Joao Paulo GFXGoal

João Paulo, il funambolo di Bari e Brasile a cui un grave infortunio spezzò la carriera

Baricentro basso (un metro e 71 centimetri per 68 chilogrammi di peso forma), mezzi tecnici notevoli, rapidità e un repertorio di prim'ordine di finte e dribbling, Sergio Luis Donizetti, per tutti semplicemente noto come João Paulo, esplode in Brasile nel Guaraní e nel 1989 viene in seguito acquistato dal Bari che si apprestava ad affrontare la Serie A da neopromossa.

Buon tiratore di punizioni, in virtù della traiettoria a foglia morta che sapeva imprimere alla palla, grazie alle sue prestazioni e ai suoi goal i Galletti ottengono due salvezze consecutive e vincono la Mitropa Cup. L'attaccante è convocato nella Nazionale brasiliana, con cui, dopo la medaglia d'argento a Seul 1988 con l'Olimpica, disputa da protagonista anche la Copa America 1991.

Ma la sorte è dietro l'angolo: nel settembre 1991, quando sembrava destinato a diventare uno degli attaccanti di punta del calcio brasiliano e della stessa Serie A, poco dopo aver compiuto 27 anni si frattura tibia e perone in uno scontro con il difensore della Sampdoria Marco Lanna.

Il recupero sarà lento e lungo, il Bari, privo di lui, retrocede intanto in Serie B. La punta rientra il 28 febbraio 1993, tuttavia dopo due mesi e mezzo, a maggio, ha una ricaduta in seguito ad uno scontro in allenamento con il compagno di squadra Progna. Ristabilitosi, nella stagione 1993-94 dà il suo contributo per riportare il Bari in Serie A, ma ormai quel giocatore che tutti i tifosi biancorossi avevano imparato ad ammirare non c'era più.

Rimane un idolo dei supporters pugliesi e rientra in Brasile, dove, pur girando tante squadre, avrà un prosieguo di carriera in tono minore, fino al ritiro a 40 anni, dopo aver cercato vanamente fortuna anche in Giappone. Con sempre addosso quella forte sensazione che senza quel grave incidente avrebbe potuto togliersi grandi soddisfazioni. 

L'ESPLOSIONE NEL GUARANÍ

João Paulo nasce a Campinas, nello Stato di San Paolo, il 7 settembre 1964. Si rivela come attaccante di talento già dalla tenera età. Dopo aver fatto tutto il Settore giovanile con il Guaraní, debutta in Prima squadra a 19 anni nel 1983. Con il 'Bugre', termine che in brasiliano indica la squadra e significa 'indigeno' , milita per 7 stagioni, togliendosi grandi soddisfazioni.

Per tre volte il Guaraní arriva al 2° posto: due nel Campionato brasiliano, una nel campionato Paulista. Nel 1986 il 'Bugre' schiera Paulino Evair di punta e al suo fianco il ventiduenne João Paulo. L'attaccante di Campinas, con la sua velocità, è già letale in contropiede. Durante tutta la stagione regolare del Torneo nazionale, è lui a fornire al compagno di reparto la maggior parte degli assist che gli consentiranno di piazzarsi al 2° posto della classifica marcatori alle spalle di Careca.

Nella fase ad eliminazione diretta, poi, João Paulo dimostra anche le sue doti da finalizzatore: segna un goal al Vasco da Gama negli ottavi, quindi decide la semifinale con l'Atletico Mineiro firmando il 2-1 nella sfida di ritorno. La finale con il San Paolo è dura e combattuta: il Guaraní pareggia 1-1 in trasferta, e al ritorno, per la regola dei goal fuoricasa, il 3-3 casalingo che matura dopo i supplementari (i 90 minuti si erano chiusi ancora sull'1-1) dà il titolo al Tricolor Paulista.

João Paulo, che indossa la maglia numero 11 dei biancoverdi, segna il goal della speranza al 110' con una giocata individuale, ma Careca spegne i sogni del 'Bugre' con il goal del definitivo pareggio al 119'. Non va meglio nel 1987, quando è lo Sport Recife (vittoria per 2-0 per il 'Bugre' all'andata, sconfitta per 3-0 al ritorno) ad aggiudicarsi il titolo nazionale. 

L'attaccante di Campinas nel 1987 e nel 1988, in virtù dei piazzamenti d'onore della squadra, può comunque cimentarsi anche con la Copa Libertadores: colleziona 7 presenze e un goal nel torneo continentale, svaria su tutto il fronte offensivo, è una spina nel fianco per tutti i difensori con la sua velocità e mostra un sinistro sensibilissimo con cui sforna assist o va in rete.

Nel 1988 il Guaraní si piazza ancora una volta 2°, stavolta nel nel Campionato Paulista alle spalle del Corinthians (1-1 in trasferta, sconfitta per 0-1 in casa). Per João Paulo è arrivato il momento di salutare il suo Paese per approdare in Serie A, il campionato all'epoca più difficile del Mondo.

L'ARRIVO AL BARI E IL BOOM DEL 1990/91

"C'erano diverse squadre interessate a prendermi,- racconterà l'attaccante in una diretta video con 'Il Galletto Web' - io dopo 7 anni in Prima squadra volevo lasciare il Guaraní. Fu allora che José Altafini consigliò a Franco Janich di prendermi".

Il Bari, neopromosso in Serie A, è alla ricerca dei tre stranieri per rinforzare la rosa e attrezzarla per la salvezza. La scelta dello storico Direttore sportivo ricade su due brasiliani, l'attaccante di Campinas e Gerson Caçapa, centrocampista del Palmeiras, e un difensore argentino dell'Argentinos Juniors, Lorenzo.  

Qualcuno ha l'ardire di ironizzare sui tre nomi, invece per i pugliesi, che giocano ancora allo Stadio della Vittoria, il 1989 diventa 'L'anno in cui il Bari comprò João Paulo', come recita il titolo di un libro nel quale l'autore, Francesco Marrocco, racconta storie e leggende sulla città.

"All'arrivo - ricorda Gerson - portarono me e João in centro all'Hotel Oriente. Poi arrivò Giovanni (Loseto, ndr) e ci portò a visitare Bari Vecchia. Facemmo una mangiata... C'era di tutto, pasta, orecchiette, frutti di mare...".

L'inizio di campionato non è semplice per João Paulo, che ci mette qualche settimana ad ambientarsi. Ma pian piano l'attaccante inizia a capire il calcio italiano e a rendersi decisivo. 

"L'avvio di campionato non fu facile. Ho esordito in Serie A in Bari-Fiorentina il 27 agosto contro la Fiorentina, in una gara terminata 1-1. - ricorda - Poi pareggiammo 0-0 a Genova con la Sampdoria. Ma ho iniziato a giocar bene soltanto alla 5ª giornata, contro la Roma. Segnai su calcio di punizione, peccato che il mio goal non sia servito a far punti. Due giornate dopo ho segnato una doppietta all'Ascoli".

L'intesa fra il brasiliano e Pietro Maiellaro, il trequartista dei pugliesi molto dotato tecnicamente, migliora di giornata in giornata e a beneficiarne è la squadra, che, guidata da Gaetano Salvemini di Molfetta, in difesa si avvale anche del futuro juventino Massimo Carrera e davanti alterna nel ruolo di prima punta Lorenzo Scarafoni e Paolo Monelli.

João Paulo, che gioca sempre con i calzettoni abbassati e senza parastinchi, diventa un elemento cardine della manovra e un giocatore sempre più decisivo con i suoi goal e i suoi cross. Uno di questi lo effettua l'8 ottobre nel palcoscenico dello Stadio Meazza di Milano ed è decisivo per il vantaggio a sorpresa dei Galletti contro l'Inter, firmato da Angelo Carbone. Berti fisserà poi il punteggio sull'1-1.

I pugliesi riescono a mettere in fila 10 risultati utili consecutivi e diventano un osso duro per tutte le big: il Napoli di Bigon, futuro campione d'Italia trova il pareggio soltanto nei minuti finali, identica sorte per la Fiorentina di Baggio, mentre il Milan di Sacchi espugna il Della Vittoria in zona Cesarini grazie ad un goal di Van Basten.

L'ex punta del Guaraní firma un'altra doppietta contro la Lazio il 3 dicembre, poi, dopo un digiuno di diversi mesi, è suo l'ultimo storico goal in campionato allo Stadio della Vittoria il 22 aprile 1990, che vale il 2-0 per il Bari. I Galletti chiudono con un brillante 10° posto finale, e salutano il vecchio impianto per trasferirsi nel nuovo Stadio San Nicola.

"Contro la Cremonese ho battuto il portiere in uscita. - ricorda João Paulo - Giocare al Della Vittoria giocare era più bello perché i tifosi erano più vicini a noi giocatori".

Il Della Vittoria è tuttavia la sede della finale della Mitropa Cup, che il Bari gioca per il piazzamento al 2° posto nella Serie B 1988/89. I pugliesi vincono il proprio girone con un 3-0 sugli ungheresi del Pecs (doppietta di João Paulo), bissato da un identico risultato due giorni dopo sugli jugoslavi del Radnički Niš. 

La finale si disputa il 21 maggio 1990 fra i Galletti e il Genoa, vincitore dell'altro girone. Il Bari davanti ai propri tifosi si impone 1-0 con un goal di Perrone e così può fregiarsi del primo trofeo internazionale della sua storia. João Paulo chiude il suo primo anno italiano con 37 presenze e 8 goal totali (33 gare e 6 reti in Serie A).

La stagione 1990/91 è più complicata per i biancorossi, che si trovano a lottare per non retrocedere più di quanto era accaduto nell'anno precedente. Sul calciomercato Lorenzo saluta e il presidente Vincenzo Matarrese il giovane centravanti Raducioiu. Ma João Paulo si esalta e a suon di goal trascina i suoi alla salvezza. 

Il campionato lo vede segnare 12 goal in 29 presenze, con l'acuto finale che rimarrà per sempre scolpito nella storia del Bari. Dopo aver travolto con 2 goal Genoa e Bologna, infatti, con una doppietta l'attaccante di Campinas stende anche il Milan di Sacchi al San Nicola e regala ai suoi la salvezza matematica il 19 maggio 1991. 

"Bari-Milan è stata in assoluto la mia partita più bella. - dichiara in una diretta video con 'Il Galletto Web' - Venivamo da una settimana di ritiro a Roma, alla Borghesiana, dopo una brutta sconfitta con il Pisa. Siamo entrati in campo molto determinati, non l'avremmo mai potuta perdere, era troppo importante per noi. Il 2° goal è stato il più bello della mia avventura italiana. Maiellaro ha messo la palla davanti, il portiere Rossi è uscito ed io l'ho scartato e ho segnato, andando ad esultare sotto la Nord".

In tutto, nella stagione più prolifica della sua carriera, realizza 14 reti, con una doppietta in Coppa Italia contro l'Atalanta.

JOÂO PAULO NEL BRASILE

Nei suoi anni migliori, João Paulo ha indossato con successo anche la maglia del Brasile. L'avventura nella Seleçao inizia già ai tempi del Guaraní con la convocazione nella Nazionale olimpica che disputa le Olimpiadi calcistiche di Seul nel 1988. Nel torneo che lancia definitivamente Romario nel palcoscenico internazionale, il futuro barese si mette in evidenza con il suo numero 18 entrando in campo in 3 occasioni a gara in corso e cambiando il volto alla partita.

Nella semifinale contro la Germania Ovest si assume la responsabilità di calciare il primo penalty della serie di rigore e lo trasforma, contribuendo all'accesso alla finalissima dei verdeoro. La gara con l'U.R.S.S. sorride tuttavia ai sovietici, e i sudamericani devono accontentarsi della medaglia d'argento.

Nonostante un rendimento brillante, il Ct. della Seleçao, Lazaroni, lo esclude dai convocati per i Mondiali di Italia '90, preferendogli non solo campioni come Careca, Bebeto e Romario, ma anche gente come Renato, Bismarck e Tita.

La precoce eliminazione ad opera dell'Argentina, tuttavia, rimetterà tutto in discussione, e durante la gestione di Paulo Roberto Falcão,  João Paulo è uno dei protagonisti della Copa America 1991. Nel primo turno l'attaccante del Bari sigla il provvisorio 1-0 contro l'Uruguay, in una gara che termina col punteggio di 1-1: accelerazione da fermo ad eludere l'intervento del difensore e sinistro chirurgico a battere il portiere. 

Il Brasile si qualifica per il girone finale con Colombia, Cile e Argentina: sarà l'Albiceleste a imporsi, vincendo 3-2 un combattuto e teso scontro diretto. Nonostante il risultato negativo, sul 3-1 per gli avversari, João Paulo firma con uno dei suoi guizzi la rete che riapre i giochi ed è il più pericoloso dei suoi.

Dopo il torneo la sua valutazione è alle stelle, e la carriera del brasiliano, che sogna i Mondiali di USA '94, sembra destinata a raggiungere il suo apice. Invece, dopo un'amichevole con il Galles l'11 settembre, un grave infortunio la spezzerà sul più bello e la sua avventura con la Seleçao si chiuderà con 17 presenze e 4 goal.

L'INFORTUNIO CHE CAMBIÒ LA SUA CARRIERA

João Paulo è considerato una delle stelle della Serie A 1991/92. La società ha rinnovato profondamente la rosa: Maiellaro è stato ceduto alla Fiorentina, mentre sono arrivati l'inglese David Platt e l'australiano Frank Farina, prolifico centrocampista offensivo in Belgio, ma con le polveri bagnate in Italia. Dopo un pareggio e una sconfitta, alla terza giornata i Galletti ospitano in casa la Sampdoria.

È il 15 settembre 1991, l'attaccante di Campinas ha appena compiuto 27 anni ed è nel pieno della sua carriera agonistica. Sulla Puglia piove a dirotto e il terreno del San Nicola è molto appesantito dalla pioggia. João Paulo è imprendibile per gli avversari, e dopo aver eluso con finta e dribbling l'intervento di Marco Lanna, si accinge a concludere a rete. Ma il difensore blucerciato si lancia in scivolata e colpisce in pieno la gamba del brasiliano, che come suo solito non porta i parastinchi.

Sono trascorsi appena 9 minuti e l'impatto è tremendo: l'attaccante del Bari lascia il campo in barella, e si capisce subito che si tratta di qualcosa di grave. Il responso degli esami strumentali lo conferma: frattura di tibia e perone, con conseguente intervento chirurgico che segna l'inizio di un calvario lungo 18 mesi. 

La stagione è di fatto per lui già finita, la squadra, senza il suo campione, nonostante la società corra ai ripari con l'ingaggio di Zvonimir Boban, giunto in prestito dal Milan, retrocede clamorosamente in Serie B. 

"Con l'infortunio - dirà l'ex Guaraní nel 2020 - ho perso tante cose positive che potevano essere: su tutte i Mondiali di USA '94 col Brasile. Ha frenato la mia ascesa, era un periodo in cui stavo molto bene e venivo da una grande Copa America. Ho sentito subito che era qualcosa di serio. Lanna mi chiese scusa con un telegramma quando ero ricoverato. Può darsi che ora l'abbia perdonato, dopo tanto tempo".

"È stata una cattiveria pazzesca, - afferma Gerson, quell'anno in Turchia con il Fenerbahçe - un fallo cattivo. Chi ha giocato a calcio sa che quella è un'entrata per far male. Io guardavo la partita in televisione, ed è stato come se tutti in quel momento avessimo sentito dolore con João".

Fra le conseguenze che porta il grave infortunio al brasiliano, c'è anche il venir meno del sogno di giocare con una grande squadra.

"Mi voleva l'Inter, - rivelerà nel 2020 - però a inizio anno mi sono fatto male. I nerazzurri volevano prendermi alla scadenza del mio contratto con il Bari a fine stagione".

L'ULTIMA GIOIA IN BIANCOROSSO

Il 28 febbraio 1993, un anno e mezzo dopo il terribile impatto, João Paulo rivede il campo nei minuti finali della partita di Serie B fra il Bari e la Lucchese subentrando all'87' a Tovalieri. Sembra un nuovo inizio, tuttavia dopo due mesi e mezzo ha una ricaduta dopo una botta in allenamento in uno scontro con Progna. 

Resta fuori altri mesi, togliendosi tuttavia la soddisfazione di dare il suo apporto alla promozione in Serie A dei biancorossi, che si piazzano secondi in Serie B dietro alla Fiorentina. João Paulo colleziona 31 presenze e 4 reti, ma il grande giocatore che i tifosi avevano ammirato far doppietta al Milan di Sacchi, non c'è più.

TANTE MAGLIE E L'ESPERIENZA IN GIAPPONE

Nel 1994 João Paulo fa ritorno in Brasile, dove continuerà a giocare fino a 40 anni, ma senza più riuscire a incidere come faceva prima dell'infortunio grazie alla velocità straordinaria che possedeva. Cambia 12 maglie in 10 anni, giocando per Vasco da Gama, Ponte Preta, Goias, Corinthians, Sport Recife, Portuguesa Santista, Vitória, União San João, Paulista FC, di nuovo Guaraní, il club con cui tutto era iniziato, Taquaritinga e Inter de Limeira.

In mezzo anche una breve esperienza nella Seconda divisione giapponese con il Mito HollyHock nel 2000 (15 presenze e 4 goal). I tifosi del Bari non lo hanno mai dimenticato e per tutti loro João Paulo resterà sempre un idolo e uno dei più grandi giocatori che abbiano mai indossato la maglia biancorossa.

"Durante il lockdown del 2020 abbiamo creato una chat di Whatsapp - rivela il brasiliano - con gli ex componenti del Bari dei miei anni. Ci sentiamo spesso con Giovanni (Loseto, ndr) e tutti gli altri compagni. Fra i miei più grandi amici c'è Ciccio Pedone, che venne anche qua in Brasile".

Pubblicità