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Paolo Di Canio MilanGetty Images

Il Di Canio meno noto: le esperienze con Juventus, Napoli e Milan

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Spesso il nome di Paolo Di Canio è associato calcisticamente alle sue esperienze con la Lazio, la sua squadra del cuore con cui ha giocato in due periodi distinti, e alle esperienze in Scozia e in Inghilterra con le maglie di Celtic, Sheffield Wednesday, West Ham e Charlton.

Ma il giocatore romano è stato protagonista in Serie A anche con i colori di Juventus, Napoli e Milan, esperienze che pur meno note hanno rappresentato delle tappe importanti nella sua carriera. Stagioni vissute sempre in precario equilibrio fra le giocate di classe di cui era capace con la palla fra i piedi e un carattere ribelle ed esplosivo, mai disposto a scendere a compromessi.

DI CANIO ALLA JUVE CON MAIFREDI

Esploso nella Lazio, nel 1990 si concretizza per Di Canio il trasferimento alla Juventus. Il presidente biancoceleste Gianmarco Calleri ha bisogno di monetizzare e cede il suo gioiello ventiduenne al club bianconero che vive l'era post Boniperti, con l'avvento di Luca Cordero di Montezemolo al timone e di Gigi Maifredi in panchina. Proprio il tecnico bresciano è un grande estimatore di Di Canio, che sbarca a Torino per 7 miliardi e mezzo di vecchie lire.

Assieme a lui, nell'anno della rifondazione bianconera, i grandi colpi sono rappresentati dagli arrivi di Roberto Baggio (16 miliardi più Buso), che scatena la rivolta dei tifosi viola a Firenze, e di Thomas Hãssler dal Colonia (11 miliardi). Le premesse per una stagione importante ci sono tutte ma presto la squadra si rivelerà troppo 'leggera' e ricca di prime donne in fase offensiva e poco solida in difesa, impostata 'a zona' dal nuovo allenatore. 

Ne nasce una stagione controversa, quella del 1990/91, che a dispetto di una buona cavalcata in Europa fino alla semifinale di Coppa delle Coppe persa con il Barcellona, culminerà con il clamoroso fallimento in campionato, chiuso al 7° posto finale con l'esclusione dalle Coppe europee dopo 27 anni

Anche per Di Canio il 1990/91 è una stagione di alti e bassi, chiusa con 23 presenze e 3 goal in Serie A, 5 presenze in Coppa delle Coppe e 6 in Coppa Italia. Impiegato spesso da seconda punta nel 4-3-1-2 più che da ala pura come giocava nella Lazio, il romano alterna giocate di classe a colpi di testa legati al carattere da sempre fumantino e non incline ai compromessi.

Contro la Roma a Torino il 18 novembre 1990 sul 4-0 per i bianconeri provoca mezza squadra giallorossa e viene espulso dall'arbitro, costringendo Maifredi ad entrare in campo per portarlo fuori dal terreno di gioco. L'estroso bianconero pagherà la bravata con 2 giornate di squalifica.

Il flop porta ad una massiccia restaurazione dei quadri tecnico-dirigenziali della Juventus nell'estate del 1991: tornano Boniperti al vertice della dirigenza e Giovanni Trapattoni in panchina. Nonostante una buona annata per la squadra, che si dimostra la principale rivale del Milan di Capello nella lotta Scudetto, e arriva in finale di Coppa Italia, per Di Canio c'è una stagione difficile, caratterizzata da un rapporto conflittuale con il tecnico di Cusano Milanino.

L'ex biancoceleste mal sopporta di dover star fuori e chiede più spazio, nonostante sia di fatto un rincalzo dietro ai titolari Baggio, Casiraghi e Schillaci.

"Non ero soddisfatto di star fuori, a guardare gli altri. - spiegherà anni dopo - Ma chiunque lo sarebbe stato. Trapattoni mi raccomandava di avere pazienza e non riuscivo a capirlo. Invece sbagliavo. Me ne sono reso conto dopo. Il fatto è che la mia carriera è sempre stata esagerata. A diciannove anni ero titolare della Lazio, un perenne osservato speciale. Ed io non avevo pazienza per aspettare ma neppure gli altri ne avevano per aspettare me. Quando si è giovani si sbaglia. Ed ho sbagliato. Ma mi sono ripreso".

Di Canio colleziona 24 presenze in campionato senza goal, e 9 presenze e una rete in Coppa Italia, competizione in cui gioca da titolare la finale, scoppiando quasi a piangere quando apprende la notizia. Nell'estate del 1992, per farsi trovare pronto alla ripresa, decide di sottoporsi a un duro lavoro atletico e a un programma di potenziamento muscolare, per essere più resistente ai falli degli avversari.

"Quest’estate, mentre gli altri compagni si divertivano in spiaggia, sono andato in Calabria a lavorare con il dottor Bergamo.- dichiara a inizio anno - Ogni giorno mi sottoponevo a una cura intensiva di sudore. Il potenziamento muscolare, comunque, ha dato i suoi frutti. Ho messo qualche chilo, non sono più una piuma: per buttarmi a terra ci vuole una spallata. E l’arbitro fischia il fallo. Dettagli, la cura dei dettagli. Trapattoni sembra un maniaco, ma se insiste sui dettagli una ragione deve pur esserci, no?".

Paolo Di Canio JuventusWikipedia

Rigenerato dal lavoro estivo, Di Canio inizia con grandi motivazioni la stagione 1992/93. Trapattoni gli dà più spazio e lo schiera spesso da titolare come ala destra. Ad apprezzare la crescita del ragazzo romano anche l'avvocato Agnelli.

"Un giorno l'Avvocato Agnelli ci venne a trovare prima della partita con l'Udinese. - racconterà anni dopo - Eravamo a Villar Perosa una domenica mattina. Saluta tutti, scambia qualche battuta con i giocatori e poi si rivolge a Trapattoni: 'Caro Trapattoni, mi dica, Di Canio oggi è della partita?'. Mi ricordo che il mister disse: 'Beh oggi no. Dobbiamo stare attenti al centrocampo dell'Udinese che ha Rossitto e Manicone due giocatori di grande movimento'. Io ero un po' dietro al mister ed ero quasi tentato di dargli 'simpaticamente' uno schiaffo da dietro perché volevo giocare. Agnelli poi riprese la parola: 'Vede, caro Giovanni, deve capire che Di Canio è un po' come lo champagne, tutti lo desiderano alla fine del pranzo perché è frizzantino, è fresco, fa gioire' ".

"Io ero molto contento, ma l'Avvocato continuò: 'Poi devo dire un'altra cosa su Di Canio. Quando ha la palla, entra in area e va a puntare un difensore dico: 'Meno male, adesso gli fa fallo e prendiamo rigore'. Io sto lì sempre più emozionato, orgoglioso e poi l'Avvocato finisce il discorso: 'Invece quando Di Canio è in area di rigore, ha la palla tra i piedi e non lo marca nessuno penso: 'Chissà dove tirerà!'. E in un attimo l'euforia dei complimenti era svanita. Questa era l'ironia dell'Avvocato, un'ironia che colpiva ma non faceva male. Anche se poi i compagni mi hanno preso in giro per un anno".

Il 1992/93 è comunque l'anno migliore di Di Canio in bianconero: per il romano arrivano 31 presenze e 3 goal in campionato, 4 presenze in Coppa Italia e 9 presenze nella vittoriosa campagna in Coppa UEFA. Nelle due finali parte però dalla panchina, salvo subentrare a gara in corso. Merito anche di Trapattoni.

"Ho conservato qualche tocco, il gusto per il dribbling, la passione per le fughe inebrianti sulla fascia destra. Nel contempo ho capito che non bisogna esagerare. - afferma convinto - E devo confessare che Trapattoni ha svolto un ruolo fondamentale nella mia maturazione".

Il rapporto con l'allenatore lombardo continua ad essere però di amore ed odio, il ruolo di comprimario, con gli arrivi di Vialli e Ravanelli, gli sta stretto e a fine anno il giocatore romano chiede la cessione.

"È da un mese che ho deciso di andar via, - dichiara - io qui non ci posso più stare". 

Di Canio West HamGetty

LA STAGIONE AL NAPOLI CON LIPPI E IL 'GOAL IMPOSSIBILE'

Nel 1993/94 la Juventus, che punta su Di Livio, cede Di Canio in prestito al Napoli. Paolo si trasferisce al Sud e ne nasce una delle sue stagioni italiane più belle. Nella squadra costruita dal futuro Ct. azzurro Lippi il giocatore romano si esalta e disputa una grande stagione, dividendosi nei ruoli di tornante di destra e di seconda punta accanto a Fonseca.

A fine anno il Napoli si piazza al 6° posto in Serie A, conquistando la qualificazione in Coppa UEFA. Il classe 1968 esalta il pubblico del San Paolo totalizzando 26 presenze e 5 goal in campionato e una presenza in Coppa Italia. La rete più bella e significativa la segna il 27 marzo 1994. Al San Paolo è di scena il Milan di Capello, che di lì a qualche settimana si sarebbe laureato campione d'Italia.

Al 79' minuto Canio, sul risultato di 0-0, raccoglie un lancio di Buso da centrocampo sul fronte sinistro dell'attacco azzurro. Il numero 7 si ritrova da solo contro tutta la difesa rossonera e deve tentare lo spunto personale. Con una serie di finte si libera di Baresi e Panucci, poi, da posizione angolatissima, sferra un violento sinistro dal basso verso l'alto, che si infila fra il palo e Sebastiano Rossi. Un 'goal impossibile', che scatena l'esultanza sfrenata del giocatore romano e dei 70 mila spettatori del San Paolo.

Anche per quel goal, Di Canio è ancora oggi un idolo dei tifosi napoletani, nonostante a fine stagione abbia dovuto far ritorno alla Juventus.

L'ESPERIENZA AL MILAN: SCUDETTO E GIOIE EUROPEE

Nell'estate 1994 Di Canio deve far ritorno controvoglia alla Juventus, proprietaria del suo cartellino. Dopo un breve periodo da fuori rosa con i bianconeri, tuttavia, si apre per lui una nuova opportunità calcistica con il Milan, che si ricorda del gran goal che gli ha segnato l'anno prima e per strapparlo ai bianconeri investe 6 miliardi e 380 milioni di vecchie Lire. In rossonero Di Canio vive due stagioni contrastanti: allo scarso impiego, legato anche alla rosa molto ampia, fa da contraltare un rendimento piuttosto elevato.

Nel 1994/95 in verità il suo apporto alla squadra è minimo, con 15 presenze e un solo goal contro la Fiorentina, cui vanno aggiunte 2 presenze in Coppa Italia e 2 nella Supercoppa europea, vinta contro l'Arsenal, che rappresenta la soddisfazione più importante dell'anno per il giocatore romano.

Va meglio nella seconda stagione, il 1995/96, che vede il Milan protagonista in campionato e in Coppa UEFA. E che si apre con un clamoroso litigio con Fabio Capello nella tournée estiva in Estremo Oriente. Il tecnico friulano annuncia a Di Canio che sarebbe partito dalla panchina per dar spazio a qualche ragazzino, lui non ci sta e sbotta:

 "Cazzo! Non mi fai giocare in campionato, e mi togli anche nelle amichevoli?".

Lo scontro verbale fra i due prosegue, con Di Canio che manda ripetutamente a quel paese il suo allenatore. Devono intervenire i compagni per far tornare la situazione alla calma. Con 5 reti in 22 presenze, comunque, l'ex bianconero dà il suo apporto alla conquista del primo e unico Scudetto della sua carriera, colleziona 4 presenze e un goal in Coppa Italia e incanta con le sue giocate in Europa, dove è utilizzato con maggiore regolarità (8 presenze).

Ma il cammino dei rossoneri si interrompe bruscamente al Parc Lescure di Bordeaux, dove un giovane Zinedine Zidane, e il suo scudiero, Christophe Dugarry, affondano il Milan, eliminandolo dal torneo nei quarti di finale. Nell'estate 1996 Di Canio decide allora di salutare i rossoneri per fare una scelta di vita: andare a giocare all'estero con il Celtic.

Per lui sarà l'inizio di un'entusiasmante fase 2 della sua carriera che lo porterà a diventare un beniamino della Premier League, prima del ritorno alla Lazio e di un'ultima romantica esperienza con la Cisco Roma. 

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