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Allianz Stadium Juventus Milan Coppa ItaliaGoal

Juventus-Milan, una semifinale per pochi intimi: lo Stadium riapre i battenti

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A Torino piove. E non è una novità. Il capoluogo piemontese, da giorni, è bagnato da un alone di tristezza. Anacronistico, indubbiamente, considerando come oggi dovrebbe essere idealmente una giornata radiosa. 

I raggi della Coppa Italia splendono sul calcio nostrano, alla ricerca di un barlume di normalità. Una gara, quella tra Juve-Milan, strana ma vera. E conta solo questo. Conta, esclusivamente, riaccendere l’interruttore.

L’Allianz Stadium apre le porte a pochi intimi, per la precisione a 300 persone. È un mondo nuovo, maledettamente condizionato dal coronavirus. Tocca adeguarsi.

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Via, quindi, a nuove regole: niente supplementari né in semifinale né in finale. Spazio, in proiezione del grande caldo, a cinque sostituzioni.

Il regno sabaudo, con il suo solito pragmatismo, vive il momento con somma moderazione. Qualche curioso qua e là all'esterno dello Stadium, ma poca roba. E, soprattutto, diligenza totale verso le linee guida imposte.

I parcheggi del catino bianconero, ormai, vengono vissuti quasi come luogo di culto. Una foto, un selfie, un sorriso. Insomma, sono tempi in cui la semplicità rappresenta il centro del mondo.

Il menù propone un calcio a base di sanificazione. Negli spogliatoi ci si cambia a gruppi e, durante l'ingresso in campo, i protagonsti non vengono accompagnati dai bambini.

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Accreditati 10 giornalisti. I quali si sommano a 4 delegati tra Antidoping e Lega, 60 unità legate alla squadra ospite, 10 fotografi, 20 licenziatari dei diritti tv, 65 uomini per la produzione dell’evento, 25 steward, 6 singoli preposti al servizio igienico e 6 raccattapalle (maggiorenni).

Nessuna ripresa dagli spogliatoi, nessuna zona mista. Semaforo verde alle interviste tramite auricolare sanificato e monouso, con domande da studio.

Un momento difficile, difficilissimo, per il Paese. Con conseguente (e doveroso) minuto di silenzio, prima del fischio di inizio, in ricordo delle vittime del COVID-19.

Dopodiché, tre mesi e quattro giorni dopo, un brandello di speranza. Fondamentale per guardare il bicchiere mezzo pieno. Fondamentale per ripartire. In attesa di giorni migliori.

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