Il commissario tecnico dell'Italia, Roberto Mancini, in vista delle convocazioni per Euro 2020 non farà sconti. Glielo impone il modus operandi con cui, proponendo un lavoro straordinario, ha saputo ricostruire una Nazionale finita nel baratro sotto la guida targata Gian Piero Ventura. Glielo impone, soprattutto, la profondità di un organico extra lusso. Insomma, tante scelte per pochi posti.
E sebbene sul piano tattico l'allenatore di Jesi abbia pochi dubbi, avendo plasmato gli azzurri a sua immagine e somiglianza, qualche interrogativo nasce spontaneo. Specialmente nei confronti di coloro che, al momento, faticano a trovare spazio nei rispettivi club. Ogni riferimento a Federico Bernardeschi è puramente voluto.
Ospite della trasmissione 'Sky Calcio Club su Sky Sport', Mancini s'è soffermato sui singoli. Analizzando, ad esempio, le prospettive per il 33 della Juventus:
"Credo che il suo ruolo migliore sia quello di esterno d’attacco, a destra o sinistra. Spero che possa giocare un po’ di partite da qui alla fine, ma farà parte del gruppo all’Europeo".
Il ruolo. Fallito l'esperimento dietro le punte, con sia Sarri sia Bernardeschi a fare un passo indietro, la concentrazione si è spostata nell'interpretazione da mezz'ala. In parole povere, il tecnico bianconero ritiene che il 25enne carrarino possa avere futuro a centrocampo: tra estro e fantasia. E, d'altro canto, in occasione degli ottavi di Coppa Italia - contro l'Udinese - le cose non è che siano andate così male. Anzi, tutt'altro.
Detto ciò, l'efficacia andrebbe valutata con test più probanti e nel lungo periodo. Tutto complicato. A maggior ragione constatando come alla Juve la concorrenza sia delle più elevate, specialmente considerando il rientro sempre più vicino di Khedira. Due titolari a destra: Bentancur e, appunto, il tedesco. Due titolari a sinistra: Rabiot e Matuidi. Briciole per gli adattati.
In uno scenario simile, e con la massima espressione tecnico-tattica ancora da scovare, resta difficile ipotizzare un minutaggio più corposo per Bernardeschi. Senza sottovalutare le vie del mercato, che avrebbero potuto portare il toscano al Barcellona o al Milan, se solo si fossero sviluppate le necessarie quadre economiche.
Non è un mistero, ad esempio, che i vertici di mercato della Juve a inizio dicembre abbiano parlato i rossoneri progettando un potenziale scambio con Lucas Paquetà, non andato poi in porto per un conguaglio che entrambe le società avrebbero voluto incassare. Discorso simile con i blaugrana, nell'ambito di un'operazione che avrebbe dovuto coinvolgere Ivan Rakitic, il quale a Torino si sarebbe trasferito più che volentieri.


