra.

“Le seconde squadre in Italia e in Europa, modello per il futuro?”. Così è stata rinominata la tavola rotonda andata in scena questa mattina all’Allianz Stadium, evento a cui hanno presenziato Andrea Agnelli, Gabriele Gravina, Francesco Ghirelli, Lorenzo Casini e Umberto Calcagno. Ovvero il massimo esponente della Juve e lo stato maggiore del sistema calcio Italia. In sala, tra gli altri ospiti, presenti Rafa Benitez e il ds del Milan Ricky Massara.

A fare gli onori di casa, ovviamente, le parole di Agnelli:

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La gestione è molto importante. Per noi è il quinto anno della seconda squadra. Noi qui non parliamo di innovazione, non stiamo innovando, stiamo copiando quello che altri fanno bene. Il passaggio è utile per la Juve ma non solo, è un passaggio di sostenibilità, non si investe per comprare e la prima retribuzione è più bassa. Quanti giovani stanno arrivando alla Juve? 7-8 giocatori stabili in nazionale Under 20. Fin dal 2010 si voleva questo progetto. Grande merito a Costacurta che ha spinto a credere nelle seconde squadre. Ricevo una telefonata e dico: si fa è quello che voglio. Al primo anno i giocatori non sapevano bene cosa fare erano abituati ai prestiti e c'era un clima di ostilità. Dopo 4-5 sconfitte vado al campo e spiego che loro sono Juventus e devono pensare che i giocatori della Juve devono pensare di essere Juventus e questo è un percorso di crescita. Zironelli, Pecchia, Zauli, Brambilla, il direttore Fusco, tutti i ragazzi che lavorano dietro, penso a tutti loro. Il percorso per i giocatori è difficile, chi si sente pronto è complicato che torni indietro. Miretti l'anno scorso ha giocato in Primavera, U23 e prima squadra e gli ho detto: ma sai cosa stai facendo? E lui mi ha risposto: ho sempre giocato per la Juve, metto la maglia e gioco. Chi arriva da fuori invece va gestito in maniera differente”.

A sostenere la linea delle seconde squadre, e non potrebbe essere altrimenti, il presidente della FIGC, Gravina:

Avevamo presentato una necessità, una serie di riflessioni oggetto di verifiche dell'unica società in Italia ha avuto come esigenza. Grazie ad Andrea, alla sua visione, auspico che ciò possa essere un elemento che può dare al calcio italiano una risposta concreta alle contraddizioni di sistema”.

Non sono mancati i contributi esterni, con diversi elementi di spicco – tra Belpaese ed estero – a dire la loro. Ad esempio Alvaro Morata:

Nelle seconde squadre ti preparano per la prima, per me è fondamentale per farti trovare pronto, le partite sono uguali le hai già vissute e non ti fa impressione, ti sei abituato, sai che sei ad un passo dalla prima squadra. In Spagna i giovani hanno questa mentalità, giocare in una seconda squadra vuol dire avere possibilità dopo. Quelli che non sono pronti hanno comunque tante possibilità. Quando ero io in seconda squadra, siamo arrivati nei campionati maggiori, è stato fondamentale giocare nella seconda. Vero che può essere attrattiva una prima squadra da un'altra parte ma credo che giocare in una seconda sia il passo giusto. Soprattutto in un grande club ci sono grandi strutture, per me è stato fondamentale”.

Sulla stessa frequenza è sintonizzato un altro grande ex della Juventus, Sami Khedira:

Per la mia esperienza allo Stoccarda è stata fondamentale la funzione della seconda squadra. Una transizione, il calcio dei giovani è diverso da quello dei grandi. Il tempo serve, si ha la possibilità di giocare in un campionato serio e difficile e c'è tempo di fare il salto in prima squadra”.

Tra i più apprezzati diesse su scala internazionale c’è indubitabilmente Andrea Berta dell’Atletico Madrid:

Le seconde squadre sono importanti e strategiche per qualsiasi settore giovanile. In Spagna c'è una grande tradizione, ce l'hanno quasi tutti ed è indispensabile per lo sviluppo. Così si evita di ricorrere ai prestiti. Ci sono anche criticità, legate alla gestione dei calciatori più vicini alla prima squadra, devono capire quale sia la loro vera condizione e accettare questa situazione richiede tempo, hanno bisogno di aiuto. A livello di gestione ci vuole vicinanza per quei giocatori con potenziale ma che non sono ancora maturi e si trovano nel mezzo tra prima e seconda squadra. Per noi la soluzione è una cessione”.
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