
Attaccante rapido e molto veloce, sapeva essere letale negli spazi. Con il tempo strutturatosi anche fisicamente e trasformatosi da ala a punta centrale, Henrik Larsson è stato uno dei più grandi goleador del calcio svedese. Nella sua carriera con i club ha segnato 433 goal in 765 gare disputate, cui vanno sommate le 37 reti realizzate con la Svezia in 106 partite.
Pur avendo iniziato a giocare in patria con Högaborgs ed Helsingborg, per diventare un campione ha dovuto emigrare: prima il Feyenoord, in Olanda, poi il Celtic in Scozia, club di cui è diventato un'icona ed è considerato ancora oggi una leggenda. La consacrazione mondiale arriva nel Barcellona di Frank Rijkaard, con cui, pur giocando di meno vista la presenza di molti grandi campioni, si toglie la soddisfazione di vincere la Champions League, prima di chiudere in patria ancora con l'Helsingborg.
Nella sua carriera ha vinto in tutto 18 trofei, ha conquistato un bronzo ai Mondiali di USA '94 con la sua Nazionale ed ha vinto la Scarpa d'Oro 2000/01, ma ha anche superato due gravi infortuni, come la rottura di tibia e perone e la rottura del crociato.
Considerato una leggenda svedese, nel lungomare di Helsingborg, la sua città, è stata eretta una statua che lo raffigura. Innovatore anche nel look, passa dai lunghi dreadlocks biondi, ai capelli rasati a zero della maturità. Dopo il ritiro è diventato un allenatore, e oggi è l'assistente di Ronald Koeman al Barcellona.
LE ORIGINI E LE PRIME ESPERIENZE IN PATRIA
Henrik nasce a Helsingborg il 20 settembre 1971. È di carnagione mulatta ed è il figlio di una coppia non sposata: suo padre, Francisco Rocha, è di origini capoverdiane, mentre la madre, Eva Larsson, è svedese. Quando il bambino ha 12 anni, la coppia si separa ed Henrik prende il cognome di sua madre.
"Invece di darmi il cognome di mio padre, - spiegherà al sito 'UEFA.com' - hanno scelto di chiamarmi con quello di mia madre. È stata una scelta per proteggermi dal razzismo, il che non doveva assolutamente essere necessario. Ma questo era il clima quando sono nato io".
Larsson si innamora fin da piccolo del gioco del calcio ed è un adolescente quando entra a far parte del Settore giovanile dell'Högaborgs. Il giovane Henrik, che tutti chiamano 'Henke', dimostra di saperci fare e a 17 anni, nel 1988, approda in Prima squadra. Visto che tuttavia gioca con una società semi professionistica, dopo aver lasciato la scuola si cerca un lavoretto part-time.
In 4 stagioni Larsson, che gioca prevalentemente da attaccante esterno, firma 23 goal in 74 presenze, lasciando intravedere un potenziale di tutto rispetto. Impossibile per l'Helsingborg, la squadra della sua città che milita in Seconda divisione, non notarlo. Così Henrik indosserà la maglia rossoblù per due stagioni. Nella prima porta subito il club dalla Seconda Divisione all'Allsvenskan, nella seconda segna subito 16 goal in Serie A e contribuisce a conseguire un piazzamento di metà graduatoria per la sua squadra.
IL TRASFERIMENTO IN OLANDA CON IL FEYENOOORD
La fama di Larsson, che non passa certo inosservato anche per il suo look appariscente con lunghi dreadlocks biondi, oltrepassa i confini nazionali. Nel 1993 si concretizza il primo trasferimento all'estero per l'attaccante, che viene acquistato dal Feyenoord. L'allenatore Van Hanegem lo impiega da esterno puro, posizione che ne sfrutta i mezzi atletici ma inevitabilmente ne penalizza le qualità realizzative.
Dopo un anno di adattamento nella nuova realtà (27 presenze e 6 goal in tutte le competzioni), le cose andranno meglio per lui a partire dal 1994-95, stagione che lo vede vincere il suo primo trofeo in carriera, la Coppa d'Olanda e in cui realizza in tutto 16 reti in 38 presenze, fra cui 7 in Coppa delle Coppe.
La terza stagione in Olanda è complessivamente meno prolifica per lo svedese (12 goal in 43 gare) ma lo vede per la prima volta raggiungere la doppia cifra in Eredivisie (10 goal). Per il secondo anno di fila si aggiudica con il Feyenoord la Coppa Nazionale.
GettyLARSSON NELLA SVEZIA: DA USA '94 AD EURO 2008
Mentre è impegnato in Olanda, Henrik viene inserito anche dal Ct Tommy Svensson nella rosa della Svezia che disputerà i Mondiali di USA '94, dopo aver debuttato con goal nelle Qualificazioni alla stessa competizione il 13 ottobre 1993 (3-2 per i gialloblù nel derby scandinavo con la Finlandia).
Henke non è un titolare, ma è spesso l'arma cui il Commissario tecnico ricorre a gara in corso. Davanti del resto la coppia d'attacco è composta da Martin Dahlin, futura meteora giallorossa, e dal gigante Kennet Andersson. Ma Larsson riesce comunque a collezionare 5 presenze nel cammino verso lo storico 3° posto e a bagnare con la rete del 3-0 la finalina contro la Bulgaria.
Gli Stati Uniti elevano ulteriormente il suo livello, ma saranno solo la prima partecipazione a un torneo internazionale dell'attaccante, che con la sua longevità, grazie anche ad un fisico asciutto e muscolare, sarà lo svedese che ne disputerà di più: ben 6, perfettamente suddivisi (3 Europei, 2000, 2004 e 2008, e 3 Mondiali, oltre a quelli del 1994, 2002 e 2006).
Segna un goal contro l'Italia ad Euro 2000 (vittoria per 2-1 degli Azzurri di Zoff), 3 goal ai Mondiali 2002 e ad Euro 2004 e una rete in quelli di Germania 2006. Dopo aver annunciato una prima volta il ritiro dalla Nazionale nel 2003, e una seconda dopo il rigore fallito agli ottavi dei Mondiali 2006 contro i tedeschi padroni di casa, torna sui suoi passi e ci resta fino a fine carriera, giocando la sua ultima gara con la maglia gialloblù il 10 ottobre 2009 (Danimarca-Svezia 1-0).
Chiude con la fascia da capitano al braccio, ereditata da Fredrik Ljungberg, con un bottino complessivo di 37 reti in 106 presenze, che lo rendono ancora oggi il 4° più prolifico di sempre nella storia della Svezia.
Getty ImagesICONA E TRASCINATORE NEL CELTIC
Le buone prestazioni fornite in Nazionale favoriscono la rapida ascesa di Larsson e il passaggio al Celtic, che nel 1997 lo strappa al Feyenoord per una cifra inferiore al milione di euro e lo porta a Glasgow. La Scozia sarà terra di conquista per Henrik, che dopo un avvio stentato e qualche errore nelle prime apparizioni, diventerà un giocatore determinante per i successi dei biancoverdi.
Di testa, di destro, di sinistro, in acrobazia o in pallonetto, non fa più molta differenza per l'attaccante svedese, che inizia a far goal con una regolarità impressionante: 19 goal il primo anno, 38 il secondo, portano in dote un campionato scozzese e una Coppa di Lega. Poi nell'ottobre 1999 ecco il bruttissimo infortunio. Mentre gioca in Champions League contro il Lione, Larsson riporta la rottura di tibia e perone della gamba sinistra.
C'è chi pensa che per lui sia finita, che non tornerà più quello di prima. Invece si sbagliano: rientra in campo nella stagione seguente, il 2000/01, e con 35 reti solo in Premiership (53 in 50 partite in totale) si aggiudica una meritata Scarpa d'Oro come miglior bomber d'Europa e porta il Celtic a conquistare Campionato, Coppa di Scozia e Coppa di Lega.
Resta a Glasgow fino al 2004, proseguendo su medie realizzative impressionanti, e quando saluta per approdare al Barcellona nel 2004 ha vinto 9 trofei (4 Premiership, 3 Coppe di Lega e 2 Coppe di Scozia), con la bellezza di 242 goal in 315 partite. Per 4 volte, di cui tre consecutive, è il capocannoniere del torneo scozzese.
Gli ultimi anni in Scozia sono caratterizzati per Larsson anche dal nuovo look: i dreadlocks biondi lasciano spazio ad una testa completamente rasata.
GettyLA CONSACRAZIONE COL BARCELLONA
Approdato alla corte di Frank Rijkaard, Larsson deve lottare nel suo primo anno per trovare posto in squadra. Alla fine colleziona soltanto 17 presenze e 4 goal, fra cui uno in Champions League proprio contro il Celtic, la sua ex squadra. Nell'occasione Larsson non esulta, ma, visibilmente emozionato, scoppia quasi in lacrime. A compromettere l'anno ci pensa anche il secondo grave infortunio della sua carriera, la rottura del crociato rimediato nel corso del Clasico con il Real Madrid.
Il primo anno si chiude con la vittoria della prima Liga, ma è il 2005/06 ad essere più esaltante per Larsson e i blaugrana. L'attaccante svedese è spesso schierato nel tridente offensivo dei blaugrana, e dimostra il suo valore anche con una grande squadra.
Il 2006/07 vede Henrik segnare 15 goal in 42 presenze e coronare il suo sogno: vincere la Champions League, che arriva il 17 maggio 2006 con la vittoria per 2-1 ai danni dell'Arsenal. Larsson parte dalla panchina ma al 61' prende il posto di Van Bommel e contribuisce al trionfo della squadra di Rijkaard: al fischio finale ha raggiunto l'apice di una carriera prestigiosa. Non sarà l'unico titolo della stagione: precedentemente era arrivata la Supercoppa di Spagna e a fine anno arriverà anche il secondo campionato di fila.
Getty ImagesIL RITIRO E LA CARRIERA DA ALLENATORE
Soddisfatto dei risultati raggiunti, Henrik Larsson torna in Svezia, dove giocherà fino a fine carriera con un'unica breve parentesi al Manchester United con 13 presenze e 3 goal da gennaio a marzo 2007. Con la sua squadra del cuore vince una Coppa di Svezia nel 2006.
Si ritira nel 2009, all'età di 37 anni, per poi fare due brevi comparsate in Terza Divisione con il Råå e l'anno seguente in Seconda con Högaborg, il club con cui tutto era cominciato.
Intrapresa la carriera da allenatore, guida Landskrona, Falkenberg ed Helsingborg in due stagioni. Inoltre fa da vice all'Högaborg, all'Angelholm e il secondo di Ronald Koeman al Barcellona.
Atleta simbolo della cultura multietnica, si è sempre battuto fortemente contro il razzismo.
"Quello che dobbiamo fare è cominciare a educare i ragazzi, inizia tutto dai genitori. - ha detto in un'intervista con 'UEFA.com' - Occorre sconfiggere il razzismo, superare questa piaga mondiale. Ma il male non vincerà mai contro il bene".
