
Devi avere un sogno. Se non hai grandi sogni, non accade nulla" - Ian Rush.
Il sorriso beffardo sotto i baffetti, gli occhi celesti, lo sguardo vivace di chi la sa lunga, e la maglia numero 9 del Liverpool, per lui come una seconda pelle, non facevano presagire nulla di buono per i difensori inglesi degli anni Ottanta e Novanta.
Quando Ian Rush giocava, il goal era dietro l'angolo, perché, per dirla con la scritta ironica che campeggiava su una piccola chiesa della città capoluogo della Contea del Merseyside, «Dio salva ma Rush segna sulla respinta».
Centravanti gallese di rara efficacia realizzativa, in area di rigore aveva pochi eguali: alto e longilineo (un metro e 81 per 79 chilogrammi), grazie al suo istinto sapeva leggere in anticipo la traiettoria dei cross dei compagni, sorprendere i difensori avversari e trasformare in goal anche palloni all'apparenza innocui. Magari dopo essersi assentato per minuti dal gioco.
Il suo gioco era lineare ma estremamente concreto: stop, controllo e tiro e la palla finiva spesso all'incrocio dei pali o all'angolino basso. Dotato di buona tecnica e di un tiro secco e potente con entrambi i piedi, che sapeva far valere anche in mischia e in acrobazia, rapido di gambe e buon colpitore di testa, per le sue caratteristiche si guadagnerà il soprannome di 'The Ghost', 'Il Fantasma'. Con le sue reti trascina ilLiverpool a vincere tutto negli anni Ottanta, e conquista la Scarpa d'Oro nell'anno magico 1984.
Nel 1987 la Juventus vince la concorrenza di altre big e lo porta in Serie A, ma l'esperienza, a causa di alcuni infortuni e di incomprensioni tattiche, sarà deludente, tanto che a fine stagione Rush farà ritorno nei Reds, per restarci fino al 1996 e diventare il massimo realizzatore all-time del club con 346 reti in 660 gare disputate.
Gioca ancora con il Leeds, il Newcastle United, lo Sheffield United,il Wrexham e, nel 1999/00, con il Sydney Olympic in Australia, senza più ritrovare l'antico feeling con il goal. in Nazionale chiude con 28 goal in 73 presenze che gli varranno fino al 2018 il titolo di miglior bomber all-time dei Dragoni.
A 38 anni si ritira per intraprendere la carriera una breve carriera da allenatore che lo vedrà alla guida del Chester City, la squadra con cui tutto era cominciato. Dopo l'esperienza in panchina ha lavorato con diversi ruoli nel Liverpool e nella Welsh Football Trust con il compito di far crescere i giovani calciatori gallesi di talento, oltre a ricoprire il ruolo di esperto opinionista in tv.
DALL'INFANZIA AL CHESTER
Ian James Rush nasce il 20 ottobre 1961 in un paesino del Galles Nord-Orientale chiamato Saint Asaph, nella Contea di Flintshire, ed è il nono di dieci figli. La sua famiglia vive a Flint, cittadina situata sempre nel Nord del Paese, ed è particolarmente numerosa, visto che suo padre Francis Rush, che lavora come operaio alle acciaierie Shotton, e sua madre Doris, danno alla luce sei maschi: Graham, Gerald, Peter, Francis junior, Steve e Ian, e quattro femmine: Janette, Pauline, Carol e Susan.
Ian cresce così nel verde della campagna gallese. Nella sua autobiografia racconta di aver avuto un'infanzia piuttosto movimentata. A 5 anni è colpito da una forma di meningite, che lo fa restare in coma qualche giorno, con febbre molto alta. Solo la borsa del ghiaccio mamma Doris riusciva a dargli sollievo. Per il resto descrive se stesso come un ragazzo molto vivace che marina spesso le lezioni a scuola, litiga e fa a botte con i coetanei, si ubriaca nei pub, guida senza patente e trascorre persino una notte nella prigione di Flint.
"Con una gang una sera abbiamo rubato in un emporio alcuni distintivi da infilare nell’occhiello del cappotto. - rivela nel suo libro, curato da Ken Goran - Una bravata. Ci presero. Finii in tribunale, provai un senso di disgusto, ero minorenne e fui rilasciato. Mi dettero due anni con la condizionale. È stata per me una lezione molto salutare".
Da giovanissimo pratica il rugby e l'hockey. L'amore per il calcio è comunque piuttosto precoce, e si manifesta già a livello scolastico. Rush frequenta infatti la Catholic High School di Flint ed è qui che si rivela come bomber: segna infatti 79 goal per la squadra della sua scuola, stabilendo un record per il campionato scolastico del Galles settentrionale che verrà poi superato soltanto da Michael Owen nel 1992 con 92 goal.
Conclusa la scuola superiore nel 1978, è ingaggiato dal Chester, che gli dà la possibilità di diventare un calciatore professionista. Inizialmente milita nelle Giovanili, ma già nel 1978/79 può debuttare in Third Division, l'allora Serie C inglese. Nella stagione seguente è già titolare in Prima squadra e colleziona 14 reti in 33 presenze in campionato, più 4 goal in 5 gare di F.A. Cup.
Va in goal anche nel Terzo turno nella vittoria per 2-0 contro il Newcastle United, squadra che all'epoca milita in Second Division, e permette ai Seals di eguagliare il loro miglior risultato, raggiungendo i sedicesimi di finale, dove sono sconfitti di misura dall'Ispwich Town. E sono proprio le prestazioni fornite in Coppa d'Inghilterra a spalancare a Ian le porte del grande calcio.
GettyL'APPRODO AL LIVERPOOL E GLI ANNI D'ORO
Da ragazzo Rush tifava Everton, e sulle sue tracce c'è il Manchester City. Ma è il Liverpool a bruciare tutti: nell'aprile 1980 i Reds si assicurano le prestazioni del diciottenne attaccante grazie al capo scout Geoff Twentyman, che manda per lui una raccomandazione. Il Chester City incassa un assegno di 300 mila sterline (poco meno di 700 milioni di Lire dell'epoca), cifra che resterà un record dei Seals per un calciatore fino alla bancarotta del club nel 2010.
Nel 1980/81 il giovane Rush, lasciato il Chester con un bilancio di 17 goal complessivi in 39 gare, diventa così un giocatore del Liverpool. Non ha ancora i baffi che lo renderanno iconico anche nel look, ma porta i capelli a caschetto come si usavano in quel periodo. L'inizio è duro, il gallese è un sostituto e non gioca in Prima squadra, anche se realizza 4 goal nelle prime 5 gare con la formazione Riserve.
"Mi trovai così male i primi giorni che una mattina, agitato e preoccupato, prima chiamai a casa e poi andai dal presidente chiedendo di essere ceduto", rivelerà a 'La Repubblica'.
Il debutto ufficiale arriva solo il 13 dicembre 1980 in First Division (la massima divisione inglese dell'epoca) a Portman Road contro l'Ipswich Town.Sostituisce per l'occasione Kenny Dalglish, suo futuro partner d'attacco e all'epoca uno degli attaccanti più forti al Mondo, e gioca con un'inedita maglia numero 7. I Reds in quel momento lottano per lo Scudetto e per avanzare in Coppa dei Campioni, ma l'Ipswich si stava rivelando uno dei contendenti più autorevoli dei Reds per il titolo inglese. Il Liverpool chiuderà la stagione al 5° posto, conquistando però la Coppa dei Campioni (1-0 sul Real Madrid) e la League Cup, battendo nella doppia finale il Westa Ham.
Rush fa l'esordio nella massima competizione continentale disputando 90 minuti nella semifinale di andata contro il Bayern Monaco (0-0 ad Anfield) e conquista i primi importanti trofei di quello che sarà un ricchissimo palmarès. Chiude il suo primo anno con i Reds con 9 presenze complessive e zero goal, ma già nel 1981/82 è promosso fra i titolari dal tecnico Bob Paisley, fa spesso coppia con Dalglish e inizia a segnare con una regolarità impressionante.
Il primo goal arriva il 30 settembre 1981 nel ritorno del Primo turno di Coppa dei Campioni contro i finlandesi dell'Oulun Palloseura. Dopo il successo per 1-0 in Scandinavia, i Reds dilagano nel ritorno per 7-0 ad Anfield, e una delle reti è firmata al 67' dal centravanti gallese, subentrato tre minuti prima al posto di David Johnson.
Qualche giorno dopo realizza una doppietta all'Exeter in Coppa di Lega, e il 10 ottobre controil Leeds United mette a referto la prima doppietta in First Division. Un mese più tardi firma il suo primo goal nel Derby del Merseyside con l'Everton (3-1 per il Liverpool), avviando quella che sarà per lui una bella abitudine. Il 26 gennaio 1982 abbatte il Notts County con la prima delle 16 triplette che segnerà con la maglia del Liverpool (4-0 a Meadow Lane).
La stagione si chiude per i Reds con la conquista del Doblete Scudetto-Coppa di Lega (3-1 ai supplementari sul Tottenham, con 3° goal del gallese) e per Rush con un ruolino di 30 goal in 49 presenze in tutte le competizioni alla media di una rete ogni 1,6 partite. Di questi 17 in campionato, 8 in League Cup e 3 in F.A. Cup, dove la squadra si è fermata al 5° Turno, venendo eliminata dal Chelsea. È nata una stella, e tutti se ne rendono conto.
Il 1982/83 è l'anno in cui si capisce che l'exploit dell'anno precedente non è stato un caso. Rush diventa il terrore delle difese inglesi ed è spesso letale. Il gallese aiuta il Liverpool a conquistare il Charity Shield 1982 (suo il goal al Tottenham che regala il trofeo alla squadra di Paisley), la 2ª League Cup di fila (2-1 in finale contro il Manchester United) e il 2° Scudetto consecutivo. In First Division i Reds chiudono con ben 11 punti di vantaggio sul Watford, 2° classificato.
Le reti di Rush, sul cui volto compaiono i baffi che saranno un suo segno distintivo, salgono a 31 in 51 presenzecomplessive in tutte le competizioni: 1 nel Charity Shield, 24 in First Division, 2 in F.A. Cup, 2 in League Cup e 2 in Coppa dei Campioni, competizione nella quale i Reds vengono però eliminati nuovamente ai quarti di finale ad opera dei polacchi del Widzew Lodz, non senza critiche.A fine stagione Rush, che ha solo 21 anni, è premiato come 'Giovane Calciatore dell'anno' dalla Professional Footballers' Association (PFA). Nel corso dell'anno, il 6 novembre 1982 stabilisce anche il record di goal nel Dopoguerra in un Derby del Merseyside, realizzando un poker nel 5-0 contro l'Everton.
"È meglio essere un attaccante. - sentenzierà il buon Ian in una delle sue massime -Se sbagli 5 goal e poi segni quello decisivo sei un eroe. Il portiere invece può essere una saracinesca, ma poi prende un goal... ed è giudicato scarso".
La sua fama cresce vorticosamente e il 1983/84 sarà l'anno migliore dell'intera sua carriera calcistica.Il Liverpool, passato sotto la guida tecnica di Joe Fagan consegue uno storico Treble,e vince ancora campionato (80 punti contro i 77 del Southampton), la terza League Cup consecutiva (1-0 nel replay contro l'Everton) e la Coppa dei Campioni, la 2ª in carriera per Rush, ma la prima da protagonista. Il gallese in Europa firma 5 goal in 9 presenze, e i Reds battono all'Olimpico la Roma in finale ai calci di rigore. Ian trasforma con freddezza il quarto, contribuendo alla vittoria finale dei suoi, nella serata in cui Grobbelaar ipnotizza Conti e Graziani inducendoli all'errore.
"Fu una partita strana. - dirà a 'La Repubblica' nel 2018 - Tesa, non spettacolare, ci avevano detto che avremmo incontrato giocatori molto tecnici, Fagan ci aveva fatto una testa così con Falcao e Cerezo. Ma alla fine anche loro erano aggrediti dalle complicazioni emotive. Non ricordo nessuno, a dir la verità, forse con la sola eccezione di Sammy Lee, che abbia giocato al suo livello quella sera. E poi ci mise lo zampino Grobbelaar che quando lo vedemmo fare quell'oscena manfrina sulla linea di porta pensammo: ecco, la frittata è pronta...".
E invece fu una serata trionfale per i Reds. Al termine di un'annata magica da 47 goal complessivi in 65 presenze (32 in campionato con titolo di capocannoniere della First Division, 8 in League Cup, 5 in Coppa dei Campioni, 2 in F.A. Cup, ad una media di uno ogni 1,4 gare)Ian fa incetta di riconoscimenti: vince la Scarpa d'Oro precedendo Marco Van Basten (28 reti) ed è votato Calciatore dell'anno dalla Professional Footballers' Association (PFA) e successivamente dai giornalisti.
Getty ImagesDopo la scorpacciata di titoli del 1983/84, il 1984/85 è la prima stagione senza trofei per il Liverpool da 10 anni. La squadra di Fagan perde ben 4 finali: il Charity Shield con l'Everton, la Supercoppa europea con la Juventus, la Coppa Intercontinentale contro l'Independiente e la Coppa dei Campioni nella tragica notte dell'Heysel, ancora contro la Juventus. Gli hooligans caricano i tifosi bianconeri nel famigerato settore 'Z' e provocano la morte di 39 persone, fra cui 32 tifosi della Vecchia Signora.
"Non conoscevamo l'entità della tragedia. - dirà Rush nel 2010 a 'La Repubblica' - [...] Qualcuno di noi voleva scappare, altri incoraggiavano i più spaventati. C'era anche chi temeva per i suoi cari, con cui era impossibile comunicare. Credo che quel giorno fummo tutti vittime. Quel giorno il calcio cambiò per sempre. Da allora fu chiaro che prima viene il pubblico e poi lo spettacolo. La tragedia fu anche provocata dalla sconvolgente assenza di strutture e di controllo".
La gara si gioca e vede la Juventus vincere uno a zero con un rigore trasformato da Platini e assegnato per un fallo chiaramente fuori area su Boniek.Il comportamento degli hooligans causa la squalifica di 6 anni per i club inglesi dalle Coppe europee.Anche il campionato si chiude con un successo trionfale dei cugini dell'Everton,e i 26 goal totali di Rush (14 in campionato, 7 in FA Cup e di nuovo 5 in Coppa dei Campioni), che salta anche la prima parte di stagione per infortunio, non bastano ad indorare la pillola.
Alla stagione opaca per il centravanti e la squadra segue un 1985/86 di grande rilancio: il Liverpool mette a segno infatti la sua finora unica doppietta Scudetto-F.A. Cup della sua storia. La Coppa di Inghilterra è il trofeo più emozionante. Il successo per 2-0 in semifinale sul Southampton permette ai Reds di giocarsi il trofeo nel primo Derby del Merseyside in una finale.
La gara si gioca a ritmi vertiginosi ed è una girandola di emozioni. Lineker porta in vantaggio i Toffees, ma Rush pareggia e Johnstone firma il sorpasso. La partita resta incerta fino all'84', quando un nuovo guizzo del bomber gallese vale il 3-1 e spegne definitivamente le speranze dei cugini. Al trofeo il centravanti aggiunge anche il riconoscimento come uomo della partita. Per tutti i tifosi è 'The Ghost', il centravanti che si assenta dal gioco e poi riappare all'improvviso castigando gli avversari.
In campionato i Reds prevalgono sui rivali di 2 lunghezze, al termine di un lungo testa a testa concluso anche se Lineker a livello individuale 'ruba la scena' a Rush. Il gallese deve 'accontentarsi' di 28 goal in 49 presenze (22 in campionato, 6 in F.A. Cup). Dopo il passaggio di Dalglish a giocatore-allenatore sul finire del 1985, il bomber del Liverpool fa spesso coppia in attacco con Paul Walsh.
A inizio stagione 1986/87 i Reds si aggiudicano anche il Charity Shield, il 3° personale per Rush, condiviso però con i rivali dell'Everton dopo un pareggio per 1-1 (goal di Rush ed Heath). Senza rigori, il bomber realizza 30 goal in campionato che gli valgono il 2° posto nella classifica marcatori ma non bastano alla squadra per vincere lo Scudetto, che va nuovamente all'Everton. In tutto i suoi centri sono 35 (4 in League Cup).
Nella finale di Coppa di Lega il gallese apre le danze, ma è l'Arsenal a sollevare il trofeo con una rimonta targata Nicholas. Quella sconfitta mette fine ad una serie di 144 gare consecutive in cui, quando Rush segnava, il Liverpool vinceva.
Getty ImagesL'ESPERIENZA DELUDENTE ALLA JUVENTUS NEL 1987/88
In Inghilterra Rush è ormai un'istituzione, ma al gallese manca qualcosa per consacrarsi stella planetaria: dimostrare il suo valore, come fatto da altri campioni dell'epoca, in Serie A, ai tempi il miglior campionato al Mondo. Dopo che nel 1984 ci aveva pensato il Napoli, ripiegando poi su Diego Armando Maradona, già nel 1986 è la Juventus ad aggiudicarsi il suo cartellino.
Mentre tutti pensano ai Mondiali che devono giocarsi in Messico, Giampiero Boniperti lavora sotto traccia all'acquisto del bomber del Liverpool, con la benedizione dell'Avvocato Gianni Agnelli. Il 10 maggio 1986 il presidente bianconero è a Wembley ad assistere alla finale di F.A. Cup fra Liverpool ed Everton, che vede proprio Rush grande protagonista. Al termine della gara il numero uno del club torinese rompe gli indugi, e decide di piazzare l'affondo decisivo.
L'operazione tuttavia non è semplice, perché sulle tracce di Rush c'è anche il Barcellona di Terry Venables, che sogna di riproporre in blaugrana il tandem del Galles Rush-Hughes. Alla fine però è Boniperti a spuntarla e l'affare si chiude ai primi di giugno.
"È stato abbastanza facile incontrare Boniperti in gran segreto. - rivelerà il gallese - Dovevate vedere lo stupore dei dirigenti bianconeri di fronte alla mia esitazione. Le cifre, fantastiche, erano già definite e Boniperti aveva una fretta enorme. Arrivò a darmi un ultimatum: o accetti entro mercoledì 4 giugno, o non se ne fa nulla".
Il 3 giugno 1986 Rush rompe gli indugi e vola a Torino.
"Sono andato per ufficializzare l’accordo, per vedere la città, l’avvocato Agnelli e i tifosi. - spiegherà - È bastato quel blitz per far cadere le mie ultime perplessità".
Il2 luglio Rush firma il contratto che lo lega alla Juventus fino al 1990, e pretende gli venga tradotto interamente in inglese. Madama lo preleva dal Liverpool per 3,2 milioni di sterline, pari a 7 miliardi di Lire, da pagare un due rate annuali, e lolascia in prestito ai Reds per una stagione per abbracciarlo nell'estate 1987.
Rush sogna di far coppia con Platini e di giocarsi di nuovo la Coppa dei Campioni, invece 'Le Roi', a sorpresa, alla fine della stagione 1986/87 decide di ritirarsi dal calcio giocato. La dirigenza bianconera deve correre ai ripari, ma, dopo aver seguito diversi obiettivi, affida il posto del francese al giovane atalantino Moreno Magrin, mentre l'arrivo di Rush dovrà colmare la partenza di Aldo Serena, accasatosi all'Inter.
I numeri impressionanti dei suoi 6 anni al Liverpool (207 goal in 331 partite totali, 140 in 217 gare di campionato) lo rendono lo straniero più atteso della Serie A 1987/88, nonostante gli arrivi in Italia di campioni come Gullit, Van Basten, Careca e Völler. Il 22 maggio la fidanzata Tracey scegliedi viverein una casa in collina, fa un sopralluogo a Torino ed è entusiasta della gente e dei nuovi tifosi di Ian.
Il 3 luglio 1987 la coppia convola a nozze a Flint, ricevendo la benedizione di Boniperti, che amava che i suoi calciatori mettessero la testa a posto.
"È una gran bella cosa questo matrimonio. - dichiara il Direttore sportivo Francesco Morini per l'occasione - Anche perché la Juventus preferisce i giocatori sposati, che si possano dedicare al calcio con molta più tranquillità rispetto agli scapoli".
Sul piano dell'investimento per Ian garantisce il connazionale John Charles, che in bianconero aveva segnato oltre 100 goal vincendo 3 Scudetti e 2 Coppe Italia.
"Ian è più bravo di me e segnerà di più. - assicura - Non esiste al mondo un cannoniere che conosca come lui l’arte di andare in rete".
I giornali lo incoronano con appellativi come 'Messia','Stella','Profeta', i tifosi si aspettano che i suoi goal rendano meno amaro l'addio di Platini. E lui non fa nulla per smettere di farli sognare.
"Greaves, Jordan, Blissett, Hateley. Tanti giocatori inglesi qui in Italia non sono riusciti a convincere. Io non farò quella fine. Io sono gallese. - afferma - John Charles è stato l’unico attaccante britannico che ha sfondato in Italia. Altri bomber mai, hanno fallito tutti. Sapete perché? Segnare è un mestiere difficile. Bisogna saper soffrire. Charles ci riusciva. Abbiamo la stessa origine operaia. Gli inglesi sono più snob, anche più ricchi. Noi gallesi invece siamo per tradizione grandi lavoratori. Gente che ha dovuto sempre combattere per farsi strada".
"La Juventus rappresenta un grosso obiettivo, - aggiunge - poiché come il Liverpool vuol dire serietà e stile, successo e tradizione: e siccome so che i tifosi bianconeri ci tengono a vincere una seconda Coppa dei Campioni, farò l’impossibile per regalargliene una. Mi auguro che fa Juventus, nel 1990, mi rinnovi il contratto per altri due o tre anni. Mi dispiace molto che Platini abbia lasciato il calcio, chissà quanti assist avrebbe preparato per me!".
Anche per gli altri calciatori è Rush la vera stella del calciomercato estivo 1987.
"È il migliore di tutti noi stranieri, - assicura Gullit - i goal che ha fatto in Inghilterra sono una garanzia".
"Rush conquisterà tutti i tifosi - dice anche un grande bomber del passato come Gunnar Nordahl - In area non c'è nessuno come lui".
Le premesse per far bene sembrano esserci tutte.Rush approda in città a bordo della Lancia Thema di Morini, ed è subito bagno di folla.Le aspettative crescono se possibile ulteriormente dopo un precampionato da protagonista, con ben 10 goal in 6 partite. Anche il tecnico Rino Marchesi è pienamente convinto delle sue qualità.
"Rush ha sorpreso anche me. - ammette - È il modo in cui si muove , l’astuzia e la potenza con cui segna. Un fenomeno che rende tutto facile per il suo carattere docile. Non potevo immaginare che si integrasse così presto negli schemi . Né avrei osato immaginare che fosse così essenziale e lucido in ogni occasione, dotato di un repertorio di colpi davvero completo".
Quanto succederà da lì ai successivi mesi nessuno se lo aspetta, o quasi. Chi va contro corrente è Mircea Lucescu, tecnico della Dinamo Bucarest, che parlando del gallese in Italia esprime qualche perplessità.
"Per me è un grande opportunista, - afferma l'allenatore rumeno - però non è adatto al calcio italiano. Avrà problemi ad ambientarsi [...] Rush corre un grande rischio".
La squadra, senza Platini perde tanto in fantasia ed inventiva. A garantirla nella nuova Juventus sono solo il danese Laudrup e, a sprazzi, Massimo Mauro. Per il resto il sostituto di Platini, Magrin, è un onesto centrocampista e nulla più. E i vari Angelo Alessio, Ivano Bonetti, Massimo Bonini e Beniamino Vignola sono buoni giocatori ma non fuoriclasse.
Il risultato è che la Juventus 1987/88 è una squadra che gioca prevalentemente in contropiede e che in area con Cabrini e De Agostini offre pochi palloni al proprio centravanti, costretto a muoversi più del suo solito per avere palloni giocabili. Una bella differenza rispetto al Liverpool, dove il gallese era il terminale offensivo della squadra.
Il debutto assoluto con la maglia bianconera sulle spalle arriva a Lecce, il 23 agosto 1987, nel girone di Coppa Italia. I bianconeri vincono 3-0 in trasferta ma poi Ian si fa male e riporta una distrazione al retto femorale sinistro che lo costringe a fermarsi.
È il primo problema muscolare avuto in carriera, che fa sì che il suo esordio in Serie A sia rinviato e avvenga alla 2ª giornata. La Juventus inizia il suo cammino in campionato vincendo 1-0 con il Como, e tutti si aspettano che Rush trovi subito il goal il 20 settembre contro l'Empoli. Ma la partita è più ostica del previsto, e il gallese non incide. Giusto un paio di colpi di testa che non trovano lo specchio. I toscani vincono 1-0.
"Oggi non ero al 100%. - assicura Ian - Ho incontrato molte difficoltà soprattutto per il caldo. A Liverpool con un’afa simile non avevo mai giocato. Partita brutta, irripetibile. Mi sono arrivati pochissimi palloni giocabili. La Juve quando mi ha ingaggiato, conosceva le mie caratteristiche".
Le critiche al gioco della squadra non piacciono e con il suo allenatore inizia a incrinarsi.
"I palloni si danno e si ricevono. - replica Marchesi - Quando non gli arrivano, farebbe bene ad andarseli a cercare".
Quanto accade però al Comunale di Torino il 27 settembre sembra spazzare via d'un tratto tutte le nubi: con una bella doppietta Rush trascina i bianconeri alla vittoria per 3-1 sul Pescara.
"Sono al 90%. - sostiene - Abbiamo trovato un gioco e io gioco bene quando giocano bene gli altri. Una giornata stupenda. Ho anche fallito 2 goal che in altre occasioni avrei fatto. Che figuraccia!".
Ma l'exploit contro gli abruzzesi si rivela estemporaneo. La Vecchia Signora cade in trasferta col Verona, poi batte la Roma in casa. Intanto avanza in Coppa UEFA eliminando i maltesi del La Valletta (goal all'andata di Rush). Negli ottavi è abbinata ai greci del Panathinaikos e la gara di andata ad Atene si gioca prima del Derby d'Italia. Quando per dirigere l'incontro l'UEFA designa il fischietto gallese Ron Bridges, il centravanti bianconero fa un grande sorriso sotto i suoi baffi.
"L’arbitro è un mio carissimo amico. Un amico fraterno. - rivela - Abita a Flint, a due passi dalla casa dei miei genitori. Nel quartiere ci si conosce tutti. In partita potremo addirittura parlarci in dialetto gallese. L’ho incontrato anche sabato. Gli ho detto che sono pronto ad offrirgli da bere ad Atene. Mi ha risposto che accetterà volentieri, ma al termine della gara".
Le sue parole scatenano in Grecia una marea di polemiche, e sono tanti i sospetti che il direttore di gara possa favorire la Juventus. Al suo sbarco nella penisola Ellenica i giornalisti gli domandano: "Davvero lei è amico dell'arbitro?".
Ian replica stizzito:
"Capita abitualmente in Inghilterra che i giocatori conoscano bene gli arbitri. Bridges non mi favorirebbe nemmeno se fossi suo figlio".
Il centravanti ha ragione, perché non solo non viene favorito, ma anziè penalizzato. Il suo connazionale, infatti, perché non si dica che ha agevolato i bianconeri, non gli fischia nulla. La squadra di Marchesi perde 1-0 e al fischio finale recrimina per 2 rigori non assegnati, un goal annullato e le entrate dure sul proprio numero 9, che al fischio finale è dolorante alla caviglia per i colpi ricevuti e si è procurato una distorsione.
"Bridges è stato condizionato dalle troppe chiacchiere, - commenta - dal fatto di conoscermi. Ci ha rimesso soltanto la Juve".
Sarcastico e amaro il tecnico Marchesi:
"Menomale che l'arbitro era suo amico...".
Non sta bene, ma non vuole perdersi la sfida contro l'Inter: i nerazzurri vincono 2-1 con doppietta dell'ex Serena, mentre il gallese è protagonista di un liscio clamoroso in area. Tutto sembra girargli contro, ma Rush non demorde e ci crede ancora.
"Mi basta un goal per tornare me stesso. - assicura - Datemi tempo, sono in Italia da tre mesi. Devo ancora capire tante cose del campionato italiano. In Inghilterra si gioca con lo stesso ritmo veloce per novanta minuti. In Italia, invece, il passo è lento, ma d’improvviso si scatena con una rapidità che rischia di piantarti in asso. È molto difficile mantenere sempre la concentrazione".
GettyCon l'Avellino c'è il pronto riscatto: Rush procura un autogoal e chiude i giochi con la rete del 2-0, che arriva con un'azione personale conclusa con uno scavetto a superare il portiere irpino Di Leo. Il gallese completa la sua prova maiuscola con l'assist per il terzo goal di Alessio.
"Mi è riuscito un goal di quelli che segnavo al Liverpool. - commenta - Lo dedico ai tifosi che alla fine mi hanno applaudito. Una settimana fa ho ricevuto valanghe di critiche, sono state dette cose ingiuste. Ora è bastata una rete per farmi tornare all’improvviso campione? Se non giochiamo bene, non è colpa di Marchesi. Sono i giocatori che vanno in campo".
Ma la caviglia è ancora gonfia e Rush non sta bene. A Pisa propizia un'altra autorete che vale la vittoria dei torinesi, poi parte per giocare a Praga con il Galles, rifiuta l'infiltrazione e viene subissato di critiche per i suoi errori. A difenderlo stavolta è Marchesi.
"Ian è sempre stato un combattente, - dice - non ha mai chiesto di star fuori. Ha soltanto bisogno di ritrovare goal e fiducia. Lo vedo in progresso".
La gara con l'Avellino potrebbe essere la svolta, invece sarà l'ultimo sussulto del girone d'andata. Con l'arrivo dell'autunno Ian si rinchiude in se stesso, non fa gruppo con i compagni, non impara l'Italiano. Appena può va al bar a bersi una birra. Il suo ambientamento diventa impossibile e questo segna di fatto il fallimento della sua avventura in Serie A.
"Ogni giocatore vuole rimediare un pareggio. - afferma in un articolo da lui scritto sul 'Sun' - Laudrup riceve l’ordine di arretrare col risultato che per me diventa estremamente arduo trovare il goal. Vedo pochissimi palloni e non sono coinvolto nel gioco. Ho espresso questi miei problemi a Marchesi ma anche se andassi avanti fino all’asfissia, lui non modificherebbe le nostre tattiche di una virgola. Se vogliamo vincere dobbiamo adottare una mentalità più positiva, convincendoci del nostro potenziale d’attacco".
Le parole prima di Napoli-Juventus irritano la dirigenza bianconera, e Rush, rientrato in Galles ufficialmente per curarsi, si mostra a tirare dei rigori in un'esibizione benefica. Boniperti lo punisce con 5 milioni di Lire di multa.Al San Paolo la squadra di Marchesi cade 2-1 contro il Napoli, dicendo in pratica addio ai sogni di Scudetto con 6 mesi di anticipo. Ian delude, anche l'Avvocato Agnelli lo boccia.
"Rush è un diamante grezzo, un uomo di un certo fascino che a Torino non si sente a suo agio. - dichiara - Parla con i goal? Mi sembra che a Torino non abbia parlato molto. Il Liverpool ha speso i soldi meglio di noi".
Alla 14ª, nel derby con il Torino, serve ad Alessio la palla dell'1-1 e propizia nel finale l'ennesima autorete che fissa il risultato sul 2-2. Ma con il Milan, nel turno successivo, spreca un paio di clamorose palle-goal.
"La sintesi della partita ? Gullit ha avuto due palle goal e ne ha messa in rete una. - dichiara il tecnico Marchesi - Rush ne ha avute altrettante e le ha sbagliate".
La Juventus, chiude il girone di andata al 6° posto, con un distacco di 10 lunghezze dal Napoli di Maradona, che guida la classifica.
"A Liverpool segnavo tanto perché i miei movimenti erano del tutto istintivi. - si giustifica il centravanti gallese - Da quando sono in Italia, invece, penso troppo. Qui a Torino le tante chiacchiere sulla difficoltà di far goal mi hanno condizionato. Quando un pallone arriva, io penso a cosa farne, a come colpirlo, a dove passarlo. E sbaglio. In area di rigore, non si deve riflettere, si deve agire e basta".
Finite le partite, appena può fa ritorno a Flint, restandoci fino a lunedì.
"Dopo la doccia al Liverpool ci si ritrovava tutti, noi e i nostri avversari, nella sala dello stadio riservata ai giocatori. - racconterà - Parlando con i colleghi si analizzavano i fatti e si scaricavano le tensioni accumulate durante la partita. Anche se ci si era scalciati con un rivale, si finiva per dimenticare tutto. Qui dopo la partita non c’è niente. Ognuno va per conto suo. È anche vero che sarebbe duro scambiare due chiacchiere con qualcuno che non ha fatto altro che sputarti in faccia per novanta minuti. Così sono costretto a tenermi dentro tutto e a dormirci sopra. È il momento peggiore della settimana in cui il Liverpool mi manca davvero".
L'inedita saudade in salsa gallese e l'astinenza dal goal prosegue in campionato fino al 31 gennaio 1988, quando su rigore firma il 3° goal nel 4-0 contro l'Empoli.In Coppa Italia, invece, Madama strapazza il Pescara con ben 5 goal di Rush fra andata e ritorno, siglando addirittura un poker nel secondo match. Agli abruzzesi fra campionato e Coppa rifila 7 centri in 4 gare, ma va a secco in campionato nella sfida di ritorno e i biancazzurri si impongo 2-0.
"Rush va servito coi cross dal fondo. - suggerisce Platini - E poi anch’io all’inizio in Italia ho avuto problemi. Avevo la pubalgia. E se Rush non ce l’ha, gli consiglio di farsela venire".
Il flop italiano del gallese è ormai certificato dopo due messi, febbraio e marzo, assolutamente deludenti. Con l'unico sussulto del rigore procurato nel Derby d'Italia contro l'Inter e trasformato dallo specialista Magrin. Anche in Coppa Italia la Juve è eliminata ai quarti dai cugini de
"So che il tecnico vorrebbe da me qualcosa di diverso, ad esempio che mi liberassi in dribbling, che cercassi l’azione personale per arrivare al gol. Non è possibile. - afferma in un'intervista a 'La Stampa' - Se volevano questo dovevano cercare un Maradona, io non ho queste doti, in porta ci arrivo con la collaborazione dei compagni e questo alla Juve lo sapevano".
Il colpo dell'estate si sveglia tardi, ad aprile, quando ormai il suo futuro sembra già scritto. Primo goal in trasferta il 10 contro l'Ascoli (1-1), poi prova superlativa al Comunale contro il Napoli di Maradona, affossato per 3-1. Dopo il vantaggio segnato di testa da Cabrini, a inizio ripresa Mauro innesca De Agostini sulla sinistra: cross teso e basso a centro area, dove Rush con un movimento dei suoi elude le marcature e con una girata di sinistro di prima intenzione supera Garella sul primo palo. Il gallese completa la sua giornata di gloria con uno splendido aggancio e un bel lancio per Laudrup, che steso, conquista il rigore che chiude la partita.
Il 1° maggio in zona Cesarini risolve il Derby della Mole contro il Torino, con un guizzo dei suoi in piena area (2-1). Ed è decisivo anche nello spareggio UEFA che prolunga la stagione e si decide ai rigori. Dopo l'errore decisivo del granata Benedetti, infila Lorieri dal dischetto per il definitivo 4-2 che regala a Madama la partecipazione alla Coppa UEFA. Sarà il dono di addio del gallese, che chiude l'esperienza italiana con 13 goal in 40 presenze totali, di cui 7 in 29 gare in campionato,5 in Coppa Italia e 1 in Europa.
Il centravanti torna in Inghilterra, e si prende la varicella. La Juventus lo convoca per il ritiro nel verde di Buochs. Rush non arriva. I bianconeri mandano il dottor Bosio a visitarlo, ma poi, stanco dei capricci del bomber, Boniperti decide che può bastare e lo cede nuovamente al Liverpool per 2,8 milionidi sterline, quasi 6 miliardi e mezzo di Lire. A Torino arrivano Zavarov e Altobelli.Ed è polemica sulle responsabilità della separazione col bomber.
"Abbiamo capito che voleva andar via, gli brillavano gli occhi", sostengono dalle parti di Torino. Qualche giornale gli attribuisce persino una dichiarazione falsa: "È stato come vivere in un Paese straniero", da lui mai pronunciata.
"Sono tornato al Liverpool solo perché mi hanno voluto", replica Rush. Che anni dopo si sfogherà: "A Torino sono stato accolto come una specie di messia, ho avvertito subito le enormi aspettative della gente. Non ho mai pensato di mollare e non mi sentivo in una prigione come hanno scritto. Il pubblico è stato fin troppo paziente con me. La verità è che io, in fondo, non sono un tipo ambizioso. Quella in Italia è un’esperienza che consiglio a tutti. A me ha aiutato a maturare. Il mio unico errore è stato quello di non scegliere la squadra giusta. Pensavo che la Juve fosse il Liverpool d’Italia. Comunque ho segnato più goal di Völler...".
Anche sul piano tattico, il gallese si ricrederà:
"Nella Juventus ho imparato a essere un giocatore a tutto tondo. - affermerà a 'Fourfourtwo' - Sono arrivato in Italia come capocannoniere e ne sono uscito come un calciatore migliore. Nel Liverpool, che era una grande squadra, il mio compito era semplicemente quello di rimanere attorno e all'interno dell'area di rigore. In Italia, invece, indietreggiando anche verso la linea mediana, ero presente in più parti del campo, per cui sono diventato un giocatore più completo".
GettyIL RITORNO AL LIVERPOOL PER ENTRARE NELLA STORIA
Dalglish riabbraccia il figliol prodigo nell'estate 1988, ma ormai il Liverpool, in sua assenza si è rinforzato nel reparto offensivo: sono arrivati infatti John Barnes, Peter Beardsley e soprattutto l'irlandese John Aldridge, con cui nasce subito un forte dualismo per il ruolo di punta centrale nel 4-3-3, il nuovo schema dei Reds.
Gli infortuni e la concorrenza condizionano l'annata 1988/89 di Rush. Nonostante sia un beniamino dei tifosi, Dalglish gli preferisce inizialmente Aldrige, che segna e fa bene. Il gallese gioca e segna qualche goal fra fine ottobre e inizio novembre, poi va fuori, anche per problemi fisici, e trova progressivamente la miglior condizione e conseguentemente più spazio soltanto nel finale di stagione, quando Dalglish prova persino a far coesistere contemporaneamente i due centravanti.
Ma la sconfitta per 2-0 contro l'Arsenal, il 26 maggio 1989, determina la vittoria a sorpresa dello Scudetto da parte dei Gunners, in una partita che passerà alla storia. Rush gioca titolare ma si fa male e deve lasciare il campo nel primo tempo, sostituito da Beardsley. Il riscatto del 'Fantasma' sarà però clamoroso e arriva nella finale di F.A. Cup, che è una riproposizione di quella del 1986: i Reds sono opposti nuovamente all'Everton nel Derby del Merseyside.
La partita del 20 maggio 1989 nel vecchio Stadio di Wembley si carica di significati ancora maggiori dopo la morte di 96 tifosi del Liverpool nella strage di Hillsborough, in occasione della semifinale contro il Nottingham Forest nel campo neutro di Sheffield. Dalglish schiera dal 1' Aldridge, con Rush in panchina pronto a subentrare. L'irlandese apre le marcature al 4', ma McCall pareggia sul filo di lana e porta la partita ai supplementari.
Dalglish, che ha mandato in campo l'attaccante gallese al 72' al posto del rivale, confida nel suo fiuto del goal e non sarà deluso. Al 94' Rush punisce ancora una volta 'i cugini' e firma il 2-1, ma ancora McCall pareggia al 102'. La partita sembra stregata, ed è allora che il gallese prende per mano la squadra e un minuto dopo va nuovamente a segno: 3-2, la Coppa d'Inghilterra va al Liverpool e Ian è sempre più una leggenda per i suoi tifosi.
Il centravanti resta al Liverpool fino al 1996, collezionando 139 goal in 245 gare nella sua seconda avventura con i Reds e scrivendo ulteriori pagine di storia. Nel 1989/90 Rush torna al top della condizione, e senza più Aldridge, ceduto alla Real Sociedad, con 26 goal (18 in campionato) in 48 presenze dà un contributo fondamentale per la vittoria del 5° e ultimo Scudetto della sua carriera. Dal 1988 al 1990, inoltre, il Liverpool si aggiudica 3 Charity Shield.
Rush si conferma nella stagione 1990/91, segnando di nuovo 26 reti (16 in campionato) in 48 gare giocate, ma i suoi goal non bastano a far vincere al Liverpool il titolo inglese: trionfa infatti l'Arsenal. Il 20 febbraio 1991, inoltre, Dalglish rassegna le dimissioni e viene rimpiazzato da Ronnie Moran.
Il 1991/92 è un anno difficile per Rush, che patisce una serie di infortuni, e per il Liverpool, che guidato da Graeme Souness,chiude la stagione al 6° posto, fuori per la prima volta dal 1980/81 dalle prime due posizioni. Il gallese realizza in tutto 9 goal in 31 presenze. La più importante arriva nella finale di F.A. Cup contro il Sunderland (quella del 2-0), che gli permette di alzare per la terza volta il trofeo. I Reds tornano a giocare in Europa dopo la squalifica, ma in Coppa UEFA sono eliminati ai quarti di finale dal Genoa.
Il bomber a 30 anni dimostra di non sentirli e torna nuovamente al top nel 1992/93, segnando 22 goal totali in 42 partite complessive nella nuova Premier League. Di questi 14 li realizza in campionato. Grazie al poker nei sedicesimi di finale di Coppa delle Coppe contro i ciprioti dell'Apollōn Limassol diventa il miglior realizzatore europeo all-time del club, superando con 20 centri personali Roger Hunt a quota 17. Il suo primato sarebbe poi stato superato nel 2003 da Michael Owen.
Il 20 ottobre 1992, inoltre, grazie alla rete rifilata al Manchester United, Rush si porta a 287 reti con la divisa rossa, nuovo primato all-time di goal per il club, superando ancora Roger Hunt. In campionato la squadra chiude in crescendo, piazzandosi 6°.
GettyNel 1993/94 diventa il nuovo capitano del Liverpool, e il 28 ottobre 1993 raggiunge quota 200 reti in campionato con la squadra che ha segnato la sua carriera. Il bottino personale è di 19 centri in 39 gare (14 in Premier), fra cui un tris in League Cup all'Ipswich Town. Nel corso della stagione Rush inizia a far coppia in attacco con il giovane Robbie Fowler. Il 13 marzo 1994 per la prima volta tutti e due vanno in goal nella stessa gara, ed è il Derby del Merseyside contro l'Everton.
Nel 1994/95 in panchina arriva Roy Evans, e il gallese dimostra ancora il suo feeling con il goal: ne segna di nuovo 19 (12 in Premier League) in 50 presenze. Il 2 aprile 1995, grazie ad una doppietta di McManaman, i Reds si impongono 2-1 nella finale di League Cup contro il Bolton, e Rush la conquista per la quinta volta, la prima con la fascia da capitano al braccio. Il 30 novembre 1994, contro il Blackburn Rovers, aveva firmato quella che sarà la sua ultima tripletta con il Liverpool
La lunga era di Rush al Liverpool volge infine al termine nella stagione 1995/96. Con l'acquisto di Stan Collymore dal Nottingham Forest,e la crescita progressiva dai Fowler, Ian a 34 anni diventa una riserva. Disputa comunque 29 partite, di cui 14 da titolare, e segna 7 goal. Non banali: il 6 gennaio 1996, ad esempio, timbra il cartellino contro il Rochdale e con 42 centri personali, diventa il miglior realizzatore di sempre dell'F.A. Cup, battendo Denis Law a quota 41.
L'ultimo mese è per lui denso di grandi emozioni. Il 27 aprile 1996 disputa la sua ultima partita da giocatore del Liverpool ad Anfield, entrando in campo dalla panchina contro il Middlesbrough, e riceve gli applausi di entrambe le tifoserie. Il 5 maggio, a Maine Road, contro il Manchester City, Rush firma quindi l'ultima rete in maglia Reds: è la 346ª in 660 gare, la 229ª in campionato in 469 match. Nessuno, fino ad oggi, è mai riuscito nemmeno lontanamente ad avvicinare il suo record.
L'ultima gara in assoluto con la maglia del Liverpool è però la finale di F.A. Cup contro il Manchester United dell'11 maggio 1996. Non una partita memorabile per la squadra e l'esperto centravanti, che subentra a gara in corso e vede la squadra perdere 1-0. Il suo ultimo pallone giocato con la casacca dei Reds è uno sfortunato tocco di spalla in area sugli sviluppi di un calcio d'angolo, che propizia la conclusione vincente di Eric Cantona.
Nel suo palmarès, sommando i trofei vinti nella sua prima esperienza, figurano in tutto 20 titoli:2 Coppe dei Campioni, 5 Scudetti inglesi, 6 Charity Shield, 5 League Cup e 3 F.A. Cup. Oltre a questo, un record difficilmente battibile: l'essere stato il miglior marcatore di sempre nel Merseyside Derby, avendo rifilato all'Everton 25 goal in maglia Reds. La regina Elisabetta, per i suoi meriti sportivi, gli conferisce il titolo di Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico (MBE).
Getty ImagesBOMBER DEL GALLES FINO AL 2018
Oltre che nel Liverpool, Ian Rush lascia il segno anche con la maglia della Nazionale gallese. Esordisce a 19 anni il 21 maggio 1980 quando è ancora un giocatore del Chester (sconfitta per 1-0 in amichevole contro la Scozia).
Il centravanti rappresenterà il Galles per ben 16 anni, in cui totalizza 73 presenze e 28 goal, che lo renderanno massimo marcatore all-time dei Dragoni fino al 2018, quando verrà superato da Gareth Bale. Nella sua avventura in Nazionale, Rush non riesce a disputare nessuna fase finale di un grande torneo internazionale.
Nella sua avventra con la Nazionale, spiccano tre prestazioni su tutte. Il 9 settembre 1992 stende al tappetto le Isole Faroe con una tripletta (6-0 il risultato finale). In precedenza, il 4 giugno 1988, a Brescia, dopo la stagione difficile con la Juventus, si toglie la soddisfazione di sorprendere Bergomi e trafiggere Zenga in un'amichevole con l'Italia.
Il 5 giugno 1991, infine, a Cardiff, in amichevole, firma il goal che consente al Galles di battere la Germania campione del Mondo in carica per 1-0.
Getty ImagesGLI ULTIMI ANNI E IL POST CARRIERA
Salutato non senza commozione il Liverpool, Rush riparte nel 1996/97 al Leeds United, che lo ingaggia a parametro zero. A volerlo è il manager dei Peacocks Howard Wilkinson, ma quest'ultimo è esonerato dopo un mese, lasciando posto a Graham. Rush gioca comunque 3 goal in 42 presenze totali.
Nel 1997 firma con il Newcastle United, fortemente voluto dal manager Dalglish come riserva di Alan Shearer. Fino al mese di febbraio del 1998 colleziona 14 presenze e 2 reti: quella contro l'Everton che vale il successo per 1-0 dei Magpies nel 3° Turno di F.A. Cup e la rete all'Hull City in League Cup che gli permette di eguagliare il record di reti nella competizione appartenente a Geoff Hurst (50 goal). A febbraio del 1998 è mandato in prestito allo Sheffield United (4 presenze senza lasciare il segno).
A 37 anni firma con i gallesi del Wrexham e colleziona 18 presenze in Second Division (la Serie C inglese) senza mai trovare la via del goal. Nell'estate del 1999, a 38 anni, decide di concludere la sua carriera agonistica. Salvo poi ripensarci e tornare in campo in Australia con il Sydney Olimpic (2 presenze e un goal). Nell'estate del 2000, a 38 anni, dice quindi basta con il calcio giocato.
Inizialmente nel 2003 Ian lavora come tecnico part-time degli attaccanti del Liverpool, sotto la gestione di Gerard Houllier. Nell'agosto del 2004 assume quindi la guida tecnica del Chester City, il club in cui aveva iniziato la sua carriera da calciatore, che gioca in Division Two, la Serie C d'Inghilterra.
La sua avventura è tuttavia tribolata: perde 3-1 al debutto in casa del Boston United, ma il tecnico gallese riesce poi a raddrizzare la situazione e la squadra è imbattuta per 2 mesi e avanza fino al Terzo Turno di F.A. Cup. Questo fa sì che ad ottobre Rush sia nominato 'Manager del mese'.Ma il Chester City entra in una nuova crisi a novembre e l'ex centravanti è fortemente criticato per le sue tattiche che prevedono i lanci lunghi.
Il presidente Stephen Vaughan cerca di indurlo alle dimissioni, Ian tuttavia resiste e va avanti anche dopo un umiliante 5-0 subito nel febbraio 2005 dallo Shrewsbury Town. Quando però Vaughan ad aprile licenzia il suo assistente Mark Aizlewood, a Rush non resta altro da fare che dimettersi con la squadra praticamente certa della retrocessione in Division Three.
Poco dopo le dimissioni è in ballottaggio con l'ex compagno di squadra Mark Wright per guidare il Peterborough United, ma perde il ballottaggio. Inoltre i gallesi The New Saints, sorteggiati per disputare il Turno preliminare di Champions League contro il Liverpool, gli propongono di tornare in campo a 43 anni, Ian ci pensa ma declina l'invito.
GettySposato dal 1987 con la moglie Tracey, che gli ha dato due figli maschi, Jonathan e Daniel, il suo matrimonio entra in crisi negli anni Dieci, e dopo la fine ufficiale di quest'ultimo nel 2015 Ian si fidanza con la cantante e modella irlandese Carol Anthony, di 22 anni più giovane di lui.
I baffetti non ci sono più, e i capelli castani hanno lasciato spazio al bianco, ma Rush continua a giocare a calcio con le leggende del Liverpool, anche per appuntamenti di beneficenza come la riedizione nel 2006 della finale di F.A. Cup del 1986 per raccogliere fondi per la ricerca contro il tumore al seno. Dal 2007 assume un incarico part time di Elite Performance Director per il Welsh Football Trust, in base al quale si occupa della crescita dei giovani giocatori gallesi nel giro delle Nazionali.
Nell'aprile 2010 diventa ambasciatore delle Scuole calcio del Liverpool e ambasciatore commerciale del club. Nel 2016 è per l'UEFA fra gli ambasciatori della finale di Champions League che si disputa a Cardiff nel 2017. Per il resto ha lavorato in tv per ESPN, Sky Sports e la televisione ufficiale del Liverpool e va spesso ad Anfield a seguire i Reds.
Nel 2008 ha anche pubblicato la sua autobiografia di successo, dal titolo 'Rush: the autobiography'. Nonostante il clamoroso flop alla Juventus 1987/88, e l'allergia per le marcature strette dei difensori italiani, la sua aurea leggendaria continua ad essere immutata nel tempo.
